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LA TRIBÙ PERDUTA DI DAN

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL SANTUARIO DI MICA E IL SANTUARIO DI DAN
Giudici 17 - Il santuario privato di Mica
"C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica. Egli disse alla madre: Quei millecento sicli di argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso io. Ora te lo restituisco. La madre disse: Benedetto sia mio figlio dal Signore! Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre disse: Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in favore di mio figlio, per farne una statua scolpita e una statua di getto. Quando egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una statua scolpita e una statua di getto, che furono collocate nella casa di Mica. Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario; fece un efod e i terafim e diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da sacerdote. In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero. Questo uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle montagne di Efraim, alla casa di Mica. Mica gli domandò: Da dove vieni? Gli rispose: Sono un levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la troverò. Mica gli disse: Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto. Il levita entrò. Il levita dunque acconsentì a stare con quel uomo, che trattò il giovane come un figlio. Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e si stabilì in casa di lui. Mica disse: Ora so che il Signore mi farà del bene, perché ho ottenuto questo levita come mio sacerdote."

È importante tener presente il commento: "In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio".
Pare una giustificazione postuma per inserire il brano nel libro dei Giudici.
L'uomo di Efraim si chiamava in effetti "Mikaiehù" in cui appare anche il nome di IHWH () "Chi è come IHWH?".
Efraim era il territorio dato alla tribù del primo figlio di Giuseppe, in definitiva di provenienti da una stretta educazione egizia.
Il racconto porta a considerare, tra l'altro, che il culto a IHWH non era ancora entrato nella vita di tutto il popolo, che si fregiava soltanto del nome, ma non rispettava gli insegnamenti, pronto a tornare agli idoli.
Lo stesso racconto tende a far acquisire che l'origine del santuario Danita, che poi nel capitolo successivo verrà creato nella futura sede di Dan, è frutto di furto e di superstizione.
Evidentemente questo brano Giudici 17-18 fu scritto per sminuire il ruolo dei luoghi di culto diversi dal tempio di Gesusalemme.
Con ciò, quindi, si dimostrerebbe che questi capitoli sono stati scritti dopo il tempo dei Giudici ed inseriti in tale libro.
Si comprende anche che allora perfino per un levita il culto di IHWH era solo un mezzo per vivere, pronto a cambiarlo con statue di idoli.
Il leviti non avevano un territorio proprio e nel caso specifico quel levita proveniva da Betlemme di Giuda.

Giudici 18,1-10 - I Daniti alla ricerca di un territorio
"In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele. I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: Andate ad esplorare il Paese! Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo. Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui? Rispose loro: Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio da sacerdote. Gli dissero: Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito. Il sacerdote rispose loro: Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore. I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno. Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: Che notizie portate? Quelli risposero: Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese. Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra."

E nuovamente sottolineato "In quel tempo non c'era un re in Israele".
Poi "la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele" sembra una imprecisione visto che i Daniti avevano avuto secondo il racconto dei Numeri un territorio, ma evidentemente sotto c'era un discorso più sottile quale un accordo tra Mosè e i Daniti che in effetti avrebbero voluto insediarsi solo temporaneamente per poi tornare ai traffici sul mare.
I Daniti mandano 5 esploratori e al ritorno questi rivelano la propria indole di predoni.
Intendevano attaccare un popolo lontano solo perché indifeso facendosi scusa di una non precisata volontà di Dio.
Del pari i Daniti non rispettano comandi della Torah e fanno consultare gli indovini; nel caso specifico lo stesso levita di prima che si presta anche a ciò e conclude "il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore".
Tutto è sotto lo sguardo del Signore, ma vede anche quando si opera il male!
La città di Lais o Laish poi ha un nome che poteva far gola a chi come i Daniti aveva un serpente nel proprio vessillo "il serpente sarà a sorgere ".

Giudici 18,11-26 - La migrazione dei Daniti
"Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati. Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan. Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica. I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: Sapete che in queste case c'è un efod, ci sono i terafim, una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare. Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono. Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta, e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto, il sacerdote disse loro: Che fate? Quelli gli risposero: Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele? Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la statua scolpita e si unì a quella gente. Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie. Quando erano gia lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti. Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: Perché ti sei messo in armi? Egli rispose: Avete portato via gli dei che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai? I Daniti gli dissero: Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa! I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa."

È da memorizzare che "il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan", cioè "macheneh Dan".
Questo era contiguo al territorio assegnato in un primo tempo a Dan ed ai tempi in cui scrivevano evidentemente era ormai stato assorbito dal territorio di Giuda.
Questo territorio peraltro è celebre perché fu anche sede provvisoria dell'Arca Santa.
Dopo che il popolo ebraico prese possesso di gran parte del paese d'Israele la Tenda della Testimonianza che li aveva seguiti nel loro peregrinare fu eretta a Silo (Giosuè 18,1), ma al tempo di Samuele gli Israeliti decisero di portarla in battaglia contro i Filistei.
L'Arca però fu preda del nemico (1Samuele 4,1-11).
Una grave pestilenza incolse ai Filistei e ritenendone causa l'Arca dopo sette mesi la restituirono (1Samuele 5-6).
Questa fu posta nella città di Kiriat-Iearim (1Samuele 7,1) e vi rimase finché il re Davide la fece trasferire a Gerusalemme (2Samuele 6) e poi Salomone la fece collocare nel nuovo Tempio (1Re 8,1-9).

Partirono in 600 guerrieri dal campo di Dan.
Erano armati di tutto punto.
Avevano perciò premeditato un piano.
Si facevano precedere dai bambini, il bestiame e le masserizie e "passarono sulle montagne di Efraim e si portarono alla casa di quel Mica dove c'era un efod, i terafim, una statua scolpita e una statua di getto, ma soprattutto c'era un levita che si presterà al loro gioco".
Non si curarono se Mica era un Israelita come loro, ma applicarono la legge del più forte e gli portarono via tutto.

Giudici 18,27-31 - Presa di Lais. Fondazione di Dan e del suo santuario
"Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais. E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati. Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo."

V'è qui la condanna senza commenti della conquista di Lais da parte dei Daniti.
Era quello di Lais un popolo che stava tranquillo e sicuro e che fu passato a fil di spada in modo proditorio e senza preavviso.
Per due volte si dice che quelli di Sidone, cioè gli antenati dei Fenici erano lontani e non seppero nulla.
Che nasconda che fossero dello stesso ceppo dei Daniti?
Giacobbe tra l'altro profetizzò che Sidone sarebbe stata accanto al territorio della tribù di Zabulon in Genesi 49,13.
Quella fu la capitale che chiamarono Dan e vi istallarono il santuario dei Daniti, ove s'adorava una statua fatta da mani d'uomo, rinnegando il comando di Dio:

  • Esodo 34,17 - "Non ti farai un dio di metallo fuso."
  • Levitico 19,4 - "Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio."
  • Deuteronomio 27,15 - "Maledetto l'uomo che fa un'immagine scolpita o di metallo fuso, abominio per il Signore, lavoro di mano d'artefice, e la pone in luogo occulto! Tutto il popolo risponderà e dirà: Amen."
Poi c'è ancora in Deuteronomio 29,15-17 che dopo quanto abbiamo visto pare proprio riferirsi alla tribù di Dan: "Davvero voi sapete come abbiamo abitato nella terra d'Egitto, come siamo passati in mezzo alle nazioni che avete attraversato. Avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d'argento e d'oro, che sono presso di loro. Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lontano dal Signore, nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni. Non vi sia tra voi radice alcuna che produca veleno e assenzio."
Ciò lo conferma il Midrash nel Talmud (TB Sanedrhin 103b) asserisce che la statua di Michà fu trasportata via dall'Egitto ed attraversa il Mar Rosso con Israele in mezzo alla tribù di Dan.
C'è, infine, una sorpresa!
Quel levita era un nipote di Mosè.
Si chiamava Gionata: "Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti."
La precedente traduzione C.E.I., riportava il nome di Manasse.
Il testo masoretico, peraltro, infatti, propone "figlio di Manasse", ma in modo timido.
Il testo ebraico, infatti, scrive così con la lettera = N che porta il nome da Mosè a Manasse, sollevata, comunque a segnalare un inserimento postumo e non dovuto:


Ritengo ciò molto importante.
Aiuta a comprendere come sulla discendenza di Mosè è stato steso sulle Sacre Scritture della Bibbia un velo pietoso.
Questo è uno dei casi rari in cui è svelato il mistero del perché invece non è stato esaltato il ruolo dei suoi posteri.

Il Mesech Chochmà (Esodo XXI,13) ricorda che per la statua di Michà nella tribù di Dan il risultato della tribù di levi per colpa di Jeonathan ben Gershon ben "Menashè" o meglio "Moshè", beh, allora, è chiaro che i leviti non possono redimere nessuno!
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