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LA TRIBÙ PERDUTA DI DAN
di Alessandro Conti Puorger

DAN E LA BICONSONANTE DN
C'è un marasma d'idee non ancora del tutto sedimentate sulle ondate di civilizzazione dell'Europa e dei paesi attorno al Mar Mediterraneo, perché l'occhio storico è corto rispetto alla vita dell'uomo sulla Terra.
Oltre i 4000 anni indietro rispetto alla nostra epoca, infatti, si va avanti con incertezze, perché in genere si trovano solo tenui tracce.
Zone d'Europa oggi con climi freddi che si ritengono civilizzate dai romani, peraltro, possono aver avuto in passato millenni di clima più temperato per effetti di disgeli e di tempi interglaciali da poco noti; quindi anche il nord con i suoi mari può essere stato sede di civilizzazioni importanti.
(Il precedente periodo interglaciale pare esserci stato 10.700 anni or sono e andiamo incontro ad una ripresa della glaciazione, mitigato ora dall'effetto serra.)
L'ultimo ottimo climatico, poi, con ritiro di ghiacciai, raggiunse il suo picco 7.000 - 5.000 anni fa e portò a sviluppo di civiltà di popoli indo-europei che migrarono a sud, popoli che avevano troppo da fare per navigare, guerreggiare e costruire armi, piuttosto che per scrivere.
Fu così che il "biondo" e gli "occhi chiari" si diffusero anche in zone ad alta concentrazione semitica.

Lo scritto apocrifo "La lettera di Lentulo", in voga nei secoli XIV e XV, lettera che Lentulo (indicato quale favoloso predecessore di Ponzio Pilato), avrebbe inviato all'Imperatore di Roma (ma che certamente è perlomeno successiva a Costantino per come vengono contati i mesi degli anni), riporta questa descrizione di Gesù: "A Tiberio Cesare salute. Eccoti maestà la risposta che desideri. È apparso da queste parti un uomo d'eccezionale potenza, che chiamano il Grande Profeta. I suoi discepoli lo appellano Figlio di Dio. Il suo nome è Gesù. In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose prodigiose di questo Cristo, che risuscita i morti, guarisce ogni infermità, e fa stupire Gerusalemme con la sua dottrina straordinaria. Egli è d'aspetto maestoso, con una splendente fisionomia piena di soavità, talché coloro che lo vedono lo amano e lo temono ad un tempo. Dicono che il suo viso roseo, con la barba divisa in mezzo, è di una bellezza incomparabile, e che nessuno può fissarlo a lungo per lo splendore nei lineamenti, negli occhi ceruli, nei capelli biondi scuri. Egli è simile alla madre, che è la più bella mesta figura che si sia mai vista da queste parti..."
Non è che intenda sostenere tale tesi tanto più che sull'aspetto reale di Gesù non si hanno certezze, c'è però tutta una diatriba sulle sue fattezze.
Secondo alcuni dovrebbe avere canoni semiti, non dovrebbe essere biondo ramato, e tutte le sue immagini di tipo ariano sarebbero invenzioni derivate dall'aspetto prevalente dei crociati normanni.
Per contro è da leggere la descrizione delle fattezze di Davide, che dimostra l'esistenza anche in Israele 1000 anni prima di Cristo di tipi d'aspetto fuori del cliché dei semiti.
"[Davide] era biondo (biondo, fulvo, rossastro è 'admonì), aveva dei begli occhi e un bello aspetto." (1Samuele 16,12; Vedi: il paragrafo "La bellezza di Davide" in "Gerusalemme la città del gran re")
Ciò porta a pensare, che migrazioni celtiche e indo europee molto antiche avvennero anche in Medio Oriente.

Per entrare nel tema che m'interessa portare avanti con questo articolo può essere importante seguire in Europa e nelle vicinanze la bi consonante DN che in ebraico caratterizza la tribù di Dan combattente e marinara:
  • si trova nel nome di fiumi quali Don, Danubio, Dnieper;
  • appare nello stretto dei Dardanelli;
  • è formativo nei nomi di alcuni popoli Danai e poi i Danesi, "Dan-mark" o Tribù di Dan, antenati degli Irlandesi, che adoravano la dèa Danu e Odino.
È un caso o una traccia?
È poi da ricordare che "dinamico, dinamismo, dinamite" contengono quella bi consonante DN dal greco "dynamis" che corrisponde a forza potenza, "dynastes" a dominatore, "dynasteyo" essere principe, imperare e "dinasta" signore.
Gli Achei, in greco , sono detti anche Argivi, dalla città d'Argo o anche Danai, ossia "figli di Danao" che dagli storici ed archeologi sono associati ai Micenei, dalla città di Micene in Grecia.
Nell'Iliade di Omero gli Achei che presero parte alla Guerra di Troia sono chiamati anche , "Danaoì" della tribù di Danao.
Recente è anche la tesi che s'appoggia sulla toponomastica e su tracce nei poemi di Omero che portano a collocare la guerra di Troia nel Mar Baltico e non nell'Egeo e quindi nei pressi della Danimarca.
Danao è un eroe della mitologia greca, nipote di Poseidone e Libia, figlio di Belo e gemello di Egitto.
I testi egizi definiscono poi Haunebu, "di dietro le isole", i "Popoli del mare", ossia le genti che cercarono d'invadere l'Egitto.
Erano questi popoli navigatori abili e bellicosi dotati di robuste navi atte a impegnarsi anche negli oceani.
Provenivano dall'Illirico, dall'Anatolia, da Cipro e da Creta, e forse anche dalla Sicilia e Sardegna e si portarono sulle coste africane, ma ancora da più in là proveniva l'antica espansione.
Le loro scorrerie, iniziate molto prima, avevano provocato il crollo della civiltà troiana e micenea, dell'impero hittita e della città minoiche.
L'Egitto invece resistette, fino a quando i Peleset, ossia i Filistei, s'insediarono nella striscia costiera di Canaan che appunto prese il nome di Palestina.
I Filistei "Pelast" pare fossero i Pelasgi, da cui i Tirreni, forse i Tusci provenienti dalla Anatolia, odiernaTurchia.

Sulla stele di Medinet Habu vicino Tebe in Egitto, eretta da Ramesse III, nella lunga iscrizione che descrive le vittorie del sovrano sui Popoli del Mare si leggono i nomi Pheres, Saksar e Denen che, come sostengono alcuni, si riferirebbero a Frisoni-Pheres, ai Sassoni-Sachsen ed i Danesi-Denen.
Manetone, Diodorus Siculo ed altri hanno identificato Danaus il fondatore della civiltà greca con il Dan d'Israele, o comunque, i suoi figli che partirono dall'Egitto.
La tradizione Greca racconta come Danaus, dopo aver lasciato l'Egitto, venne in Grecia con le sue figlie mentre i suoi fratelli andarono a Gerusalemme.
  • "Danaus, padre di cinquanta figlie in arrivo ad Argos si insediò nella città di Inarchos e in tutta l'Ellade . Stabilì la legge che tutto la gente fino a quel momento chiamata Pelasgica doveva essere ora nominata Danaas" (Strabone 5.2.40 citando Euripide").
  • Diodorus Siculus (1:28:1):"Dicono che quelli che si misero in viaggio con Danaus, cosi' come dall'Egitto, si insediarono in quella che è praticamente la città più antica della Grecia, Argos,e che le nazioni dei Colchi in Pontus e quella degli ebrei, la quale risiede tra l'Arabia e la Siria, erano fondate come colonie da certi emigranti del loro paese..."
  • Giuseppe Flavio, nel suo "Antichità Giudaiche" 13:5;8 asserisce esservi grande comunanza tra Greci e Israeliti.
  • Maccabei 1,12 ricorda la parentela che unisce i Greci e gli Israeliti.
  • Erodoto di Danaus arrivato dall'Egitto, dice il figlio di Belus, qualche volta scritto "Bela" che richiama fortemente "Bilhah", il nome della concubina di Giacobbe, madre di Dan (Genesi 30,4-6).
  • Esiodo affermava che "tre tribù elleniche si stabilirono a Creta, i Pelasgi, gli Achei e i Dori" (Egimio, fr. 8, in White, 1914).
  • Eschilo ritiene ellenici i Pelasgi (Le supplici, 911-14).
  • Strabone, (Geografia, V,2,4; Pausania, Guida della Grecia VIII,1,4) collega la civiltà filistea all'Arcadia e all'Attica e così pure Erodoto (Le storie, 8,44).
  • Omero tra le etnie greche di Creta cita Pelasgi, Achei e Dori (Odissea 19,175ss).
  • Il poeta Callino (VII secolo) riferisce a Mopso, guerriero greco della guerra di Troia, e alle genti da lui guidate un percorso attraverso il Tauro, la Panfilia, la Cilicia, la Siria e la Fenicia, il che ricorda il percorso dei popoli del mare al tempo di Ramesses III e ancora l'assalto dei Danai-Achei alla Palestina dalla pianura di Israel e da Silo.
I Danai-Daniti-Denen-Danuna e gli Achei sono gli unici fra i popoli del mare che potevano parlare greco venerando Giove, Zeus, Yahweh zebaot, Giavè degli eserciti, il dio della guerra.

COLPI DI FLASH SULLE VICENDE DELL'INIZIO DELL'ESODO
  • I figli di Giacobbe
    Il libro della Genesi, capitoli 29 e 30, informa che Giacobbe ebbe due mogli, Lia e Rachele, e due concubine, schiave delle mogli, Zilpa di Lia e Bila di Rachele.
    I figli avuti da Giacobbe con Lia furono: Ruben, Simeone, Levi e Giuda.
    Da Rachele Giacobbe ebbe Giuseppe e Beniamino.
    Rachele dapprima non riusciva ad avere figli e propose a Giacobbe di unirsi con la schiava Bila che partorì a Giacobbe prima Dan e poi Neftali.
    Poi Lia cominciò a non avere figli e del pari propose a Giacobbe di unirsi con la schiava Zilpa che partorì a Giacobbe prima Gad e poi Aser.
    Poi Lia partorì ancora Issacar, Zabulon e una figlia Dina che vari commentatori propongono come gemella di Zabulon.
    Per ciascun figlio viene detto perché furono chiamati in quel modo.
    In grassetto nero ho indicato il nome dei figli di Giacobbe avuti dalle mogli, in rosso i figli avuti con le loro schiave e in verde i figli della seconda ondata di Lia.
    Questo racconto narra fatti avvenuti nel XVIII secolo a.C., ma il testo del libro della Genesi che ne tratta secondo la tradizione sarebbe stato scritto da Mosè nel XIII secolo a.C..
    Dalla maggior parte degli studiosi, però, la sua redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte e di fatti più o meno storici che circolavano e che vennero puntualizzati solo tardivamente e comunque dopo il ritorno dall'esilio di Babilonia.
    Faccio un esempio, al capitolo 14 della Genesi nel racconto della guerra dei re contro la i popoli della valle di Siddim si legge: "Quando Abram seppe che il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all'inseguimento fino a Dan." (Genesi 14,14)
    Qui evidentemente è da intendere fino alla estremità nord del futuro Israele dove sarà la sede ultima della tribù di Dan.
  • I popoli del mare
    L'uscita del popolo d'Israele dall'Egitto può collocarsi sotto il regno di Merenptah, figlio di Ramsete II.
    Questo Ramsete fu l'unico faraone che visse così a lungo da giustificare il parimenti lungo esilio di Mosè dall'Egitto.
    Forse l'uscita non fu così eclatante com'è raccontato - di 600.000 maschi adulti - che comporta un complesso di circa 2-3 milioni di persone, ma qualcosa a quei tempi accadde ed è stato poi associato alla data di nascita di quel popolo, Israele, uscito appunto dalle acque che gli s'aprirono miracolosamente.
    La Stele di Merenptah o Stele d'Israele, ora al museo egizio del Cairo, è il più antico documento in cui gli archeologi hanno concluso si parla anche di Israele.
    La 27° riga dall'alto, la penultima, cita appunto Israele in una lista di popoli vinti da quel faraone e questo è indicato con un bastone da getto, quindi stranieri, con un uomo e una donna, senza indicare una città, quindi un popolo ancora nomade.

    YSRIR (è) desolato non (c'è più) seme suo


    Secondo quella iscrizione, il faraone Merenptah avrebbe ucciso 6.000 nemici e fatto 9.000 prigionieri di una coalizione di pirati e guerrieri del mare, formata da tre tribù Libiche ("Libu", "Kehek" e "Mushuash") e dai "popoli del mare", composti da cinque gruppi ("Eqwes" o "Akawasa" (Achei), "Teres" o "Tursa" (Etruschi), "Lukka" (Lici o Lidi), "Sardana" o "Serden" (Sardi) e "Sekeles" (Siculi).
    Un'iscrizione del tempio di Ramesse III a Medinet Habu - Tebe, racconta che tale Faraone, circa venti anni dopo respinse un'altra invasione dei popoli del mare coalizzati questa volta con i Filistei ed erano composti da "Peleset" (Filistei), "Zeker" o "Tjeker" (Teucri), "Sekeles" (Siculi), "Danuna" o "Denyen" (Danai), "Serden" e "Weses" (Troiani?).
    E in entrambi appare la bi consonante DN in Sardana, "Serden", "Danuna" o "Denyen".
    I ricercatori si sono sbizzarriti su quei nomi e hanno letto oltre ai Libi, Sardi, Siculi, Etruschi e Danai.
    Questi popoli erano secoli che cercavano fortuna anche in terra d'Egitto.
    Nell'obelisco di Biblo databile dal 2000 al 1700 a.C. è nominato Kwkwn figlio di Rwqq, transliterato Kukunnis figlio di Lukka.
    Il termine Lukka, o terre di Lukka, fanno riferimento a regioni nemiche degli Ittiti al confine occidentale della Panfilia, in pratica la Licia.
    Ai tempi del faraone "eretico" Achenaton (XIV secolo a.C.) i Lukka con gli Shardana e i Danuna sono citati nelle lettere di Amarna.
    I Denyen con i Sardana citati nel regno precedente di Amenhotep III risultano poi mercenari di Ramesse II, catturati in una incursione in Libia e arruolati insieme ai loro carri nella battaglia di Qadesh in Canaan.
  • L'Uscita armata dell'Esodo
    Il capitolo 11 del libro dell'Esodo fa una premessa all'uscita dall'Egitto del popolo d'Israele in cui si dice che il Faraone li caccerà via e il popolo Egiziano darà dei doni... tributi... per farli partire.
    Come se il popolo sentisse il peso degli Israeliti e come che si potessero rivelare nemici in un tempo delicato per gli Egiziani in cui evidentemente nemici ne avevano già a sufficienza.
    Al capitolo 12, versetto 37 è detto "Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero." (Esodo 12,37)
    Al capitolo 12, versetto 37 è ricordato il fatto preannunciato al capitolo 11 ed è detto "Così essi spogliarono gli Egiziani", poi parlando del giorno di Pasqua "Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere." (Esodo 12,51)
    Al capitolo 13 si parla di una guerra in atto e di Filistei che ancora non avevano occupato Canaan i territori costieri: "Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del territorio dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: Che il popolo non si penta alla vista della guerra e voglia tornare in Egitto!" (Esodo 13,17)
    "Gli Israeliti, armati, uscirono dalla terra d'Egitto." (Esodo 13,18)
    Tutte queste allusioni sono compatibili con la stele di Merenptah.
    C'era un attacco dei popoli del mare e gli Israeliti erano una spina nel fianco degli Egiziani che li lasciarono andar via e forse con loro si unirono i mercenari dei popoli del mare che già vivevano in Egitto: Dan, Sardana e alcuni Siculi.
    Con quelli di Manasse e gli Eframiti discendenti di Giuseppe costituirono il nerbo dell'armata in fuga.
    (Vedi: "La risurrezione dei primogeniti")
  • Ipotesi di tribù promiscue
    Tutti i fuggitivi vennero inquadrati nelle tribù con i loro nomi.
    La domanda è nacquero prima tutti i nomi dei figli di Giacobbe o prima ci fu il fatto, i fuoriusciti, il raggruppamento in tribù e poi furono adattati e aggiunti alcuni nomi ai figli di Giacobbe?
    Al riguardo è forse da prendere come un retro pensiero da parte della Torah sui figli delle ancelle delle mogli di Giacobbe?
    Ciò sta a significare che alcune tribù sono divenute di Israeliti "puri", ma per acquisizione.
    Come vedremo, risulterà poi che in genere a queste vennero assegnati in Canaan territori cuscinetto più esposti ad eventuali attacchi di nemici.
    Per la schiava Bila pensiamo per un attimo come se il nome fosse scritto in Egiziano.
    La B = nei geroglifici è un piede , il posto dove si sta, il luogo.
    La L = con la sua forma ricorda il Faraone la sua testa col cobra ureo sopra .
    La H = è un recinto aperto .
    Ecco che: "Dal luogo del serpente/faraone uscita ".
    Quindi le tribù di Dan e di Neftali, nomi dei figli di Giacobbe attribuiti a Bila, potrebbero essere state formate da fuggitivi dall'Egitto da parte di mercenari; tra l'altro Neftali richiama i lottatori.

    La schiava Zilpa potrebbe stare con le lettere del suo nome ad indicare "colpiti dal potente faraone (di faraone e mette solo l'iniziale) usciti "; quindi Gad e Aser sarebbero gente in cammino che in ebraico ha le stesse lettere di in Aser per far fortuna ossia Gad, la massa promiscua uscita.
    E ancora guardiamo il nome di Issacar, in essi pare ritrovarsi le consonante formative dei "Zeker" o "Tjeker", "Sekeles" altri popoli del mare.
    Zabulon infine in ebraico richiama la parola "abitanti", quindi potrebbero essere Egiziani associatisi al momento dell'uscita, il popolo raccogliticcio, la massa promiscua.
COSA SI SA SU DAN
Il nome Dan è il bi-letterale dal radicale verbale giudicare, letto con i significati grafici delle singole lettere fornisce l'idea di "mano/aiuto energico " o "batte con energia ".
Dall'autore della Torah, comunque siano andati fatti storici, l'aiuto ricevuto dal popolo d'Israele da quella che fu chiamata la tribù di Dan, fu interpretato come venuto da Dio.
Il racconto della nascita del figlio di Giacobbe chiamato Dan è il seguente: "Rachele, vedendo che non le era concesso di dare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella (Lia) e disse a Giacobbe: Dammi dei figli, se no io muoio! Giacobbe s'irritò contro Rachele e disse: Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo? Allora ella rispose: Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, partorisca sulle mie ginocchia cosicché, per mezzo di lei, abbi anch'io una mia prole. Così ella gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio. Rachele disse: Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio. Per questo ella lo chiamò Dan .
Bila, la schiava di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio. Rachele disse: Ho sostenuto contro mia sorella lotte tremende e ho vinto! E lo chiamò Nèftali."
Se si trasferisce questo al momento dell'uscita dall'Egitto, corrisponde il fatto che le madri d'Israele fecero comprendere ai propri uomini che era necessario inglobare come figli dei forti, altrimenti il popolo morrebbe.
Quando entrò in Egitto chiamato da Giuseppe "Giacobbe partì da Bersabea e i figli d'Israele fecero salire il loro padre Giacobbe, i loro bambini e le loro donne sui carri che il faraone aveva mandato per trasportarlo. Presero il loro bestiame e tutti i beni che avevano acquistato nella terra di Canaan e vennero in Egitto, Giacobbe e con lui tutti i suoi discendenti. Egli condusse con sé in Egitto i suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi discendenti." (Genesi 46,5-7)
Poi il testo segnala che dei 70 che entrarono in Egitto vi fu Dan con il suo unico figlio Chusim .
Così scrive il testo masoretico di Genesi 46,23
Se penso a quando detto prima, su Dan, come uno dei possibili popoli venuti dal mare almeno in una prima fase e che combattevano gli Ittiti, assunti poi in forza come mercenari da Ramsete II, trovo il seguente cenno per decriptazione "porteranno ai figli un forte aiuto i nocchieri sorti dal mare", infatti "porteranno ai figli un forte aiuto i nocchieri sorti dal mare ".
(Le decriptazioni e le letture delle parole ebraiche con i significati delle singole lettere seguono criteri, regole e significati di cui al metodo inserito in "Parlano le lettere" e nelle schede delle lettere stesse nella colonna a destra delle pagine di questo mio Sito)
Faccio poi notare che con le lettere ebraiche del nome del figlio Chushim e la lettera "n" di Dan in è definita la parola "serpenti" essendo la finale = .
All'uscita dall'Egitto, nel censimento delle schiere nel deserto del Sinai fatto fare da Mosè e riportato al capitolo 1 del libro dei Numeri, quella di Dan risulta la seconda tribù più numerosa con 62.700 maschi di età superiore ai 20 anni, atti alla guerra contro i 74.600 di Giuda e i soltanto 32.200 per la tribù di Manasse.
(Vedi: "Le benedizioni di Giacobbe e di Mosè")
Ogni tribù poi possiede un simbolo, associato alla benedizione che ha ricevuta da Giacobbe in Genesi 49 e/o da Mosè in Deuteronomio 33, simbolo che appariva anche sui loro vessilli o stendardi.
Il brano completo per la benedizione di Giacobbe per Dan è il seguente: "Dan giudica il suo popolo come una delle tribù d'Israele." (Genesi 49,16)
Strano!
Perché questa precisazione!
Pare proprio così che fu come una tribù, ma affiliata.
"Sia Dan un serpente sulla strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del cavallo, così che il suo cavaliere cada all'indietro. Io spero nella tua salvezza, Signore!" (Genesi 49,17-18)
In modo inequivocabile, quindi, Dan è associato al serpente, "nachash" in ebraico.
Il simbolo, che appariva anche sul vessillo e sugli stendardi di Dan, quindi era proprio un serpente, come s'evince da Genesi 49,17 che parla anche di vipera cornuta.
Interessante è che la vipera, cornuta si trova nel Sahara (ceraste cerastes) e nella forma aspis alligna in tutta Europa, salvo che in Sardegna, eppure predilige ambienti poveri di vegetazione, prati, pascoli e soprattutto pietraie e in Sardegna non mancano; forse gli abitanti antichi l'hanno eliminata e ne conoscevano gli antidoti.
Guardando in "A Concise Dictionaryof Middle Egiptyan di Raynond O. Faulkner Griffith Istitute Ashmolean Museum Oxford 1986 a fine pag. 322 e inizio pag. 323 ho trovato alcuni geroglifici

Quindi gente violenta, abile con le mani, avventuriera, un popolo in cerca di fortuna che ha scelto di viaggiare con i suoi uomini migliori.

Questo fatto del serpente fa ricordare l'evento che si trova in Numeri 21,4-9 del serpente di rame: "Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: Perché ci avete fatto salire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero. Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d'Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti. Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita. Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita."
È stato anche pensato che Mosè innalzò il vessillo di Dan come se Dan avesse antidoti contro la morsicatura di serpenti velenosi.
Era un vero incantesimo se ci rivolgeva a Dan si otteneva guarigione.
Il profeta Geremia 8,15-17 pare proprio riferirsi a tale evento e al campo di Dan quando dice: "Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene, il tempo della guarigione, ed ecco il terrore! Da Dan si sente lo sbuffare dei suoi cavalli; al rumore dei nitriti dei suoi destrieri trema tutta la terra. Vengono e divorano la terra e quanto in essa si trova, la città e i suoi abitanti. Ecco, sto per mandarvi serpenti velenosi contro i quali non esiste incantesimo, e vi morderanno."
Nel caso specifico i serpenti velenosi sono gli Assiri che vengono dal nord.
Questo vessillo di bronzo diventò una specie di idolo che sacerdoti, re e profeti degli ebrei non riuscirono a sradicare.
Solo Ezechia, re di Giuda (716 a.C. - 687 a.C.), figlio di Acaz: "Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, secondo quanto aveva fatto Davide suo antenato. Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté il palo sacro e fece a pezzi il serpente di bronzo, eretto da Mosè; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo chiamavano Necustan." (2Re 18,3s)

DAN IN CANAAN
Nel cammino nel deserto nel libro dei Numeri è detto, tra l'altro, al capitolo 1° del censimento, al 2° dell'accampamento e al 10° dell'ordine di marcia.
"Per prima si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Giuda... di Ìssacar... di Zàbulon. La Dimora fu smontata e si mossero i figli di Gherson e i figli di Merarì, portatori della Dimora. Poi si mosse l'insegna dell'accampamento di Ruben... di Simeone... di Gad. Poi si mossero i Keatiti, portatori del santuario; la Dimora veniva eretta al loro arrivo. Poi si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Èfraim... di Manasse... di Beniamino." (Numeri 10,14-24)
Ecco che nella marcia d'Israele nel deserto la tribù di Dan è la retroguardia che raccoglie coloro che s'attardavano per strada, infatti:
"Poi si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Dan, retroguardia di tutti gli accampamenti, suddivisi secondo le loro schiere", in effetti è "radunatore di tutti gli accampamenti", quindi raccoglieva i dispersi e li riportava ai loro campi. (Numeri 10,25)


(Dal paragrafo "Targum dei Numeri" in "Torah - targum palestinesi - versetti scelti con commenti")

Opinione di un celebre rabbino ortodosso, Eliyahu Eliezer "Dessler", è che tra i fuoriusciti dall'Egitto con Mosè vi erano persone che non erano tutte al livello di quella incredibile generazione e che non erano protetti dalla nube.
Amalek, infatti, dice il Midrash (Mechilta-Beshallach) attaccò "coloro che si erano indeboliti dietro di te" che il sapiente commentatore Rashì individua come coloro che erano stati buttati fuori dalla nube, onde Amalek "entrava sotto le ali della nube e rubava anime di Israele e le uccideva".
Spiega il Rav Dessler: "Ed ecco che è chiaro che Amalek non era in grado di annullare la protezione della nube, solo che attraverso l'attacco di Amalek, ossia attraverso il suo stimolo di impurità, si rivelava chi non era giunto al livello di completezza, il livello della separazione, e perciò non meritavano la protezione della nube, e quelli era in grado Amalek di uccidere, sembrava che entrasse sotto le ali della nube ma in realtà toccava solo coloro che erano stati già buttati fuori."
Sono questi "deboli dietro di te" che vengono raccolti da Dan.
Dan stesso così rappresenta la parte di popolo, forte solo fisicamente, ma che deve ancora rafforzarsi nella fede.
Sarà la prima tribù che cadrà se non lo farà.
Nella benedizione di Giacobbe a Dan, quel "Io spero nella tua salvezza, Signore!" (Genesi 49,17-18) pare avere il senso di non fidarsi comunque di Dan, ma piuttosto di affidarsi al Messia per la salvezza.
Dicono, infatti, i Salmi:
  • 33,16s - "Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore. Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare."
  • 118,7-9 - "Il Signore è con me, è mio aiuto, sfiderò i miei nemici. È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo. È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti."
E i Daniti erano potenti e coraggiosi guerrieri.
In quel Midrash Mechilta Moshè nel mandarlo a combattere contro Amalk dice, infatti, a Giosuè "Esci da sotto la nube".
La lotta contro il male rappresentato da Amalek, si combatte fuori dalla nube, quindi è pericolosa se non c'è Gesù = Giosuè.

Per i lavori della tenda del convegno e di tutti gli arredi Mosè (Esodo 31) incaricò Bezaleel di Giuda, e lo affianco con un certo Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan, perché "intagliatore, decoratore e ricamatore di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso". (Esodo 38,23)
Questo richiamo alla porpora ed all'intagliatore ci porta all'idea che d'origine fosse di famiglia di carpentieri e marinai e ci ricollega ai popoli del mare.
La porpora o rosso porpora, infatti, è un pigmento d'origine organica che si estrae dal Murice comune, un mollusco gasteropode appartenente alla famiglia dei Muricidae, secreto da una ghiandola, utilizzato per la colorazione di stoffe fin dall'antichità.

Mosè mandò esploratori nella terra promessa, ma tornati da questi il popolo venne scoraggiato e non ebbe il coraggio d'entrare.
Peregrinarono così per 40 anni nel deserto.
(Vedi: "Caleb figlio di Iefunne, lo scout amico di Giosuè")
Poi gli Israeliti entrano in Transgiordania e attaccarono gli Amorrei.
Si ha subito una prima distribuzione dei territori per le tribù di Ruben, di Gad, e metà della tribù di Manasse della parte di territorio conquistata in sinistra del Giordano.
In Numeri 22-23-24, nel territorio di Moab, davanti a Gerico, Dio assiste il suo popolo convertendo in benedizioni le predizioni del profeta straniero Balaam.
Cominciarono però le tentazioni per i riti pagani e il capitolo 25 segnala un grave peccato del popolo: "Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dei; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dei. Israele aderì al culto di Baal-Peor e l'ira del Signore si accese contro Israele." (Numeri 25,1-3)
Mosè ordinò di appendere al palo i colpevoli e ai giudici di ciascuna tribù che facessero uccidere dai propri uomini coloro che avevano aderito al culto di Baal-Peor.
"Di quel flagello morirono ventiquattromila persone" (Numeri 25,9); il primo che fu ucciso fu uno della tribù di Simeone.

Prima di entrare nella terra promessa fu fatto un altro censimento riportato al capitolo 26 del libro dei Numeri.
Riporto i risultati dei due censimenti a confronto:


Il libro di Giosuè poi tratta della conquista della terra promessa.
Il risultato della spartizione tra le tribù è indicato nella mappa seguente:

Le 12 Tribù di Israele

Prima di entrare come ci dice il capitolo 1, vi fu la consegna dei territori oltre il Giordano: "A quelli di Ruben e di Gad e alla metà della tribù di Manasse Giosuè disse: Ricordatevi delle cose che vi ha ordinato Mosè, servo del Signore, dicendo: Il Signore, vostro Dio, vi concede riposo e vi dà questa terra. Le vostre mogli, i vostri bambini e il vostro bestiame staranno nella terra che Mosè vi ha assegnato al di là del Giordano; ma voi, prodi guerrieri, attraverserete ben armati davanti ai vostri fratelli e li aiuterete, fino a quando il Signore non concederà riposo ai vostri fratelli, come a voi, e anch'essi prenderanno possesso della terra che il Signore, vostro Dio, assegna loro. Allora ritornerete, per possederla, nella terra della vostra eredità, che Mosè, servo del Signore, vi ha dato oltre il Giordano, a oriente." (Giosuè 1,12-15)
Indi ci fu l'assegnazione alle tribù di Giuda (capitolo15) ad Efraim (capitolo16) e alla seconda metà di quella Manasse (capitolo 17).
Il territorio residuo verso Nord, verso Sud e verso il Mar Mediterraneo come narra il capitolo 19 fu diviso in sette parti e nell'ordine fu dato a Beniamino, Simeone (ebbe un territorio in mezzo a quello di Giuda) , Zabulon, Issacar, Aser, Neftali e l'ultima a Dan.

I Leviti ebbero città separate tra le varie tribù.
In effetti nelle benedizioni Giacobbe sul letto di morte per Levi e Simeone ebbe a dire: "Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza sono i loro coltelli. Nel loro conciliabolo non entri l'anima mia, al loro convegno non si unisca il mio cuore, perché nella loro ira hanno ucciso gli uomini e nella loro passione hanno mutilato i tori. Maledetta la loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele." (Genesi 49,5-7)
Simeone con Levi, infatti, dopo l'oltraggio fatto alla sorella Dina da Sichem, il figlio del re dei Sichemiti (Genesi 34) la vendicarono in modo atroce uccidendo tutti i maschi adulti della città e si portarono via greggi, donne e bambini.
La tribù di Simeone pare così non aveva ricevuto un proprio territorio autonomo, ma città isolate in Giuda, in adempimento della profezia pronunciata da Giacobbe e anche per tener conto del ridotto numero che si evince dal 2° censimento; di fatto erano delle enclavi in territorio di Giuda e politicamente non ne facevano parte.
L'ultima citazione di tale territorio si ha ai tempi di Giosia in 2Cronache 34,1-7. Poi, dopo la fine del regno del Nord da parte degli Assiri, la tribù di Simeone di fatto fu assorbita da Giuda.

Enclavi di Simeone

"La settima parte sorteggiata toccò alla tribù dei figli di Dan, secondo i loro casati. Il confine della loro eredità comprendeva Sorea, Estaòl, Ir-Semes, Saalabbìn, Àialon, Itla, Elon, Timna, Ekron, Eltekè, Ghibbetòn, Baalàt, Ieud, Bene-Berak, Gat-Rimmon, Me-Iarkon e Rakkon con il territorio di fronte a Giaffa." (Giosue 19,40-46)
Con l'assegnazione formale dei territori, quindi, Dan, nonostante la consistenza della tribù, ricevette un territorio molto limitato vicino ai Filistei.
Forse i combattenti di Dan avevano accordi con questi per avere navi e tornare ai paesi d'origine, ma poi trovarono grande ostilità.
Quel territorio fu semplicemente un posto per accamparsi.

Così quel testo di Giosue 19,40-46 prosegue: "Ma il territorio dei figli di Dan si estese più lontano, perché i figli di Dan andarono a combattere contro Lesem; la presero e la passarono a fil di spada, ne presero possesso, vi si stabilirono e la chiamarono Dan, dal nome di Dan loro capostipite. Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Dan, secondo i loro casati: queste città e i loro villaggi." (Giosue 19,46-48)

DAN E I FILISTEI
La tribù di Dan aveva cercato di stabilirsi nell'area centrale costiera di Canaan, ma trovarono la crescente inimicizia dei "cinque principati dei Filistei: quello di Gaza, di Asdod, di Ascalon, di Gat e di Ekron". (Giosuè 13,3)
Riuscirono ad accamparsi sulle colline sovrastanti la valle di Sorek, zona detta ancor oggi "Gush Dan" cioè area di Dan, del distretto di Tel Aviv, sulla costa mediterranea dello stato di Israele.
Comprendeva la località di Giaffa o Jaffa, Joppa, antica città attualmente a sud di Tel Aviv, porto storico, citato nell'Antico Testamento come arrivo del cedro del Libano usato per la costruzione del tempio di Salomone.
Per questa tribù evidentemente il rapporto col mare era essenziale.

Il libro dei Giudici racconta della guerra contro Sisara generale di un re Jabin cananeo combattuta e vinta da poche tribù d'Israele.
È la storia del giudice Debora che abitava in Efraim (Vedi: in "La salvezza di Dio e le donne d'Israele - Debora e Giaele " articolo in .pdf in "Decriptazione Bibbia") che vinse con l'aiuto di Dio e del generale Barak della tribù di Neftali.
Sisara il cui nome forse era il titolo egizio di "grande ufficiale (SR = ufficiale) aveva 900 carri, probabilmente era un contingente fornito dal faraone d'Egitto per tenere sotto controllo la zona che era in ribollimento.
Sisara aveva oppresso l'area per 20 anni.
Deborah andò con Barak a Qades e radunò 10.000 combattenti di Zabulon, Issacar, Efraim, Beniamino e Neftali e con l'aiuto dello straripamento di un torrente, il Kison, onde i carri s'impantanarono, Sisara fu sconfitto.
Nel Cantico di vittoria, Deborah si lamenta che non ha ricevuto aiuto da molti come ad esempio da: "Dan perché vive straniero sulle navi? Aser si è stabilito lungo la riva del grande mare e presso le sue insenature dimora." (Giudici 5,17)
Gli uomini migliori e più giovani di Dan evidentemente erano tornati a viaggiare.
C'è anche la tesi di Leonardo Melis in "Shardana i Principi di Dan" che Dan avrebbe fatto orecchio da mercante, perché Sisara (Si-Shar) e i suoi erano Shar-Dan-a, quindi loro fratelli, sia perché Israele si ricordava di Dan solo quando c'era da combattere.
Anche Aser (A-Sher) si guardò bene dall'intervenire per le origini comuni.

Nel periodo successivo dei Giudici vi fu guerra tra Dan e i Filistei.
Rammento che il famoso Sansone era un Danita, infatti: "C'era allora un uomo di Sorea, della tribù dei Daniti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli"; questi sono i genitori di Sansone (Giudici 13,1-2).
Fatto strano è che Sansone "era stato giudice d'Israele per venti anni" (Giudici 16,31b), ma nulla il testo dice dei suoi atti di governo.
Dalila era della Valle di Sorek.
È probabile che Sansone sia stato soltanto un capitano locale dei Daniti.
A quei tempi il popolo raccogliticcio e i vari aggregati ancora non erano perfettamente amalgamati e non tutti non rispettavano integralmente la Torah o lo facevano con vari distinguo. (Vedi: "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia")
Comunque, per via della resistenza posta dai Filistei, e venendo continuamente dissanguata dall'espatrio dei suoi giovani per mare, la tribù di Dan si vide costretta a migrare verso il nord del paese.

LA SEDE CONQUISTATA A NORD
I Daniti o almeno la gran parte di loro migrarono verso nord.
Andarono verso il Libano, dove in parte si stanziarono.
Altri s'unirono con profughi che provenivano dai popoli dei mari che s'erano insediati sulle coste orientali del Mar Mediterraneo, sotto la attuale Turchia e a nord d'Israele, e costituirono la nazione Fenicia o "Phoinik".
L'archeologo inglese Sir Leonard Wooley al riguardo concluse:
  • "Le tribù settentrionali d'Israele furono accolte nell'influenza politica fenicia.
  • I Popoli del Mare trasformarono la costa Cananea in Fenicia.
  • Ebrei e Fenici erano popoli fratelli, entrambi provenivano dal Sinai".
L'origine dei "Phoinikes" sarebbe da collegarsi al termine (phoinix), ossia "rosso porpora, infatti, la lavorazione dei murici per ottenere il pigmento rosso-porpora era una loro industria.

Le 12 Tribù di Israele

Mosè prima di morire, nelle sue celebri benedizioni in Deuteronomio 33,22 per Dan disse: "Dan è un giovane leone che balza da Basan" che sono i rilievi oltre il Giordano, ora in Siria a nord est del lago di Tiberiade in adiacenza al territorio conquistato da Dan a nord.

Il racconto della conquista da parte dei Daniti di un primo avamposto della nuova sede a Nord si trova nei capitoli 17 e 18 del libro dei Giudici.
Presero la citta di Laish a 40 km a Nord in linea d'aria dallo sbocco del Giordano nel lago di Tiberiade, la rifondarono come propria capitale e la chiamarono "Dan".
Nella visione che ebbe Mosè dal monte Nebo la descrizione della terra promessa è quella finale da Nord a Sud, con Dan a Nord: "Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gèrico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Gàlaad fino a Dan, tutto Nèftali, il paese di Efraim e di Manàsse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo e il Negheb, il distretto della valle di Gèrico, città delle palme, fino a Zoar. Il Signore gli disse: Questo è il paese per il quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Io lo darò alla tua discendenza. Te l'ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!" (Deuteronomio 34,1-4)

IL SANTUARIO DI MICA E IL SANTUARIO DI DAN
Giudici 17 - Il santuario privato di Mica
"C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica. Egli disse alla madre: Quei millecento sicli di argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso io. Ora te lo restituisco. La madre disse: Benedetto sia mio figlio dal Signore! Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre disse: Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in favore di mio figlio, per farne una statua scolpita e una statua di getto. Quando egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una statua scolpita e una statua di getto, che furono collocate nella casa di Mica. Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario; fece un efod e i terafim e diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da sacerdote. In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero. Questo uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle montagne di Efraim, alla casa di Mica. Mica gli domandò: Da dove vieni? Gli rispose: Sono un levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la troverò. Mica gli disse: Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto. Il levita entrò. Il levita dunque acconsentì a stare con quel uomo, che trattò il giovane come un figlio. Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e si stabilì in casa di lui. Mica disse: Ora so che il Signore mi farà del bene, perché ho ottenuto questo levita come mio sacerdote."

È importante tener presente il commento: "In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio".
Pare una giustificazione postuma per inserire il brano nel libro dei Giudici.
L'uomo di Efraim si chiamava in effetti "Mikaiehù" in cui appare anche il nome di IHWH () "Chi è come IHWH?".
Efraim era il territorio dato alla tribù del primo figlio di Giuseppe, in definitiva di provenienti da una stretta educazione egizia.
Il racconto porta a considerare, tra l'altro, che il culto a IHWH non era ancora entrato nella vita di tutto il popolo, che si fregiava soltanto del nome, ma non rispettava gli insegnamenti, pronto a tornare agli idoli.
Lo stesso racconto tende a far acquisire che l'origine del santuario Danita, che poi nel capitolo successivo verrà creato nella futura sede di Dan, è frutto di furto e di superstizione.
Evidentemente questo brano Giudici 17-18 fu scritto per sminuire il ruolo dei luoghi di culto diversi dal tempio di Gesusalemme.
Con ciò, quindi, si dimostrerebbe che questi capitoli sono stati scritti dopo il tempo dei Giudici ed inseriti in tale libro.
Si comprende anche che allora perfino per un levita il culto di IHWH era solo un mezzo per vivere, pronto a cambiarlo con statue di idoli.
Il leviti non avevano un territorio proprio e nel caso specifico quel levita proveniva da Betlemme di Giuda.

Giudici 18,1-10 - I Daniti alla ricerca di un territorio
"In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele. I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: Andate ad esplorare il Paese! Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo. Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui? Rispose loro: Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio da sacerdote. Gli dissero: Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito. Il sacerdote rispose loro: Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore. I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno. Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: Che notizie portate? Quelli risposero: Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese. Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra."

E nuovamente sottolineato "In quel tempo non c'era un re in Israele".
Poi "la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele" sembra una imprecisione visto che i Daniti avevano avuto secondo il racconto dei Numeri un territorio, ma evidentemente sotto c'era un discorso più sottile quale un accordo tra Mosè e i Daniti che in effetti avrebbero voluto insediarsi solo temporaneamente per poi tornare ai traffici sul mare.
I Daniti mandano 5 esploratori e al ritorno questi rivelano la propria indole di predoni.
Intendevano attaccare un popolo lontano solo perché indifeso facendosi scusa di una non precisata volontà di Dio.
Del pari i Daniti non rispettano comandi della Torah e fanno consultare gli indovini; nel caso specifico lo stesso levita di prima che si presta anche a ciò e conclude "il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore".
Tutto è sotto lo sguardo del Signore, ma vede anche quando si opera il male!
La città di Lais o Laish poi ha un nome che poteva far gola a chi come i Daniti aveva un serpente nel proprio vessillo "il serpente sarà a sorgere ".

Giudici 18,11-26 - La migrazione dei Daniti
"Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati. Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan. Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica. I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: Sapete che in queste case c'è un efod, ci sono i terafim, una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare. Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono. Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta, e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto, il sacerdote disse loro: Che fate? Quelli gli risposero: Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele? Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la statua scolpita e si unì a quella gente. Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie. Quando erano gia lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti. Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: Perché ti sei messo in armi? Egli rispose: Avete portato via gli dei che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai? I Daniti gli dissero: Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa! I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa."

È da memorizzare che "il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan", cioè "macheneh Dan".
Questo era contiguo al territorio assegnato in un primo tempo a Dan ed ai tempi in cui scrivevano evidentemente era ormai stato assorbito dal territorio di Giuda.
Questo territorio peraltro è celebre perché fu anche sede provvisoria dell'Arca Santa.
Dopo che il popolo ebraico prese possesso di gran parte del paese d'Israele la Tenda della Testimonianza che li aveva seguiti nel loro peregrinare fu eretta a Silo (Giosuè 18,1), ma al tempo di Samuele gli Israeliti decisero di portarla in battaglia contro i Filistei.
L'Arca però fu preda del nemico (1Samuele 4,1-11).
Una grave pestilenza incolse ai Filistei e ritenendone causa l'Arca dopo sette mesi la restituirono (1Samuele 5-6).
Questa fu posta nella città di Kiriat-Iearim (1Samuele 7,1) e vi rimase finché il re Davide la fece trasferire a Gerusalemme (2Samuele 6) e poi Salomone la fece collocare nel nuovo Tempio (1Re 8,1-9).

Partirono in 600 guerrieri dal campo di Dan.
Erano armati di tutto punto.
Avevano perciò premeditato un piano.
Si facevano precedere dai bambini, il bestiame e le masserizie e "passarono sulle montagne di Efraim e si portarono alla casa di quel Mica dove c'era un efod, i terafim, una statua scolpita e una statua di getto, ma soprattutto c'era un levita che si presterà al loro gioco".
Non si curarono se Mica era un Israelita come loro, ma applicarono la legge del più forte e gli portarono via tutto.

Giudici 18,27-31 - Presa di Lais. Fondazione di Dan e del suo santuario
"Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais. E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati. Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo."

V'è qui la condanna senza commenti della conquista di Lais da parte dei Daniti.
Era quello di Lais un popolo che stava tranquillo e sicuro e che fu passato a fil di spada in modo proditorio e senza preavviso.
Per due volte si dice che quelli di Sidone, cioè gli antenati dei Fenici erano lontani e non seppero nulla.
Che nasconda che fossero dello stesso ceppo dei Daniti?
Giacobbe tra l'altro profetizzò che Sidone sarebbe stata accanto al territorio della tribù di Zabulon in Genesi 49,13.
Quella fu la capitale che chiamarono Dan e vi istallarono il santuario dei Daniti, ove s'adorava una statua fatta da mani d'uomo, rinnegando il comando di Dio:
  • Esodo 34,17 - "Non ti farai un dio di metallo fuso."
  • Levitico 19,4 - "Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio."
  • Deuteronomio 27,15 - "Maledetto l'uomo che fa un'immagine scolpita o di metallo fuso, abominio per il Signore, lavoro di mano d'artefice, e la pone in luogo occulto! Tutto il popolo risponderà e dirà: Amen."
Poi c'è ancora in Deuteronomio 29,15-17 che dopo quanto abbiamo visto pare proprio riferirsi alla tribù di Dan: "Davvero voi sapete come abbiamo abitato nella terra d'Egitto, come siamo passati in mezzo alle nazioni che avete attraversato. Avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d'argento e d'oro, che sono presso di loro. Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lontano dal Signore, nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni. Non vi sia tra voi radice alcuna che produca veleno e assenzio."
Ciò lo conferma il Midrash nel Talmud (TB Sanedrhin 103b) asserisce che la statua di Michà fu trasportata via dall'Egitto ed attraversa il Mar Rosso con Israele in mezzo alla tribù di Dan.
C'è, infine, una sorpresa!
Quel levita era un nipote di Mosè.
Si chiamava Gionata: "Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti."
La precedente traduzione C.E.I., riportava il nome di Manasse.
Il testo masoretico, peraltro, infatti, propone "figlio di Manasse", ma in modo timido.
Il testo ebraico, infatti, scrive così con la lettera = N che porta il nome da Mosè a Manasse, sollevata, comunque a segnalare un inserimento postumo e non dovuto:


Ritengo ciò molto importante.
Aiuta a comprendere come sulla discendenza di Mosè è stato steso sulle Sacre Scritture della Bibbia un velo pietoso.
Questo è uno dei casi rari in cui è svelato il mistero del perché invece non è stato esaltato il ruolo dei suoi posteri.

Il Mesech Chochmà (Esodo XXI,13) ricorda che per la statua di Michà nella tribù di Dan il risultato della tribù di levi per colpa di Jeonathan ben Gershon ben "Menashè" o meglio "Moshè", beh, allora, è chiaro che i leviti non possono redimere nessuno!

ULTERIORI TRACCE DI DAN
Dalla Fenicia alcuni anni dopo venne il legno di cedro per il e un grande architetto il famoso Hiram.
In effetti sono citati due personaggi, ma forse sono la stessa persona:
  • Curam-Abi Un abitante di Tiro, figlio di una Israelita della tribù di Dan, che lavorò con i metalli e le stoffe del tempio 2Cronache 2,13s; 4,11-16.
  • un abitante di Tiro, figlio di una donna israelita della tribù di Neftali, che lavorò sulle cose di bronzo per il tempio 1Re 7,13-14, 36, 40-41, 45.
Ciò concorre a far capire come le tribù del Nord si mischiarono con i Fenici e come tra ebrei e Fenici correvano buoni rapporti.
Tiro assieme a Sidone inizialmente (Giosuè 19,29) erano comprese nei territori di confine nord della tribù di Aser.
Anche i possedimenti di David e quindi di Salomone arrivavano a Sidone e a Tiro, che evidentemente pagavano tributi, come s'evince dal censimento che fece fare David, i cui agenti arrivarono "...in Gàlaad e nella terra degli Ittiti a Kades, andarono a Dan-Iaan e piegarono verso Sidone. Andarono alla fortezza di Tiro e in tutte le città degli Evei e dei Cananei e finirono nel Negheb di Giuda a Bersabea." (2Samuele 24,6s)

In effetti, Hiram era anche il nome del re di Tiro come risulta da 1Re 5,1.
La nazione fenicia che i romani chiamavano "Poenes" o "Puni" certamente fu un miscuglio di popoli in cui ebbero il loro peso i popoli del mare, ma grande influenza ebbero anche le tribù d'Israele dell'estremo nord, Issaccar, Neftali e soprattutto Dan che erano confinanti.
C'è chi estra il nome di Punici da Numeri 26,23 ove dice, "dei figli di Issacchar le loro famiglie... di Pua, la famiglia dei Puni ..."
Cartagine fu una colonia fenicia e il mito ci dice che fu fondata dalla regina Didone proveniente da Tiro.
Interessante è che in Didone c'è la radice DN di Dan ed è detta figlia di Bilo che ricorda Bila la madre di Dan.

Dan fu una delle dieci tribù che sotto Geroboamo 928-7 si separarono da Giuda e Beniamino per formare il Regno del Nord.
Perché venisse provocato un solco profondo tra il regno del Nord e del Sud Geroboamo giocò la carta religiosa.
"Geroboamo pensò: In questa situazione il regno potrebbe tornare alla casa di Davide. Se questo popolo verrà a Gerusalemme per compiervi sacrifici nel tempio, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda; mi uccideranno e ritorneranno da Roboamo, re di Giuda. Consigliatosi, il re preparò due vitelli d'oro e disse al popolo: Siete andati troppo a Gerusalemme! Ecco, Israele, il tuo dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto. Ne collocò uno a Betel e l'altro lo pose in Dan. Questo fatto portò al peccato; il popolo, infatti, andava sino a Dan per prostrarsi davanti a uno di quelli." (1Re 12,26-30)
Dan ancora una volta si manifesta come tribù libera da condizionamenti religiosi come se avesse ormai rinnegato la sua origine.
Questo peccato di Geroboamo è simile al peccato d'Israele nel deserto quando Mosè frantumò le prime tavole della legge.
Forse proprio per questo Dan è i l'unica tribù a non essere menzionata nell'elenco dell'Apocalisse 7,5-8.

Certo è che l'area Danita ed in particolare la capitale di Dan la ex Laish era la prima esposta ad attacchi dal nord come risulta da:
  • quando fu fatta attaccare dal re di Aram pagato dal re di Giuda, "Ben-Adàd (re di Aram) ascoltò il re Asa; mandò contro le città d'Israele i comandanti del suo esercito, che colpirono Iion, Dan, Abel-Bet-Maacà e l'intera regione di Chinaròt, compreso tutto il territorio di Nèftali." (1Re 15,20)
  • quando Isaia profetizza l'invasione assira, "Grida con tutta la tua voce, Bat-Gallìm. Sta' attenta, Làisa. Povera Anatòt!" (Isaia 10,30)
Nel 721 avvenne l'occupazione del Regno del Nord e della Samaria da parte degli Assiri col re Salmanassar V e la deportazione degli abitanti (2Re 17,6), che si fusero con le altre popolazioni e deportò popolazioni di diverse provenienze (2Re 17,24) nei territori occupati.
Evidentemente nel frattempo il grosso di Dan era ormai confondibile con i Fenici.

Gli scavi del sito di Dan nella Galilea del nord mostrano che vi era una sviluppata industria metallurgica concentrata sulla produzione del bronzo.
Si è trovato stagno usato da Dan in Israele proveniente dalla Gran Bretagna.

Nell'Etiopia contemporanea, esistono i Beta Israel, un gruppo di Ebrei che si dichiarano discendenti dalla Tribù di Dan.
Il Melis che tanto ha scritto sugli Shardana riporta che Eldaa Hadani, chiamato il Danita, scriveva nel 883 d.C. che i Falasha sarebbero Daniti emigrati dopo la separazione dei due Regni e la loro bandiera è bianca con la scritta nera "Shema, Israel, Adonai elohenu Adonai echad".

Lo storico Keating collega la storia d'Irlanda ai daniti che s'insediarono fuggendo dalla Grecia scacciati dai siriani: "I Tuatha (Tribù) di Danaan, quando videro che i nativi vennero sconfitti dai siriani fuggirono via dal paese, per paura di quegli invasori e si fermarono solo quando raggiunsero la terra di Lochlinn (Scandinavia), dove furono accolti e benvoluti dalla popolazione, grazie alle loro molte scienze e arti... Dopo aver passato molto tempo in queste città si spostarono nell'Alba del Nord (Scozia) dove continuarono a stare per 7 anni a Dobar e a Iardobar."
Le leggende irlandesi identificano i Figli di Dana con la tribù Israelita di Dan che dalla Scandinavia si mosse anche verso l'Irlanda.
Nell'isola di Cipro, conosciuta come Yadnana, che significa "isola di Dananu" alcuni toponimi come l'egiziano "Keftiu" e il semitico "Kaftor" o "Caphtor" e "Kaptara" (nei documenti d'archivio della città siriaca di Mari) corrispondono a nomi antichi di zone della Scandinavia come fosse la "Cipro dell'Oceano Atlantico".
L'ipotesi è che da Dan sarebbero partite più spedizioni una delle quali occupò l'area del sud est della Turchia e dell'isola di Cipro, altre andarono verso le loro antiche terre del Baltico e da lì anche in Irlanda.

GIUDICI 17 E 18 - DECRIPTAZIONE
Il racconto di 44 versetti che si sviluppa nei capitoli 17 e 18 del libro dei Giudici, rispettivamente di 13 e di 31 versetti, si dilunga nel presentare una storia con varie situazioni del tutto contrarie ai principi della Torah, ma senza commenti, mentre da un testo inserito nella Bibbia ci si attenderebbe scorgere una morale.
Per contro di Dan non si saprà oltre, si diffonderà per i mari sulle navi in cerca di continue avventure per le isole e i continenti più lontani.
Forse una traccia è che il testo propone per svariate di volta, ben 19, il nome di Mica, proprio quale messaggio subliminale.
Questo nome per le due prime volte, versetti 17,1 e 17,4, è indicato come completo "Mikaiehù" "Chi è come IHWH?".
Tutte le altre volte è scritto in forma ridotta di "Mika" tradotto con Mica, proprio come se avesse rinnegato il vero IHWH o questi fosse uscito dalla sua vita!
Usando le lettere come immagini il discorso che propone quel nome era:

"a vivere è la rettitudine di IHWH ",

ma resta solo:

"dai viventi è la rettitudine uscita !"
"i viventi sono indeboliti ()"

Manca però l'altra faccia delle medaglia, cioè il ritorno di quella natura divina che è appunto la rettitudine.
Il "fermare, stabilire, fondare, creare, drizzare, ordinare", attività tutte divine hanno in ebraico il radicale che leggo "la rettitudine porta ad emanare ", da cui viene "ken" retto, onesto, leale, ossia che "la rettitudine emana ".
È da presupporre che il discorso di secondo livello che si può conseguire guardando il testo come una serie d'immagini costituite dalle lettere apportatrici di messaggi grafici come icone fornisca il rovescio di quella medaglia, cioè come avverrà che l'umanità possa riacquistare la rettitudine.

È il caso di ricordare ancora una volta che nella benedizione di Giacobbe a Dan, vi è quel "Io spero nella tua salvezza, Signore!" (Genesi 49,17-18)
Dicemmo che il senso pareva essere che non era il caso di fidarsi di Dan, ma piuttosto di affidarsi al Messia per la salvezza, tema che potrebbe essere sviluppato nel testo nascosto.
Coadiuvato dalla lettura delle parole dei sacri testi canonici scritti in ebraico, procedo con una particolare peculiarità, usando anche le singole lettere di quel alfabeto, espressive come icone, riferibili ciascuna ad una ristretta rosa di significati tra loro omogenei, atti, seguendo lo svilupparsi dei testi, a cogliere profetici episodi della storia del Messia, poi riportati negli scritti neotestamentari.
Lui, il Messia degli ebrei e Gesù di Nazaret per i cristiani, è il substrato, trama e ordito, la spina dorsale che muove le pagine di quei libri che hanno un'anima nascosta in molte parti chiuse e di difficile interpretazione, ma ispirate e predisposte per presentare quella attesa.
Certo è che la lettura esterna consente di cogliere l'aspetto messianico solo in alcuni passi, mentre, in effetti, non v'è pericope o versetto che non Lo riguardi, sì che anche i brani più ostici come quelle d'elencazioni di nomi e date, di guerre, di atti atroci, letti in una liturgia dal popolo cristiano sono degni d'essere accolti come "Parola di Dio", perché dietro c'è Lui, il Cristo, la Parola vivente che in qualche modo la tradizione sa che comunque c'è anche là.
Al riguardo di una possibilità del genere e di cosa intendo con testo biblico criptato propongo questi miei articoli:
Ho così provveduto alla decriptazione integrale di quei due capitoli di cui presento come dimostrazione solo il testo del primo versetto di ciascuno dei due capitoli che presento decriptati tutti di seguito.

GIUDICI 17
Giudici 17,1 - C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica.



Giudici 17,1 - Per portarsi a stare nel mondo fu un uomo una madre a partorire (). Il primo frutto alla madre portò il Nome e in un vivente ci fu la rettitudine di Iahwèh ().

Giudici 17,1 - Per portarsi a stare nel mondo fu un uomo una madre a partorire. Il primo frutto alla madre portò il Nome e in un vivente ci fu la rettitudine di Iahwèh.

Giudici 17,2 - Iniziò a vivere in un corpo la potenza dell'Unico che ai viventi portava la divinità. Il Verbo si portò in un vivente, in un primogenito entrò, uscì dal trono. Parlò alla donna che nel corpo la potenza avrebbe versato, che a chiudere la potenza della rettitudine avrebbe recato. Venne a starle la divinità che al sia della prescelta si portò. A scorrere nella madre iniziò la vita nel corpo. Da arca nel primogenito di questa l'energia fu ad entrare. Inviato nel mondo uscì dal trono il Verbo che nel primogenito scelse di stare. A scontrarsi sarà col serpente che rovescerà strappandolo via dall'esistenza e porterà alla fine l'origine dell'essere ribelle. Iniziò nella madre a stare il Benedetto. Nel figlio stava il potente Iahwèh.

Giudici 17,3 - A portarsi fu a stare in esilio. Venne la divinità il Verbo a recare in un primo vivente nel mondo. Entrò la pienezza del Verbo che la potenza in un primo vivente recò. Si recò nella scelta a cui parlò. L'Unico in un vivente portò ad entrare la santità. Entrò il Santo nella prescelta. Fu a venire così a far perire il serpente. Il Signore in un vivente fu per aiutare. Fu il Potente in un figlio a stare. Del Potente si vide una luce portata da indicazione che dal Verbo in giro ad accompagnare i viventi in una capanna portava. Nel tempo del mondo in una donna fu dentro. Un angelo si portò in cammino.

Giudici 17,4 - A portarsi fu per illuminare in casa sul primogenito che dalla prescelta usciva. Al retto (Giuseppe? Il marito della donna) della pienezza parlò che rifiuto alla matrice avrebbe portato. Si portò ad indicare che aveva versato nel nascosto l'Unico la vita per portarsi dai viventi. (Spiegò) Venne a stare dalla matrice del retto la pienezza per il Verbo che si portava. Della scelta alla prescelta un angelo nel mondo si portò. La potenza giù le porterà nel corpo il Verbo. Portato il sia dalla vista chi l'illuminava uscì ed il Verbo la riempì. Il Potente portò nella madre la pienezza della rettitudine ad entrare. E fu al mondo a stare dentro in un casa che era stata prescelta. Nella madre ci fu così Iahwèh.

Giudici 17,5 - Portato al mondo il primogenito fu alla luce. In un vivente fu così ad entrare il Potente. Portò da Tempio della divinità nel mondo ad essere un vivente e fu visto alla luce dell'Unico il volto. Si portò per l'essere impuro condurre alla fine. Per guarire s'è dai viventi portato. Ci fu in un vivente la Potenza dell'Unico a venire per essere d'aiuto, in un primo si chiuse nel sangue; dentro l'energia fu recata e fu nel mondo a stare. La Potenza portò per la potenza spengere dell'angelo.

Giudici 17,6 - Dentro nei giorni tra i viventi entrò del mondo. Nei viventi per annullare la vita del serpente che a spengere fu la luce nei corpi della divinità. In un uomo ad entrare fu la risurrezione dei corpi. Dentro la sorgente fu a portare. Lo spazzerà bruciandolo nel mondo.

Giudici 17,7 - A portarsi fu nel mondo per stare dall'angelo nemico a vivere. Dentro sarà a finire la guerra il Signore, lo sbarrerà nel mondo. I viventi salverà. Dal Verbo strappato via sarà; lo splendore a rientrare riporterà. Per la perversità che all'origine il serpente portò sarà a portare Lui a scappare dai corpi risorgendo i viventi.

Giudici 17,8 - Portò a stare la potenza della rettitudine nel mondo in un uomo tra i viventi. Ad uscire alla vista fu col corpo dalla madre a Betlemme di Giuda. Il Potente a soggiornare in una casa da una donna dal corpo fu tra i viventi a scendere da primogenito portato. Fu in una famiglia quale primo partorito, primo frutto della madre. L'Eterno in una famiglia che era stata scelta per vivervi essendo di retti entrò. Dal Potente si vide una luce portarsi da segno per chi per via si portava.

Giudici 17,9 - A portarsi fu l'Unico a vivere nel corpo per il serpente che si portò nei viventi ad essere spento. Nei viventi l'annullerà. La fine in casa di portare desidera a chi essendo origine di amarezza maledetto fu. Porta al serpente il bastone. Sarà ad incontrarlo con la rettitudine che sta in un vivente che dentro sarà a finire il vigore nei viventi. Sarà lo splendore ad entrare. L'Unico ad uccidere sarà nel mondo il serpente in tutti. A scappare lo porterà dalle moltitudini l'Unico con la risurrezione dei corpi, forza delle origini.

Giudici 17,10 - A portare sarà quel primo a vivere nei corpi la potenza portando ai viventi la forza della rettitudine che aprirà la risurrezione dentro al mondo. Ai popoli aiuto sarà a portare nell'esistenza. Al serpente sarà un no dentro a portargli nel cammino. Uscirà il rifiuto all'angelo (ribelle) con la rettitudine che sarà a venire. Da energia potente la rettitudine agirà risorgendo i corpi. L'oppressione farà perire il serpente nei giorni; la vita porterà del nemico a spengere. La fortuna ci risarà per i viventi a cui riporterà la vita. Dalle tombe sarà tutti la rettitudine a riportare; sarà la potenza per lo spegnimento del serpente portato nell'esistenza.

Giudici 17,11 - E sarà a portali da Dio! Dal mondo ad accompagnarli sarà dal Potente di sabato. Verranno gli uomini portati a stare nell'esistenza degli angeli. A vedere col corpo il Potente condurrà retti. Dall'Uno a vivere da figli saranno portati.

Giudici 17,12 - Riportata sarà la pienezza ai viventi essendo la rettitudine rientrata. Quel primo alla fine sarà per mano dal mondo dal Potente a condurli a stare. Portati saranno ad entrare in chi sarà ad accompagnarli dagli angeli alla vista. Col corpo potente il sacerdote li porterà in cui saranno ad entrare. Dai giorni così usciranno.

Giudici 17,13 - Portato che sarà chi originò nei viventi il verme ad essere spento, dal tempo usciranno. Saranno stati aiutati per l'azione che a segnarli ci sarà stata. Della rettitudine la forza sarà stata dal cuore ove stava dentro al Signore ad uscire. Il serpente sarà stato per le bruciature ad uscire dall'esistenza. Entrata che la potenza sarà, al Potente portati saranno. A camminare entreranno tra gli angeli.

GIUDICI 18
Giudici 18,1 - In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele.





Giudici 18,1 - Da dentro i giorni dei viventi usciranno dal mondo le centinaia (). Saranno inviati al Regno ad abitare . Da Israele si porteranno a casa a starvi a vivere . Saranno i viventi ad uscire dal mondo salvati (). Dentro al cuore entreranno che porta degli angeli è . I viventi ad abitare verserà il Risorto . Li accompagnerà (), li guiderà () al Potente dal mondo . Con la potenza della risurrezione dentro tutti la rettitudine sarà stata da rifiuto che avrà abortito entrando il serpente e nell'eternità entreranno . In quel giorno dal mondo usciranno ; li porterà dal Padre . Tutti condurrà l'Agnello nel cuore a stare . Saranno col principe di Dio , da figli , nell'assemblea del Potente ad entrare .

Giudici 18,1 - Da dentro i giorni dei viventi usciranno dal mondo le centinaia. Saranno inviati al Regno ad abitare. Da Israele si porteranno a casa a starvi a vivere. Saranno i viventi ad uscire dal mondo salvati. Dentro al cuore entreranno che porta degli angeli è. I viventi ad abitare verserà il Risorto. Li accompagnerà, li guiderà al Potente dal mondo. Con la potenza della risurrezione dentro tutti la rettitudine sarà stata da rifiuto che avrà abortito entrando il serpente e nell'eternità entreranno. In quel giorno dal mondo usciranno; li porterà dal Padre. Tutti condurrà l'Agnello nel cuore a stare. Saranno col principe di Dio, da figli, nell'assemblea del Potente ad entrare.

Giudici 18,2 - E sarà stato il Risorto il vigore a riportare. Dentro l'energia sarà d'aiuto ad inviare nei viventi. Vivi sul Monte Calvo si chiuderanno nel Crocifisso. I viventi dalla quinta costola gli entreranno. Ad incontrare il Risorto saranno i viventi che dalla putredine a rialzarsi saranno integri. Negli uomini ci sarà la vita di figli. La vita del Potente nei viventi scenderà per il male uscito che avrà portato i viventi mogli di Dio. Il Potente a rivelarsi venne in terra per portare il vigore a riversare. Dai corpi fuori si porterà chi fu l'origine dell'essere ribelli, bastonerà il maledetto, nei viventi il serpente arderà. Le tombe si rovesceranno, i corpi si riporteranno, verranno dalla terra a riportarsi. Sarà dentro l'Unico a riportarli ri partoriti. Dell'Unico il soffio nei corpi ci risarà, la vita eterna li abiterà, saranno integri, essendo retti. La perversità che c'era per il serpente era ad infermare i viventi!

Giudici 18,3 - Usciranno i viventi dal mondo. I popoli dentro saranno nel crocifisso a vivere essendo retti. La perversità dai viventi uscirà con l'entrata della rettitudine. Fu nel corpo a portarla. Venne a versarla. Porterà il serpente ad uscire con l'energia. Il nemico fuori per la potenza portata sarà e sarà la pienezza riportata ai corpi. Recherà la risurrezione ai viventi e saranno a ricominciare a vivere nei corpi. Potenti si riporteranno i viventi essendo a rientrare dentro la forza delle origini. La rettitudine rientrata porterà del Potente la vita. Con la vita rientrata verrà in azione un fuoco che entrando dentro colpirà la perversità. I viventi riusciranno in cammino per il soffio rientrato!

Giudici 18,4 - E sarà a ricominciare a vivere nei corpi la divinità che gli uscì. Dalla piaga, ferita aperta, portò la rettitudine. Questa uscire si vide, della risurrezione aprì la potenza nei giorni. Per un retto nel mondo portatosi ci sarà la risurrezione. Un agnello l'energia sarà a recare e ricomincerà a riaprirsi l'esistenza. (All'uomo) la potenza riportata il cammino aprirà di angeli.

Giudici 18,5 - Portata che sarà a ricominciare la vita con i corpi li accompagnerà il Risorto da Dio, l'invierà dal Padre. A Dio dal mondo sarà i viventi a recare. Tra gli angeli per sempre entreranno. Entreranno nel crocifisso che su dal Potente le rinchiuse generazioni rette tra gli angeli recherà. Il primo dei risorti si vedrà guidarli nei pascoli a camminare. Saranno i viventi nell'Altissimo ad entrare.

Giudici 18,6 - Portati che saranno cominceranno i viventi con i corpi dal Potente del mondo a vivere. Usciranno dal Sacerdote che in cammino li avrà condotti al Potente. Il Risorto accompagnerà il dono nell'assemblea. Il Signore la via così ai viventi della felicità indicherà. Con un cammino li porterà dentro ad entrare.

Giudici 18,7 - E saranno dal Potente così portati nell'assemblea per il banchetto. L'incontreranno, nella luce saranno a vivere e saranno alla casa desiderata. Il Potente è il Risorto, che al mondo si portò, sarà alla vista a portarsi. Verranno i popoli nella beatitudine. Dentro verserà le moltitudini del mondo e sarà lo stare in esilio finito. Il Potente dentro i cuori avrà chiuso la rettitudine che i viventi ha risorto. Il soffio nei cuori sceso li ha aiutati con l'energia. Saranno a vivere tranquilli e fidenti avendo portato ad annullare nei viventi il maligno. I viventi ha aiutato. Dentro le moltitudini della terra saranno state portate col corpo che risorse dal legno. Nel corpo portò, nel corpo chiuse e si riversarono per starvi i viventi del mondo (dove) l'acqua uscì. I viventi vi scesero, furono aiutati dagli apostoli. Fu con l'acqua portato l'aiuto per ricrearli, per annullare il serpente che entrò nei viventi. Per l'azione rivivranno gli uomini.

Giudici 18,8 - Portati saranno alla casa dell'Unico e di Dio fratelli saranno, entreranno a vivere. Su la compagna avrà a portare, la moglie Dio porterà. Saranno ad iniziare a vivere saziandosi del potente. Entrerà nei viventi dell'Unico la vita che uscì dai viventi. I viventi rientreranno nell'originaria integrità.

Giudici 18,9 - Riportata sarà l'originaria vita nei corpi portandosi la risurrezione che porterà l'energia per alzarsi. Rientrerà la divinità che era uscita dai viventi, retti risaranno i corpi. Ad annullare avrà recato chi venne all'origine nei corpi a scendere. Avrà portato l'angelo (ribelle) che entrò nei cuori portandovi dentro il bestiale. All'origine l'essere impuro venne nei viventi nelle midolla. Ad accendere fu nei viventi la maledizione per la scelta dell'albero da cui il serpente si portò. Del Potente la rettitudine finì nei cuori, la divinità nei corpi a bruciare in tutti venne in terra.

Giudici 18,10 - Spenta l'originaria rettitudine tra i morti ad abitare all'origine li portò. Il maledetto agì nei viventi, dentro i cuori si nascose e uscì la luce. L'avversario i ventri segnò, fu a sbarrare l'esistenza, una piaga fu l'angelo (ribelle). Un drago n'uscì, la maledizione fu tra i viventi ad abitare, fu ad infiacchire i viventi, la putredine si portò. La vita delle donne nei corpi annullò, desolazione li strinse, apostasia in tutti s'insinuò. Si vide (diventare) un luogo arido la terra.

Giudici 18,11 - Ma ci risarà la pienezza. Dal peccare salverà i viventi. I viventi salverà il Verbo che strapperà via dal mondo lo sbarramento dell'angelo (ribelle) che fu nei viventi a scendere col male. La perversità che vive dall'origine brucerà in tutti. La divinità riaccenderà con la risurrezione che i viventi desiderano. Tutti gli uomini in festa porterà. Dai corpi il maligno in cui vive per il (nuovo) vigore dai viventi uscirà.

Giudici 18,12 - E a spazzare il serpente si portò e fu la grazia a riportare. Dentro a versarla in un corpo fu di una prescelta. Fu dal nemico a stare a vivergli in casa. Il Signore per aiutare nel mondo la rettitudine inviò. La versò nel corpo di un primogenito e la potenza in un vivente sorse, entrò Lui. Dalla madre la grazia uscì. L'aiuto inviò l'Eterno ad entrare un giorno nel mondo. (Quando) questi uscì, uscirono gli angeli. Al mondo l'Unico in una grotta stava al freddo era. Con la prescelta stava. Ne videro il corpo che stava con la madre.

Giudici 18,13 - Si portò a stare tra gli Ebrei e la madre là partorì il primo frutto. Una madre portò a stare in una famiglia il primogenito, ma l'Eterno dentro stava. Totalmente a vivere era la rettitudine nel mondo.

Giudici 18,14 - Ed a stare da misero si portò a chiudersi in un vivente. La Luce completa entrò in un uomo. Fu la Vita nel mondo ad entrare in cammino. Fu la vita del Potente in un corpo che a rivelarsi venne in terra. Il Potente fu in un simile, stette in un primogenito. A vivere in un corpo portò la divinità. In un fratello fu ad entrare. In un vivente del mondo ci fu la conoscenza tutta a vivere. La rettitudine fu nell'esistenza. Stava in esilio in una casa che aveva scelto. Era in un vivente nel mondo per il maledetto l'ira recata. L'essere impuro finirà, a guarire sarà i viventi e l'idolo che reca ai viventi la tentazione spengerà e dal tempo uscirà. Sbarrerà il peccare nei viventi. Usciranno alla fine alla vista (a Lui) simili.

Giudici 18,15 - E la pienezza sarà a riportare ai poveri viventi del mondo che erano dentro a desiderarla. La divinità dentro sarà in tutti ad entrare per l'uscita dell'angelo nemico che ad entrare il serpente recò. Sarà dentro a resistere l'integrità e la rettitudine che per la perversità sarà la distruzione. La divinità si riporterà, la potenza si riporterà, il Potente li pacificherà.

Giudici 18,16 - Porterà un fuoco che risorgerà i viventi. L'Unico la porterà a tutti gli uomini, in una festa la porterà e i corpi saranno a rivivere. Tutti risaranno vivi vigorosi dai morti. Nei viventi l'energia scenderà, ci risarà nei viventi il soffio. Tutti dalle tombe usciranno, risorti si vedranno i corpi. Felici rivivranno. Dentro l'angelo (ribelle) sarà stato giudicato!

Giudici 18,17 - E saranno a rialzarsi. Dalle tombe i viventi risorgeranno tutti. Rientrerà l'originaria energia in dono nei viventi. Riusciranno per il mondo in cammino essendo dai viventi il serpente dai corpi fuggito. Per il rifiuto alla fine uscirà dalla terra. Dentro ricomincerà per la portata risurrezione la vita. Nel mondo il Potente rovescerà le tombe e verrà in abbondanza la potenza a riportarsi delle origini. Da tutti uscirà il soffio dell'essere impuro e verranno tutti guariti. Sarà ai viventi del mondo riportata a venire la vita in una (festa) delle Capanne in cui si porterà nel mondo a spengere l'anelo (ribelle). Con gli angeli scenderà dentro il Verbo. Tutti dalle tombe usciranno. Il fuoco al nemico recherà e brucerà con la risurrezione, Le centinaia riporterà tutte al mondo. Agli uomini in (quella) festa porterà dai corpi il maligno ad uscire. Nei viventi il vigore della vita rientrerà.

Giudici 18,18 - E la divinità rientrerà dentro dell'Unico. Portata dentro sarà la purezza essendo la rettitudine rientrata che avrà riportato l'obbedienza. Dalle tombe i riportati verranno il Verbo a riempire. Guizzando entreranno nel Verbo che portò l'aiuto. E verranno ad entrare nel Crocifisso nel corpo. Il Verbo sarà tra i viventi a riportarsi. Verrà dai viventi in una (festa) delle Capanne e saranno l'Unico i viventi a vedere in potenza. Risarà nel mondo dei viventi ad entrare il sacerdote. I viventi gli aprirono prima in croce il seno, (ma ) risorto fu in vita.

Giudici 18,19 - A portarsi era stato prima a vivere nel corpo nel mondo. Da carpentiere si portò alla luce nei giorni per aiutare. Così dall'alto il Verbo fu la rettitudine a recare in cammino. Con l'agire tra i viventi apostoli portò ed, essendo dal Potente, l'energia portò del potente Padre e nel cammino usciva l'angelo (ribelle). Rientrava il bene nel mondo (ma) dal mondo fu portato in croce pur retto. Per i sacerdoti con i potenti dentro fu alla croce l'uomo. L'Unico, il primogenito portatosi nel mondo fu condotto alla croce. Così, spento, finito, risorse. Dentro il cuore si riportò la potenza. La vita si riaccese. Il Verbo dalla tomba riuscì. Dentro stava che ne risorse il corpo, la divinità.

Giudici 18,20 - A recare fu la forza dell'amore, da dentro al cuore apertogli, uscì la rettitudine. Uscirono gli apostoli e furono a riversarsi dal nascosto. Vennero di quel primogenito a parlare per bastonare l'essere impuro. Venne dalla crocefisso corpo del Verbo d esistere una madre. La recò l'Unico dalla croce. Uscì dal Verbo da un foro che il serpente gli aveva portato. Saranno alla casa del Padre riversate le moltitudini del mondo per l'agire della madre.

Giudici 18,21 - E furono dal Verbo gli apostoli portati e furono in cammino condotti per portare una luce ad esistere per i viventi e vennero l'amore del Verbo a recare. Vennero ai viventi ma riversare l'energia di Lui che dalla croce uscì. La rettitudine dentro recarono per aiutare. Usciva il serpente dalle persone che erano a (far) entrare nelle acque (del battesimo).

Giudici 18,22 - Escono dalla madre nel mondo ri partoriti alla vita del Risorto. Dentro c'è il crocifisso a rivivere essendo con la rettitudine la perversità ad uscire dagli uomini che sono a rivivere felici. Nei popoli dentro ri esiste la purezza, è spento l'angelo (ribelle) colpito. Col sentire la speranza si riporta ed è l'aiuto dentro la forza a riversare. Portano a venire figli coloro che erano impediti dall'angelo (ribelle).

Giudici 18,23 - Ma il diletto Unigenito si riporterà. Di Dio il Figlio sarà in aiuto con gli angeli a portarsi, sarà per il ritorno e in persona sarà a rientrare tra i viventi. Portatosi sarà l'originaria vita nei corpi a riportare, perché ci sarà la rettitudine. Uscirà il serpente per la rettitudine con bruciature che con energia lo colpirà; si vedrà rovesciato da tutti.

Giudici 18,24 - E sarà all'origine dell'essere ribelli a venirgli la maledizione. Sarà dell'Unico il fuoco a bruciare il cattivo. Bruciata sarà in tutti l'esistenza del serpente che si rovescerà dal nascosto e verrà la rettitudine ad entrare che l'angelo (ribelle) porterà a finire. La potenza sperata si porterà e dai viventi uscirà il serpente spazzato e l'essere impuro nei viventi n'uscirà colpito. Uscirà la fine dell'origine dell'amarezza e la divinità sarà nei viventi a rientrare nel (loro) cammino.

Giudici 18,25 - Portati saranno all'Unico i viventi a saziarsi di Dio. Saranno portati a casa tra gli angeli a stare. Li aiuterà, li invierà a Dio il Crocifisso risorto in seno. Da fune nel cammino agirà, i viventi dagli angeli condurrà nella persona. Saranno col Verbo in cammino dalle rovine. Tra i pianti i viventi incontreranno il Risorto, un mare di viventi nel corpo gli starà. Angeli al Verbo simili porterà all'Unico nel foro che al Verbo in croce aprirono. L'angelo superbo arderà. Le vite dentro saranno nel crocifisso rette.

Giudici 18,26 - Condotti che saranno dal Potente, per la rettitudine, si porteranno tra i figli. Saranno stati aiutati a rinascere con corpi che anelavano. I viventi si porteranno stando nei corpi dell'origine (quando) viveva la forza della rettitudine. Rientrata la rettitudine saranno forti. Un mare uscirà di viventi dal mondo. A vivere la vita degli angeli li porterà. E sarà nella persona a condurli. Staranno nel Risorto. Dentro all'Unico nel cuore saranno tutti portati.

Giudici 18,27 - Ed entreranno i viventi del mondo dal Potente. Li verserà nell'assemblea e verranno tra i beati. Si vedranno nella luce entrare per vivere, essendo retti, con Lui. Col crocifisso entreranno. Il sacerdote unico che risorse i corpi nel mondo sarà stato dal mondo ad accompagnarli e saranno alla casa dell'Unico portati. L'innalzerà dal Potente Gesù. Dal Potente i popoli tranquilli e sicuri condurrà. Saranno come si portavano all'origine, li porterà integri. Dal Potente il Verbo che fu a chiudersi in un corpo a casa li porterà. Verrà nella Città (di lassù) tra i serafini portata ad abitare la sposa.

Giudici 18,28 - Portati dall'Unico a stare tra gli angeli vivranno lassù stando tra i potenti. Così saranno con i corpi nell'assemblea condotti, riversati dal mondo. Rientrata sarà la forza, essendo in aiuto portata l'energia recata dalla Parola. Annullato il serpente, rientrata la vita, si rivedrà in vita Adamo, portato a rientrare a stare col Padre. Si vedranno i viventi riversati tra i beati. Nel cuore erano del crocifisso stretti che li ha portati a casa e dentro i pascoli verranno. Entreranno nella Città e staranno col risorto a casa e per abitarvi entreranno.

Giudici 18,29 - Riportati obbedienti, vedranno portarsi da luce i viventi entrati nella Città chi li aiutò inviando dentro la risurrezione. Vestito d'energia col Padre starà. Del mondo i viventi beati saranno rinati in potenza essendo con i risorti corpi per la divinità portata. Desideravano col Potente vivere, col Potente staranno tra i risorti posti. Entrati nella Città il Potente vedranno tra gli angeli uscire.

Giudici 18,30 - Avrà recato ad essere vomitato, reciso dal mondo dei viventi, chi li abitava, l'angelo che s'era sbarrato. Per l'energia venuta dal Verbo in un buco il serpente ha portato. Il Signore vi ha inviato il drago dentro toccato dalla risurrezione ai viventi dentro inviata. Li ha salvati Lui, ma dentro l'angelo che s'era portato ad entrare sarà portato a spengere tra i lamenti. Saranno i viventi a guizzare nel Risorto dentro al cuore che aprì la mano dell'angelo (ribelle). Sarà l'Eterno in quel giorno a rivelarsi, li porterà tutti ad uscire dalla terra.

Giudici 18,31 - E sarà, in dono ai viventi portata la potenza a rientrare nella vita. Verranno del Verbo alla pienezza, perché saranno retti. Uscito l'origine che li bruciava del male con la risurrezione entrata tutti dai giorni fuori saranno portati. Tutti a casa staranno alla fine. Di Dio, che al mondo fu a vivere. dentro la risurrezione la potenza entrerà.

a.contipuorger@gmail.com

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