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VOGLIAMO VEDERE GESÙ!
Un altro episodio importante ai fini di quanto sto sviluppanto sul carro del Messia è al capitolo 12 del Vangelo di Giovanni.
Questo capitolo, tra l'altro, ci fa trovare in azione ancora una volta assieme gli apostoli Andrea e Filippo.
Entrambi, come ho fatto notare, hanno un nome greco.
Evidentemente conoscevano il greco, indi furono importanti, e il Vangelo lo sottolinea, perché i proseliti di lingua greca, che appunto non parlavano aramaico, potessero conoscere ed avvicinare Gesù.
Filippo rappresenta così il tramite più immediato.
Certamente aveva riferito loro sinteticamente parole ed opere di Gesù ed è da concludere che Filippo era stato credibile o perlomeno in grado di suscitare la loro viva curiosità.
Il Vangelo di Giovanni intende così sottolineare che dell'avvicinarsi del carro del Messia i Greci s'accorsero indirettamente vedendo Filippo e Andrea che per loro furono il "tiro" che trainava il carro di quella evangelizzazione, ma non ancora avevano visto chi di fatto portava.
L'invito del "venite e vedete" iniziale, che Filippo poi aveva proposto a Natanaele, si ripete anche per loro.
Risiamo nel periodo della Pasqua, ma di un anno dopo l'evento del precedente paragrafo.
Per Gesù sta maturando il tempo del sacrificio in croce.
Il capitolo 12 di Giovanni inizia, infatti, segnando: "Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti." (Giovanni 16,1)
Qui vi fu una gran cena ed avvenne l'unzione di Gesù da parte di Maria, la sorella di Lazzaro.
Una gran folla di Giudei intanto era accorsa per vedere Gesù e Lazzaro risuscitato, ma "i capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù." (Giovanni 12,10-11)
Il Vangelo continua a scandire il tempo ed esordisce con: "Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna!..." (Giovanni 12,12-13)
Si sviluppa il racconto dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme, accolto trionfalmente, mancavano 5 giorni alla Pasqua!.
Ed ecco il fatto; l'incontro di proseliti col Messia.
È questo il preludio della conversione di tutti i popoli, anticipo di ciò che avverrà con la Chiesa nascente con inizio da quel momento tra 55 giorni (il cinque in ebraico, come ho fatto notare in altro paragrafo, ha le stesse lettere di Messia), a partire cioè dalla prossima festa di Pentecoste.
Proprio l'evangelista Giovanni ci suggerisce il pensiero quando riporta che "I farisei allora dissero tra loro: Vedete che non ottenete nulla? Ecco: il mondo è andato dietro a lui!" (Giovanni 12,19)
Ed ora, ecco il fatto:
"Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: Signore, vogliamo vedere Gesù. Filippo andò a dirlo ad Andrea,e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù." (Giovanni 12,20-22)
Gesù rispose in modo sibillino.
Che persone provenienti dal paganesimo desiderassero conoscerlo è la scintilla che gli conferma: "È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato." (Giovanni 12,23)
Il glorificare è: rendere grande, visibilmente ammirevole.
Gesù proveniva da un trionfo da parte di una folla, ma sa che le folle sono facilmente influenzabili, quindi quello che ha avuto è un trionfo effimero, eppure è figura di un trionfo eterno.
Pregusta in visione ciò che avviene per un comandante vittorioso che percorre sul suo carro in trionfo con i trofei di una vittoria, messo in luce davanti a tutti che restono ammirati.
L'idea del carro del Messia che sarà palese, perché guidato da un uomo risorto, cioè glorificato, ecco trapela dal pensiero di Gesù.
La strada comporta il sacrificio e la morte che è il combattimento che serve per vincere il nemico, perciò considera e proclama: "In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà." (Giovanni 12,24-26)
A questo trionfo pareteciperà chi lo aiuterà "Se uno serve me, il Padre lo onorerà".
Invocò, allora, con forza "Padre, glorifica il tuo nome!" e si sentì come un tuono, era il Padre che rispose "L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!" (Giovanni 12,28)
Indicò Gesù poi l'ora del combattimento e la finalità: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me." (Giovanni 12,31s)
Gli uomini l'innalzeranno in croce e il Padre l'innalzerà veramente, perché con la risurrezione lo glorificherà davanti a tutti.
Agli astanti, che come al solito di tutto ciò avevano compreso ben poco e non capivano bene che volesse dire, si rivolse ancora.
Di fatto sottolineò che s'era avvicinato a loro per un istante il carro del Sole Nuovo, quello della luce vera: "Allora Gesù disse loro: Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce. Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro." (Giovanni 12,35s)
Il discorso della glorificazione fu ripreso da Gesù nell'ultima cena dopo che Giuda, l'apostolo traditore, era uscito dall'assemblea.
Gesù per ben 5 volte di seguito ripete parole legate al concetto di glorificare: "...Gesù disse: Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito." (Giovanni 13,31s)