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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
FILIPPO E IL CARRO
DELLA PRIMA EVANGELIZZAZIONE

di Alessandro Conti Puorger
 

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LA PREDICAZIONE DEL DIACONO FILIPPO
Il capitolo 8 degli Atti degli Apostoli è importante, perché in primo luogo informa di un fatto, pur negativo, nel caso specifico una persecuzione, la prima contro la Chiesa di Cristo appena nata, fatto però che viene a costituire la propulsione dell'evangelizzazione al di fuori dei confini della Giudea e della Galilea, territori ove vivevano coloro che rispettavano integralmente la Torah.
Questa prima persecuzione fu il seguito dell'inimicizia cieca contro il proselita Stefano convertito alla nuova "setta".
L'opposizione alla sua predicazione che annunciava l'avvento del Messia era fortemente osteggiata e sostenuta da farisei, tra cui per foga spicca l'operato di Saulo, che poi cambierà il nome in Paolo, colui che diverrà poi grande fautore di ciò che voleva negare.
Questo capitolo 8 degli Atti, infatti, subito, ai versetti 1-3, ci riferisce: "Saulo approvava la sua (di Stefano) uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria. Uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere."

La persecuzione pare colpire proprio gli ellenisti convertiti al cristianesimo di Gerusalemme, ma saranno proprio loro che forniranno i primi missionari.
"Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola." (Atti 8,1-3)
Ecco che il carro del Verbo, del Messia, vale a dire della Parola di Dio fatta carne, si mette in moto.
Ciò che colpisce che anche qui chi è riferito quale primo trascinatore ha il nome di Filippo, ma non è l'apostolo, bensì è il diacono, perché poco prima il testo ha asserito che gli apostoli restarono uniti.
Riparte la "merkabah" e il nome di chi la tira è ancora quello di un Filippo, il che rafforza l'idea dell'immagine del carro di fuoco del Messia tirato da un cavallo di fuoco, e i carro esce dai confini stabiliti da Gesù prima dell'Ascensione.
Era arrivato, infatti, con potenza il dono dello Spirito Santo.

"Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città." (Atti 8,5-8)
L'annuncio del Vangelo, la Buona notizia reca gioia!
Vi furono perciò segni e miracoli che accompagnavano la predicazione, il che sta a significare che il Risorto seguiva ed operava per asseverare la predicazione stessa.
Viene cioè confermato quando dice il Vangelo di Marco circa i segni che accompagnano la predicazione "Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano." (Marco 16,20)

Erano i Samaritani, peraltro, una via di mezzo tra giudei e pagani.
La Samaria, provincia tra Giudea e Galilea ad ovest del Giordano, fu conquistata dagli Assiri nel 721 a.C. e gli Israeliti che vi abitavano furono deportati e vi furono insediate genti d'altre nazioni che poi, invero, cercarono di intralciare i Giudei al ritorno dall'esilio di Babilonia (Vedi: Esdra e Neemia).
Tra Samaritani e Giudei perciò non correva buon sangue.
I Giudei anzi li disprezzavano, perché quelli pur se dicevano d'adorare lo stesso Dio d'Israele "zoppicavano" con altri dèi (2Re 17; 8,9-11; Esdra 4,10; 1Maccabei 3,10)
Gesù, pur se non condivideva quel disprezzo, distingueva fra i Giudei e i Samaritani.
Agli inizi i "...dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele." (Matteo 10,5.6)
In effetti, poi, Gesù passò per la Samaria e là a Sichem vi fu l'incontrò con la "samaritana", come è esposto nell'episodio del capitolo 4 del Vangelo di Giovanni.
Al momento dell'ascensione Gesù aveva detto agli astanti: "...avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra". (Atti 1,8)

La predicazione portata avanti da Filippo convince, quindi, battezza e forma così la prima comunità cristiana oltre i confini della Giudea.
In Samaria Filippo ottenne uno straordinario successo.
Le folle accorsero e battezzò tante persone tra cui anche il famoso Simon Mago.
"Vi era da tempo in città un tale di nome Simone, che praticava la magia e faceva strabiliare gli abitanti della Samaria, spacciandosi per un grande personaggio. A lui prestavano attenzione tutti, piccoli e grandi, e dicevano: Costui è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande. Gli prestavano attenzione, perché per molto tempo li aveva stupiti con le sue magie. Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che annunciava il vangelo del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. Anche lo stesso Simone credette e, dopo che fu battezzato, stava sempre attaccato a Filippo. Rimaneva stupito nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano." (Atti 8,9-13)
Gli Atti continuano raccontando di Pietro e Giovanni che da Gerusalemme vengono ad imporre le mani ai neofiti che ricevettero lo Spirito Santo.
Non lo dettero però a Simon Mago, che voleva comprarlo, sì che Pietro gli disse: "Possa andare in rovina, tu e il tuo denaro".

Da quel Simon Mago deriva il termine "simonia", ossia il traffico delle cose spirituali e sacre.
Pare proprio, inoltre, che Simon Mago sia un esempio se non addirittura il fondatore della corrente eretica gnostica.
Ireneo al riguardo di lui dichiara:

  • "Ci sono due fonti di tradizione, ma come Dio è uno solo, solo una deriva da Dio, quella che la chiesa riceve tramite Cristo e gli apostoli che Egli scelse, specialmente Pietro. L'altra viene da Satana e risale al maestro gnostico Simon Mago, nemico per eccellenza di Pietro, che cercò di comprare il potere spirituale dell'apostolo e si guadagnò la maledizione. Come Pietro è il capostipite della vera successione, così Simone incarna la falsa successione degli eretici, ispirata dal demonio: è il padre di tutte le eresie."
  • "Tutti coloro che in qualunque modo alterano la verità, e nuociono all'insegnamento della Chiesa, sono discepoli e successori di Simon Mago di Samaria...Mettono avanti, effettivamente, il nome di Gesù Cristo come una specie di esca, ma introducono in molteplici modi le empietà di Simone... diffondendo su chi li ascolta l'amaro e maligno veleno del gran serpente (satana), il grande creatore di apostasia." (Adv.Haer)
Dante Alighieri colloca Simon Mago nell'Inferno Canto XIX:

"O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci
per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state.
"

Dal libro degli Atti è poi sottolineato che fu proprio tramite il diacono Filippo che fu battezzato il primo "gentile", uno che cioè non era della razza e della stretta religione d'Israele.
In effetti, apparteneva al lontano popolo che in qualche modo secondo la tradizione etiope era restato collegato con l'ebraismo dai tempi di Salomone e della Regina di Saba. (Vedi: "La Regina del Sud e Salomone")
Lungo la via verso mare, la strada da Gerusalemme a Gaza, infatti, Filippo incontrò un etiope, eunuco, ministro della Regina Candace, che tornava da Gerusalemme sopra un carro. (il nome Candace deriverebbe da un titolo nell'antica lingua di Nubia, la terra di Kush, che significa "regina madre")
Il testo degli Atti annette grande importanza al fatto e lo prepara con una visione angelica: "Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: Alzati e và verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta. Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: Va' avanti e accòstati a quel carro." (Atti 8,26-29)
Per ben due volte si parla del carro.
Che importanza aveva il sottolinearlo?
E poi Lo Spirito dice a Filippo di correre dietro a quel carro e raggiungerlo.
Filippo, quindi, era anche lui su un carro accompagnato dallo Spirito!
Era il carro della evangelizzazione!

"Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: Capisci quello che stai leggendo?" (Atti 8,30)
Si parlarono da carro a carro!
"Egli rispose: E come potrei capire, se nessuno mi guida? E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui." (Atti 8,31)
La Sacra Scrittura della Bibbia, Torah, Profeti e altri libri diviene Parola di Dio alla luce di Cristo Gesù da quelle profetizzato.
"Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù." (Atti 8,35)
Non è da pensare che quella lettura fosse particolarmente adatta, anche se di fatto lo è, ma è da ritenere che ogni brano della Sacra Scrittura si può riferire a Lui e quindi è utile per annunciare Gesù Cristo. Nelle Sacre Scritture sono nascosti in ogni pagina la figura e l'attività del Figlio di Dio, Gesù, che avvertiva: "Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che mi danno testimonianza." (Giovanni 5,39)
Di fatto nelle parole e nelle stesse lettere ebraiche di quelle Scritture si nasconde la Parola, che le ha ispirate.
"...le Sacre Scritture possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona." (2Timoteo 3,15s)
Filippo con l'eunuco, di fatto, imita quanto fa Gesù con gli apostoli di Emmaus (Luca 24,13-35).
In effetti, chi salì sul carro dell'evangelizzazione fu proprio quel etiope!
Dopo una breve istruzione sulla figura del Servo di IHWH di Isaia gli annunciò Gesù Cristo.
Evidentemente, sia pure succintamente, disse dei suoi insegnamenti e delle sue opere, ne raccontò la passione e la morte, ne proclamò la Resurrezione e l'attesa della sua venuta finale per la consegna agli uomini del Regno dei Cieli, quindi lo battezzò; infatti: "Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c'era dell'acqua e l'eunuco disse: Ecco, qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato? Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò." (Atti 8,36-38)
In effetti il versetto 37, che non viene riportato, ma è indicato solo il numero per memoria, è un'antica glossa battesimale (Vedi nota Bibbia di Gerusalemme) apposta nel testo occ. di Atti " ...Filippo disse: Se tu credi con tutto il cuore, è possibile. L'eunuco rispose: Io credo che Gesù Cristo è il Figliuol di Dio."
Il catecumenato per l'etiope fu breve e ridotto all'essenziale, perché già leggeva la Sacra Scrittura, gli mancava solo di riferirla agli eventi di Gesù di Nazaret.

Il Vangelo s'accinge così a varcare con quel etiope una nuova frontiera, in direzione dell'Africa, anche in questo caso ancora su un carro, guidato da un etiope, battezzato da Filippo!
"Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada." (Atti 8,39)
Pieno di gioia, indica gli effetti della Buona Notizia, come accadde in Samaria e come, abbiamo sottolineato, che segnalò in tale occasione il libro degli Atti: "E vi fu grande gioia in quella città." (Atti 8,8)
Si concretizzava il Salmo 51, quando dice: "Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso." (Salmo 51,14)

Il Regno di Dio così crescerà anche in Etiopia.

Si realizza la profezia di Isaia al capitolo 56 che prevede che IHWH raccoglierà tutti i dispersi d'Israele e non solo, ma tutti i popoli, e li porterà al Tempio di Dio che altri non è che Gesù il Cristo "il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli".
In quella profezia parla proprio di un eunuco.
Si rialzerà, infatti, la "merkabah" di Dio portato dai suoi cherubini, che si alzò dal Canale Kebar, quello che vide Ezechiele e che si mosse per riportare gli esuli da Babilonia a Gerusalemme.
"Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: Certo mi escluderà il Signore dal suo popolo! Non dica l'eunuco: Ecco, io sono un albero secco! Poiché così dice il Signore: Agli eunuchi, che osservano i miei sabati, preferiscono le cose di mio gradimento e restan fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome migliore che ai figli e alle figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli. Oracolo del Signore Dio che raduna i dispersi di Israele: Io ancora radunerò i suoi prigionieri, oltre quelli già radunati." (Isaia 56,3-8)

Ecco che Filippo, invece, riparte col suo carro "rapito dallo Spirito Santo" per annunciare il Vangelo a tutte le città già dei Filistei dell'attuale striscia di Gaza.
"Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa." (Atti 8,39-40)
Azoto, in effetti, è Asdod, già città della Filistea non conquistata da Giosuè, dove poi i Filistei portarono l'arca catturata, ma dovettero rimandarla via perché Dio male portava a loro e al loro dio Dagon (1Samuele 5,1-7).
Fu catturata dall'Assiria e gli Asdodei erano fra i nemici di Neemia dopo il ritorno dall'esilio. (Neemia 4,7; 13,23-24)
A Cesarea marittima Filippo nella sua casa, dove viveva con quattro figlie nubili considerate profetesse, ospiterà l'apostolo Paolo, già Saulo l'antico persecutore, come ho accennato alla fine del precedente paragrafo.
Un menologio greco tardivo, cioè un libro liturgico della tradizione cristiana orientale con una raccolta di testi liturgici e agiografici della Chiesa ortodossa, quindi, con le vite e gli uffici propri dei santi, suggerisce i nomi di queste quattro figlie: Etmione, Caritina, Isaide, Eutichiana.
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