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DECRIPTAZIONE BIBBIA...
VEGLIA DI PASQUA LE DUE METÀ DEL PASSAR OLTRE PERENNE
di Alessandro Conti Puorger
parti precedenti:
LA FESTA DELLE FESTE »
PASQUA, PASSAGGIO DAL DIVENIRE ALL'ESSERE »
LE 10 PIAGHE D'EGITTO »
RITO DI PASQUA, INDAGINE SULLA PAROLE »
SIGNIFICATI DELLA PAROLA PESACH »
RITO PERENNE
Viene ribadito quanto in Esodo 12 aveva detto ai versetti 14 e 15, che questa di Pesach è parola di Dio da osservare come decreto eterno anche per i figli.
"Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. Quando poi sarete entrati nella terra che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. Quando i vostri figli vi chiederanno: Che significato ha per voi questo rito? voi direte loro: È il sacrificio della Pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case. Il popolo s'inginocchiò e si prostrò. Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; così fecero." (Esodo 12,24-28)
Di fatto i primi 28 versetti di questo capitolo interrompono l'ordinata narrazione delle vicende degli ebrei in Egitto.
Sostengono al riguardo i commentatori ebrei (Maskil Ledavid), in particolare Rashi, che Mosè per parlare col Signore usciva dalla città del faraone, perché era piena di idoli.
L'Istituzione della festività di Pesach assieme al riservare i primogeniti al Signore agli inizi del capitolo 13 sono precetti "mitzvot" dati in Egitto, come dice il primo versetto Esodo 12,1, quindi dati dal Signore a Mosè e a suo fratello Aronne in un incontro di preghiera tra la 9a e la 10a piaga.
Sono questi precetti grazie ai quali il popolo meriterà la redenzione.
Sì, la redenzione scende per la promessa fatta ai padri, ma occorre che i figli comunque facciano qualcosa, rispettino almeno queste "mitzvot".
Ogni figlio deve considerare il proprio padre come uscito dall'Egitto.
Il padre racconterà la storia della prima uscita del suo antenato che stava con Mosè, ma darà anche la propria testimonianza come prevedono quei versetti sopra citati e sanciti anche dall'ordinamento o "seder" pasquale ebraico.
Il figlio farà ciò a sua volta con i propri figli, questo è il memoriale perenne.
Questa è la pietra, la "'eben"
di fondazione dell'ebraismo, la trasmissione del comando della Pasqua di padre
in figlio
.
Nella Torah si trovano quattro brani con l'obbligo di spiegare ai figli quanto riguarda l'uscita dall'Egitto, infatti:
- Esodo 12,26-27 - "...Quando i vostri figli vi chiederanno: Che significato ha per voi questo rito?"
- Esodo 13,8 - "In quel giorno tu spiegherai a tuo figlio: È a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall'Egitto".
- Esodo 13,14 - "Quando tuo figlio un domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto, dalla condizione servile."
- Deuteronomio 6,21ss - "Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?"
Per queste quattro volte, poiché la prima volta Esodo 12,26 parla di figli, nell'immaginario, che poi ha avuto riflessi nel "Seder", cominciò ad entrare l'idea che i figli fossero di quattro tipi.
Sia che il figlio domandi che non domandi per il primo brano occorre che comunque si spieghi il rito a quel figlio.
Le tre volte successive un figlio domanda.
Quello dell'ultimo pare il più saggio visto che dice "il Signore nostro Dio" e chiede con precisione distinguendo le istruzioni, le leggi e le norme.
A questo punto negli altri due brani uno, quello del 3° brano, Esodo 13,14, pare sempliciotto con quel "Che significa ciò?", indi il 2° brano, Esodo 13,8 per il padre che pare fare un distinguo "tra me e te" può riferirsi a un figlio che non si sente compartecipe delle sorti della comunità.
Il testo del Seder pasquale usato dalla comunità ebraica di Roma segue da presso il testo della Mekhiltà ad Esodo 13,14, simile a quanto nel Talmud Jer. Pes. X 4, 37d di Rabbì Chijjaà:
" Sono quattro i tipi di figli uno saggio, uno malvagio, uno semplice e uno che non sa domandare. Il saggio dice: Quali sono le testimonianze, gli statuti, le leggi che il Signore nostro Dio ha comandato? Così tu comincia ad insegnargli le norme relative alla Pasqua... Il malvagio dice: Cos'è per voi questa cerimonia? Per voi, non per lui. Avendo egli escluso se stesso dalla collettività e rinnegato il principio basilare dell'ebraismo, tu rispondigli duramente: Per quello che mi fece il Signore quando uscii dall'Egitto. A me, non a te. Se tu fossi stato là non saresti stato salvato. Il semplice dice: Cos'è questo? Tu rispondigli: Con la forza del suo braccio il Signore ci fece uscire dall'Egitto, dalla casa degli schiavi. A colui che non sa far domande comincia tu stesso a suggerirne secondo quanto è detto: Racconterai a tuo figlio in quel giorno..."
Nasce così un altro modo per interpretare le lettere della parola Pesach
,
infatti in quella notte In quella notte "la bocca
"
è "piena
di cose nascoste
",
cioè di indicazioni che rivelano i segreti intimi dell'ebraismo!
Finiscono così le disposizioni riportate da Mosè per conto del Signore sui preparativi in attesa del compimento della promessa della decima piaga per l'Egitto e il "popolo s'inginocchiò e si prostrò prostrò" e si predisposero per eseguire gli ordini ricevuti.
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