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L'EBRAISMO ANTICO
COPERTO DAL GIUDAISMO

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL SANTUARIO DI SILO
Sulla costa mediterranea cominciavano ad insediarsi i Filistei che dettero poi il nome alla Palestina, i "Pelishettim" , che non erano stati ancora interessati dall'espansione israelita.
Di questi è detto, un modo antistorico anche nel libro della Genesi in contemporanea con Abramo ed Isacco (Genesi 26).
Era però ineluttabile che prima o poi avvenisse lo scontro, perché entrambi, Filistei e Israeliti, avevano interessi d'espansione contrastanti.
Gli Israeliti portavano in sé la convinzione che Dio li aveva scelti tra tutti i popoli ed era loro alleato ed erano certi che li accompagnava nella conquista.
Mosè, il loro primo condottiero e giudice, aveva ricevuto da Dio stesso la chiamata e le tavole del patto ed aveva fatto costruire l'arca in cui porle.
Questa arca in pratica era il trono mobile di Dio, trasportabile a braccia con delle stanghe, ove Dio, seduto tra i cherubini che erano sulla cassa, in modo glorioso e luminoso si manifestava a Mosè.
Sotto la guida di Giosuè, dopo la prima invasione della terra promessa, la tenda del convegno per contenere l'arca dell'alleanza fu eretta in Silo come risulta all'inizio del capitolo 18 del libro di Giosuè "...tutta la comunità degli Israeliti si radunò in Silo, e qui eresse la tenda del convegno Il paese era stato sottomesso a loro." (Giosuè 18,1)

Ora: "Rimanevano tra gli Israeliti sette tribù che non avevano avuto la loro parte. Disse allora Giosuè ai figli di Israele: Fino a quando trascurerete di andare ad occupare il paese, che vi ha dato il Signore, Dio dei padri vostri? Sceglietevi tre uomini per tribù e io li invierò. Essi si alzeranno, gireranno nella regione, la descriveranno secondo la loro eredità e torneranno da me. Essi se la divideranno in sette parti: Giuda rimarrà sul suo territorio nel meridione e quelli della casa di Giuseppe rimarranno sul loro territorio al settentrione. Voi poi farete una descrizione del paese in sette parti e me la porterete qui e io getterò per voi la sorte qui dinanzi al Signore Dio nostro. Infatti non vi è parte per i leviti in mezzo a voi, perché il sacerdozio del Signore è la loro eredità, e Gad, Ruben e metà della tribù di Manàsse hanno già ricevuta la loro eredità oltre il Giordano, ad oriente, come ha concesso loro Mosè, servo del Signore... Giosuè a coloro che andavano a descrivere il paese ordinò: Andate, girate nella regione, descrivetela e tornate da me e qui io getterò per voi la sorte davanti al Signore, in Silo. Gli uomini... e vennero da Giosuè all'accampamento, in Silo. Allora Giosuè gettò per loro la sorte in Silo, dinanzi al Signore, e lì Giosuè spartì il paese tra gli Israeliti, secondo le loro divisioni." (Giosuè 18,2-10)

Segue la ripartizione, poi: "Quando gli Israeliti ebbero finito di ripartire il paese secondo i suoi confini, diedero a Giosuè, figlio di Nun, una proprietà in mezzo a loro. Secondo l'ordine del Signore, gli diedero la città che egli chiese: Timnat-Serach, sulle montagne di Efraim. Egli costruì la città e vi stabilì la dimora. Tali sono le eredità che il sacerdote Eleazaro, Giosuè, figlio di Nun, e i capifamiglia delle tribù degli Israeliti distribuirono a sorte in Silo, davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno. Così compirono la divisione del paese." (Giosuè 19,49-51)

Viene sottolineato che là a Silo a distribuire le eredità furono il sacerdote Eleazaro, Giosuè stesso e i capi tribù.
Il radicale ebraico è proprio del verbo "essere felice, essere tranquillo, vivere in pace, prosperare".
Erano, peraltro, quelle di lettere suggestive, in quanto proponevano l'idea che da quel luogo "la luce/il fuoco del Potente usciva ".
Silo era una località ove venne impiantato il campo e poi divenne una città.
Era a 14 km "...a nord di Betel a oriente della strada che va da Betel a Sichem e a mezzogiorno di Lebona" (Giudici 21,19) in zona baricentrica del territorio occupato, nell'ambito della parte assegnata alla tribù di Efraim.
Sichem invece era a circa a 30 km a nord di Betel ed era stata definita come una delle possibili città rifugio per gli omicidi non volontari (Giosuè 20).
Il sito di Silo, però, nel libro di Giosuè non è inserita tra le città di Efraim né tra quelle assegnate ai Leviti; è quindi da intendere che quella città non ci fosse ancora, ma era solo un territorio ove fu eretto un campo e che poi divenne città, comunque di proprietà del Signore, quindi, amministrata da Leviti, e direi di più, la logica richiede che tra questi fosse in consegna ai discendenti di Mosè.

I Filistei, come gli Israeliti, erano sopravvenuti da poco in Canaan ed erano in fase d'espansione, ma un secolo dopo essendosi consolidati, iniziarono le prime ostilità, come denuncia il libro dei Giudici quando riferisce della storia di Sansone (Vedi: "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia").
Nel frattempo Silo era divenuto un importante luogo di culto per tutti gli Israeliti ed era stato costruito un tempio per il Signore delimitando almeno in muratura un recinto sacro per la tenda del convegno che conteneva l'Arca Santa, infatti: "il sacerdote Eli stava sul sedile davanti a uno stipite del tempio del Signore". (1Samuele 1,9)
Lungo tale muro, all'interno del recinto, evidentemente erano stati costruiti magazzini ed alloggi per i sacerdoti a servizio della tenda, infatti: "La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio". (1Samuele 3,3)
Dopo circa 130 anni dalle prime conquiste, da entrambi le parti il tempo fu maturo per una vera e propria guerra tra Israeliti e Filistei.
Questi attaccarono in forza a Eben Ezer ai piedi dei monti di Efraim, circa a 30 km in linea d'aria a occidente di Silo nei pressi dell'antica via del mare.
I Filistei ebbero la meglio e gli Israeliti per mantenere la posizione decisero di far venire l'arca dell'alleanza per incutere coraggio ai propri combattenti.
A quel tempo il primo ministro del Tempio di Silo era Eli, vecchio e cieco, che aveva vari figli che si comportavano però indegnamente, e due di questi Cofni e Pincas accompagnarono l'arca.
I Filistei, nonostante la presenza dell'arca, che incuteva rispetto col suo misterioso potere, ebbero a prevalere uccidendo molti ebrei compresi gli stessi due figli di Eli, s'impadronirono così dell'arca sacra la portarono ad Asdod, circa 50 Km a sud nei pressi della costa del Mediterraneo.
Dopo la vittoria a Eben Ezer i Filistei inseguirono gli Israeliti su per le montagne ed evidentemente rasero al suolo il santuario di Silo e bruciarono la tenda.
Di questo fatto il libro dei Giudici tace.
Tale evento e però ricordato:

  • dal Salmo 78,60: "il Signore Abbandonò la dimora di Silo, la tenda che abitava tra gli uomini."
  • dal profeta Geremia 26,6: "...ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città un esempio di maledizione per tutti i popoli della terra".
Al tempo di Geremia perciò erano ancora visibili le rovine del tempio di Silo.
L'arca invece si salvò perché come detto era stata portata tra i combattenti di Israele contro i Filiste che l'avevano sistemata nel tempio di Dagon ad Asdod, ove, la mattina seguente, trovarono l'immagine del loro dio rovesciata a terra e nel contempo una pestilenza colse la popolazione; il paese fu infestato dai topi.
I capi filistei delle 5 città principali - Asdod, Gaza, Ascalon, Gat, Ekron - decisero di farla portare a Gat, ma la pestilenza colpì anche lì, quindi la trasferirono ad Ekron (1Samuele 5,11) ma accadde che un terrore mortale li assalì.
Misero allora l'Arca su un carro trainato da buoi con un'offerta riparatoria e lasciarono andare il carro che s'inoltrò verso la valle di Sorek.
Gli Israeliti di Bet Semes la scorsero, esultarono, ma anche alcuni di loro perirono.
Fu allora portata a Kiriat Iarim, forse da Keniti discendenti di Ietro, ove rimase per circa 20 anni finché David la fece portare a Gerusalemme, la nuova capitale.
Che vi fossero in Palestina i discendenti di Ietro, per non dire di Mosè, risulta da questa notazione ai tempi di Debora: "Ora Eber, il Kenita, si era separato dai Keniti, discendenti di Obab, suocero di Mosè, e aveva piantato le tende alla Quercia di Saannaim che è presso Kades." (Giudici 4,11)
(I Keniti, in effetti, erano un popolo che abitava anche parte della terra promessa come risulta da Genesi 15,19. In Numeri 24,21-22 Balaam pronunciò questo oracolo sui Keniti paragonandoli a Caino: "Poi vide i Keniti, pronunziò il suo poema e disse: Sicura è la tua dimora, o Caino, e il tuo nido è aggrappato alla roccia. Eppure sarà dato alla distruzione, finché Assur ti deporterà in prigionia". Il che sta a significare che un tempo furono ritenuti fratelli.
1Samuele 15,6 riferisce: "Disse inoltre Saul ai Keniti: Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall'Egitto. I Keniti si ritirarono da Amalek."
1Samuele 27,10 riferisce "Quando Achis chiedeva: Dove avete fatto scorrerie oggi? Davide rispondeva: Contro il Negheb di Giuda, contro il Negheb degli Ierahmeeliti, contro il Negheb dei Keniti")

Il fatto che non riportarono l'Arca Santa a Silo è un'informazione indiretta che suggerisce la conclusione che quel santuario era stato ormai distrutto.
Dopo quel fatto si profilarono decenni di grande prostrazione per la supremazia dei filistei che timorosi di espansioni degli Israeliti li trattavano duramente.
Tale peso contribuì al consolidarsi tra gli israeliti della convinzione della necessità di dotarsi di un re come avevano gli altri popoli, e aprì gli eventi ai fatti successivi, al profeta Samuela ed all'unzione, circa 20 anni dopo, di Saul quale primo re d'Israele.
Per comprendere l'atmosfera di servitù che era stata imposta dai Filistei basta ricordare la notazione:
"Allora non si trovava un fabbro in tutto il paese d'Israele: Perché - dicevano i Filistei - gli Ebrei non fabbrichino spade o lance. Così gli Israeliti dovevano sempre scendere dai Filistei per affilare chi il vomere, chi la zappa, chi la scure o la falce. L'affilatura costava due terzi di siclo per i vomeri e le zappe e un terzo l'affilatura delle scuri e dei pungoli. Nel giorno della battaglia, in tutta la gente che stava con Saul e Giònata, non si trovò in mano ad alcuno né spada né lancia. Si poté averne solo per Saul e suo figlio Giònata." (1Samuele 13,19-22)
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