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RICERCHE DI VERITÀ...
L'EBRAISMO ANTICO COPERTO DAL GIUDAISMO
di Alessandro Conti Puorger
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EBRAISMO E GIUDAISMO »
IL PRIMO GIUDICE »
ASSENZA DI NEPOTISMO? »
SACRIFICI UMANI »
IL SANTUARIO DI SILO »
IL SANTUARIO DI DAN
Presenterò in un altro articolo quanto mi risulta per la tribù di Dan, ma estraggo da quello in anteprima quanto segue riguardo al Santuario di Dan.
Il libro dei Giudici al capitolo 17 informa su un certo Mica che si fece un santuario privato in cui adorava Dio sotto forma di una statua d'argento ed aveva prima investito uno dei suoi figli come sacerdote munito di "Efod e Terafim" per la divinazione, poi prese al proprio servizio un levita proveniente da Betlemme.
Tutto ciò senza commento alcuno sulla palese infrazione delle norme della Torah.
Lo stesso libro dei Giudici al capitolo 18 tratta poi della presa di Lais, una città fenicia, e della fondazione di un santuario particolare, detto di Dan.
Il testo di Giudici 18,27-31, in particolare riferisce: "Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais. E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita Gionata, figlio di Ghersom, figlio; di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati. Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo."
Della statua che aveva fatto fare Mica è detto nel capitolo Giudici 17 come pure del levita di Betlemme che si prestò a curare il santuario privato di Mica.
V'è qui poi, al capitolo 18, la pratica condanna, ma senza commenti, della conquista di Lais da parte dei Daniti.
Era quello di Lais un popolo che stava tranquillo e sicuro e che fu passato a fil di spada in modo proditorio e senza preavviso.
Per due volte si dice che quelli di Sidone, cioè gli antenati dei Fenici erano lontani e non seppero nulla.
Quella fu la capitale che chiamarono Dan e vi istallarono il santuario dei Daniti, ove s'adorava una statua fatta da mani d'uomo, rinnegando il comando di Dio:
- Esodo 34,17 - "Non ti farai un dio di metallo fuso."
- Levitico 19,4 - "Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio."
- Deuteronomio 27,15 - "Maledetto l'uomo che fa un'immagine scolpita o di metallo fuso, abominio per il Signore, lavoro di mano d'artefice, e la pone in luogo occulto! Tutto il popolo risponderà e dirà: Amen."
Poi c'è ancora in Deuteronomio 29,15-17 che dopo quanto abbiamo visto pare proprio riferirsi alla tribù di Dan: "Davvero voi sapete come abbiamo abitato nella terra d'Egitto, come siamo passati in mezzo alle nazioni che avete attraversato. Avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d'argento e d'oro, che sono presso di loro. Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lontano dal Signore, nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni. Non vi sia tra voi radice alcuna che produca veleno e assenzio."
Ciò lo conferma il Midrash nel Talmud (TB Sanedrhin 103b) asserisce che la statua di Mica fu trasportata via dall'Egitto ed attraversato il Mar Rosso con Israele in mezzo alla tribù di Dan.
C'è, infine, una sorpresa!
Il levita era un nipote di Mosè.
Si chiamava Gionata: "Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti."
La precedente traduzione C.E.I., riportava il nome di Manasse: "Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Manasse".
Il testo masoretico, peraltro, infatti, propone "figlio di Manasse", ma in modo timido.
Il testo ebraico, infatti, scrive così, con la lettera
= N che porta il nome da Mosè a Manasse, sollevata, comunque a segnalare un inserimento postumo e non dovuto:
Ritengo ciò molto importante.
Aiuta a comprendere come sulla discendenza di Mosè è stato steso sulle Sacre Scritture della Bibbia un velo pietoso.
Questo è uno dei casi rari in cui è svelato il mistero del perché invece non è stato esaltato il ruolo dei suoi posteri.
Il Mesech Chochmà (Esodo XXI,13) ricorda che per la statua di Mica usata come idolo dalla tribù di Dan, risulta che la tribù di Levi per colpa di Jeonathan ben Gershon ben "Menashè" o meglio "Moshè", non può redimere nessuno!
Nel libro dei Giudici capitoli 19 e 20 c'è poi un altro racconto di un altro strano levita che tratteremo più avanti.
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