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RICERCHE DI VERITÀ...

 
L'EBRAISMO ANTICO
COPERTO DAL GIUDAISMO

di Alessandro Conti Puorger
 

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LA MATERNITÀ DI DIO
Giovanni Paolo I, il cui pontificato durò poco più di un mese, nel corso dell'Angelus del 10 settembre 1978 ebbe a dire: "Il popolo ebraico ha passato un tempo momenti difficili e si è rivolto al Signore lamentandosi dicendo: Ci hai abbandonati, ci hai dimenticati! No! - ha risposto per mezzo di Isaia Profeta - può forse una mamma dimenticare il proprio bambino? Ma anche se succedesse, mai Dio dimenticherà il suo popolo (Isaia 49,15)." Anche noi che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre."
Lo stesso Giovanni Paolo I riprese poi questo tema nel commentare Matteo 23,37 "Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!" sottolineando così l'immagine materna Dio.

L'aspetto materno di Dio, contro altare di una descrizione paterna riduttiva antropomorfica per dare un pallido cenno a noi umani del suo correlarsi d'amore assoluto, in effetti, ci è presentato fin dai primi versetti del libro del Genere, esaltando ai nostri occhi questo paragone: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò." (Genesi 1,27)

Il successivo papa, Giovanni Paolo II, riprese il tema nell'udienza del mercoledì 20 gennaio 1999 ove ebbe a dire tra l'altro: "Una paternità così divina e nello stesso tempo così umana nei modi con cui si esprime, riassume in sé anche le caratteristiche che solitamente si attribuiscono all'amore materno. Anche se rare, le immagini dell'Antico Testamento in cui Dio si paragona ad una madre sono estremamente significative..."
Il Catechismo della Chiesa Cattolica così sintetizza la questione all'articolo 239: "Chiamando Dio con il nome di Padre, il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti, Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente e, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d'amore per tutti i suoi figli. Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l'immagine della maternità, che indica ancor meglio l'immanenza di Dio, l'intimità tra Dio e la sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all'esperienza umana dei genitori che, in certo qual modo, sono per l'uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umane, pur essendone l'origine e il modello: nessuno è padre quanto Dio."

Al riguardo, è da considerare che quando si parla di misericordia di Dio, in effetti, si parla di utero "rachem" , e di viscere di misericordia , cioè di una prerogativa prettamente "femminile" di Dio, infatti, in Esodo 34,6 nel presentarsi a Mosè "...proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso...
Misericordioso e pietoso è " " cioè che e "dotato di utero" e pieno di grazia "Chen" ; tutte caratteristiche femminili di una madre.
Seguendo tale pensiero è pure da considerare che "Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera." (Salmo 33,6)
Lo spirito "ruach" il soffio dell'energia vitale di Dio è parola di genere femminile e tale spirito in Genesi 1,2 come una madre aleggiava sulla superficie delle acque di un mondo che doveva essere partorito.
È anche da considerare che i patriarchi (Genesi 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; 49,25; Esodo 6,3; Numeri 24,4) e Giobbe (31 volte) conobbero Dio come "'El Shaddai" il Dio onnipotente, ma letteralmente "che mammella è"; si presentò loro come madre, in ebraico, infatti, "shad" è mammella.

Altri apporti:

  • "Non è forse Èfraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza. Oracolo del Signore." (Geremia 31,20) cioè viene esaltata la qualità "materna" di Dio.
  • Il profeta Osea rafforza tale pensiero di Dio tenero attribuendogli atti propri di una madre verso il figlio: "Quando Israele era fanciullo, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare." (Osea 11,1-4)
  • Il Salmo 131 conferma l'idea di un Signore madre, infatti: "Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l'anima mia. Israele attenda il Signore, da ora e per sempre."
  • Il libro di Giobbe, capitolo 38, versetti 8-11 dicono: "Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno , quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde", come appunto se il Creatore avesse un utero.
  • Questa idea è confermata in modo esplicito in Isaia 66,9: "Io che apro il grembo materno, non farò partorire? dice il Signore. Io che faccio generare, chiuderei il seno? dice il tuo Dio."
  • Proseguendo pochi versetti dopo in Isaia 66,13 conferma in modo chiaro quel pensiero: "Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati."
Sono da tenere presenti le credenze generalizzate dei popoli limitrofi ad Israele su divinità femminili, forze creatrici e rigeneratrice della natura, la mitica grande dea madre primigenia, legate a riti di fertilità e al ciclo di vita-morte-vita come l'egizia Iside, la fenicia Astarte, la sumera Inanna, la babilonese Ishtar e la Cananea "Asherah" che è una dea popputa.

La dea Asherah

Petto-mammella come abbiamo visto sono anche attributi di Dio rivelatosi ai patriarchi che fa intuire come fossero sensibili al culto della dea cananea.
Asherah con i pali sacri a lei dedicati è ricordata nei sacri testi così come ci sono pervenuti quale un'aberrazione d'Israele, il che fa sospettare che al rientro dell'esilio babilonese vi sia stata una revisione dei testi sacri per togliere aspetti che potevano dar luogo a idee contrarie all'unicità di Dio per il pericolo si confondesse Sue qualità con persone divine.
Ecco la serie dei brani dell'A.T. ove è ricordata Asherah:
  • 1Re 15,9-14 - "Nell'anno ventesimo di Geroboamo, re di Israele, divenne re su Giuda Asa. Costui regnò quarantun anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia di Assalonne. Asa, come Davide suo antenato, fece ciò che è giusto agli occhi del Signore. Eliminò i prostituti sacri dal paese e allontanò tutti gli idoli eretti da suo padre. Anche sua madre Maaca egli privò della dignità di regina madre, perché essa aveva eretto un obbrobrio in onore di Asera; Asa abbatté l'obbrobrio e lo bruciò nella valle del torrente Cedron. Ma non scomparvero le alture, anche se il cuore di Asa si mantenne integro nei riguardi del Signore per tutta la sua vita."
  • 2Cronache 15,16 conferma quanto sopra: "Il re destituì dalla sua dignità di regina Maaca, madre di Asa, perché aveva eretto un abominio in onore di Asera. Asa demolì questo abominio, lo fece a pezzi e lo bruciò nel torrente Cedron."
  • 1Re 18,17-19 - "Appena lo vide, Acab disse a Elia: Sei tu la rovina di Israele! Quegli rispose: Io non rovino Israele, ma piuttosto tu insieme con la tua famiglia, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito Baal. Su, con un ordine raduna tutto Israele presso di me sul monte Carmelo insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele".
  • 2Re 21,1-7 - "Quando divenne re, Manàsse aveva dodici anni; regnò cinquantacinque anni in Gerusalemme; sua madre si chiamava Chefziba. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando gli abomini delle popolazioni sterminate già dal Signore all'arrivo degli Israeliti. Ricostruì le alture demolite dal padre Ezechia, eresse altari a Baal, innalzò un palo sacro, come l'aveva fatto Acab, re di Israele. Si prostrò davanti a tutta la milizia del cielo e la servì. Costruì altari nel tempio riguardo al quale il Signore aveva detto: In Gerusalemme porrò il mio nome. Costruì altari a tutta la milizia del cielo nei due cortili del tempio. Fece passare suo figlio per il fuoco, praticò la divinazione e la magìa, istituì i negromanti e gli indovini. Compì in tante maniere ciò che è male agli occhi del Signore, da provocare il suo sdegno. Collocò l'immagine di Asera, da lui fatta fare, nel tempio."
  • 2Re 23,4-7 - "Il re comandò al sommo sacerdote Chelkia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della soglia di condurre fuori del tempio tutti gli oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di tutta la milizia del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne portò la cenere a Betel. Destituì i sacerdoti, creati dai re di Giuda per offrire incenso sulle alture delle città di Giuda e dei dintorni di Gerusalemme, e quanti offrivano incenso a Baal, al sole e alla luna, alle stelle e a tutta la milizia del cielo. Fece portare il palo sacro dal tempio fuori di Gerusalemme, nel torrente Cedron, e là lo bruciò e ne fece gettar la cenere nel sepolcro dei figli del popolo. Demolì le case dei prostituti sacri, che erano nel tempio, e nelle quali le donne tessevano tende per Asera."
Il profeta Geremia 7,18 e 44,17-19- 25 la nomina come la "Regina del cielo".
Gli "'asherim" erano oggetti di culto, in generi pali sacri, collegati alla venerazione di Asherah, intesa come consorte di Baal o di Yahweh.

L'aspetto femminile della divinità ha portato il misticismo ebraico espresso convenzionalmente e simbolicamente dalla Qabbalah o tradizione ebraica (Vedi: "La sposa in estasi - appunti di qabbalah di un cristiano") alla convinzione che l'unione sessuale fra uomo e donna, compiuta in santità, coinvolge la divina presenza della Shekinah.
Per la Qabbalah le dieci sefirot o sfere, sono le "facce del Re", le vesti della Divinità, ma anche i raggi della luce che emana, i dieci gradi del Tutto, gli aspetti vari della sua manifestazione, come Egli appare, per i quali dal recondito si rivela con la Sua Shekhinà o presenza:
  • keter corona la volontà divina Kèther Elyòn, la "suprema corona" della Divinità;
  • chokmah, saggezza, sapienza;
  • binah, comprensione, intelligenza;
  • chesed, amore o grazia di Dio;
  • gevurah, potere la "potenza" di Dio giudicante;
  • tiferet, bellezza o rachamim, la "misericordia" di Dio;
  • netzach, vittoria, la "stabile durata" di Dio;
  • hod, gloria, la "maestà" di Dio;
  • yesod, fondamento di tutte le forze generanti di Dio;
  • Malkut, regno o presenza divina il "regno" di Dio, indicato per lo più nello Zòhar come Knèseth Iisraèl, archetipo della comunità di Israele, o come presenza o Shekinah .
La Shekinah è in pratica lo Spirito Santona atteso e che si manifesta alcune volta al fedele negli "Shabbat" come Regina del Sabato o "Shabbat hamlekkah" ed anche con l'aspetto di colomba.
I convertiti all'ebraismo sono coloro che si pongono sotto le ali della colomba.
È ritenuto, infatti, che nello "Shabbat" a chi lo rispetta integralmente dedicandosi in definitiva allo studio della Torah alla sera, al canto "Lekha Dodì" "vieni cara amica", fornisce un'anima supplementare detta "i'ibbur" e il risultato evidente è il servire Dio nella gioia.
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