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GLI SPOSI VERGINI, FAMIGLIA ESCATOLOGICA
di Alessandro Conti Puorger

IL PRIMO MATRIMONIO
Con gli appunti trasformati in articoli delle mie personali ricerche-meditazioni, in più occasioni, mi sono soffermato sull'amore sponsale, così importante nelle Sacre Scritture giudeo-cristiane perché esemplificativo dell'idea dell'amore infinito alla base del patto intramontabile ed assoluto di Dio con l'umanità e col singolo individuo da Lui pensato, indi voluto e creato.
Tra tali articoli ricordo:
In questo rapporto d'amore peraltro pare avere grande importanza la verginità che ovviamente travalica il semplice concetto umano dello stato d'illibatezza degli organi genitali prima dell'uso procreativo.
Intendo perciò approfondire l'aspetto della verginità sotto le varie angolature, perché la verginità fisica è solo una allegoria per suggerire alla mente umana la veste di purezza con cui ci vestirà il Signore.
Ciò avverrà come compimento di questa profezia dal profeta Isaia:

"...come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te." (Isaia 62,5)

Il compimento è iniziato quando un carpentiere, o meglio un architetto ("Tecton" in greco), Giuseppe sposò la vergine Maria proprio per accogliere sotto il proprio tetto il Signore Gesù!
Per merito di quel matrimonio accadrà, infatti, che un popolo immenso potrà far parte della loro Sacra Famiglia e godrà della loro elezione che donerà una veste di dignità.
Il fedele, maschio o femmina, sarà dunque considerato alla stregua di una fanciulla vergine come d'altronde erano i due della prima coppia nel giardino dell'Eden prima della caduta e come di fatto sono i Santi Sposi della Sacra Famiglia, Giuseppe e Maria, vergini!

Eva, la prima donna, così fu chiamata dal marito dopo la disobbedienza (Genesi 3,20), in effetti, fu presentata da Dio stesso al primo uomo non appena la coppia si svegliò dal torpore che proprio Dio aveva fatto scendere su di lei.
Il termine "'adam", infatti, è quello con cui è definita la prima coppia come si ricava da: "E Dio creò l'uomo ('adam ) a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò." (Genesi 1,27)
Tutto si gioca sul termine "'adam" il cui significato è il generico uomo quale individuo dell'umanità, vale a dire il "terrestre", sia esso maschio o femmina, indi per traslato l'umanità.
Propongo "il terrestre" perché "'adam" al femminile è "'adamah" , che in ebraico è la terra lavorata, "la rossa".
Ed "'adam" implica proprio il concetto di "essere rosso", come d'altronde è il bambino quando nasce, che appena uscito dal seno della madre si presenta sporco di sangue "dam" .
Dio, infatti, creò l'umanità che l'autore della Genesi sintetizza in essenza con la prima coppia.
Il nome proprio, Adamo, che si trova attribuito al primo maschio deriva proprio da quello, ma mai Dio lo definì così dandogli esplicitamente quel nome, infatti, non c'è un versetto che dica "Dio lo chiamò Adamo", mentre in effetti Dio darà specifici nomi ai patriarchi a Sara e poi a Gesù.
Su questa coppia "'adam", che fino a quel momento erano uniti solo attraverso la carne, "...il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo ( sulla coppia), che s'addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse:

Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta.
Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie,
e i due saranno un'unica carne." (Genesi 2,21-24)

I due esseri umani di sesso diverso si conobbero l'un l'altro di pari dignità.
Di fatto, Dio creò così l'istituto del matrimonio che fu una svolta per l'evoluzione della vita sulla terra!
Accadde che un primo uomo e una prima donna si accolsero a vicenda, l'uno accolse la moglie e la moglie accolse l'uomo, fu pronunciato il primo sì, la decisione biunivoca di servirsi, di collaborare, di compiacersi a vicenda.

Il Paradiso Terrestre

Erano i soli esseri umani sulla terra appena creata o furono solo i primi che cominciarono a fare così!
Il Signore stesso fu testimone e celebrò il primo matrimonio.
Tale atto compiuto da Dio subito agli inizi, raccontato dalla Bibbia nel libro della Genesi, è il prototipo di come secondo l'autore di quel testo ritiene che Dio desideri essere il matrimonio:
  • tra due esseri umani di sesso diverso;
  • l'incontro è promosso da Dio;
  • l'innamoramento, "il torpore" che cade sulla coppia, è opera di Dio;
  • come tale deve essere accolto dalla coppia stessa alla quale, appunto, pare proprio quello un periodo magico ed unico, memoria per entrambi di un momento felice foriero di felicità sempre maggiore;
  • un rapporto in condizioni di parità assoluta di dignità;
  • i due si considerino uno per l'altra, come unici sulla terra, pensati proprio da Dio stesso quali anime gemelle.
Che l'uomo e la donna destinati al primo matrimonio, emblema dei futuri matrimoni, sono stati creati l'uno per l'altro l'afferma la stessa Sacra Scrittura quando dice: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda". (Genesi 2,18)
Da ciò si deduce che se nel campo della ricerca della moglie o del marito si segue e ci si affida alla volontà di Dio si entra in quel verificarsi della prima unione e si raccolgono a pieno le relative benedizioni.
Secondo la divina volontà l'unione della prima coppia era il prototipo d'ogni unione successiva, voluta perché siano felici e fecondi, infatti, "Dio li benedisse e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi..." (Genesi 1,28)

Ora Eva certamente era vergine.
Una fanciulla fisicamente matura, pronta per avere con un uomo il primo rapporto sessuale completo, potenzialmente prolifero, infatti, è definita vergine.
Era perciò Eva una fanciulla intatta, integra fisicamente e psicologicamente rispetto a rapporti sessuali.
Del pari così era lui, lo sposo, vergine ed innocente.
Non avevano amato altri!
Erano senza malizia!
"Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna." (Genesi 2,25)

Perché castità e verginità sono tanto importanti in un matrimonio inteso secondo la volontà di Dio?
Per ricreare quel magico momento voluto da Dio stesso per la prima coppia con tutte le benedizioni che comportò.
Passate esperienze e tradimenti sono perciò lontane mille miglia.
Il matrimonio è così il primo atto di pace tra due esseri umani.
Il semplice rapporto maschio femmina senza un legame che superi l'essenza fisica del sesso, ma unisca spiriti e volontà in una stabile unità, infatti, è un legame prima o poi conflittuale che porta prima o poi a tradimenti, in definitiva ad inimicizia.
Si può proprio dire che il matrimonio è atto a provocare pace: "Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due... abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia..." (Efesini 2,14)
È una alleanza per la vita che provoca vita.
La coppia cambia l'essenza dei singoli formando un essere nuovo, lui e lei sposati, non più due, ma una nuova unità, una condivisione totale.
Il matrimonio perciò è la base ideale di un patto totalizzante che gli autori biblici prenderanno poi come allegoria per significare il patto che Dio propone al suo popolo ed a chi intenda seguirlo nel suo Regno d'amore e di pace.

C'è però di più.
Attorno alla fanciulla vergine s'era creato un pathos particolare in quanto era quella della verginità condizione particolarmente gradita ai potenti che si dotavano di queste fanciulle nei propri harem.
Per traslato, quindi, è ritenuta condizione preferita anche dal Potente assoluto.
Ora, la lettera ebraica più alta delle altre, che esce dal rigo superiore che contiene tutte le altre lettere e che quindi rappresenta una potenza, un potente o il Potente, è la lettera "lamed" che peraltro si trova anche nella parola ebraica che indica "vergine", cioè "betulla" .
Dalla tradizione ebraica le lettere dell'ebraico, che peraltro sono solo consonanti, infatti, sono considerate scintille di verità, promanate direttamente dal trono di Dio, quindi, in sé, per i tradizionalisti ebrei, hanno un particolare sacro valore.
Gli ebrei dei tempi antichi, e pure oggi con la Qabbalah, peraltro sono adusi ad analizzare le parole ebraiche anche lettera per lettera o spezzandole col metodo "al tikrei" "non leggere", ossia leggere le consonanti che formano la parola ebraica in altro modo, con diversa vocalizzazione o forma ortografica rispetto all'usuale.
L'uso "al tikrei" non esclude però in ogni caso la lettura originaria del testo, perciò si può più correttamente definire come "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo" ed il procedimento permette una nuova interpretazione del versetto, perfino quando le leggi della grammatica e della sintassi rendono necessaria la sola lettura tradizionale.
L'uso di questa tecnica trae origine dal verso: "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte." (Salmo 62,12) e cioè che le parole della Bibbia si prestano a significati diversi di quello tradizionale." (Diz. Unterman) e se poi ogni lettera può anche leggersi a se stante, in base al disegno che reca, le possibilità di diversa traduzione aumentano ancora.
Ciò è stato discusso e dimostrato come possibile e verificato con ampie traduzioni che hanno rivelato volti nascosti di pagine e pagine della Bibbia con i miei articoli nella rubrica "Lettere ebraiche e Codice Bibbia" da cui il metodo con regole e significati grafici delle lettere per conseguire decriptazioni in "Parlano le lettere".

Ora in ebraico "vergine" "betulla", come visto, si scrive ed operando in quel modo si ricava che una vergine che "a casa Scelgono di portars i potenti del mondo " sarà invece una fanciulla eletta attraverso la quale "dentro Sceglierà di portarsi il Potente nel mondo ".

Questa profezia nascosta è stata rivelata dal cristianesimo con le vicende della Incarnazione nella Vergine Maria, ove il matrimonio con Giuseppe fu per entrambi finalizzato volontariamente alla nascita di Gesù ed alla sua crescita. Fu quindi quel matrimonio assunto quale missione per il mondo, indi atto d'amore vergine di due vergini, che fu creativo e coinvolse l'umanità intera.
Ma proseguiamo per gradi.

Matrimonio di Giuseppe e la Vergine Maria

REBECCA - LA MOGLIE DI UN PATRIARCA
Nel libro della Genesi, il primo della Torah o Pentateuco della Tenak ebraica e della Bibbia cristiana, l'unica volta che è usato il termine di "vergine" "betulla" è per la giovane Rebecca, la moglie scelta da Dio per Isacco, il padre dei gemelli Giacobbe, chiamato poi Israele da Dio stesso, e di Esaù che, sebbene primogenito, non ricevette la relativa benedizione.
Il Talmud considera Rebecca progenitrice dello stesso popolo d'Israele attraverso Giacobbe e attraverso Esaù dei popoli che gli sono nemici, quindi com'era il popolo romano ai tempi della redazione dello stesso Talmud, considerato appunto come Esaù, perché i due figli Giacobbe ed Esaù si urtavano e si combattevano già nel grembo della madre, prefigurando la futura inimicizia da parte dei popoli confinanti, mossi comunque da ateismo o da idolatria.
"Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: Se è così, perché questo? Andò a consultare il Signore. Il Signore le rispose: Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo". (Genesi 25,22s).
Rebecca fu poi sepolta col marito nella Tomba dei Patriarchi ad Ebron dove erano già tumulati Sara ed Abramo.

Il capitolo 24 della Genesi, infatti, è interamente dedicato al portentoso intervento divino che portò alla scelta della moglie perfetta per Isacco, patriarca che il cristianesimo propone a figura di Cristo al momento del suo sacrificio sul monte Moria (Genesi 22).

Sacrificio di Isacco - Caravaggio

Questa profezia nascosta è stata rivelata dal cristianesimo con le vicende della Incarnazione nella Vergine Maria, ove il matrimonio con Giuseppe fu per entrambi finalizzato volontariamente alla nascita di Gesù ed alla sua crescita. Fu quindi quel matrimonio assunto quale missione per il mondo, indi atto d'amore vergine di due vergini, che fu creativo e coinvolse l'umanità intera.

È al riguardo da tener conto che il testo di quel capitolo 22 dice alla fine: "Dopo queste cose, ad Abramo fu portata questa notizia: Ecco, Milca ha partorito figli a Nacor tuo fratello: Uz, il primogenito, e suo fratello Buz e Kamuèl il padre di Aram e Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl; Betuèl generò Rebecca: questi otto figli partorì Milca a Nacor, fratello di Abramo." (Genesi 22,20)
"Dopo queste cose" è quindi nota che riguarda proprio i fatti di Genesi 22 che narra del racconto del sacrificio di Abramo e di Isacco ove, di fatto, Abramo riebbe Isacco come risorto, perché il padre nell'intimo l'aveva veramente consegnato alla morte come sacrificio a Dio e lo riebbe risuscitato, ricevendo in cambio come un nuovo figlio.
Ciò sta proprio a significare che Isacco, figlio della risurrezione, era prezioso in modo particolare al Signore che comincia a cercargli l'anima gemella e questa deve avere già con le qualità terrene l'accenno di una creatura angelica, bella ed innocente, pura, quindi, vergine.
Vergine e bella d'aspetto !
Tali parole e lettere ebraiche come vedremo sono nella descrizione che fa il testo biblico di Rebecca e col criterio di separare le lettere e leggerle in altro modo anche con l'uso dei valori ideografici delle lettere stesse si consegue il seguente pensiero:

"Buona (), integra , si vede Uscire un vivente dalla nube , una figlia Portata dal Potente nel mondo ."

Dopo la morte di Sara, il padre Abramo, bramoso di avere una discendenza numerosa, mandò il proprio servo Eliezier in Aram tra i due fiumi con l'incarico di cercare la moglie idonea per Isacco.
Questi si recò forse ad Harran, ove c'era la casa dei parenti da cui proveniva Abramo stesso e Sara, cioè dove viveva il fratello Nacor.
Dopo un viaggio compiuto con l'aiuto divino il servo, ispirato, incontrò la futura sposa di Isacco vicino ad un pozzo.
Fu così che: "Rebecca , che era figlia di Betuèl, figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla. La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo si era unito a lei. Ella scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì." (Genesi 24,15s)
Si dice, infatti, che Rebecca "Ribqah" possa voler significare "corda, trappola" in senso figurato, perché "avvince, unisce, irretisce, con la sua bellezza".
Le lettere ebraiche usate per definirla sono:

la giovinetta
era molto bella d'aspetto
era vergine
nessun uomo si era unito a lei
vale a dire "non aveva conosciuto Uomo ".

Queste ultime parole sono riprese dal Vangelo di Luca nei riguardi della Vergine Maria che appunto in Luca 1,27s è definita due volte proprio con l'attributo di "vergine" in questo modo: "l'angelo Gabriele mandato da Dio a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te."
Là, infatti, viene sottolineato che "...Maria disse all'angelo: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?" (Luca 1,34)
D'altronde Maria è madre della Chiesa da cui nasce il nuovo Israele come da Rebecca nacque Giacobbe-Israele.

Elizier diede a Rebecca i doni nuziali, vesti e gioielli.
Poi, ottenuto il consenso dei parenti, intraprese il viaggio di ritorno e condusse Rebecca da Isacco.
Eliezier il cui nome significa "aiuto di Dio" proprio come ci si attende dal nome fu il paraninfo di quel matrimonio voluto da Dio, come quello di Adamo ed Eva, e come poi sarà quello di Giuseppe e Maria.
Proseguendo col parallelo con Dio che vuole un patto nuziale col fedele, in analogia a questo passo della Genesi in cui Eliezier elargisce a Rebecca i doni nuziali, come si legge nel Salmo 61, è Dio stesso che dona grazia e abito splendenti al suo fedele come fosse veramente la propria sposa:

"Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come uno sposo che si cinge il diadema
e come una sposa che si adorna di gioielli." (Salmo 61,10)

La veste di salvezza è l'abito bianco del battesimo.
I gioielli sono le opere buone che il Signore dona di compiere ai suoi eletti.

In appendice a questo articolo, in linea con l'idea di fondo della mia ricerca il cui filone principale è nato col cercare pagine di secondo livello nella Bibbia ebraica certo che vi sono e debbono riferirsi al Messia, come preannunciato in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e poi esplicitato nei vari articoli di questo mio Sito, presento integralmente decriptato il lungo capitolo 24 del libro della Genesi secondo metodo e regole di "Parlano le lettere".
Questo capitolo Genesi 24, costituito da 67 versetti come il lettore può verificare dà luogo ad un denso testo messianico.

LA TORAH E LE VERGINI
Sulle vergini negli altri 4 libri della Torah, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, si trovano i seguenti riferimenti.

Esodo
22,15-16 - "Quando un uomo seduce una vergine non ancora fidanzata e si corica con lei, ne pagherà il prezzo nuziale, e lei diverrà sua moglie. Se il padre di lei si rifiuta di dargliela, egli dovrà versare una somma di denaro pari al prezzo nuziale delle vergini."

Levitico
Levitico 21,1-4 - "Il Signore disse a Mosè: Parla ai sacerdoti, figli di Aronne, dicendo loro: Un sacerdote non dovrà rendersi impuro per il contatto con un morto della sua parentela, se non per un suo parente stretto, cioè per sua madre, suo padre, suo figlio, sua figlia, suo fratello e sua sorella ancora vergine, che viva con lui e non sia ancora maritata; per questa può esporsi all'impurità. Come marito, non si renda impuro per la sua parentela, profanando se stesso."

Levitico 21,10-15 - "Il sacerdote, quello che è il sommo tra i suoi fratelli, sul capo del quale è stato versato l'olio dell'unzione e ha ricevuto l'investitura, indossando le vesti sacre, non dovrà scarmigliarsi i capelli né stracciarsi le vesti. Non si avvicinerà ad alcun cadavere; non potrà rendersi impuro neppure per suo padre e per sua madre. Non uscirà dal santuario e non profanerà il santuario del suo Dio, perché la consacrazione è su di lui mediante l'olio dell'unzione del suo Dio. Io sono il Signore. Sposerà una vergine. Non potrà sposare né una vedova né una divorziata né una disonorata né una prostituta, ma prenderà in moglie una vergine della sua parentela. Così non disonorerà la sua discendenza tra la sua parentela; poiché io sono il Signore che lo santifico".

Sono intrecciate due norme per i sacerdoti, la prima impone che evitino impurità per contatto con morti e la seconda comporta che il sommo sacerdote, sia sposato con una vergine.
La prima norma può contribuire a chiarire l'episodio in cui: "Un altro dei discepoli gli disse: Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre. Ma Gesù gli rispose: Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti" (Matteo 8,21s).
Lì evidentemente Gesù intendeva dire che chi lo seguiva era chiamato ad essere sacerdote per il mondo e lo ricordava con quella norma che valeva per i sacerdoti del tempo.
I cristiani, infatti, sono fratelli di Cristo, profeta, re e sacerdote.
L'altra norma che riguarda lo sposare una vergine della propria parentela da parte di chi sarà sommo sacerdote pose una gran cura da parte dei leviti di cercarsi mogli adeguate onde così non precludersi la massima carica.
Fu per questo motivo che invalse l'uso di conoscere bene il proprio albero genealogico specialmente da parte delle donne per esibirlo alla bisogna.
Dio, suggeritore della Torah scritta, evidentemente per suo figlio scelse che scegliere perciò una vergine, resa anche vergine nell'anima, pura cioè dal peccato originale, per grazia speciale.

Andiamo ora a Giuseppe della Sacra Famiglia di Nazaret.
Questi, scelto da Dio, ha anche il ruolo di sacerdote dei riti familiari nei sabati e nelle Pasque e nelle feste comandate dalla Torah e non poteva non sposare una vergine, probabilmente della sua parentela.
Tale pensiero comporta che Maria la madre di Gesù fosse anch'essa della famiglia di David secondo la profezia a David di Natan "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre" (2Samuele 7,12s), profezia confermata nel Salmo 132,11 quando dice "Il Signore ha giurato a Davide e non ritratterà la sua parola: Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!"
Al riguardo dice San Leone Magno nei suoi discorsi sul Natale di Nostro Signore Gesù Cristo: "È scelta una vergine regale, appartenente alla famiglia di David, che, destinata a portare in seno tale santa prole, concepisce il figlio, Uomo-Dio, prima con la mente che col corpo. E perché, ignara del consiglio superno, non si spaventi per una inaspettata gravidanza, apprende dal colloquio con l'angelo quel che lo Spirito Santo deve operare in lei. Ella non crede che sia offesa al pudore il diventare quanto prima genitrice di Dio. Colei a cui è promessa la fecondità per opera dell'Altissimo, come potrebbe dubitare del nuovo modo di concepire? La sua fede, già perfetta, è rafforzata con l'attestazione di un precedente miracolo: un'insperata fecondità è data a Elisabetta, perché non si dubiti che darà figliolanza alla Vergine chi già ha concesso alla sterile di poter concepire." (dal Discorso 1 per il Natale)

Deuteronomio
Deuteronomio 22,13-21 - "Se un uomo sposa una donna e, dopo essersi unito a lei, la prende in odio, le attribuisce azioni scandalose e diffonde sul suo conto una fama cattiva, dicendo: Ho preso questa donna, ma quando mi sono accostato a lei non l'ho trovata in stato di verginità, il padre e la madre della giovane prenderanno i segni della verginità della giovane e li presenteranno agli anziani della città, alla porta. Il padre della giovane dirà agli anziani: Ho dato mia figlia in moglie a questo uomo; egli l'ha presa in odio ed ecco, le attribuisce azioni scandalose, dicendo: Non ho trovato tua figlia in stato di verginità; ebbene, questi sono i segni della verginità di mia figlia, e spiegheranno il panno davanti agli anziani della città. Allora gli anziani di quella città prenderanno il marito, lo castigheranno e gli imporranno un'ammenda di cento sicli d'argento, che daranno al padre della giovane, per il fatto che ha diffuso una cattiva fama contro una vergine d'Israele. Ella rimarrà sua moglie ed egli non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita. Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire all'ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà a morte, perché ha commesso un'infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così estirperai il male in mezzo a te."

Quello del mostrare le lenzuola con tracce di sangue della prima notte è usanza rimasta fino a qualche anno fa nei paesi del sud Italia.

Deuteronomio 22,23-24 - "Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, giace con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete a morte: la fanciulla, perché, essendo in città, non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così estirperai il male in mezzo a te."

Deuteronomio 22,25-29 - "Ma se l'uomo trova per i campi la fanciulla fidanzata e facendole violenza giace con lei, allora dovrà morire soltanto l'uomo che è giaciuto con lei, ma non farai nulla alla fanciulla. Nella fanciulla non c'è colpa degna di morte: come quando un uomo assale il suo prossimo e l'uccide, così è in questo caso, perché egli l'ha incontrata per i campi. La giovane fidanzata ha potuto gridare, ma non c'era nessuno per venirle in aiuto. Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l'afferra e giace con lei e sono colti in flagrante, l'uomo che è giaciuto con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d'argento; ella sarà sua moglie, per il fatto che egli l'ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita."

Nazaret aveva pochi abitanti e molti campi attorno e questa di una violenza subita evidentemente fu una delle possibilità che Giuseppe immaginò fosse potuta accadere a Maria ed, essendo giusto, la voleva rimandare in segreto.
Certo però che Maria non si giustificò in alcun modo con Giuseppe, certa che Dio l'avrebbe aiutata a chiarire la sua storia.

È poi da ricordare la figlia del giudice Iefte che sacrificò la figlia come raccontato al capitolo 11 del libro dei Giudici.
Questa figlia, di cui non si conosce il nome, che era ancora vergine chiese e ottenne dal padre due mesi di proroga.
È, infatti detto che: "Poi disse al padre: Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne. Egli le rispose: Và! e la lasciò andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità. Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui venne in Israele questa usanza: ogni anno le fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di Iefte il Galaadita, per quattro giorni." (Giudici 11,37-40)

VERGINE, FIGLIA DI SION
La vergine, figlia di Sion è il popolo d'Israele, il popolo del Signore che al tempo di David e Salomone aveva per capitale Gerusalemme in cui appunto c'è il monte Sion e c'era il Tempio di IHWH.
L'attributo "Figlia di Sion" nella Bibbia complessivamente è menzionato 27 volte, alcune delle quali con l'aggiunta di "vergine".
Amos nel proprio libro, profeta nato vicino a Betlemme che esercitò ai tempi di Geroboamo nel regno del Nord, tempo in cui 10 delle tribù d'Israele iniziarono a traviarsi ed a prostituirsi macchiandosi d'adulterio per idolatria, ebbe a dire: "È caduta, non si alzerà più, la vergine d'Israele; è stesa al suolo, nessuno la fa rialzare." (Amos 5,2)
È da notare che quelle tribù ormai separatesi non potevano più attingere a Gerusalemme, al Tempio ed a Sion, quindi non sono più "Figlia di Sion" e stavano perdendo la loro verginità assicurata dal patto col Signore.
Altra antica citazione è ai tempi del re Ezechia del regno del Sud "Allora Isaia figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: Dice il Signore, Dio di Israele: Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib re d'Assiria. Questa è la parola che il Signore ha pronunziato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme." (2Re 19,20; Isaia 37,21s)
Il profeta Sofonia, operante nel Regno di Giuda presumibilmente tra il 630 ed il 609 a.C. al tempo di Giosia, aveva profetizzato: "Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa. Ho allontanato da te il male, perché tu non abbia a subirne la vergogna." (Sofonia 3,14-18)
Geremia poco prima della distruzione di Gerusalemme per ricordare al popolo, che è stato infedele profanando l'Alleanza ebbe a dire: "Perciò così dice il Signore: Informatevi tra le nazioni: chi ha mai udito cose simili? Enormi, orribili cose ha commesso la vergine di Israele... il mio popolo mi ha dimenticato; essi offrono incenso a un idolo vano." (Geremia 18,13-15)
Non la definisce più vergine perché s'era prostituita con gli idoli. Profetizza poi il ritorno dell'epoca dell'amore col Signore e quindi per questi sarà la vergine di prima: "...Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine di Israele. Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi e uscirai fra la danza dei festanti." (Geremia 31,3)
Il profeta Zaccaria del IV secolo a.C., vissuto dopo l'esilio babilonese, poi, del pari pronunciò questa profezia: "Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te - oracolo del Signore." (Zaccaria 2,14)
Nello stesso libro del profeta Zaccaria, poi, al capitolo 9 si trova questa profezia: "Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina." (Zaccaria 9,9)
Questo titolo nel libro delle Lamentazioni viene ripreso con l'aggiunta originaria di vergine, perché per la scelta che ha fatto su di lei il Signore, scelta che permane perenne, è comunque vergine per antonomasia in forza del disposto già sottolineato di Levitico 21,1-4 da cui si evince che se il Signore dovesse sposare come gli uomini, sposerebbe una vergine come debbono fare per suo comando i sacerdoti.
  • "Con che cosa ti metterò a confronto? A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme? Che cosa eguaglierò a te per consolarti, vergine figlia di Sion? Poiché è grande come il mare la tua rovina; chi potrà guarirti?" (Lamentazioni 2,13)
  • "Grida dal tuo cuore al Signore, vergine figlia di Sion; fa scorrere come torrente le tue lacrime, giorno e notte! Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio." (Lamentazioni 2,18)
In definitiva, come accennato, "Figlia di Sion" complessivamente nella Bibbia è menzionata 27 volte, di cui 2 volte nel Nuovo Testamento quando Matteo 21,14 e Giovanni 12,15 richiamano la profezia di Zaccaria 9,9.

Ora il libro 2 Samuele quando racconta di Tamar sorella di Assalonne e figlia di Davide che, vergine, fu stuprata dal fratellastro Amnon dice: "Essa indossava una tunica con le maniche, perché così vestivano, da molto tempo, le figlie del re ancora vergini." (2Samuele 13,18)
È sottolineato che tale uso era entrato in uso "da molto tempo" come segno importante della verginità e della relativa purezza.
A stupro avvenuto, infatti, ecco che: "Tamàr si sparse polvere sulla testa, si stracciò la tunica dalle lunghe maniche che aveva indosso..." (2Samuele 13,19)
Questa veste bianca, vestito delle vergini, si ritrova come elemento essenziale nella festa di Jom Kippuir come ho messo in evidenza nel secondo paragrafo del mio articolo "Le Feste Ebraiche della venuta del Messia" che riporto qui di seguito.

Un midrash racconta che Dio fece quel giorno a satan la stessa domanda che fece nel libro di Giobbe: Il Signore disse a satana: "Da dove vieni? satana rispose al Signore: Da un giro sulla terra che ho percorsa. Il Signore disse a satana: Hai posto attenzione... (Giobbe 2,2-3) al popolo ebraico in che cosa è impegnato.
Il satàn quindi andò e trovò che tutto il popolo ebraico era a digiuno e pregava. Vide che tutti erano vestiti di colore bianco ed erano avvolti nel 'tallìt' come sono avvolti gli angeli serafini.
Subito il satan tornò pieno di vergogna alla Presenza Divina rispose: Ho visto che tutto il popolo ebraico era a digiuno e pregava, tutti erano vestiti di bianco avvolti nel tallìt come gli angeli serafini.
Il Santo allora lo annullò e annunciò Vi ho perdonato."
Gli ebrei di origine spagnola, portoghese o nordafricana, i Sefarditi, chiamano questa festività il "Digiuno Bianco", ma non è un giorno triste.
In ricordo della tunica di lino di Aronne è indossata una tunica bianca (kitel in Yddish, "kotonet bad" in ebraico) che si usa in queste occasioni:
  • da alcune comunità a Ro'sh Ha Shanah e a Yom Kippur;
  • dall'officiante in sinagoga (Chazan) in alcune ricorrenze;
  • dai capi famiglia al Seder Pasquale;
  • dallo sposo quando è sotto al baldacchino nuziale (chuppah);
  • come sudario funebre per i morti.
Il bianco, abito degli angeli officianti, è simbolo di purezza e d'assenza di peccato, perciò quella tunica si usa a capodanno e a Yom Kippur, giorno di perdono, come pure nel giorno del matrimonio, perché la tradizione ritiene gli sposi perdonati nella condizione d'Adamo ed Eva prima del peccato.
Yom Kippur è celebrato come una festa e al proposito: "Disse Rabban Shim'on ben Gamaliel: "Per Israele non vi sono altri giorni lieti quanto il 15 del mese di Av (Pasqua) e il Giorno dell'Espiazione, perché in essi le figlie di Gerusalemme escono in abiti bianchi presi in prestito..." (Talmud Babilonese Ta'anit 26b)
Giovani e ragazze uscivano dalla città e si sceglievano le spose.
Le giovani potevano indossare solo vesti bianche di lino, per non mettere in imbarazzo le più povere ed il corteo si portava alla casa del Sommo Sacerdote che organizzava un gran banchetto dopo che aveva cacciato Azazel.
C'è una parabola nei Vangeli che si aggancia a questa usanza di Yom Kippur relativa all'abito bianco delle nozze, che veniva dato gratis dal padrone di casa agli invitati nel giorno di nozze importanti, come le dava il Sommo Sacerdote alle ragazze nel giorno di kippur; si legge infatti: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire... disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti." (Matteo 22,2-14)

Del resto, come si poteva trovare agli angoli di strade e piazze gente già pronta con l'abito nuziale se non lo dava il capo di casa della festa?
In definitiva l'abito bianco è prova inversa del lenzuolo.
È questo donato dal Signore stesso e chi lo porta maschio o femmina, comunque sposo del Signore Dio, se non macchiato, è considerato da Lui vergine.

LA VERGINITÀ RESTITUITA DAL BATTESIMO
Tale allegoria della verginità è stata assunta dal rituale cristiano del sacramento del battesimo con la veste di lino bianca che viene consegnata al catecumeno.
Con il battesimo si consegue il perdono, premessa per poter godere della nuova natura in linea con: "Su, venite e discutiamo dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana." (Isaia 1,18)
Si riconquista l'innocenza primigenia, quindi la verginità sotto ogni aspetto.
Si legge nel libro della Apocalisse: "...non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli." (Apocalisse 3,4s)

L'alleanza sul Sinai col Signore, accettata dal popolo fedele con la Torah consegnata a Mosè, è secondo i profeti di fatto un matrimonio onde la promessa di un compimento totale da parte del Signore viene annunciato dai profeti:
  • Osea 2,18.21s, - "E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone... Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore."
  • Isaia 62,4.5, - "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te."
La Torah è nella prima alleanza la Ketubah o testo scritto della promessa dello sposo, dote che consegnerà alla sposa.
Con la venuta del Cristo la nuova alleanza è compiuta nel suo corpo e nel suo sangue con il quale ci donò la grazia per ritrovare con i sacramenti del battesimo e dell'eucaristia la primitiva innocenza con la quale si può portare a compimento il discorso della montagna dote dell'uomo nuovo.
In grazia di Cristo, figlio di Dio e figlio dell'uomo, che ha portato a compimento la Berit, cioè l'alleanza della Torah, la Chiesa è uscita dal suo fianco, con sangue ed acqua, come nuova Eva dal costato di Adamo, vergine sposa, come accenna San Paolo: "...vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta." (2Corinzi 11,2)
Cristo si è immolato sulla croce per lei, amandola più della vita come dice ancora San Paolo: "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata." (Efesini 5,25-27)

Su tale tema peraltro si diffonde gran parte del decriptato di Genesi 24 che riporto in conclusione dell'articolo.

LO SPOSO GELOSO
Il rapporto sponsale col Signore comporta un'istruzione individuale sull'amore che viene direttamente da Lui tramite lo Spirito Santo.
Si tratta di aver preso durante il rapporto con Lui l'essenza e non la forma, lo Spirito Santo, un colloquio intenso continuo nell'intimo, l'olio che mantiene accesa la fede genuina e non solo il formalismo dei riti e delle preghiere, ma un consolatore perenne.

Le vergini in Sant Apollinare a Ravenna

Non a caso il Regno dei cieli è paragonato a 10 vergini con le lampade nella parabola di Gesù in Matteo: "Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: Ecco lo sposo! Andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Le sagge risposero: No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità io vi dico: non vi conosco." (Matteo 25,1-12)

Occorre perciò entrare nella diretta conoscenza di Lui, avere con Lui un rapporto non formale, ma speciale e personale.
ichiede quindi un cuore indiviso, vale a dire l'impossibilità di avere per altri un amore pari o preferenziale, quindi, comporta in definitiva "un non conosco uomo" indi una verginità essenziale che è quella del rapporto esclusivo con Lui per la costruzione del Regno.
È, al riguardo, infatti, da ricordare quanto ha detto Gesù stesso: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà." (Matteo 10,37-39)
Lo stesso pensiero è detto in modo molto più forte in Luca 14,25s: "Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo", dal che si comprende che l'idea di amore che abbiamo per noi stessi e per i nostri più cari ha comunque degli aspetti del tutto erronei ed ha bisogno di venire illuminato nel rapporto maestro-discepolo, ma soprattutto alla luce dell'amore sponsale con Lui.
Ecco che accade che alcuni che lo seguono hanno avuto una vocazione speciale non per loro merito ma per una precisa specifica chiamata, così con una specifica vocazione alla verginità come segno per il mondo.

Sottolinea al riguardo il Catechismo della Chiesa Cattolica:

1618 - Cristo è il centro di ogni vita cristiana. Il legame con lui occupa il primo posto rispetto a tutti gli altri legami, familiari o sociali. Fin dall'inizio della Chiesa, ci sono stati uomini e donne che hanno rinunciato al grande bene del matrimonio per seguire l'Agnello dovunque vada, per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di piacergli, per andare incontro allo Sposo che viene. Cristo stesso ha invitato certuni a seguirlo in questo genere di vita, di cui egli rimane il modello: "Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca". (Matteo 19,12).

1619 - La verginità per il regno dei cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno possente della preminenza del legame con Cristo, dell'attesa ardente del suo ritorno, un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo presente che passa.

1620 - Entrambi, il sacramento del Matrimonio e la verginità per il regno di Dio, provengono dal Signore stesso. È lui che dà loro senso e concede la grazia indispensabile per viverli conformemente alla sua volontà. La stima della verginità per il Regno e il senso cristiano del Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono reciprocamente: "Chi denigra il matrimonio, sminuisce anche la gloria della verginità; chi lo loda, aumenta l'ammirazione che è dovuta alla verginità...Infatti, ciò che sembra bello solo in rapporto a ciò che è brutto non può essere molto bello; quello che invece è la migliore delle cose considerate buone, è la cosa più bella in senso assoluto." (S. Giovanni Crisostomo, "De virginitate", 10,1)

La verginità, secondo la Bibbia e la tradizione cristiana perciò non è riducibile al conservare l'integrità fisica e alla scelta del celibato o nubilato o della castità consacrata, ma è molto più preziosa in quanto è l'alveo del rapporto senza mediazione con Dio.

LA VERGINITÀ E LA FAMIGLIA DI NAZARETH
La Sacra Famiglia di Nazaret, culla dell'uomo nuovo nato per opera dello Spirito Santo, è un miracolo per il mondo.
È questa famiglia l'embrione della nuova creazione!
È formata da Maria, madre vergine, che dà la carne al figlio di Dio, Gesù, detto il Cristo, vale a dire il Messia, entrambi madre e figlio affidati a Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo che a Gesù dà nome e titolo nella casa di David e lo innesta nella religione ebraica.
Tale famiglia ha per prerogativa la verginità che viene a costituire un interrogativo per il mondo.
Il frutto di quella famiglia, Gesù, nasce, senza mutamenti della verginità che resta permanente, grazie all'intervento, solo divino che ha operato su due "sì" quello di Maria in Luca 1,38 e quello di Giuseppe in Matteo 1,24.
Gesù è il puro, "mite e umile di cuore", rimasto vergine, autore della nuova creazione in cui coinvolge i suoi discepoli.
Di fatto i suoi discepoli sono riconosciuti utili per la nuova creazione come risulta da: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele". (Matteo 19,28)
Questi, di fatto, sono eredi della Sacra famiglia, costituiti come vedremo vergini per il Regno, assoluta novità del Vangelo per il mondo.
Maria è la prima ed unica donna della Bibbia che concepisce pur essendo vergine e diviene la nuova madre di un popolo vergine anche lui chiamato a concepire in sé il Cristo sposo.
San Giuseppe del pari è "padre vergine" come Maria è "madre vergine".
Quella di Giuseppe e Maria è la prima coppia in cui è annullato lo strappo del peccato originale.
Il loro matrimonio voluto e benedetto da Dio è un matrimonio verginale che pur tuttavia, mistero per il mondo, da luogo alla nascita di un figlio, il Figlio Unigenito di Dio, che infatti lo riconosce come proprio, ed è Dio stesso dà il nome tramite il suo delegato Giuseppe.
Questa coppia è effettivamente ad immagine e somiglianza di Dio.
In San Giuseppe c'è l'immagine di Dio e la somiglianza a Dio come Padre, e nella S.S. Vergine Maria l'immagine di Dio e la somiglianza a Dio come Madre.
Immagine = , spezzando = acqua e = ombra/protezione, perciò ombra nell'acqua = che specchia.
"Somiglianza" è da "sangue Esce ".
L'uno, Giuseppe, è specchio di Dio come Padre, e Maria è Madre di Dio nella carne, quindi Gesù è a Lei somigliante, perché dal suo sangue esce.
Gesù quindi nasce da nato da una coppia vergine feconda ed ad entrambi Dio ha affidato l'incarico delle Sue veci per portarlo all'età adulta.
Circa la verginità di San Giuseppe:
  • San Tommaso precisa; "perché non è scritto che abbia avuto un'altra moglie e l'infedeltà non è attribuibile al santo personaggio";
  • il Vangelo attesta che non ebbe rapporti prematrimoniali "senza che egli la conoscesse" (Matteo 1,24);
  • Maria è vergine e sposa e Lei è garante per Lui e viceversa.
  • Giovanni Paolo II conferma, "Il mistero della Chiesa, vergine e sposa, trova nel matrimonio di Maria e Giuseppe il suo simbolo". (Red.Cust 20)
P. Tarcisio Stramare in "San Giuseppe nel Mistero di Dio", così s'esprime: "Nel mistero dell'Incarnazione è stata assunta la forma umana della famiglia del Figlio di Dio, vera famiglia umana, fondata dal mistero divino. In essa Giuseppe è il padre: non è la sua una paternità derivante dalla generazione; eppure non è apparente o sostitutiva, ma possiede in pieno l'autenticità della paternità umana, della missione paterna nella famiglia. È contenuta in ciò una conseguenza dell'unione ipostatica: umanità assunta nell'unità della Persona Divina del Verbo-Figlio, Gesù Cristo. Insieme con l'assunzione dell'umanità in Cristo è anche assunto tutto ciò che è umano e in particolare la famiglia, quale prima dimensione della sua esistenza in terra. In questo contesto è assunta la paternità umana di Giuseppe."
In Giuseppe e in Maria c'è la volontà comune di compiere quella di Dio sulle proprie vite, sì che entrambi cooperano fedelmente ai piani divini, infatti, le doti di Maria sono le stesse di Giuseppe, ubbidienza, umiltà e carità e verginità.
Ora Gesù Cristo fu generato dal corpo di Maria, ma Giuseppe è il vero sposo di Maria, in altre parole il matrimonio di Giuseppe e di Maria è un vero matrimonio e, pur nel mistero, ne consegue che è volontà dello Spirito Santo che quanto viene dalla carne di Maria viene anche da Giuseppe in quanto "i due saranno una carne sola" (Genesi 2,24b), pur nella loro totale verginità.
Questo ultimo versetto del Genesi non a caso prosegue: "Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna" (Genesi 2,25); non si difendevano, perché non avevano timore essendo senza peccato.
Il mondo intero può contemplare ora il mistero della coppia perfetta, Giuseppe e Maria, in cui è vinta la concupiscenza; infatti, in loro, per grazia di Dio, non c'è timore (si rammenti il "Non temere..." detto dall'angelo di Dio ad entrambi - Luca 1,30 a Maria - Matteo 1,20 a Giuseppe).
Anche Giuseppe, a pieno titolo, partecipa all'unione ipostatica ed a tale riguardo è da tener conto del titolo dato da Pio X a Giuseppe: "Ioseph virgo pater Iesu, purissime sponse"... cioè, Giuseppe è vergine padre e Maria è vergine madre.
Questo titolo è stato tratto da S. Agostino ed il discorso seguente pare illuminante e fondamentale per colmare lo squilibrio che di fatto s'è creato tra i due Santi Sposi (Sermone 51): "Ricaviamo dunque la genealogia di Gesù da Giuseppe: Giuseppe, infatti, è padre virginale, com'è sposo vergine; poniamo il marito davanti alla sposa, secondo l'ordine della natura e la legge di Dio. Che se noi dimenticassimo Giuseppe, per non ricordare che Maria, può darsi che egli ci dica con ragione: perché mi separate dalla mia sposa? Perché non volete che la Genealogia di Gesù passi attraverso di me? Che se noi rispondiamo a Lui: perché non hai generato per mezzo della tua carne! Egli ci risponderà: e Maria ha forse generato per mezzo della sua carne? Quello che lo Spirito Santo ha in lei operato, l'ha operato per tutti e due. Giuseppe era Giusto dice il Vangelo. Giusto era lo Sposo e giusta era la Sposa. Lo Spirito Santo posandosi sulla giustizia di entrambi, ad entrambi ha dato un figlio. Ma ciò che sarebbe nato anche per il marito operò in quel sesso, al quale spettava partorirlo."
Che aggiungere?
Che è da meditare tutto per evitare di cadere tra quelli che provocano una separazione tanto da sentirci dire: L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto. (Marco 10,9)
I termini del mistero della Santa Famiglia si possono cosi riassumere:
  • Gesù, figlio di Giuseppe e di Maria vergini, nato per opera dello Spirito Santo;
  • Giuseppe, vergine padre di Gesù, sposo di Maria;
  • Maria, vergine madre di Gesù, sposa di Giuseppe.
  • la Sacra Famiglia è una famiglia di vergini.
    (Vedi: "San Giuseppe - Vergine padre" articolo in .pdf in "San Giuseppe".)
Ora, Maria, Vergine e Madre, è il modello perfetto della Chiesa che unita a Cristo, "quale vergine casta" (2Corinti 11,2) è madre d'innumerevoli figli.
La Chiesa è vergine, e come la vergine Maria si dona allo Sposo, Cristo, sì da essere il suo Corpo.
È così Madre feconda che accoglie pienamente la Vita nuova che gli esce dal fonte battesimale.
A Cristo vergine, sposo che dà la vita nuova, corrisponde la Chiesa, vergine, sposa feconda della Vita nuova della nuova creazione di cui Gesù Cristo è il primogenito.
Ciascun battezzato è membro della Chiesa ed è chiamato, a divenire, vergine per l'integrità della fede, madre perché dona la vita e sposa per l'indissolubile unione con Cristo.

Conclusione di questo discorso è che col battesimo si entra a far parte della Sacra Famiglia di Nazaret divenendo coeredi di Cristo.
La verginità è vocazione d'ogni cristiano che per alcuni diviene chiamata personale di Dio, carisma particolare che anticipa il tempo della risurrezione, vale a dire dell'entrata nel Regno dei risorti.

GENESI 24 - TESTO C.E.I.
Genesi 24,1 - Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in tutto.

Genesi 24,2 - Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: Metti la mano sotto la mia coscia

Genesi 24,3 - e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito,

Genesi 24,4 - ma che andrai nella mia terra, tra la mia parentela, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco.

Genesi 24,5 - Gli disse il servo: Se la donna non mi vuol seguire in questa terra, dovrò forse ricondurre tuo figlio alla terra da cui tu sei uscito?

Genesi 24,6 - Gli rispose Abramo: Guardati dal ricondurre là mio figlio!

Genesi 24,7 - Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questa terra, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per mio figlio.

Genesi 24,8 - Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là mio figlio.

Genesi 24,9 - Il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli prestò così il giuramento richiesto.

Genesi 24,10 - Il servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose del suo padrone, si mise in viaggio e andò in Aram Naharàim, alla città di Nacor.

Genesi 24,11 - Fece inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo d'acqua, nell'ora della sera, quando le donne escono ad attingere.

Genesi 24,12 - E disse: Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro questo oggi e usa bontà verso il mio padrone Abramo!

Genesi 24,13 - Ecco, io sto presso la fonte dell'acqua, mentre le figlie degli abitanti della città escono per attingere acqua.

Genesi 24,14 - Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinato al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato bontà verso il mio padrone.

Genesi 24,15 - Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco Rebecca, che era figlia di Betuèl, figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla.

Genesi 24,16 - La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo si era unito a lei. Ella scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì.

Genesi 24,17 - Il servo allora le corse incontro e disse: Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora.

Genesi 24,18 - Rispose:Bevi, mio signore. In fretta calò l'anfora sul braccio e lo fece bere.

Genesi 24,19 - Come ebbe finito di dargli da bere, disse: Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché non avranno finito di bere.

Genesi 24,20 - In fretta vuotò l'anfora nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui.

Genesi 24,21 - Intanto quel uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo viaggio.

Genesi 24,22 - Quando i cammelli ebbero finito di bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e glielo mise alle narici, e alle sue braccia mise due braccialetti del peso di dieci sicli d'oro.

Genesi 24,23 - E disse: Di chi sei figlia? Dimmelo. C'è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?

Genesi 24,24 - Gli rispose: Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a Nacor.

Genesi 24,25 - E soggiunse: C'è paglia e foraggio in quantità da noi e anche posto per passare la notte.

Genesi 24,26 - Quel uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore

Genesi 24,27 - e disse: Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di usare bontà e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone.

Genesi 24,28 - La giovinetta corse ad annunciare alla casa di sua madre tutte queste cose.

Genesi 24,29 - Ora Rebecca aveva un fratello chiamato Labano e Labano corse fuori da quel uomo al pozzo.

Genesi 24,30 - Egli infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e udite queste parole di Rebecca, sua sorella: Così mi ha parlato quel uomo, andò da lui, che stava ancora presso i cammelli vicino al pozzo.

Genesi 24,31 - Gli disse: Vieni, benedetto dal Signore! Perché te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i cammelli?

Genesi 24,32 - Allora l'uomo entrò in casa e Labano tolse il basto ai cammelli, fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per lavare i piedi a lui e ai suoi uomini.

Genesi 24,33 - Quindi gli fu posto davanti da mangiare, ma egli disse: Non mangerò, finché non avrò detto quello che devo dire. Gli risposero: Dì pure.

Genesi 24,34 - E disse: Io sono un servo di Abramo.

Genesi 24,35 - Il Signore ha benedetto molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini.

Genesi 24,36 - Sara, la moglie del mio padrone, quando ormai era vecchia, gli ha partorito un figlio, al quale egli ha dato tutti i suoi beni.

Genesi 24,37 - E il mio padrone mi ha fatto giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito,

Genesi 24,38 - ma andrai alla casa di mio padre, alla mia famiglia, a prendere una moglie per mio figlio.

Genesi 24,39 - Io dissi al mio padrone: Forse la donna non vorrà seguirmi.

Genesi 24,40 - Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu possa prendere una moglie per mio figlio dalla mia famiglia e dalla casa di mio padre.

Genesi 24,41 - Solo quando sarai andato dalla mia famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se loro non volessero cedertela, tu sarai esente dalla mia maledizione.

Genesi 24,42 - Così oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, Dio del mio padrone Abramo, se tu vorrai dare buon esito al viaggio che sto compiendo,

Genesi 24,43 - ecco, io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora,

Genesi 24,44 - e mi risponderà: Bevi tu e ne attingerò anche per i tuoi cammelli, quella sarà la moglie che il Signore ha destinato al figlio del mio padrone.

Genesi 24,45 - Io non avevo ancora finito di pensare a queste cose, quando ecco Rebecca uscì con l'anfora sulla spalla, scese alla fonte e attinse acqua; io allora le dissi: Fammi bere.

Genesi 24,46 - Subito lei calò l'anfora e disse: Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere. Così io bevvi ed ella diede da bere anche ai cammelli.

Genesi 24,47 - E io la interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente alle narici e i braccialetti alle braccia.

Genesi 24,48 - Poi mi inginocchiai e mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo figlio la figlia del fratello del mio padrone.

Genesi 24,49 - Ora, se intendete usare bontà e fedeltà verso il mio padrone, fatemelo sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove.

Genesi 24,50 - Allora Labano e Betuèl risposero: La cosa procede dal Signore, non possiamo replicarti nulla, né in bene né in male.

Genesi 24,51 - Ecco Rebecca davanti a te: prendila, và e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore.

Genesi 24,52 - Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra davanti al Signore.

Genesi 24,53 - Poi il servo estrasse oggetti d'argento, oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei.

Genesi 24,54 - Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse: Lasciatemi andare dal mio padrone.

Genesi 24,55 - Ma il fratello e la madre di lei dissero: Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai.

Genesi 24,56 - Rispose loro: Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!

Genesi 24,57 - Dissero allora: Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa.

Genesi 24,58 - Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: Vuoi partire con questo uomo? Ella rispose: Sì.

Genesi 24,59 - Allora essi lasciarono partire la loro sorella Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini.

Genesi 24,60 - Benedissero Rebecca e le dissero: Tu, sorella nostra, diventa migliaia di miriadi e la tua stirpe conquisti le città dei suoi nemici!

Genesi 24,61 - Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, salirono sui cammelli e seguirono quel uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì.

Genesi 24,62 - Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roì; abitava infatti nella regione del Negheb.

Genesi 24,63 - Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli.

Genesi 24,64 - Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello.

Genesi 24,65 - E disse al servo: Chi è quel uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi? Il servo rispose: È il mio padrone. Allora ella prese il velo e si coprì.

Genesi 24,66 - Il servo raccontò a Isacco tutte le cose che aveva fatto.

Genesi 24,67 - Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre.

GENESI 24 - DECRIPTAZIONE
Il versetto che m'aveva attratto e che ho decriptato per primo è il seguente in cui vi è la parola "vergine" e presento la dimostrazione del risultato.

Genesi 24,16 - "La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo si era unito a lei. Ella scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì."




E nel mondo da una fanciulla Bella , dentro Pura , dal corpo l'Unigenito Uscì a vivere da primogenito .
Protetta Vergine , ma dall'uomo Non Conosciuta , per portata Scelta (entrambi) assoggettatisi .
Da (questa) sorgente Fuori si portò .
La completa Pienezza della rettitudine vi sbarrò .
Nel mondo Portò l'indicazione dall'alto .

Ciò premesso, riporto di continuo la decriptazione, senza commento.

Genesi 24,1 - Per riportare la forza ad entrare nei viventi, per questi riformare, dentro il Padre nei giorni in un vivente la portò. Il Signore con la benedizione venne dal Padre in un corpo (onde) uscisse la vita dentro per tutti.

Genesi 24,2 - A portarsi fu l'Unigenito dall'essere ribelle, che all'origine dentro il corpo entrò dei viventi con la maledizione. Per servire si portò Questi. Rovescerà l'angelo (ribelle) in casa, ove sarà a finirlo. Si portò al mondo per salvarli dal serpente. Da dentro la prigione li libererà. Al serpente porterà il fuoco e nei viventi dell'angelo i guai della fiacchezza finiranno. Strappato via sarà dai corpi con bruciature.

Genesi 24,3 - E in una donna dentro fu, con azione retta, ad abitare il Signore. Dio, dall'esistenza del cielo, portò la divina esistenza in terra. Dell'Unico il Principe la potenza venne a versarsi nel chiuso di una donna. Nel cuore l'energia fu della Madre che un figlio porterà al termine al mondo. In Canaan fu la donna a vedere un angelo. Così fu! Fu a portarsi luminoso a casa; un mattino dentro si portò.

Genesi 24,4 - Così, Le mise in cuore che l'Unigenito nel corpo giù Le si sarebbe portato con il rifiuto per recidere per legge divina, dall'esistenza completamente il serpente. Rettamente avrebbe portato la potenza a chiudersi tutta nella donna; del Potente il Figlio sarà. Il Potente (poi) sarà giù nel chiuso a versarlo.

Genesi 24,5 - E fu a dirLe che:
- Dio si sarebbe portato al mondo per servire;
- nel corpo sarà la divinità completa che dal Padre uscirà;
- entrerà nella donna la potenza;
- il Potente per la rettitudine l'aveva scelta;
- l'Unico a chiuderLe nel corpo sarà la divinità;
- entrerà l'Unigenito nel corpo a scenderLe.
Al mondo Questi per venire entrò ad illuminare a casa la donna che sarebbe stato nella casa a venirLe figlio. Così Dio entrò in terrà. Nella donna nel corpo fu a scendere. Venne per salvare i viventi.

Genesi 24,6 - E fu dell'Unigenito a vivere in un corpo la divinità. Fu a portare al padre (terreno) alla mente/in testa che nel mondo della matrice uscirà da custode del cammino delle persone per scelta. Alla luce sarà in casa a venirgli da figlio ad essergli il Nome nel mondo.

Genesi 24,7 - Fu nel mondo a portarsi ad entrare Dio. Nel mondo fu ad entrare il Nome per stare in un vivente. In una donna nel corpo il Potente versò la grazia per esserGli Madre. In una casa che fu scelta per il padre fu a portarsi a vivere in terra; la matrice lo porterà a partorire al termine. Fu a portarsi da donna per calpestare dentro i corpi il serpente che fu a portare in una donna nel corpo il soffio. Dell'Altissimo il rifiuto vivrà in un corpo per il serpente che colpirà il cattivo con la rettitudine dell'Unico. Il drago, venuto in terra, uscirà colpito dall'Unigenito alla fine (quando) Lui la forza della risurrezione con il vigore in pienezza con la rettitudine porterà. Il serpente nelle persone sarà arso. Il serpente si verserà dal chiuso finalmente. L'Unigenito brucerà nel mondo il serpente. Figli saranno i viventi risorti in vita.

Genesi 24,8 - E con l'Unigenito la Parola venne dal Padre ad entrare nel mondo per una Donna. Del Potente la potenza della rettitudine completamente in un fratello nel corpo fu ad ardere. La purezza fu con l'integrità accesa dentro al tempo. Fu con Questi a venire in un corpo versata. Venne dentro l'energia che sarà il serpente per l'Unico a finire bruciandolo a casa; il fuoco da un vivente gli uscirà.

Genesi 24,9 - E fu il Nome nel mondo per servire a venire; fu per aiutare a portarsi di sotto. Lanciò la rettitudine il Padre in un corpo al mondo in un vivente. Il Signore fu a portarsi. E fu alla luce in una casa dall'alto a portarsi in vista del serpente. V'entrò insinuandosi in un corpo. Entrò per colpirlo nel mondo.

Genesi 24,10 - E per obbedienza si chiuse nel mondo per servire. Videro una luce nella mente/testa per uscire con cammelli dei Magi, che viventi potenti erano; dal Signore furono a portarsi. E furono in cammino a portare alla sposa i beni. Dal Signore furono a portarsi a casa per lodarlo e per portare obbedienza alla Madre. Ma essendo dei potenti retti di Dio l'Unigenito nel corpo con la Madre, un angelo partorito in cui era a vivere la divinità, videro. C'erano canti sulla grotta.

Genesi 24,11 - Ed era dentro, delicato, al mondo. Allattato era dalla Madre. Vivevano nascosti e nell'ombra della città. Dio dentro al primogenito nel corpo entrato a vivere era per vivere dal serpente nel tempo. Un nemico della casa potente agiva per finirlo. Giù venne un'illuminazione al padre; glielo indicò.

Genesi 24,12 - E fu a dirgli che c'era una calamità. Un maledetto, che era signore (ovviamente del luogo), sarà a far forza; (già) uscivano viventi per l'incontro. L'angelo di Dio, che per parlargli inviato era stato, fuori fu a portarli a vivere. Ed ascoltarono l'illuminazione. Uscirono, per rifugiarsi, protetti. Del popolo un signore era (anche) il padre (legale) del corpo che uscì dalla matrice.

Genesi 24,13 - Primogeniti uccisi furono da inviati scesi alle case avendo sentito il potente. Dalla rovina, per l'angelo, ad uscire furono vivi la madre, che portava il figlio, condotta ai confini con l'uomo. Rientrarono nella città gli usciti alla fine del potente per illuminazione al padre che con la Madre stava a vivere.

Genesi 24,14 - Portato a rientrare fu; i fuoriusciti rientrarono con il fanciullo felici. Nel primogenito viveva nel corpo Dio, che v'era entrato. Entratagli nel cuore l'energia, il primogenito in un vaso fragile la portava. La donna, scelta da Lui per vivere nel corpo nel mondo, illuminò completamente; al mondo portatolo anche l'allattò. Era una retta donna (quella) che lo versò nel mondo.
Venne ad uscire con vigore. Lo scelto dal Potente per servire la sposa era stato su fissato che lo portasse nella famiglia/casa ad entrare da primogenito.
Conosciuto per retto era nell'agire. Illuminato era stato di sceglierLa; amore sentiva per la Madre che del Signore (con la quale) stava.

Genesi 24,15 - E fu nel mondo il Signore nel primogenito nel cuore. In un corpo viveva la rettitudine del Potente nel mondo. Del Potente la parola portavano ad entrare. Un fiume in casa ne versavano. Nel mondo fu su a venire un felice fanciullo. Dai potente famiglia/casa scelta portò Dio il Figlio . Da re usciva il primo (capostipite). Un illuminato indicò, inviati annunciarono che dal corpo del primo (capostipite) vivrà una forza ad uscire per i viventi dall'alto. Gli illuminati anelavano che portasse la rettitudine per aiuto nel mondo.

Genesi 24,16 - E nel mondo da una fanciulla bella, dentro pura, dal corpo l'Unigenito uscì a vivere da primogenito. Protetta vergine, ma dall'uomo non conosciuta, per portata scelta (entrambi) assoggettatisi. Da (questa) sorgente fuori si portò. La completa pienezza della rettitudine vi sbarrò. Nel mondo portò l'indicazione dall'alto.

Genesi 24,17 - E fu nel corpo a scendere nel mondo per servire. Per il serpente rovesciare dai corpi venne nel mondo. E fu con l'Unigenito a vivere in un corpo nel mondo anche la forza per annullarlo. Fu con l'energia dell'Unico in seno, con l'amore della vita, a stare a vivere tra i viventi in un vaso debole.

Genesi 24,18 - E scelse l'Unigenito di vivere da povero totale nel mondo (anche) se il Signore era. Ma in croce i viventi su un monte ne portarono a crocifiggere il corpo fiaccato da mano che uscì per azione del serpente: (infatti) fu la mano della perversità a finirlo. Da bere al mondo portò.

Genesi 24,19 - Portò dalla croce la sposa al serpente fuori. Alla luce la versò dalla croce. E la portò il Crocifisso Unigenito con la vita dal corpo. Scorse con l'acqua che guizzò. Ad allattare sarà con la rettitudine la donna dell'Unigenito da dentro in azione per aiutare. Si vide dalla piaga dal serpente portata a guizzare alla luce dal Crocifisso dalla croce.

Genesi 24,20 - E dalla croce la Madre sul monte portò. Dal Crocifisso si vide dal corpo la rettitudine per aiutare uscire. La divinità uscì da bere per tutti, portata dal Crocifisso dal corpo giù per il peccare sbarrare del maledetto che abita dall'origine nei corpi.

Genesi 24,21 - E uscì l'uomo salvato. Nel Crocifisso, dell'Unico rientrò la potenza. Riuscì vivo dalla tomba. Il corpo fu risorto. Per il potente aiuto si vide il Crocifisso riuscire. Fuori si rialzò potente. Era stato nella tomba il Signore. Per l'aiuto nel corpo della rettitudine, che aveva portato, ricominciò a vivere con la potenza dell'Unico.

Genesi 24,22 - E fu a portare ad entrare la forza della rettitudine l'Unigenito risorto dal corpo nella sposa che uscì per allattare con la forza della parola del risorto dalla croce. Il Crocifisso portò con obbedienza nelle assemblee del mondo agli uomini. Con gli apostoli questa viveva. Da questi entrò in casa a versarsi dentro alla vista vivo il Risorto che versò la potenza. E li portò per rinnovare l'esistenza (onde) giù ai viventi d'aiuto fossero il male operare nell'esistenza sbarrando. Furono ad uscire avendo visto la risurrezione dei corpi. Uscirono questi per il mondo dentro a salvare rovesciando il serpente dai viventi.

Genesi 24,23 - Ed erano a dire che dentro il Crocifisso tra i viventi sarà a rivenire. In cammino risarà per il giudizio. Dio essendo, nel mondo risarà per risorgere. Dentro ci sarà in tutti del Padre la forza della rettitudine che nella putredine porterà la vita. Il serpente che li abita la potenza del Potente opprimerà...

Genesi 24,24 - ...portandolo alla fine. Dicevano che da Dio saranno portati a casa. Tutti dentro il Crocifisso li porterà Dio ad incontrare. Così saranno da figli nel Regno ad entrare beati. Fanciulli per la potente energia racchiusa li porterà con i corpi.

Genesi 24,25 - Ed in tutti inizierà a vivere nei corpi la divinità che sarà a riportarsi a scorrere. Nei morti dentro l'energia riscorrerà. Ai viventi la vita in pienezza il soffio riporterà. L'insidia che agisce nei viventi per l'angelo (ribelle), che portò anche la putredine, porterà a recidere la recata energia.

Genesi 24,26 - Ed è al vertice entrato l'uomo, portato in forza della risurrezione dalla croce. Dalle tombe li riporterà potenti il Signore.

Genesi 24,27 - E sarà l'originaria vita nei corpi dentro. Li sazierà la rettitudine del Signore. Saranno nel Padre con il corpo ad entrare a vivere nella felicità. Nel Potente Unico si vedranno questi dentro per misericordia portati e nell'Unico gli uomini porterà in seno a vivere sulla nube. Angeli saranno dell'Unico per l'energia della rettitudine che sarà dentro. Le generazioni così angeli per grazia saranno del Signore. A casa saranno tutti fratelli; saranno con il Signore a stare.

Genesi 24,28 - E tutti con il corpo saliranno per entrare tra gli angeli. Per il nemico portato a finire la gloria dentro sarà in tutti. Nell'Unico i viventi entreranno come api. Dal mondo in Dio entreranno.

Genesi 24,29 - E nel Potente le moltitudini si verseranno. Entreranno i fratelli portati dal Risorto. I viventi porterà nel cuore ad abitare. Li lancerà su nel cuore. L'invierà in Dio ove entreranno gli uomini. Usciti dalle tombe li porterà su ad entrare in Dio. Rientreranno alla fonte.

Genesi 24,30 - E sarà a rientrare la forza della rettitudine nei corpi. L'Unico in tutti verrà a spruzzare la vita e verrà giù ciò che è sufficiente dal seno del Potente; sarà quanto basta ai fratelli tutti recato. Così all'ascolto si porteranno. Verrà dalla parola la forza nelle moltitudini versata; i fratelli se ne sazieranno. La potenza dell'Unico nei viventi nel corpo della rettitudine entrerà con la parola. La divinità sarà ad entrare negli uomini. Ed essendo dentro per l'Unigenito la divinità entrata in un uomo portando ad entrare l'energia nel mondo, i popoli alla conoscenza del potente entreranno; allattati ne saranno dal seno del Potente dall'aperta fonte.

Genesi 24,31 - E sarà stato dall'Unigenito l'essere ribelle, che dentro si portò all'origine, da mangiare portato ai retti. Essendo la calamità del serpente dai viventi uscita tutti i popoli (l'Unigenito) avrà aiutato; da dentro la prigione li avrà portati su e l'Unigenito avrà ucciso con la forza del soffio l'angelo (ribelle). Sarà nel Crocifisso il carico di tutti portato di viventi risorti dal Potente; beneficati saranno stati i viventi.

Genesi 24,32 - E saranno dentro l'Unico ad entrare gli uomini usciti da dentro (dove) stavano nel Crocifisso. Dal mondo li porterà belli, tutti dalle tombe usciti camminando vivi per la potenza che sarà stata nei viventi riportata, essendo stato il drago di tutti gli angeli portatisi nei viventi fatto perire. Ed al maledetto la retribuzione sarà stata da un vivente portata! Nei viventi ci risarà la vita potente che i corpi dalla tomba avrà rialzato in piedi per la forza riportata. E con il corpo a rivelarsi sarà apertamente che uomo fu tra i viventi l'Unigenito; il Risorto rivedranno che in croce portarono.

Genesi 24,33 - E sarà l'essenza della vita del Potente nelle persone ad essere portata che la potenza dell'Unigenito in tutti recherà; l'originaria vita nei corpi potente ricomincerà. Nell'Unico tutti in eterno con l'Unigenito, vestito dentro il corpo del Crocifisso, saranno ad insinuarsi con i corpi. Saranno stati riportati ad essere (come) prima della ribellione dentro i corpi.

Genesi 24,34 - A portare sarà l'Unigenito i viventi nel corpo per servire il Padre; con il corpo usciranno vivi ad incontrarlo, retti essendo.

Genesi 24,35 - Fu al mondo a portare ad entrare dentro un corpo la rettitudine dell'Unico. Alla croce l'Unigenito giudicato fu. Con forza ve lo portarono; l'afflissero. Per mano di potenti portato fu alla fine. L'energia del Potente portò a rialzare l'Unigenito. Dagli apostoli si riportò. Da dentro a versare dal corpo portò la rettitudine; in pienezza il soffio portò a questi rientrando in casa, ed a servire i viventi li portò. Si riportò il Risorto a parlare dai nascosti. Ai confini li portò in cammino. Con la parola furono la vita a recare nelle assemblee con Maria...

Genesi 24,36 - ...che a portare fu il Crocefisso a partorire, la risurrezione dei corpi per il mondo. Della Donna il Crocifisso Signore era il figlio. Al serpente, l'Unigenito per aiutarlo ad inviarla fu (onde) di fratelli un corpo/chiesa fosse con questi a formare per finire la perversità che c'è con tutti gli angeli (il drago) dal serpente portati. Venne la sposa dell'Unigenito la risurrezione dei corpi con potenza a recare.

Genesi 24,37 - A portarle fu il Risorto dentro per agire l'energia che è (propria) dell'Unigenito. In aiuto Le furono gli apostoli, con la forza potente della parola del Potente, che vennero a versare nelle assemblee. Dalla Donna escono per il Potente figli. È la vita nei figli portata del Crocifisso, entrando della rettitudine l'energia ad agire. Con gli apostoli fu dalla Donna un corpo/chiesa ad iniziare. Ad inviare della rettitudine la forza è il Risorto che dentro La abita; (quindi) l'Unigenito nel corpo/chiesa giù si reca.

Genesi 24,38 - Dell'Unico la pienezza della divinità dentro è nel Crocifisso. Il Padre fu dal Crocifisso la potenza della rettitudine a recare con la divinità ai viventi per risorgere con il soffio dalla tomba tutti. Sarà, portandola, il serpente a rovesciare strappandolo via. Nella Donna nel cuore (questa) energia c'è!

Genesi 24,39 - Portata la parola del Dio Unico con l'aiuto degli apostoli, è la divinità, che è del Potente, a venire nel cammino per il mondo dalla Donna, (dalla quale) escono fratelli nel corpo a stare.

Genesi 24,40 - Portata (così) è a ricominciare a vivere nei corpi la divinità che è del Signore. Per la Donna un corpo/chiesa esce al Crocifisso nel mondo. Nel cammino a tutti è del Potente la parola dagli apostoli ad essere portata, (con che) è riacceso il vigore in pienezza della rettitudine e vengono riportati ad entrare nella protezione forte dell'Uno nel corpo/chiesa che così li sostiene. Versa nelle assemblee del Crocifisso la Donna al Potente figli, che sono a vivere nella famiglia del Crocifisso. È a portare di viventi un Tempio (ove) l'Unico dentro sta.

Genesi 24,41 - Per l'Unico colpisce il drago rovesciandolo fuori dai viventi. Al serpente vengono forti bruciature dal Crocifisso che a casa gli reca dell'Unico la maledizione. La famiglia del Crocifisso è a recare ad appassire con i guai il drago, e dal cammino lo porta fuori, con la forza che è (propria) del Crocifisso. Per l'angelo (ribelle) con il risorgere il rifiuto del Crocifisso c'è stato.

Genesi 24,42 - E per il Padre l'Unigenito al mondo fu a recare in un vivente la maledizione ad agire nell'esistenza con il rifiuto al ribelle. Per la perversità il maledetto, essendo stato dall'Unico giudicato, fu dal Padre in un corpo ad entrare a vivere l'Unigenito. Per strappar via con la rettitudine l'angelo, la forza, la potenza, unita in un corpo con la rettitudine fu in una donna. Con un corpo l'Unigenito ad uccidere sarà nel mondo il serpente con la rettitudine che (quando) innalzato sarà ad uscire.

Genesi 24,43 - Nel mondo l'energia entrò dell'Unigenito. Ad inviare la rettitudine fu. L'inviò giù da dentro l'innalzato. Una fonte uscì. Con l'acqua fu la Madre portata fuori a stare nel mondo. Uscì dall'innalzato la vita per il mondo. Fuori fu a scendere dall'Unigenito in croce. La potenza della risurrezione il Padre portò all'Unigenito. La vita nel corpo del Crocifisso ci rifù. La divinità fu al mondo ad uscire da bere. Furono figli dell'Unico dalla Madre. Si vide un utero con la Madre esistere dalla piaga che aiuta con la rettitudine.

Genesi 24,44 - Porta all'Unigenito la Madre un corpo nel mondo (ove) la divinità è a scorrere. La Madre viene la risurrezione del Crocifisso nel mondo a recare. Nel cammino la vita del Potente scorre dalla Madre che il serpente è ad affliggere con la risurrezione. L'origine dentro della perversità, agli inizi entrata (cioè il peccato originale), per la Donna esce (in quanto) dell'Unigenito risorto nel corpo/chiesa entra la rettitudine. È nelle assemblee la forza della perversità ad uscire dai cuori per l'energia dell'Unigenito che in aiuto ad inviare è.

Genesi 24,45 - Dell'Unigenito l'energia è nei cuori il verme a mangiare. Esce il serpente per l'aiuto. Mangiatolo, la divinità nei cuori è a riportarsi. Escono per l'energia rigenerati dentro. Da ottusi che erano, giù viene a riportarsi la rettitudine. Entra dall'alto l'illuminazione anelata. Li porta del Crocifisso nel corpo/chiesa aiutandoli ad entrare in una fonte (battesimale). La perversità finita con la distruzione dentro portata all'origine dell'essere ribelli, il maledetto è ad uscire. Uscito, negli illuminati si riversa l'essenza dei figli dell'Unico.

Genesi 24,46 - E la purezza rientra nei corpi e da tutti si porta dai corpi la fiacchezza per l'aiuto fuori. Il male operare che c'è per la perversità finisce. Dell'Unigenito la vita al corpo/chiesa da bere porta nel cammino la Madre che ad allattarli è di rettitudine. La Donna la versò Lui alla luce dalla croce. La portò a scorrere con l'acqua. Usci per beneficare. Fu con la Madre un abbeveratoio ad uscire.

Genesi 24,47 - Reca la Donna la divinità che viene da Lui a vivere nel corpo/chiesa; dentro la purezza è a rivenire per recare in tutti l'originaria vita. Le moltitudini dai confini dentro al Crocifisso si portano. Di Dio figlio gli apostoli annunciano. Lo videro risorto con il corpo. Sarà in potenza per aiutare a riuscire per accompagnarle nel Regno. Da Lui la risurrezione ai viventi uscirà. Dell'angelo (ribelle) colpirà il male operare (onde) l'originario soffio della perversità scenderà. Nei viventi ci risarà a sufficienza la vita dell'Altissimo che, per quanto basta, rientrerà.

Genesi 24,48 - E l'Unigenito rovescerà l'essere impuro. La donna a tutti annuncia che al serpente sarà una calamità ad uscire. Si riporterà dal Padre nel corpo per affliggerlo. Finito sarà per la perversità il maledetto dall'esistenza, dall'Unico giudicato fu all'origine. Lo mangerà nei viventi l'Unigenito risorgendo i corpi (per cui) entrerà l'energia nelle tombe. L'angelo (ribelle) sarà soltanto (lui) nei corpi afflitto. Nei morti la potenza si verserà strappandolo via. Riverrà dentro tutti l'originaria vita. Dal Signore sarà nei cuori l'energia riportata.

Genesi 24,49 - E dal tempo usciranno per l'Unigenito i viventi che saranno risorti dalla rettitudine in seno accesa. Erano le midolla riempite dall'essere impuro, che dall'origine vi vive l'esistenza. Verrà per il Signore ad essere fuori a scorrere la forza dell'essere impuro del serpente che c'era. Porterà l'Unigenito nei viventi il rifiuto ad entrare a scorrere per l'essere impuro del serpente (a cui) sarà a portare con ira nel mondo l'energia, che uscirà dall'innalzato (in croce) nei giorni dall'angelo (ribelle) che l'Unico portò in alto risorto vivendovi la divinità.

Genesi 24,50 - Porterà a spazzare l'angelo (ribelle) dai cuori l'energia che dentro il Crocifisso recherà. Ed il maledetto, che si portò a stare all'origine a vivere nei corpi portando nei viventi a stare la perversità, spunterà. Gli entrerà la parola 'rifiuto' con l'energia che gli porterà. In tutti (questa) parola di Dio ci sarà con la rettitudine nei corpi ad agire, (quella) che desidera il bene.

Genesi 24,51 - Usciranno gli angeli che del mondo le moltitudini raduneranno; alle persone saranno così a riversare l'annuncio in cammino di portarsi dal Crocifisso. Ad entrare saranno nell'Unigenito; i risorti gli entreranno nel cuore. L'angelo (ribelle), che dall'Unico giudicato fu, così, con la rettitudine l'Unigenito brucerà nei corpi; parola del Signore!

Genesi 24,52 - E saranno ad entrare per stare così nell'Unigenito risorto con i corpi risorti. Dal seno del il Servo al Padre i corpi usciranno vivi; verranno le api fuori. I viventi porterà a stare risorti tutti dalle tombe; li porterà dalla terra ad entrare dal Potente. Saranno dal mondo portati fuori.

Genesi 24,53 - E sarà stato a portare la sozzura ad uscire il Servo. Il maligno con la rettitudine a perire avrà portato. E da tutti essendo stato colpito uscirà. Dentro a portare al tradimento fu i viventi e fu un drago di serpenti nei corpi dentro a versarsi nel mondo. Portò dei viventi il cammino a sbarrare l'angelo (ribelle) in tutti. L'energia per finirlo inviò il Potente con l'Unigenito che nella prigione fu ad entrare: ed il rifiuto da un vivente gli uscì.

Genesi 24,54 - E fu per mangiarlo a portarsi, portando ad essere la risurrezione per tutti. E Lui, portando ad entrare dell'Unico l'energia della risurrezione, sarà la vita beata ai popoli a recare portandoli ad essere potenti in forza dell'energia portata. E saranno i risorti portati a casa. Un mattino li porterà a stare dall'Unico vivi con i corpi liberi. Per la grazia saranno dal Potente con il Signore a stare.

Genesi 24,55 - E saranno dell'Unico i viventi alla vista per vivere con Lui, vivi usciranno dal Crocifisso. Per la risurrezione dentro entrata, fanciulli verranno per l'energia portata. Nei giorni i viventi desideravano vederlo. Da risorti li porterà alla vista (in quanto) dalle tombe tutti cammineranno.

Genesi 24,56 - Portata sarà dell'Unico a vivere nei corpi la divinità. Dal mondo i viventi, con la divinità in tutti, fratelli nel corpo li porterà l'Unigenito crocifisso. Saranno a portarsi nel Signore. Entreranno nella (Sua) protezione a star chiuse le generazioni che così saranno mandate; a portarli tra gli angeli sarà. Ed in Dio così entreranno, potenti, con il Signore a stare.

Genesi 24,57 - E saranno dall'Unico a vivere con il corpo portati puri alla vista dei potenti angeli a sentirne i canti. I risorti da Dio entreranno. Verranno al Volto (di Iahwèh) con cui fu al mondo.

Genesi 24,58 - Portò (infatti) a stare l'Unigenito dai viventi. In un corpo portò la divinità. Fu al mondo ad entrare. Indicò che in cammino sarebbe stato ad agire alla Madre. Entrò in uomo nel mondo per colpire la perversità finendo l'origine dell'essere ribelle maledetto con la rettitudine.

Genesi 24,59 - Recò della risurrezione il vigore. Lo portò l'Unigenito dalla croce. Dal corpo dentro lo versò al mondo. Ai fratelli (quando) dalla croce la Madre portò. Venne la madre con gli apostoli a versare il Crocifisso nel mondo e lo vennero a servire. Dal Padre con il corpo rientrò. Tra i viventi si riporterà. Rivenendo, l'energia dell'Unico della risurrezione sarà a portare.

Genesi 24,60 - E sarà dentro i corpi la rettitudine a recare. Verrà nelle moltitudini a rovesciare la perversità che fu all'origine l'essere ribelle a portare. La potenza entrata nei fratelli il drago porterà a venir fuori dall'esistenza. Sarà per il rifiuto del serpente il soffio che è nei corpi ad abitare da dentro ad uscire essendo stata lanciata la risurrezione. Colpito il male dalla rettitudine l'Unigenito alla fine brucerà il nemico. Il fuoco all'angelo (ribelle) l'Unigenito sarà a portare.

Genesi 24,61 - E completa si rovescerà l'amarezza dentro versata dalla perversità dall'angelo nemico che finito sarà nel mondo. E finirà la fiacchezza che dentro per l'angelo entrò. Per l'azione potente entrata, anche il serpente sarà a morire! In cammino per l'energia entrata dell'Unigenito nelle tombe i corpi saranno a riuscire. Essendo entrata dell'Unigenito la forza della risurrezione si riporteranno; saranno a riversarsi dalle tombe fuori alla vista. Da dentro per l'aiuto venuto, le moltitudini si riverseranno fuori; si riporteranno a ristare in cammino.

Genesi 24,62 - E saranno, rialzatisi dalle tombe, a versarsi dentro l'Unigenito che a vivere a casa li porterà dal Padre Unico. Con il corpo del Potente nell'assemblea saranno alla vista. Saranno portati da Lui. Saranno portati i risorti a casa. Da dentro la terra usciranno. Nello splendore abiteranno.

Genesi 24,63 - E saranno a salire dall'Unico per stare nell'assemblea, versati tra i potenti da simili in grembo. Nella luce dalla porta entreranno del Potente al Volto. Con gli angeli saranno portati. Il Crocifisso vedranno con il corpo dentro portarsi. Saranno il Risorto Unigenito a vedere che sarà tra gli angeli, (da cui) furono portati. E saranno con i corpi che desideravano tra gli angeli ad entrare. Anche tra i potenti staranno i viventi ad abitare. Con l'Unigenito saranno a vivere.

Genesi 24,64 - E finalmente la risurrezione chi li insidiava avrà rovesciato fuori. Verrà la fonte che c'era della perversità a finire. Si vedrà venire ad essere giù (da dove) si nascondeva rovesciato e finirà il soffio del serpente. Del male operare gli uscirà la retribuzione.

Genesi 24,65 - Riporterà alla fine l'originaria vita nei corpi. La divinità rientrerà ad agire dentro il sangue. Sarà a rientrare nell'uomo l'uscita potenza. Questa uscì per l'entrata nel mondo con il serpente. La rettitudine dentro, che per il demonio uscì, la potenza rovesciò dai corpi. Ebbe iniziò (così) il drago a portarsi e fu ad iniziare l'amarezza nel mondo. Agendo da solo Lui, il Signore, sarà a portargli la fine rovesciandolo in prigione. Nel mondo gli scenderà la rovina. Il Verbo lo porterà a finire nell'oppressione in un buco.

Genesi 24,66 - Ed era scritto che nel mondo per il Servo il serpente sarà a scendere in una prigione. Rovesciato, ricomincerà la perfezione che sbarrò dentro i corpi. Saranno i viventi felici per la risurrezione entrata.

Genesi 24,67 - E saranno a casa dell'Unico ad entrare. Saranno su nell'assemblea versati. Entreranno nella splendore. V'entreranno risorti con i corpi per l'uscita dell'originaria vita riportatasi. Saranno versate per chiudersi nell'Unico tutte le moltitudini. A versare dal mondo li porterà il Crocifisso, che dal mondo sarà ad accompagnarli. La potenza dell'Unico della risurrezione al mondo portò. Fu per amore a portarsi nell'opprimere della tomba per i viventi. Sarà giù le tombe a rovesciare. I fratelli nel corpo sarà all'Unico per vivere a condurre.

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