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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
RITORNO AL SINAI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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DIO CERCA MOGLIE
Quel mio modo continuo di investigare le lettere delle parole ebraiche e quella indiretta domanda iniziale del perché il creato m'hanno portato a guardare ancora una volta quella prima frase del Genesi che inizia con le sei lettere che sono lette come "bereshit" e ciò alla luce del suggerimento che viene dalla decriptazione del Salmo 139,21, quando dice "Dal mondo accompagnerà l'Unigenito i viventi da moglie bella essendo retta. Il Signore la donna bella condurrà a casa. Col Crocifisso in alto vivrà. Sarà così a venire lo sperato cuore a cuore."
Se si tiene conto che allo spazio aperto tra due lettere si può all'occorrenza ritenervi scritta una lettera che indica, appunto, spazio aperto si ha che:

  • le prime due di "bereshit" sono anche il radicale di "scegliere" ();
  • le altre due contigue si possono leggere come "moglie" ().
Ecco che viene fuori l'idea, invero diffusa poi in tutta la Bibbia che:
"Per scegliere () una moglie () fu alla fine "... Dio a creare il cielo e la terra.
Guardando con attenzione tra le parole della Genesi al termine del primo racconto della creazione pare proprio scorgervi che Dio intendesse sposare; l'umanità, infatti, il 6° giorno della creazione in Genesi 2,1-2 si trova: "Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando."
Il radicale da cui viene il portare a compimento, ripetuto in quei versetti a mo' d'avviso (la seconda volta poteva essere evitato), serve ad attirare l'attenzione del lettore.
Quel radicale può anche essere tradotto come "sposare", infatti sposa è "kallah" , quella che completa.
Dio perciò "sposò" in quel giorno ciò che aveva fatto e fece ciò con l'espressione massima del suo creato, la prima coppia umana, , ossia sposò la prima coppia.
Di fatto di tutte le creature visibili solo l'uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la vita di Dio.
Santa Caterina da Siena in "Il dialogo della Divina Provvidenza, 13" si domanda e si risponde così: "Quale fu la ragione che tu ponessi l'uomo in tanta dignità? Certo l'amore inestimabile con il quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei; per amore infatti tu l'hai creata, per amore tu le hai dato un essere capace di gustare il tuo Bene eterno."

In "Lettere ebraiche segni celesti della Torah" tra l'altro ho riportato questa decriptazione di quei due versetti Genesi 2,1-2 che profetizzano la fine gloriosa dell'umanità sposa del Messia:

Genesi 2,1 - E sarà la sposa condotta dal mondo in cielo e fuori dalla terra la porterà con tutte le schiere a vivere.

Genesi 2,2 - E saranno tutti con Dio ad entrare a stare; gli vivranno dentro. Un giorno saranno ad uscire dalla prigionia. Dalle rovine saranno alla pienezza così alla fine condotti. L'Unigenito la risurrezione dei corpi con azione luminosa nel mondo porterà. Saranno un sabato da dentro ad essere portati i viventi fuori dalla schiavitù. A vedere saranno i viventi con tutti gli angeli il Crocifisso che si riporterà. Dell'Unico il Principe si vedrà risorto uscire.

Poi, proprio là, in Genesi 2 c'è, infatti, il racconto di un matrimonio vero e proprio quando il Signore presenta la donna all'uomo, e questi di fatto, così è un uomo nuovo, non essendo più quello di prima grazie all'uscita della donna dal suo fianco, figura profetica del Cristo, in quanto uomo figlio di Dio ancora senza peccato.
Questi in Genesi 2,23b la riconosce come pari a se stesso con l'espressione:

"La si chiamerà donna , perché dall'uomo è stata tolta."

I due e assieme sono immagine anche del roveto ardente di Mosè: fuochi in cui c'è "Iah" , ossia IHWH. (Vedi: "Lo sposo della coppia nel matrimonio, roveto ardente")
Il settimo giorno della creazione, quindi, appunto, come abbiamo dedotto da Genesi 2,1-2 è il giorno tuttora in corso, quello del matrimonio del e col Signore.
Tra le 10 parole, infatti, ha importante rilevanza il "Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te." (Esodo 20,8)
Se s'unisce il pensiero del matrimonio col Signore col comandamento del sabato questo assume la dimensione del pensare al proprio futuro, al compimento, al nostro essere sposa nel matrimonio col Signore.
Il sabato è così la festa del rinnovamento del matrimonio del Signore con la sposa detta "regina del sabato", cioè con il creato, con l'umanità, col singolo uomo o donna.
Non a caso in quel giorno nell'ebraismo è come se si rinnovassero le promesse matrimoniali e si banchetta in famiglia col vino e con un pane speciale che si chiama appunto "Kallah" .
È il tempo in cui l'uomo rinnova la festa nuziale con la propria moglie che ritorna ad essere in quel giorno festoso la "sposa".
Il venerdì sera in sinagoga, infatti, viene intonato il canto "Lekah dodì":

"Vieni mio amato, incontro alla sposa,
accogliamo insieme il volto dello shabbat.
"

Nel cristianesimo ciò si fa alla fine del sabato, nella domenica, giorno del Signore in cui si rinnovano le promesse battesimali e nuziali con Lui col vino e il pane dell'altare su cui c'è memoria del mistero pasquale.

Accadde però che il matrimonio - alleanza - patto con la prima coppia non andò a buon fine e fu l'uomo a chiamare la donna Eva dopo il peccato.
Di fatto Dio ai due componenti di questa prima coppia non aveva dato nomi singoli.
Ormai il patto col Signore era stato turbato, non era stato dato ascolto a Dio, la coppia umana era stata adultera nei riguardi del Signore ed aveva dato ascolto ad un estraneo.
S'attendeva una riappacificazione.
Ecco che questa tensione è accolta da un'altra coppia, i cui nomi però questa volta sono riconosciuti dall'angelo del Signore.
Questa coppia è ricordata nei Vangeli, in Matteo e in Luca, con i nomi di Giuseppe e Maria, che consentiranno l'avvento del tempo della grazia di poter accedere al matrimonio col Signore tramite Gesù Cristo nato dall'ascolto di Maria e dal suo sì, nonché dal sì di Giuseppe che lo introdusse in modo ordinato come ebreo nel mondo.

Altri miei articoli con varie angolature del matrimonio col Signore sono:
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