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ASCOLTARE OGGI È SPOSARSI
La Bibbia ci dice che Dio ebbe a sancire un primo patto con Abramo quando gli promise di divenire una grande nazione ed in particolare, capostipite degli ebrei tramite Isacco.
Ai discendenti di Giacobbe - Israele, erede delle promesse rinnovate ad Isacco, usciti miracolosamente dall'Egitto, Dio poi propose presso il monte Sinai (Esodo 20) un patto di religione, con una fede e dei precetti.
Tutto ciò iniziò in questo modo: "Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa." (Esodo 19,3-6)
Le Dieci Parole, "'aseret hadevarim" che nel cristianesimo sono dette "i Dieci Comandamenti o Decalogo", furono date a Mosè mentre il popolo percepiva i tuoni, i lampi, il suono del corno e il monte fumante, quindi il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano ed il patto non fu ancora sancito.
Evidentemente il popolo non era ancora pronto ad ascoltare!
Aveva visto ed udito, ma non aveva ancora interiorizzato!
Eppure quelle dieci parole, furono date: "Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dalla terra d'Egitto, nello stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte." (Esodo 19,1s)
In effetti, nella traduzione in italiano manca una parola che nel testo ebraico c'è e tale parola è un "questo" a cui l'ebraismo annette grande importanza.
Viene al riguardo argomentato: "in questo stesso giorno", "bayòm hazèh", vale a dire proprio oggi, in questo giorno, mentre siamo qui a leggere, anche noi che leggiamo arriviamo al Sinai e riceviamo la "Torah".
Sottolinea tale pensiero il Talmud quando chiede: "Perché non si dice in quel giorno? Affinché si considerino le parole della Torah come se fossero date oggi e sembrino sempre nuove." (Midrash ian-kumà 7,13; Talmud Bera khot 63b Rashi)
Tale modo di considerare pare essere accolto dal Salmo 95,7s quando proclama: "Se ascoltaste oggi la sua voce! Non indurite il cuore...".
Lo stesso pensiero è anche richiamato in Ebrei 3,7s, ed è sottolineato al versetto 13: "Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi s'indurisca sedotto dal peccato."
Accade così che Dio tramite il testo scritto interpella direttamente il lettore.
Permane, infatti, nel pensiero rabbinico che tutti gli Ebrei, in quanto tenuti a studiare e interiorizzare la Bibbia, assistettero all'evento del Sinai.
Il fatto poi che le 10 parole furono scritte sulle tavole di pietra "'oeben"
implica il pensiero di una trasmissione padre
- figlio
,
perciò anche le anime degli Ebrei che dovevano ancora nascere erano là presenti in questo stesso giorno.
Il Seder di Pesach così dice al riguardo: "Ognuno di noi ha il dovere di considerare se stesso come personalmente presente nel giorno della promulgazione della Torah."
Il libro dell'Esodo riferisce che: "Dio pronunciò tutte queste parole..." (Esodo 20,1), ma il testo ebraico è il seguente:
In effetti c'è quel
"l'emòr" che non è tradotto, ed il risultato sarebbe:
"Dio pronunciò tutte queste parole, per dire l'emòr."
La parola "l'emòr", cioè "per dire", significa che il messaggio espresso, deve essere comunicato e passato ad altri, ma poiché per la tradizione l'intero Popolo Ebraico era presente, anche come generazione future, quel "l'emòr" starebbe a significare che Dio diede a ciascuno del popolo presente e futuro il potere di pronunciare parole di Torà come Egli le pronunciò, così che fossero messaggeri di Dio per un messaggio di riconciliazione, quindi profeti per il mondo.
Ciò di fatto s'è verificato da parte dell'ebreo Gesù di Nazaret e l'annuncio di Cristo è arrivato ai cristiani.
San Paolo al riguardo ebbe a dire: "Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio." (2Corinzi 5,18-20)
Altro significato che ha "l'emòr" è quello di gerundio, cioè "dicendo".
Nel versetto, come ho evidenziato in rosso, si possono notare anche le tre lettere
che indicano "sposa".
C'è poi indicato in verde un
che indipendentemente dalle vocali non originariamente indicate si può anche leggere come "il giuramento".
A questo punto quei comandamenti possono vedersi anche come il patto scritto da Dio stesso, la "Ketuvah" per la sposa, vale a dire per un matrimonio di Dio con l'umanità tutta intera, leggendo: "E fu per pronunciare Dio a venire dalla sposa le parole del giuramento, dicendo..."
Che il matrimonio è sacro ed eterno allo stesso modo dell'alleanza di Dio col suo popolo è chiaro in Geremia 2,2, Ezechiele 16,6-8 e Osea 2,19-20.
La Ketubah - del nostro patto è poi stata confermata con quello che è considerato il "Mosè al quadrato", vale a dire il "discorso della montagna" del Vangelo di Matteo (5-7), onde chi l'accoglie è "sposa di Cristo" che ama fino alla morte di croce e quindi costruisce la propria casa sulla roccia: "Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa (la propria famiglia) sulla roccia (che è Cristo)." (Matteo 7,24)
Questo ulteriore patto, peraltro è profetizzato dal profeta Geremia con tali parole: "...questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni, dice l'Eterno: io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. E non insegneranno più ciascuno il suo compagno e ciascuno il suo fratello, dicendo: Conoscete l'Eterno! Poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l'Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato." (Geremia 31,33-34)