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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
RITORNO AL SINAI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA PRIMA ALLEANZA E IL COMANDAMENTO DELL'AMORE
Il capitolo 24 del libro dell'Esodo ci dice della conclusione dell'alleanza.
Il Signore chiamò Mosé, voleva consegnargli le tavole: "...Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e insieme settanta anziani d'Israele; voi vi prostrerete da lontano, poi Mosè avanzerà solo verso il Signore, ma gli altri non si avvicineranno e il popolo non salirà con lui." (Esodo 24,1s)
Prima di salire sul monte Mosè predispose la cerimonia della conclusione dell'alleanza ed in particolare: "...prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto". (Esodo 24,7)
È da notare che eseguiremo addirittura prima di ascolteremo, come a dire abbiamo compreso i sentimenti di Dio per noi.
Faremo ciò che ci dice anche se non avessimo a capire il motivo subito, poi mediteremo ed anche capiremo.
In definitiva, ci fidiamo, perché siamo certi che il Signore ci ama.
I saggi insegnano (Talmud Shabbat 88a-b) che quando il Santo udì gli Israeliti proclamare "lo eseguiremo e vi presteremo ascolto" esclamò: "Chi ha rivelato ai miei figli questo segreto. Il segreto che usano per sé gli angeli che sono coraggiosi esecutori dei miei ordini, obbedienti alla voce della mia parola?" (Tehillim 103.20)
Ed ecco fu così solo allora che, appunto, Dio permise farsi vedere da persone prescelte tra il popolo: "Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d'Israele. Essi videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero." (Esodo 24,9-11)
E non morirono all'istante!
Solo più tardi Nadab e Abiu, figli di Aronne, furono puniti, perché offrirono un fuoco illegittimo (Levitico 10,1).
Dopo la cerimonia dell'Alleanza accettata dal popolo in piena libertà, Mosè proprio mentre sul Sinai riceveva le Tavole del Patto, ai piedi del monte il popolo stesso commette il tradimento del peccato del vitello d'oro (Esodo 32).
Quel terribile momento fu superato grazie al comportamento illuminato di Mosè che ruppe le prime Tavole, contrattò con la giustizia del Signore, ed ebbe la meglio grazie alla Sua misericordia.
Fu così che: "Il Signore disse a Mosè: Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato." (Esodo 34,1)
Mosè allora ebbe l'ardire di chiedere la presenza continua del Signore tra il suo popolo; era giusto che lo sposo coabitasse con la sposa!
Mosè in quella occasione, infatti: "Disse: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa' di noi la tua eredità." (Esodo 34,9)
Nell'articolo "L'Incarnazione sotto il "velo" di Mosè" ho tra l'altro decriptato l'intero capitolo Esodo 34.

Dopo aver rotto le prime Tavole, un "midrash" riferisce che tra l'altro Mosè avrebbe detto anche questo al Signore: "Ora Tu non puoi più considerare il popolo ebraico colpevole di tradimento poiché il matrimonio non è ancora avvenuto. Certo, i comandamenti Israele li aveva ascoltati ed accettati, ma a voce non si contraggono matrimoni. Ci vuole un contratto e questo non esiste più, io l'ho spezzato e gli ebrei non lo hanno potuto vedere. Del resto non potevo certo lasciare la traccia di questo scritto nelle Tue mani. Non ho potuto fare altro che strapparlo con forza e portartelo via. Ora, se devi punire qualcuno, bene, questo sono io e nessun altro."
È un'ulteriore conferma che la rivelazione del Sinai è un vero e proprio matrimonio dove lo Sposo è il Signore ed Israele è la sposa.
L'episodio del Vitello d'Oro, perciò è un adulterio sotto il baldacchino nuziale!
Il Talmud (Taanit 26 b e 30 b ) insegna che il giorno di Kippur, Mosè scese per la seconda volta dal monte con le nuove Tavole del Patto.
Era sceso la prima volta il 17 di Tamuz, giorno del peccato del vitello, ed aveva infranto le prime tavole; il giorno successivo, dopo aver distrutto il vitello, era risalito sul monte dove era rimasto ottanta giorni, quaranta per pregare il perdono di Dio e altri quaranta per ricevere le nuove tavole.
Il peccato del vitello d'oro ha reso comunque ai posteri un servizio in quanto ha resa palese e provata la forza della "Teshuvà" o "Pentimento" che ha spinto la misericordia e longanimità del Signore ad accettare di ridare le Tavole del Patto in un rapporto ancora più vincolante e con una sposa che aveva dato prova di poca affidabilità.

Esaminiamo ora i due comandamenti essenziali della Torah di cui solo il primo pare trovarsi nelle Tavole del Patto mentre il secondo in modo evidente si trova nel libro del Levitico.
Pare proprio che il tutto possa in definitiva sintetizzarsi in un unico comandamento: AMARE.

Primo: "Tu AMERAI il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze." (Deuteronomio 6,5)
...
Qui il verbo amare è costruito con "'et" che è la forma dell'accusativo.

Secondo: "...amerai il tuo prossimo come te stesso..." (Levitico 19,18)
... ...
Il Verbo amare qui è costruito con "le" e comporterebbe tradurre:
"...amerai per il tuo prossimo come te stesso..."

Il comandamento verso il prossimo comporta, perciò, ogni volta il domandarsi cosa è da dare o da fare per l'altro e... poi compierlo.
Gesù nel "Discorso della Montagna" sintetizza in modo preciso questo comandamento, ove al riguardo con autorità dice: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti." (Matteo 7,12)
In definitiva così Gesù, anche qui, al comandamento della Torah scritta porta un commento essenziale e concorde.
Ciò è analogo a quanto dal Talmud (TB Shabbat 31 a) risulta dicesse Hillel il Vecchio in forma negativa: "Quello che è odioso a te, non farlo al tuo prossimo, questa è tutta la Torà, il resto è commento, vai e studia."

Si sostiene poi che il livello profondo delle 613 mitzvot che la tradizione ebraica (Rabbì Saadià Hagaon) fa discendere dalle 10 parole o comandamenti di Esodo 20,2-17 è il dare che è da collegare a quel per il prossimo.
Si ricava, infatti, dalla prima e l'ultima parola delle 10 parole una forma mnemonica sintetica:

Io sono... per il tuo prossimo.

Infatti:
  • Esodo 20,2 prima parola "'Anochì"... Io sono
  • Esodo 20,17 fine versetto ultima parola, "leReechà'", per il tuo prossimo.
Si può così concludere che la legge è scritta per i doveri verso "Io sono" e "per il prossimo".
In questo modo il secondo comandamento è anche lui in modo evidente tra le 10 Parole, ne appare la sintesi, vale a dire emergono in quel testo anche i due comandamenti essenziali di cui dice così Gesù nel Vangelo di Matteo 22,35-40: "...un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento? Gli rispose: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".
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