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RICERCHE DI VERITÀ...

 
I CHERUBINI ANNUNCIANO
LA VENUTA DELL'AGNELLO

di Alessandro Conti Puorger
 

LA TEOFANIA AL CANALE KEBAR
Si possono incontrare i Cherubini?
Sì, perché "...santo è il Signore, nostro Dio" (Salmo 99,9), quindi, l'incontro può avvenire se si è vicini alla fonte della santità o se questa ci si sta avvicinando e debbo concludere che molti li hanno incontrati, perché in qualche modo sono ormai tanti i colpiti dalla novità assoluta di un prezioso annuncio capace di metter in movimento gli spiriti ormai statici di persone che non credono ci possa essere qualcosa capace di coinvolgerli più di tanto.
Di certo quelli che dettero una buona notizia del genere erano i Cherubini del carro della gloria del Signore, quello che in ebraico, da "rekab" , è detto "merkavah o merkabah", il carro che annuncia agli esuli la possibilità di rientrare nella vera Terra Promessa, il Regno eterno del Messia, il Cristo, che col suo sangue, morte e risurrezione ha riscattato per i figli di Dio.
Con loro ci si avvicina ad assaggiare l'amore gratuito, vale a dire l'agaph l'"agapé" di Cristo, che in modo riduttivo viene anche detto "carità".
Ciò, è quanto produce in definitiva l'evangelizzazione ai lontani o a chi si è allontanato dall'idea del Regno dei Cieli.
Questa portò ad interessarmi della descrizione nella Bibbia di quel carro che ne fa il profeta al capitolo 1 del libro di Ezechiele, quando propone la sua teofania.
Fu così che presentai l'articolo "Il carro di fuoco d'Ezechiele: UFO e/o macchina del tempo?".
Quel carro, infatti, desta tanta curiosità e fa volare la fantasia, specie tra gli ufologi, in quanto le traduzioni italiane del testo ebraico paiono proprio descrivere una navicella aliena.
Presentai però in quella occasione la decriptazione del testo in ebraico, inserito nella Tenak o Bibbia canonica degli ebrei, procedendo secondo il mio metodo di cui è detto in "Parlano le lettere", utilizzando i significati grafici propri di ciascuna lettera dell'alfabeto ebraico e con tale strumento ottenni esaurienti pagine di secondo livello sulla profezia dell'epopea del Messia.

Sulle proprietà delle lettere ebraiche e del perché e del per come si possa attendere nella Tenak o Bibbia ebraica anche la presenza di testi nascosti propongo questi miei articoli:
In sintesi, al riguardo è da ricordare il preciso messaggio di Gesù di questo versetto: "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza." (Giovanni 5,39)
Si può incontrare, infatti, il Messia atteso nei libri che la tradizione, confermata da Gesù, attribuisce scritti da Mosè e, per estensione, in tutta la Bibbia ebraica.
Lo stesso Gesù ha anche detto: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Matteo 5,17s)
In tal modo si comprende come anche la singola lettera è da tener presente in quel messaggio, il che fa intuire che può sussistere anche una interpretazione del testo sacro lettera per lettera.
Lo conferma pure il Talmud: "Nessuna lettera sarà mai abolita dalla Torah" (Esodo Rabàh 6.1)
D'altronde: "Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui", come dice Colossesi 1,16 e la Bibbia nelle sue midolla lo profetizza con ogni lettera ebraica in essa impiegata dall'autore ispirato.

È da premettere che, storicamente, oltre due secoli e mezzo prima di quella visione di Ezechiele, la Bibbia in 2Re 2 riferisce di un carro di fuoco che assunse in cielo il profeta Elia, il Tisbita.
Questo carro sì, pur se veniva dal cielo, non era però il carro della gloria del Signore, ma solo un mezzo inviato per il trasporto in alto nella gloria di Elia.
Questi sono i due versetti essenziali di quel l'evento nella traduzione C.E.I e nel testo ebraico: "Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. Eliseo guardava e gridava: Padre mio, padre mio, cocchio d'Israele e suo cocchiere. E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi." (2Re 2,11-12)

Nell'articolo "Elia rapito in cielo. Un Giubileo" presentai tra l'altro l'intera decriptazione di 2Re 2 e quei due versetti sono molto importanti in quanto ci portano alla trasfigurazione di Gesù di cui dicono i Vangeli sinottici e preparano a far comprendere come i testi biblici possono parlare con la voce dei Vangeli grazie allo strumento della decriptazione se si rivolge a Cristo Gesù tutto il contenuto.
Torniamo però ad Ezechiele.
Questi, di famiglia sacerdotale, nacque nel regno di Giuda verso il 620 a.C. e fu deportato nel 597 a.C. assieme a Ioiachin, re di Giuda.
Ezechiele fu destinato ad un campo di lavoro attorno ad un villaggio chiamato Tel Aviv non lontano da Babilonia.
Cinque anni più tardi Ezechiele, con quella visione del carro della gloria, ricevette la chiamata alla missione di profeta con l'incarico di fungere da "sentinella alla casa d'Israele" (Ezechiele 3,17).
Storicamente quella visione, che si sviluppa per i primi tre capitoli del libro d'Ezechiele, è collocata nel 592 a.C. proprio in quel villaggio Tel Aviv durante l'esilio dei giudei a Babilonia, presso il canale "nahar" Kebar , il canal grande dei babilonesi.
In ebraico, infatti, il radicale significa "moltiplicare, fare abbondare".
Quel canale appunto serviva da adduttore principale della rete di canali per irrigare i campi e moltiplicarne la produttività e per trasportare via fiumi i raccolti a Babilonia.
Il radicale di è "scorrere" da cui il sostantivo sta per fiume o altro corso d'acqua e "Naharah" derivato da quel radicale, da solo, cioè senza altri nomi, è attribuito in Isaia 7,20 al fiume Eufrate.
Quel radicale però ha anche un altro significato, quello di "splendere" e di "essere illuminato" (Salmo 34,6 e Isaia 60,5) e nel caso specifico chi risulta essere stato illuminato è proprio Ezechiele.
Al canale Kebar, quindi, Ezechiele ebbe "un'abbondante illuminazione", e ad illuminarlo fu proprio la teofania del carro della gloria del Signore.
Inoltre carro è una permutazione delle lettere di Kebar .
In definitiva fu una vera e propria teofania e gli apparve un carro celeste che poteva avanzare in tutte le direzioni mediante ruote speciali che di fatto eranp esseri angelici gli "'Ofanim" che lo trasportavano con accanto altri esseri che il profeta indica come Cherubini.
In mezzo a fuoco e ad uno spendore simile a quello dell'elettro incandescente, sotto una cupola trasparente, c'era la figura di un uomo su un trono.

Ezechiele (1,7-12) così descrive i Cherubini: "Io guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di metallo incandescente. Al centro, una figura composta di quattro esseri animati, di sembianza umana con quattro volti e quattro ali ciascuno. Le loro gambe erano diritte e i loro piedi come gli zoccoli d'un vitello, splendenti come lucido bronzo. Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le proprie sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l'una all'altra. Quando avanzavano, ciascuno andava diritto davanti a sé, senza voltarsi indietro. Quanto alle loro fattezze, avevano facce d'uomo; poi tutti e quattro facce di leone a destra, tutti e quattro facce di toro a sinistra e tutti e quattro facce d'aquila. Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo. Ciascuno andava diritto davanti a sé; andavano là dove lo spirito li sospingeva e, avanzando, non si voltavano indietro."


Cherubino


Ciascun Cherubino aveva quattro facce che corrispondono a quelle degli esseri viventi detti "Karibù" con testa d'uomo, corpo di leone, zampe di toro e ali d'aquila le cui effigi custodivano i palazzi di Babilonia.


Karibù


Al 2° paragrafo "La merkabah - la gloria del Signore" nell'articolo "El Shaddai, il petto generoso e San Giuseppe, il nutrizio" ho presentato alcune considerazioni su quel carro ed in particolare su quali potessero essere gli spunti che avevano provocato la descrizione riallacciandomi agli aspetti della sfinge ed all'uscita dalla schiavitù d'Egitto.

Per un esiliato del regno di Giuda, costretto a Babilonia, Gerusalemme e il suo Tempio certamente evocavano malinconici ricordi.
Il Salmo 137, il canto dell'esule, ci parla proprio della sentita oppressione e dei sentimenti di un esiliato in quei tempi in quei campi di lavoro.

"Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion.
Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre.
Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori: Cantateci i canti di Sion!
Come cantare i canti del Signore in terra straniera?
Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra;
mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo,
se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia." (Salmo 137,1-6)
(La decriptazione del Salmo 137 si trova in "Gerusalemme e Babele roccaforti di guerra apocalittica")

Il Dio d'Israele però più di sei secoli prima aveva sentito le grida dei discendenti dei patriarchi e in forza dell'alleanza con loro li aveva liberati dalla schiavitù dell'Egitto e, dopo la teofania del Sinai, li aveva guidati, con i Cherubini dell'Arca dell'alleanza nel loro peregrinare per 40 anni nel deserto fino a farli entrare nella Terra Promessa.
Allora, l'arca, munita di stanghe, era portata dai Leviti per ogni dove ed aveva fatto cadere le mura di Gerico.
(Vedi: "L'epopea dell'arca del patto - testi nascosti")

Ecco che questa Arca in visione, munita di ruote come su di un carro, va ora a cercare il popolo per riportarlo a casa da ogni dove; questo è il senso delle ruote che vanno in ogni direzione.
L'immaginario di allora era che il Dio d'Israele, appunto, sedesse sull'Arca come su di un trono tra i Cherubini che stavano sul propiziatorio o meglio che l'Arca fosse immagine della stessa Arca celeste che altro non era che il Suo trono di lassù sostenuto dai Cherubini (Vedi: Apocalisse 4):
  • "Il popolo mandò subito a Silo a prelevare l'arca del Dio degli eserciti che siede sui Cherubini". (1Samuele 4,4)
  • "Signore degli eserciti, Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto i cieli e la terra." (Isaia 36,16)
  • "Cavalcava un cherubino e volava, si librava sulle ali del vento." (Salmo 18,11)
  • "Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge. Assiso sui cherubini rifulgi davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse. Risveglia la tua potenza e vieni in nostro soccorso. Rialzaci, Signore, nostro Dio, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi." (Salmo 80,2-4)
  • "Il Signore regna, tremino i popoli; siede sui Cherubini, si scuota la terra." (Salmo 99,1)
    (In "Abdia, libro del servo di Iahwèh" tra l'altro ho riportato la decriptazione del Salmo 18, mentre quella dei Salmi 80 e 99 la riporterò in prossimi paragrafi.)
L'Arca poi, in particolari momenti, pare s'illuminasse ed era in grado di scatenare una potenza sconosciuta, capace di uccidere; infatti, è da ricordare che, trasportata su un carro, quando parve inclinarsi e cadere e fu toccata da un tale Uzzà sacerdote: "L'ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo percosse per la sua colpa ed egli morì sul posto, presso l'arca di Dio." (2Samuele 6,7)


L'arca del patto


Ciò ha fatto immaginare l'Arca come un potente condensatore che poteva caricarsi di cariche elettrostatiche capaci di formare anche archi voltaici fornendo lampi e in grado poi di produrre energia al contatto di chi le metteva a terra.
Altri l'hanno anche immaginata come una rudimentale radio ante litteram per parlare a distanza e ricevere da distanza.

Davide precisò che non poté costruire il Tempio, perché fu uomo di guerra, ma che lo costruirà suo figlio uomo di pace, Salomone, come dice il nome stesso, a cui consegnò tutto il necessario che aveva approvvigionato per la costruzione: "Gli diede l'oro puro per l'altare dei profumi, indicandone il peso. Gli consegnò il modello del carro d'oro dei cherubini, che stendevano le ali e coprivano l'arca dell'alleanza del Signore. Tutto ciò - disse - era in uno scritto da parte del Signore per farmi comprendere tutti i particolari del modello". (1Cronache 28,18-19)

Pare così doversi interpretare che nel Primo Tempio, cioè nel Tempio costruito da Salomone, l'Arca nel Santo dei Santi fosse sotto un baldacchino a forma di carro con Cherubini.
A Cafarnao è stata trovata un'antica raffigurazione dell'Arca mobile, cioè su ruote, a ricordo del baldacchino.
In definitiva proprio l'Arca andò a presentarsi ad Ezechiele e non una sola volta.
L'avviso era chiaro: raccoglierò di nuovo il mio popolo e lo farò uscire dalla schiavitù di Babilonia.
Difatti, poi Ezechiele ebbe questo incarico dal Signore: "Perciò profetizza e annuncia loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò .Oracolo del Signore Dio." (Ezechiele 31,12-14)
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