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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
IL PATTO DI SICHEM E IL "PARTO DEL MESSIA"

di Alessandro Conti Puorger
 
 

IL FILO DI ARIANNA
Nella lettura della Bibbia specie dei dei testi più antichi si può anche perdere il messaggio essenziale.
V'è in essa tanta luce per arrivare a Dio, ma vi sono anche ombre sufficienti per taluni per non riuscire a vederlo.
Dio, infatti, è così longanime che a chi legge quei testi, sacri, perché dalle più alte autorità delle religioni che si rifanno alla fede di Abramo, sono stati riconosciuti da Lui ispirati, intende lasciare comunque il libero arbitrio con la conseguente possibilità di prendere anche decisioni opposte ai suoi insegnamenti.
Si possono trovare, infatti, in quei libri antichi anche vari ostacoli che il lettore, più o meno sprovveduto, deve superare per incontrare l'amore di Dio, in quanto i racconti e le cronache spesso sono molto crudi e presentano i più deleteri comportamenti umani, violenza, stupri, incesti, eccidi ed atti da cui il lettore può restare scandalizzato.
Occorre, allora, in genere, ricorrere a considerare quei fatti delle allegorie con cui si vuole dire altro, ma le spiegazioni non sempre convincono il lettore specie se in qualche modo è prevenuto per personali vicende della vita e cerca giustizia, comprensione e tenerezza.
Può però venire in soccorso un aiuto da considerare come una specie di filo conduttore, un vero e proprio filo di Arianna, capace di far uscire dal labirinto, fino a dare la forza di far alzare in volo e dipanare il discorso che alcune volte può apparire farraginoso.
Alla lettura della Bibbia ci si può avvicinare per molti motivi, ma se da tali libri se ne vuole spillare il vero succo spirituale capace di alimentare l'uomo è da tenere sempre presente il principio seguente:

"Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose." (Colossesi 1,16-18)

A maggior ragione ciò vale specificatamente per le Sacre Scritture, volute ed ispirate da Lui.
In definitiva le antiche Sacre Scritture sono una Sua espressione in terra, un mantello alcune volte lacerato dalle vicende umane che annuncia una persona che deve venire ed in cui circola il Suo Santo Spirito.

Chi è questo Lui?
Il Cristo di Dio, incarnatosi in Gesù di Nazaret.
Quello è il messaggio di San Paolo, ebreo, fariseo, gran cultore e conoscitore della parola, ma per grazia di Dio apostolo delle genti.
Certo è che se questo pensiero si prende in modo radicale, ogni pagina della Bibbia si deve riferire a Lui, al Messia.
Ecco che allora, quando le Sacre Scritture possono apparire chiuse alla investigazione personale, cioè quando in quegli scritti chi legge perde la bussola e sembra che non riguardarlo, resta comunque quella risorsa, ossia il domandarsi come si può scorgere il filo di Arianna per arrivare a vedere la luce, perché certamente comunque quella pagina riguarda la storia del Messia e quindi la storia di ogni uomo, anche del lettore, perché Lui viene per tutti e tutti credenti o non sono coinvolti nelle sue vicende.
Trovando, infatti, le tracce del Messia, "io sono la via" (Giovanni 14,6), quelle Scritture si apriranno e saranno capaci di fornire l'apertura personale in grado di far domandare a ciascuno quale sia la propria personale posizione davanti all'attesa dell'escatologia e delle problematiche o dei misteri ultimi che attendono ogni uomo: morte, giudizio, inferno, paradiso.
Il lettore, infatti, appena appare l'idea del Messia è inevitabile che si chieda come si colloca a fronte di tale evento, vale a dire se è in tiro o è morta in lui l'attesa, ossia la speranza in un giorno di conversione e di vittoria sulla morte.

Dice al riguardo la lettera agli Ebrei:
"Dovremmo dunque avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto: Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo! (Salmo 95,11) Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere. (Genesi 2,2) E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! (Salmo 95,11) Poiché dunque risulta che alcuni entrano in quel riposo e quelli che per primi ricevettero il Vangelo non vi entrarono a causa della loro disobbedienza, Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori! (Salmo 95,7) Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. Dunque, per il popolo di Dio è riservato un riposo sabbatico. Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch'egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza." (Ebrei 4,1-11)

In questo brano della lettera agli Ebrei più volte è richiamato il Salmo 95 ed al riguardo rimando al mio articolo "Il comandamento del Sabato - attesa di un compimento" in cui, tra l'altro, col mio metodo inserito nella rubrica "Lettere ebraiche e codice Bibbia" ho decriptato dal testo ebraico per intero quel Salmo che porta a colui che gli ebrei chiamano il Messia e che per la fede cristiana altri non è che il Creatore stesso, il Verbo, che viene a completare il suo progetto.
Personalmente, oltre alla usuale lettura del testo personalizzato dalla domanda "cosa dice alla mia vita" o "dove incontro in questo il Signore" ho trovato il modo di esperire una esegesi particolare.
Ogni pagina della Bibbia canonica, se scritta con le originali lettere "sacre" dell'alfabeto ebraico, infatti, contiene un messaggio nascosto.
Accade allora che con l'adeguato bisturi, incidendo il testo, ossia decriptandolo con opportuni criteri, si può individuare il filo conduttore, l'ordito e la trama di substrato in cui circola l'epopea del Messia che conferma l'idea cristiana e porta il lettore a risalire così al messaggio personale essenziale capace di coinvolgerlo e che veramente interessa, che poi potrà essere anche respinto, ma almeno non s'è più impediti da ostacoli e scusanti.
Ora, quel testo che ho sopra riportato della lettera agli Ebrei dice di alcuni che hanno ricevuto il Vangelo a suo tempo e poi l'hanno rifiutato.
Ciò implica che c'è Vangelo anche nella Torah, come di fatto si trova nelle tante decriptazioni (Vedi: "Indice brani decriptati").
Viene poi detto che quelli furono coloro che Giosuè aveva introdotto "in quel riposo", ossia nella terra promessa, figura di un mondo futuro, il Regno del Messia!
Ecco che il filo d'Arianna ci porta a quel popolo del XII secolo a.C. quando in Canaan accettò di servire il Signore, il che avvenne nella grande assemblea di Sichem di cui dice l'ultimo capitolo del libro di Giosuè.

Cerco allora di procedere con ordine.
Così in primo luogo espongo quanto mi risulta su tale assemblea, in particolare su come questa è presentata nella Bibbia, provando ad inserirla nel quadro storico di quei tempi, avvicinando lo scritto biblico alle scoperte archeologiche per poi aprire quelle pagine con l'aiuto della decriptazione ed arrivare al succo del messaggio che non può che coinvolgere la figura del Cristo.
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