BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2014  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheLettere ebraiche e codice Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere

Tutti gli articoli di BibbiaWeb RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

IL PATTO DI SICHEM E IL "PARTO DEL MESSIA"
di Alessandro Conti Puorger

IL FILO DI ARIANNA
Nella lettura della Bibbia specie dei dei testi più antichi si può anche perdere il messaggio essenziale.
V'è in essa tanta luce per arrivare a Dio, ma vi sono anche ombre sufficienti per taluni per non riuscire a vederlo.
Dio, infatti, è così longanime che a chi legge quei testi, sacri, perché dalle più alte autorità delle religioni che si rifanno alla fede di Abramo, sono stati riconosciuti da Lui ispirati, intende lasciare comunque il libero arbitrio con la conseguente possibilità di prendere anche decisioni opposte ai suoi insegnamenti.
Si possono trovare, infatti, in quei libri antichi anche vari ostacoli che il lettore, più o meno sprovveduto, deve superare per incontrare l'amore di Dio, in quanto i racconti e le cronache spesso sono molto crudi e presentano i più deleteri comportamenti umani, violenza, stupri, incesti, eccidi ed atti da cui il lettore può restare scandalizzato.
Occorre, allora, in genere, ricorrere a considerare quei fatti delle allegorie con cui si vuole dire altro, ma le spiegazioni non sempre convincono il lettore specie se in qualche modo è prevenuto per personali vicende della vita e cerca giustizia, comprensione e tenerezza.
Può però venire in soccorso un aiuto da considerare come una specie di filo conduttore, un vero e proprio filo di Arianna, capace di far uscire dal labirinto, fino a dare la forza di far alzare in volo e dipanare il discorso che alcune volte può apparire farraginoso.
Alla lettura della Bibbia ci si può avvicinare per molti motivi, ma se da tali libri se ne vuole spillare il vero succo spirituale capace di alimentare l'uomo è da tenere sempre presente il principio seguente:

"Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose." (Colossesi 1,16-18)

A maggior ragione ciò vale specificatamente per le Sacre Scritture, volute ed ispirate da Lui.
In definitiva le antiche Sacre Scritture sono una Sua espressione in terra, un mantello alcune volte lacerato dalle vicende umane che annuncia una persona che deve venire ed in cui circola il Suo Santo Spirito.

Chi è questo Lui?
Il Cristo di Dio, incarnatosi in Gesù di Nazaret.
Quello è il messaggio di San Paolo, ebreo, fariseo, gran cultore e conoscitore della parola, ma per grazia di Dio apostolo delle genti.
Certo è che se questo pensiero si prende in modo radicale, ogni pagina della Bibbia si deve riferire a Lui, al Messia.
Ecco che allora, quando le Sacre Scritture possono apparire chiuse alla investigazione personale, cioè quando in quegli scritti chi legge perde la bussola e sembra che non riguardarlo, resta comunque quella risorsa, ossia il domandarsi come si può scorgere il filo di Arianna per arrivare a vedere la luce, perché certamente comunque quella pagina riguarda la storia del Messia e quindi la storia di ogni uomo, anche del lettore, perché Lui viene per tutti e tutti credenti o non sono coinvolti nelle sue vicende.
Trovando, infatti, le tracce del Messia, "io sono la via" (Giovanni 14,6), quelle Scritture si apriranno e saranno capaci di fornire l'apertura personale in grado di far domandare a ciascuno quale sia la propria personale posizione davanti all'attesa dell'escatologia e delle problematiche o dei misteri ultimi che attendono ogni uomo: morte, giudizio, inferno, paradiso.
Il lettore, infatti, appena appare l'idea del Messia è inevitabile che si chieda come si colloca a fronte di tale evento, vale a dire se è in tiro o è morta in lui l'attesa, ossia la speranza in un giorno di conversione e di vittoria sulla morte.

Dice al riguardo la lettera agli Ebrei:
"Dovremmo dunque avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto: Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo! (Salmo 95,11) Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere. (Genesi 2,2) E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! (Salmo 95,11) Poiché dunque risulta che alcuni entrano in quel riposo e quelli che per primi ricevettero il Vangelo non vi entrarono a causa della loro disobbedienza, Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori! (Salmo 95,7) Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. Dunque, per il popolo di Dio è riservato un riposo sabbatico. Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch'egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza." (Ebrei 4,1-11)

In questo brano della lettera agli Ebrei più volte è richiamato il Salmo 95 ed al riguardo rimando al mio articolo "Il comandamento del Sabato - attesa di un compimento" in cui, tra l'altro, col mio metodo inserito nella rubrica "Lettere ebraiche e codice Bibbia" ho decriptato dal testo ebraico per intero quel Salmo che porta a colui che gli ebrei chiamano il Messia e che per la fede cristiana altri non è che il Creatore stesso, il Verbo, che viene a completare il suo progetto.
Personalmente, oltre alla usuale lettura del testo personalizzato dalla domanda "cosa dice alla mia vita" o "dove incontro in questo il Signore" ho trovato il modo di esperire una esegesi particolare.
Ogni pagina della Bibbia canonica, se scritta con le originali lettere "sacre" dell'alfabeto ebraico, infatti, contiene un messaggio nascosto.
Accade allora che con l'adeguato bisturi, incidendo il testo, ossia decriptandolo con opportuni criteri, si può individuare il filo conduttore, l'ordito e la trama di substrato in cui circola l'epopea del Messia che conferma l'idea cristiana e porta il lettore a risalire così al messaggio personale essenziale capace di coinvolgerlo e che veramente interessa, che poi potrà essere anche respinto, ma almeno non s'è più impediti da ostacoli e scusanti.
Ora, quel testo che ho sopra riportato della lettera agli Ebrei dice di alcuni che hanno ricevuto il Vangelo a suo tempo e poi l'hanno rifiutato.
Ciò implica che c'è Vangelo anche nella Torah, come di fatto si trova nelle tante decriptazioni (Vedi: "Indice brani decriptati").
Viene poi detto che quelli furono coloro che Giosuè aveva introdotto "in quel riposo", ossia nella terra promessa, figura di un mondo futuro, il Regno del Messia!
Ecco che il filo d'Arianna ci porta a quel popolo del XII secolo a.C. quando in Canaan accettò di servire il Signore, il che avvenne nella grande assemblea di Sichem di cui dice l'ultimo capitolo del libro di Giosuè.

Cerco allora di procedere con ordine.
Così in primo luogo espongo quanto mi risulta su tale assemblea, in particolare su come questa è presentata nella Bibbia, provando ad inserirla nel quadro storico di quei tempi, avvicinando lo scritto biblico alle scoperte archeologiche per poi aprire quelle pagine con l'aiuto della decriptazione ed arrivare al succo del messaggio che non può che coinvolgere la figura del Cristo.

A SICHEM
Dobbiamo così rapportarci col libro di Giosuè, scritto in ebraico, appartenente all'insieme delle Sacre Scritture della Bibbia canonica, sia ebraica che cristiana, il primo testo dopo il Pentateuco, libro che riprende la storia del popolo d'Israele.
Questa gente, fuoriuscita dall'Egitto, dopo la morte di Mosè, è stata lasciata dalla Torah alle porte della Terra Promessa, cioè della terra di Canaan, ad est del Giordano consegnata alla guida di Giosuè.
Questo testo del libro di Giosuè in 24 capitoli riporta la storia, filtrata attraverso gli occhi di credenti ispirati che scrissero della conquista nel XII secolo a.C. della terra di Canaan da parte degli Israeliti.
Secondo tale libro la conquista fu, infatti, il risultato dell'opera dei figli delle dodici tribù di Giacobbe - Israele che uscirono dall'Egitto con Mosè e che furono poi guidate da Giosuè sotto la protezione del Signore.
Quel libro, in estrema sintesi, perciò vorrebbe essere la cronaca di circa 20 anni della guida di Giosuè, a cui Mosè, come riferisce la fine del libro del Deuteronomio, passò il mandato di pascere il popolo di Dio e di portarlo alla conquista promessa da Dio stesso.
Vi si possono trovare le seguenti parti:
  • capitoli 1-12: entrata e conquista della Terra promessa;
  • capitoli 13-22: istruzioni di come distribuire le parti della Terra Promessa;
  • capitoli 23-24: le indicazioni finali nel saluto di Giosuè e il patto col popolo.
Nell'ultimo capitolo, a prima fase della conquista completata, Giosuè ormai vecchio, prima di ritirarsi, sentì la necessità di radunare i rappresentanti di tutto il popolo a Sichem, antica città Cananea che si trovava nella sella tra i due monti Garizim ed Ebal.

La convocazione dell'assemblea a Sichem, di fatto, è da considerarsi l'attuazione di quello che fu uno specifico comando espresso dal libro del Deuteronomio:
"Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, tu porrai la benedizione sul monte Garizim e la maledizione sul monte Ebal. Questi monti si trovano appunto oltre il Giordano, dietro la via verso occidente, nel paese dei Cananei che abitano l'Araba di fronte a Gàlgala presso le Querce di More. Voi infatti state per passare il Giordano per prendere in possesso il paese, che il Signore vostro Dio vi dà; voi lo possiederete e lo abiterete. Avrete cura di mettere in pratica tutte le leggi e le norme che oggi io pongo dinanzi a voi." (Deuteronomio 11,20-32)
E Sichem è proprio sita nella sella tra quei due monti!

Di fatto quella era la seconda volta che a Sichem Giosuè aveva convocato gli anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi, perché si presentassero davanti a Dio.
L'incontro però di fatto si fece davanti a Dio, perché Giosuè era solo il suo intermediario, come già lo era stato Mosè.


Sichem odierna


Era questa di Sichem un'importante città della Palestina centrale, nella regione che sarà detta Samaria, nel territorio della tribù di Efraim, vicina al monte Garizim, nei pressi dell'odierna città di Nablus, in mano ai Leviti come città rifugio (Giosuè 20,7; 21,21 e 1Cronache 6,67; 7,28).
Già prima dell'ingresso degli Israeliti in Canaan tale sito, per la sua posizione in mezzo alla Palestina lungo la via interna che collegava l'Egitto con l'Asia, aveva grande importanza strategica.
Qui, Abram s'era fermato e lì IHWH gli era apparso la prima volta dopo che fu entrato nella terra promessa e gli rinnovò l'alleanza (Genesi 12,6-8).
A Sichem abitò Giacobbe ove comprò un campo in cui poi fu sepolto il figlio Giuseppe (Genesi 33,18-19; Giosuè 24,32).
Là, proprio a Sichem, Simeone e Levi si vendicarono per quello che Sichem aveva fatto a Dina, loro sorella (Genesi 34).

Vi è però in quel racconto, in Genesi 34,13-17, anche come un anticipo della possibilità di un'alleanza estesa ad altre genti per diventare un popolo solo: "Allora i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo padre Camor e parlarono con astuzia, perché quegli aveva disonorato la loro sorella Dina. Dissero loro: Non possiamo fare questo, dare cioè la nostra sorella ad un uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi. Solo a questa condizione acconsentiremo alla vostra richiesta, se cioè voi diventerete come noi, circoncidendo ogni vostro maschio. Allora noi vi daremo le nostre figlie e ci prenderemo le vostre, abiteremo con voi e diventeremo un solo popolo. Ma se voi non ci ascoltate a proposito della nostra circoncisione, allora prenderemo la nostra figlia e ce ne andremo".
(Per altri fatti avvenuti a Sichem vedi: "Il figlio di Gedeone, Abimelek un racconto criptato")

A Sichem Giacobbe, come racconta Genesi 35,1-4, aveva sotterrato gli idoli portati da Rachele (Genesi 31,34) dalla casa di Labano.
È questo un evento profetico di abbandono degli dèi stranieri che sarà poi sancito a Sichem dal popolo sotto la guida di Giosuè.
La prima volta della convocazione a Sichem, da parte di Giosuè è narrato in Giosuè 8 ed avvenne dopo l'ingresso nella terra promessa a prime vittorie avvenute.

Là, infatti, convocato da Giosuè, si era già svolto un primo grande raduno con rinnovo dell'alleanza:
"In quel luogo scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè, che questi aveva scritto per gli Israeliti. Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici, forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall'altra dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l'altra metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo di Israele. Giosuè lesse tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto è scritto nel libro della legge. Non ci fu parola, di quante Mosè aveva comandate, che Giosuè non leggesse davanti a tutta l'assemblea di Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che soggiornavano in mezzo a loro." (Giosuè 8,32-35)
Questi forestieri non erano quelli usciti dall'Egitto, che ormai erano stati aggregati nei 40 anni di deserto, ma altri che s'erano aggregati in Canaan.
Sichem, era di fatto la "capitale" della confederazione israelita e vi fu appunto il primo santuario in cui risiedeva l'Arca dell'Alleanza finché, sotto il regno di Davide (1000 a.C.), non fu sostituita da Gerusalemme.
Sichem sarà poi la capitale del Regno del Nord sotto Geroboamo quando alla morte di Salomone, nel 931 a.C., il regno si divise.
Nel Nuovo Testamento Sichem è presente col nome aramaico di città di Sicar, ove Gesù incontrò la samaritana (Giovanni 4,5).

Dopo il preambolo del versetto 1, il Capitolo 24 del libro di Giosuè, nei vari versetti, presenta:
  • 2-13 - il memoriale del passato;
  • 14-18 - la proposta di servire JHWH;
  • 19-24 - il rinnovo dell'impegno;
  • 25-28 - lo statuto, la legge, la grande pietra;
  • 29-31 - la morte di Giosuè;
  • 32 - vengono sepolte le ossa di Giuseppe;
  • 33 - muore di Eleazaro figlio di Aronne.
Giosuè fece una introduzione ricordando ciò che li univa.
Nei tempi antichi i vostri padri, abitavano oltre il Fiume.
Poi entra a sviluppare la storia degli Israeliti dai patriarchi all'uscita dall'Egitto.
Ciò evidentemente è accaduto per aiuto del Signore.
Ed ecco la proposta: "Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà. Eliminate gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume e in Egitto e servite il Signore." (Giosuè 24,14)
Giosuè in quel giorno concluse un'alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem.
Nasce spontanea una domanda.
Non erano tutti i figli di quelli che erano stati 40 anni nel deserto sotto la guida di Mosè e che avevano ricevuto la Torah al Sinai?
E i forestieri non erano stati ormai integrati?
Accade tutto come se l'evento Sinai con la consegna della Torah non fosse avvenuto per tutti o Giosuè non lo conoscesse.
Impossibile; dal punto di vista testuale, infatti, al precedente capitolo, Genesi 23 al versetto 6, infatti, dice: "Siate forti nell'osservare e mettere in pratica quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, senza deviare da esso né a destra né a sinistra".
Che necessità c'era allora di un nuovo patto che in fondo veniva integralmente a confermare il precedente?
Nel testo c'è un sottile distinguo:
  • al capitolo 23, versetto 2, Giosuè convocò "tutto Israele";
  • al capitolo 24, versetti 1 e 2, "Gosuè radunò tutte le tribù d'Israele... e disse a tutto il popolo".
Israele sono tutti i fuoriusciti dall'Egitto mentre le tribù con il popolo sono quelli divisi per tribù più altri "Ebrei" o assimilati aggregatisi nel corso degli anni che erano andati ad ingrossare le tribù!

L'ipotesi più condivisa dagli studiosi però è che il libro di Giosuè abbia avuto la propria redazione definitiva, ad opera d'autori ignoti, solo nel VI-V secolo a.C. in Giudea, su tradizioni orali e scritte.
Le informazioni del libro sulla situazione storica che viveva la terra della Palestina VI-VII secoli prima, possono così state sufficienti a tratteggiare la realtà.
Il racconto sarebbe così una idealizzazione estremizzata che riferisce la conquista come avvenuta da parte solo del gruppo dei fuoriusciti, ma forse avvenne con sviluppo su più fronti.
Per saperne di più occorre avvicinarsi ad esaminare la storia dei paesi vicini ed all'archeologia.

UN DISTINGUO: EBREI E ISRAELITI
Vediamo prima però gli indizi che ci fornisce la Bibbia.
Il libro della Genesi, scritto da ispirati Israeliti, propone una particolare rilevanza ed enfasi sul nome di Eber, un discendente di Sem, un pronipote della linea dei primogeniti.
Precisa, infatti: "Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di Jafet, nacque una discendenza." (Genesi 10,21)
Nella linea dei primogeniti di Sem, Eber si trova sei generazioni prima di Abramo il cui nipote Giacobbe - Israele diede origine alle dodici tribù d'Israele.
Come a dire: state ben attenti a non confondere tutti i figli di Eber con i soli Israeliti.
È così da considerare che "Ebreo" qualee discendente di Eber è diverso da Israelita.
Abramo, di fatto, essendo un diretto discendente di Eber era un Ebreo, così è citato nella Bibbia "Abram l'Ebreo" in Genesi 14,13, ma non è Abramo il padre di tutti gli Ebrei.


Abramo padre della Fede


Dopo il diluvio nacque il figlio di Sem, Arpacsad e questi generò Selach e Selach generò Eber.
In definitiva seguendo questo pensiero, gli Israeliti figli di Giacobbe-Israele, nipote di Abramo, quelli a cui si rivelò il Signore per una storia speciale, sono solo un sotto insieme dei figli di Eber.
Gli Israeliti perciò erano Ebrei, ma non erano i soli Ebrei.
Hanno lasciato tracce questi altri Ebrei nella storia?
Come riconoscerli.
Il termine Ebreo deriva dal radicale "passare".
Con il termine "e'boer" in ebraico è definita una "regione posta al di là", onde per induzione il termine di Ebreo starebbe ad indicare quelli di una migrazione di gente semita che si è portata in aree oltre al fiume... Eufrate, visto che dall'oriente avvenivano le grandi migrazioni.
Gente semita in movimento, quindi seminomadi, come Abramo, che però anche da varie generazioni prima aveva iniziato a portarsi nella zona tra i due fiumi, Eufrate e Nilo, e che molti come clan familiari avrebbero proseguito ad avanzare mischiandosi anche agli Hyksos.
Del resto è da tener presente che gli esodi poi dall'Egitto non furono uno, ma almeno due.
Ci fu infatti sicuramente una cacciata attorno al 1550 a.C. concomitante con quella degli invasori Hyksos e dei nomadi asiatici che si erano stabiliti in Egitto al loro seguito, e poi fuoriusciti di bande isolate ed infinecci fu l'esodo che diciamo avvenuto con Mosè.
Nell'alleanza che Dio fece con Abram aveva promesso:

"Alla tua discendenza io do questo paese
dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate" (Genesi 15,18).

Queste sono proprio tutte quelle terre che da generazioni e generazione erano ambite dai discendenti di Eber.
I discendenti di Abramo ricevono la promessa che entreranno in possesso della terra dove lui e gli altri Ebrei delle varie famiglie, che si erano già messe in movimento secoli prima e che continueranno anche dopo, erano solo dei nomadi.
Alcuni di quei nomadi ebrei, certamente, come poi fece Abramo, si erano anche arricchiti col commercio, mettendosi a servizio di potenti dei vari luoghi dove si trovavano e li assoldavano per tanti lavori e forse anche come mercenari.
Alcuni poi forse diventarono potenti loro stessi, re locali di piccoli circondari.
Forse qualcosa del genere ci vogliono dire i fatti raccontati nel libro della Genesi quando è detto di Abram che con i suoi servi si trasformò in combattente in aiuto dei cinque re della valle di Sittim contro i quattro re venuti da oriente da oltre il fiume Eufrate.
Dopo quella vittoria, Abram incontrò Melkisedeq, re di Salem.
Questa figura di cui nulla di più è detto è tale che troverebbe bene la sua collocazione se potesse essere stato riconosciuto da Abramo come se fosse un re "ebreo" e gli diede la decima.
Dico ciò, perché Melkisedeq, peraltro, era anche sacerdote del "Dio Altissimo".
Con ciò si viene a dire che questo Dio evidentemente aveva un nome che non era dato pronunciare se non con una perifrasi come poi sarà per gli Israeliti con il Tetragramma sacro di IHWH.
A questo punto viene spontaneo ripassare velocemente i fatti della Bibbia per scorgere altri cenni.
Forse, anche l'Abimelek, del capitolo 20 del libro della Genesi, era da considerare un "ebreo", infatti, aveva mandato a prendere l'avvenente Sara, perché gli era stato detto essere solo sorella di Abramo, ma fu visitato ed avvisato in sogno da "'Elohim" e lui desistette dal suo intento.
Proprio così!
Al versetto Genesi 20,6 lo stesso "'Elohim" si presenta in sogno ad Abimelek e gli parla come a un proprio fedele, infatti. gli dice: "Gli rispose Dio nel sogno: So bene che hai agito così con cuore retto e ti ho anche impedito di peccare contro di me: perciò non ho permesso che tu la toccassi. Ora restituisci la donna di quest'uomo, perché è un profeta: pregherà per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci, sappi che meriterai la morte con tutti i tuoi." (Genesi 20,6s)
Abimelek sembra conoscere e riconoscere l'autorità di "'Elohim"!
Esiste, peraltro, un analogo precedente episodio, - tra Abramo, Sara ed il Faraone al capitolo 12,10-20 della Genesi - ma in tale occasione il faraone che evidentemente non conosce "'Elohim", invece fu colpito con la sua casa "di grandi calamità" da parte di Dio, nominato là IHWH a profezia delle 10 note future piaghe.
Un episodio del racconto nel libro di Giosuè fa poi comprendere come gli Israeliti erano ben disposti con i nomadi provenienti da lontano che in genere erano "Ebrei" ed è l'episodio in Giosuè 9 e 10 dei Gabaoniti con cui gli Israeliti fecero alleanza giurando per il Signore.
Questi avevano detto loro, ma con inganno: "I tuoi servi vengono da un paese molto lontano, a causa del nome del Signore Dio tuo, poiché abbiamo udito della sua fama, di quanto ha fatto in Egitto". (Giosuè 9,9)
L'episodio però, apre il varco a pensare a quanti "ebrei" veri, già in Palestina, si sollevarono e aiutarono gli Israeliti nella conquista.
A questo punto nasce almeno il sospetto che la stessa prostituta Raab di Gerico, che accolse gli esploratori Israeliti, potesse essere una Ebrea visto che riconosce il Signore: "So che il Signore vi ha assegnato il paese, che il terrore da voi gettato si è abbattuto su di noi e che tutti gli abitanti della regione sono sopraffatti dallo spavento davanti a voi". (Giosuè 2,9)
È da tener conto che ciò che doveva caratterizzare questi "ebrei" era che in genere venissero o fossero originari da oltre il grande fiume orientale, venissero cioè dalla Mesopotamia ed in definitiva avevano seguito un percorso come quello di Abramo.


Il percorso di Abramo



Interessante sono le lettere del nome di Abram 'A B R che ricordano gli Habiri tribù semitiche nomadi in Siria, Fenicia e Canaan conosciuti appunto anche come "aramei erranti".
Terach, padre di Abramo, di Nacor e di Aran, morto questo ultimo, sentì la necessità di tornare in Anatolia nel paese di Naharina.
Si legge, infatti, che "Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot. Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. Sarai era sterile e non aveva figli." (Genesi 11,27-30)
Terach allora spostò la famiglia a Carran, nel paese di Naharina oltre la confluenza del fiume Belih e l'Eufrate, infatti: "Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carrai e vi si stabilirono." (Genesi 11,31s)

Altro elemento di riconoscimento e che in genere erano pastori o avevano avuto progenitori dediti alla pastorizia; infatti, il nipote di Eber si chiamava Reu, in ebraico "pastore", quindi seminomadi.
Gente che in genere preferivano asini per spostarsi, non ancora dromedari o cammelli, ma anche capaci di produrre il vino, perché provenienti da un nipote di Noè, ed inoltre avevano per divinità "Elohim" un essere ineffabile "il Dio degli dèi", più potente, secondo loro, di tutti gli dèi degli altri popoli.

GLI HARIBÙ
In Canaan con le dinastie dei faraoni XIX, XX, XXI, l'Egitto, interessato a garantire le libere comunicazioni con la Siria, aveva ormai solo una blanda sovranità e si accontentava di riscuotere tributi in natura con commissari che risiedevano in centri principali con guarnigioni militari.
Il territorio era suddiviso in una pletora di piccoli stati alcuni muniti di fortezze militari che si comportavano in modo ambivalente, con una lealtà solo di facciata con l'Egitto.
Ad esempio Sichem è nominata "Shakmi" già nei documenti cuneiformi di Tell el- 'Amarnah, e risulta allora come occupata dai rivoluzionari Khabiri a spese del faraone egiziano che ne era il legittimo sovrano.
I vari re del Canaan disponevano di città-fortezze fortificate contro gli attacchi dei nemici il che traspare anche dal rapporto degli esploratori inviati da Mosè in Canaan (Numeri 13,17) e dallo stesso libro di Giosuè (6,1; 10,20).
Più che di grandi città quelle riportate alla luce dall'archeologia erano luoghi di rifugio in caso di pericolo e di guerra, con piccole rocche come quelle medioevali, il che fa ritenere che oltre a guerre tra di loro ci potessero essere nel territorio anche bande di seminomadi armate che facevano razzie nei campi seminati e per rubare armenti.
Trattatasi questi di beduini e di gente appunto definita "Habiru, Hapirù, Apiru, Habiri", un popolo - non popolo, disperso tra i due fiumi dall'Eufrate al Nilo ricordati in Monumenti Egizi ed in tavolette mesopotamiche.


Alcune etnie dell'antico medio oriente


Le iscrizioni Sesostri III, quinto sovrano della XII dinastia egizia - XIX secolo a.C. riferiscono che a Sekmen la Sichem della Bibbia, ci fu una spedizione militare che riconquistò la città e vennero contrastate le incursioni dei nomadi.
In un monumento, databile al tempo di Tutmosi III (1470 a.C.), scavata nella pietra delle pareti vi è una scena di uomini che pigiano uva con titolo "Estrazione del vino degli Apiru".
I riferimenti più antichi riguardanti gli Habiru provengono dai Sumeri proprio nel periodo storico della storia di Abramo nella Terza Dinastia di Ur a metà del XVIII secolo a.C.
I documenti sumeri riportano che gli Habiri nomadi erano attivi in diverse funzioni sociali, nello stesso modo che gli Israeliti lo erano in Egitto e poi anche nella corte di Nabucodonosor.
Negli scavi di Kultepe ed Alishar in Anatolia, regione vicina a Carran alla residenza della famiglia di Abraham fu trovata una lettera di un mercante Assiro che richiede il rilascio di certi Habiri detenuti nel palazzo di un certo Shalahshuwe.
Ai tempi di Abram un regno Amorita dominava la Mesopotamia, da Babilonia a Carran fino al Mediterraneo (le terre che Avraham percorse da Ur dei Caldei ad Haran e poi Canaan) e sono trovate varie tavolette che parlano dei Habiri come soldati di quel regno.
In definitiva, appunto, erano degli Amorrei erranti.
Gli antichi popoli attribuivano agli Habiru una misteriosa relazione con la divinità che veniva denominata "gli dèi" quindi gli 'Elohim degli Apiri ed erano ritenuti una stirpe speciale.
Gli Ebrei/Habiri perciò erano i figli di Eber, e quella linea genetica fu ricordata dagli scribi Giudei nello scrivere il libro della Genesi e volevano così proprio chiarire che Abramo era sia Ebreo - Habiri - che il progenitore degli Ebrei - Israeliti.


Carovana di Hapirù verso l'Egitto - nel sito del cimitero egizio di Beni Hasan, 1880 a.C.,
Medio Egitto a 20 chilometri a sud della moderna Minya, tra Assyut e Menfi


A Beni Hasan, villaggio a 240 chilometri a sud del Cairo, sulla costa est del fiume Nilo, in una caverna fu trovato un dipinto lungo 2,5 metri e alto 45 cm, databile al XIX secolo a.C. mostra degli "Asiatici", otto uomini, quattro donne e tre bambini, e due ufficiali egiziani. Gli uomini hanno folta capigliatura e la barba mentre gli egiziani la rasavano. Uomini e donne hanno vestiti di più colori, ricordano la tunica di tanti colori di Giuseppe Genesi 37,3; e di Tamar 2Samuele 13,18.

Abramo entrerà in Egitto, come racconta la Genesi, nel periodo appena precedente a quello che si considera il tempo dell'influenza Icsos o Hycsos.
Questi per oltre 200 anni storicamente produssero due dinastie di faraoni detti dei re "pastori" di cui la principale fu la XV.
Un certo collegamento tra gli Hycsos e gli Apirù quindi non è un'utopia e la Bibbia ricorda in Genesi 10 che anche Abram andò in Egitto e poi la storia di Giuseppe.
(Vedi: "Abramo, l'arameo errante e i pastori di Betlemme" in particolare il paragrafo "Re pastori in Egitto" e "Giuseppe vicefaraone d'Egitto") Tra l'altro ciò spiega perché "Perché tutti i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani" di cui è detto in Genesi 46,34.
È da notare che tra le tribù d'Israele entrarono anche quelle dei due figli di Giuseppe Manasse ed Efraim che erano del tutto egiziani, anche se furono educati sulle ginocchia di Isacco, infatti: "...nacquero a Giuseppe due figli, prima che venisse l'anno della carestia; glieli partori` Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. Giuseppe chiamo` il primogenito Manasse, perche“ - disse - Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre. E il secondo lo chiamo` Efraim, perche“ - disse - Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione". (Genesi 41,50-52)

Il libro del Deuteronomio 26,1-5 fa pronunciare questa dichiarazione ai fedeli d'Israele: "Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito, prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nel paese che il Signore tuo Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: Io dichiaro oggi al Signore tuo Dio che sono entrato nel paese che il Signore ha giurato ai nostri padri di darci. Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all'altare del Signore tuo Dio e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa."

In definitiva gli Israeliti un gruppo di Habiri ben determinati, visitato dal Signore in Egitto, si portò fuori ed entrò in Canaan e così ebbero buon gioco della situazione che presentava un territorio con frazionamento del potere in piccoli stati grazie anche alla presenza diffusa di Habiri nel territorio.
Non è infatti da escludere l'aiuto di insurrezioni o guerriglia partigiana di Habiri già insediati in Palestina.

Nel Papyrus Leiden, attribuito al regno di Ramesse II, circa nel1250 a.C. quando gli Ebrei erano schiavi in Egitto e sottoposti a lavori forzati per costruire per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses (Esodo 1,11) c'è questa dichiarazione in una lettera: "Distribuire grano agli uomini dell'esercito e agli Apiru che trainano la pietra per il grande pilone di Ramses II".
Questi riferimenti agli Apiru nei documenti Egizi e sui monumenti mostrano la loro presenza in Egitto e la loro importanza sociale per più di tre secoli.
Er-heba, il governatore Egizio in Gerusalemme, scrisse una serie di lettere al re nelle quali si lamentava degli "Hapiru" perché stavano saccheggiando le terre del re. Er-heba voleva sapere perché il re li lasciasse comportare in questo modo e perché non inviasse arcieri a proteggere le sue (del re) proprietà. Se non avesse inviato dell'aiuto militare l'intera terra sarebbe passato in mano agli Habiru.
In definitiva c'erano Hapirù in Canaan come c'erano in Egitto!

IL POPOLO DELL'ALLEANZA
Sul come gli Israeliti sono riusciti ad avere il possesso della terra di Canaan si profilano due soluzioni quella che viene dalla lettura immediata della Bibbia e quella che viene da una lettura più meditata unita con la testimonianza dell'archeologia.
Sviluppando l'ipotesi di una migrazione dei proto ebrei dalla Mesopotamia verso occidente, sembrano potersi individuare almeno tre gruppi:
  • i fuoriusciti dal paese dei due fiumi, ma restati in Palestina;
  • quelli che entrati in Egitto ne fuoriuscirono fuggendo a gruppetti in più tempi per rifugiarsi in Palestina;
  • gli Israeliti e le genti che si unirono loro usciti dal Gessen in Egitto sotto la guida di Mosè di cui narra la Bibbia.
La penetrazione di Giosuè ebbe successo per la divisione del Canaan in tante piccole città-stato per la presenza di aiuti in loco e in definitiva, conclusero gli autori delle Sacre Scritture, perché così evidentemente voleva il Signore.

Ecco che così s'è profilato un motivo per rinnovare l'alleanza a Sichem che gli Israeliti avevano fatto col Signore, allargandola a tutti gli associatisi alla conquista di Canaan.

Veniva così formato un popolo solo degli Israeliti con gli Ebrei già in Canaan per conservare ed espandere con ulteriori azioni il territorio conquistato.
Questa fu un'ulteriore aggregazione rispetto a quella che s'era compiuta nei 40 anni nel deserto con la gente raccogliticcia che aveva seguiti gli Israeliti quando uscirono dall'Egitto.
La nota al capitolo 24 della Bibbia di Gerusalemme pare una conferma in quanto propone:
"La fede in IHWH, propria del gruppo guidato da Giosuè è proposta da lui ad altri gruppi che non avevano ancora sentito parlare. Essi non sono stati in Egitto e non hanno goduto delle meraviglie dell'Esodo e dela rivelazione del Sinai; tuttavia sono Cananei e hanno una origine comune con il gruppo di Giosuè; si tratta delle tribù del nord che con questo patto accettano la fede in IHWH e diventano così parte integrante del popolo di Dio."

Questa nota segue il pensiero di alcuni studiosi secondo cui non tutte le tribù d'Israele emigrarono in Egitto e una parte dei clan, che costituiranno il nucleo principale di alcune tribù, non aveva mai lasciato Canaan.
Secondo tale pensiero il popolo ebraico sarebbe nato da più fusioni idealizzato poi in un unicum proveniente dall'Egitto ai tempi di David e Salomone.
I vari gruppi furono convocati a Sichem e questi secondo alcuni potrebbero essere detti, ma solo per distinguerli:
  • genti rifacentesi ad Abramo con sede ad Ebron (capitale del Regno di Davide per sette anni, 2Samuele 2,1-4; 5,1-5) e santuario alle querce di Mambre (Genesi 13,18; 14,13; 18,1) provenienti dal nord della Mesopotamia (a Macpela si trovava la caverna funeraria del patriarca Genesi 23,17-19; 25,9).
  • genti rifacentesi ad Isacco, gruppo installato nel deserto del Negheb attorno a Bersabea (Genesi 26,26-33), il territorio della tribù di Simeone che furono uniti ai Giudei quando Davide salì da Ziklag a Ebron e divenne re di Giuda.
  • genti rifacentesi a Giacobbe di origine aramaica penetrati in Palestina attraversando il Giordano dalla valle dello Iabbok con santuario di fronte a Sichem (Genesi 33,19).
  • genti rifacentesi a Giuseppe con sede nelle montagne di Efraim e centro religioso in Silo.
  • Confederazione Israelita, gruppo che soggiornò per un certo tempo in Egitto, nel paese di Gosen che riuscì a liberarsi sotto Mosè, che passò agli altri gruppi la fede in IHWH, restò per un certo periodo presso Kades-Barnea, quindi, aggirando Edom e Moab sconfisse Sicon, il re di Chesbon ed occupò il territorio a nord dell'Arnon (Numeri 21,23).
Sotto Giosuè la Confederazione Israelita supererà il Giordano presso Galgala e penetrerà in Cisgiordania occupando Gerico e Betel (Giosuè 6; Giudici 1,22-26). Dopo un'alleanza con i Gabaoniti quei confederati volgendosi a nord arrivarono alle montagne di Efraim incontrando il gruppo di Giacobbe, da cui l'Alleanza di Sichem, ed assieme fecero la professione di fede in IHWH.

In definitiva incontrarono "ebrei" di altre tribù, figli di Eber, e forse anche di Abramo, ma della linea di Ismaele e della moglie Chetura.
È però evidente anche un discorso spirituale.
L'elezione a far parte del popolo di Dio non viene dall'essere di una particolare famiglia, ma per l'adesione spontanea al Signore.

La proposta di Giosuè fu chiara:
"Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore." (Giosuè 24,15)

Alcuni secoli dopo Elia sul monte Carmelo porrà il popolo del regno del Nord fronte alla stessa scelta. (1Re 18)
Questo momento è la vera nascita del popolo che abiterà la terra promessa.
La richiesta è radicale come quella che proporrà Gesù.
Gesù, infatti, dirà nel discorso della montagna: "Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona." (Matteo 6,24)

Importante perciò è questa pagina di Giosuè che prefigura una proposta totalizzante che prima o poi verrà presentata a ciascun uomo con l'evangelizzazione.
Vuoi entrare a far parte del popolo di Dio?
L'adesione è per grazia e questa scelta è sensata e duratura da parte di chi viene toccato dalla proposta del nuovo Regno solo dopo aver riconosciuto che il Signore ha guidato la propria vita.

GIOSUÈ 23 E 24 - DECRIPTAZIONE
Il libri del Deuteronomio, di Giosuè e dei Giudici sono stati integrati in una revisione generale che li ha messi in collegamento rivelando una stessa concezione ed interpretazione della realtà che narrano.
Basta ricordare l'accennata richiesta nel Deuteronomio di una convocazione vicino ai monti Ebal e Garizim ed il puntuale verificarsi con il patto di Sichem, sito appunto tra quei due monti.
Del pari, i versetti Giosuè 24,28-31 sono praticamente eguali a quanto nel libro dei Giudici 2,6-10.

Pur se l'oggetto del tema dell'articolo è la grande assemblea di Sichem è da iniziare l'esame dal Capitolo 23.
Riporto il testo dell'ultima traduzione in italiano della C.E.I. di Giosuè 23 e 24.

Giosuè 23
Giosuè 23,1 - Molto tempo dopo che il Signore aveva dato tregua a Israele da tutti i nemici che lo circondavano, Giosuè, ormai vecchio e molto avanti negli anni,

Giosuè 23,2 - convocò tutto Israele, gli anziani, i capi, i giudici e gli scribi e disse loro: Io sono vecchio, molto avanti negli anni.

Giosuè 23,3 - Voi avete visto quanto il Signore, vostro Dio, ha fatto a tutte queste nazioni, scacciandole dinanzi a voi. Il Signore stesso, vostro Dio, ha combattuto per voi.

Giosuè 23,4 - Guardate: ho ripartito tra voi a sorte, come eredità per le vostre tribù, queste nazioni rimanenti - oltre a tutte quelle che ho sterminato - dal Giordano fino al Mare Grande, a occidente.

Giosuè 23,5 - Il Signore, vostro Dio, le disperderà egli stesso dinanzi a voi e le scaccerà dinanzi a voi, e voi prenderete possesso dei loro territori, come il Signore, vostro Dio, vi ha promesso.

Giosuè 23,6 - Siate forti nell'osservare e mettere in pratica quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, senza deviare da esso né a destra né a sinistra,

Giosuè 23,7 - senza mescolarvi con queste nazioni che rimangono fra voi. Non invocate i loro dèi. Non giurate su di loro. Non serviteli e non prostratevi davanti a loro.

Giosuè 23,8 - Restate invece fedeli al Signore, vostro Dio, come avete fatto fino ad oggi.

Giosuè 23,9 - Il Signore ha scacciato dinanzi a voi nazioni grandi e potenti; nessuno ha potuto resistere a voi fino ad oggi.

Giosuè 23,10 - Uno solo di voi ne inseguiva mille, perché il Signore, vostro Dio, ha combattuto per voi, come vi aveva promesso.

Giosuè 23,11 - Abbiate gran cura, per la vostra vita, di amare il Signore, vostro Dio.

Giosuè 23,12 - Perché, se vi volgete indietro e vi unite al resto di queste nazioni che sono rimaste fra voi e vi imparentate con loro e vi mescolate con esse ed esse con voi,

Giosuè 23,13 - sappiate bene che il Signore, vostro Dio, non scaccerà più queste nazioni dinanzi a voi. Esse diventeranno per voi una rete e una trappola, flagello ai vostri fianchi e spine nei vostri occhi, finché non sarete spazzati via da questo terreno buono, che il Signore, vostro Dio, vi ha dato.

Giosuè 23,14 - Ecco, io oggi me ne vado per la via di ogni abitante della terra; riconoscete con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima che non è caduta neppure una parola di tutte le promesse che il Signore, vostro Dio, aveva fatto per voi. Tutte si sono compiute per voi: neppure una parola è caduta.

Giosuè 23,15 - Ma, come è giunta a compimento per voi ogni promessa che il Signore, vostro Dio, vi aveva fatto, così il Signore porterà a compimento contro di voi tutte le minacce, finché vi abbia eliminato da questo terreno buono che il Signore, vostro Dio, vi ha dato.

Giosuè 23,16 - Se trasgredirete l'alleanza che il Signore, vostro Dio, vi ha imposto, andando a servire altri dèi e prostrandovi davanti a loro, l'ira del Signore si accenderà contro di voi e voi sarete spazzati via dalla terra buona che egli vi ha dato.

Evidenzio solo che quanto dice il versetto 4: "Guardate: ho ripartito tra voi a sorte, come eredità per le vostre tribù, queste nazioni rimanenti" sembra confermare l'idea che vari furono i fronti di conquista, ciascuno portato avanti dalle singole tribù.

Giosuè 24
Giosuè 24,1 - Giosuè radunò tutte le tribù d'Israele a Sichem e convocò gli anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.

Giosuè 24,2 - Giosuè disse a tutto il popolo: Così dice il Signore, Dio d'Israele: Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi.

Giosuè 24,3 - Io presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco.

Giosuè 24,4 - A Isacco diedi Giacobbe ed Esaù; assegnai a Esaù il possesso della zona montuosa di Seir, mentre Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto.

Giosuè 24,5 - In seguito mandai Mosè e Aronne e colpii l'Egitto con le mie azioni in mezzo a esso, e poi vi feci uscire.

Giosuè 24,6 - Feci uscire dall'Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mar Rosso,

Giosuè 24,7 - ma essi gridarono al Signore, che pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; sospinsi sopra di loro il mare, che li sommerse: i vostri occhi hanno visto quanto feci in Egitto. Poi dimoraste lungo tempo nel deserto.

Giosuè 24,8 - Vi feci entrare nella terra degli Amorrei, che abitavano ad occidente del Giordano. Vi attaccarono, ma io li consegnai in mano vostra; voi prendeste possesso della loro terra e io li distrussi dinanzi a voi.

Giosuè 24,9 - In seguito Balak, figlio di Sippor, re di Moab, si levò e attaccò Israele. Mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse.

Giosuè 24,10 - Ma io non volli ascoltare Balaam ed egli dovette benedirvi. Così vi liberai dalle sue mani.

Giosuè 24,11 - Attraversaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Vi attaccarono i signori di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Ittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei, ma io li consegnai in mano vostra.

Giosuè 24,12 - Mandai i calabroni davanti a voi, per sgominare i due re amorrei non con la tua spada né con il tuo arco.

Giosuè 24,13 - Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato.

Giosuè 24,14 - Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà. Eliminate gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume e in Egitto e servite il Signore.

Giosuè 24,15 - Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore.

Giosuè 24,16 - Il popolo rispose: Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi!

Giosuè 24,17 - Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati.

Giosuè 24,18 - Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio.

Giosuè 24,19 - Giosuè disse al popolo: Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati.

Giosuè 24,20 - Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà.

Giosuè 24,21 - Il popolo rispose a Giosuè: No! Noi serviremo il Signore.

Giosuè 24,22 - Giosuè disse allora al popolo: Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo! Risposero: Siamo testimoni!

Giosuè 24,23 - Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d'Israele!

Giosuè 24,24 - Il popolo rispose a Giosuè: Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!

Giosuè 24,25 - Giosuè in quel giorno concluse un'alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem.

Giosuè 24,26 - Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore.

Giosuè 24,27 - Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: Ecco: questa pietra sarà una Giosuè testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio.

Giosuè 24,28 - Poi Giosuè congedò il popolo, ciascuno alla sua eredità.

Giosuè 24,29 - Dopo questi fatti, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni

Giosuè 24,30 - e lo seppellirono nel territorio della sua eredità, a Timnat-Serach, sulle montagne di Èfraim, a settentrione del monte Gaas.

Giosuè 24,31 - Israele servì il Signore in tutti i giorni di Giosuè e degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che conoscevano tutte le opere che il Signore aveva compiuto per Israele.

Giosuè 24,32 - Gli Israeliti seppellirono le ossa di Giuseppe, che avevano portato dall'Egitto, a Sichem, in una parte della campagna che Giacobbe aveva acquistato dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento e che i figli di Giuseppe avevano ricevuto in eredità.

Giosuè 24,33 - Morì anche Eleàzaro, figlio di Aronne. Lo seppellirono a Gàbaa, che apparteneva a Fineès, suo figlio, in quanto era stata assegnata a lui, nella zona montuosa di Èfraim.

Il versetto 23: "Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d'Israele!"
in definitiva è una prova che erano presenti all'assemblea di Sichem anche genti che non erano state iniziata e che non apparteneva strettamente ad Israele, ma che erano alleati, unitisi nella conquista.
Là a Sichem si fondava una nazione di confederati che potevano essere tenuti uniti dallo stesso Dio, se vi si conservavano fedeli.

La prima considerazione poi che viene alla mente è che effettivamente lo svilupparsi della vita è determinato dalle scelte che facciamo.
È importante ad un certo punto della storia personale fare una scelta di campo: col Signore o con gli idoli di questo mondo!
Temete Dio! Servite il Signore! Togliete gli idoli!
Nella scelta occorre esaminare i fatti e, se si riceve il dono della fede, agire in conseguenza nel futuro.
Rinunciare e credere sono le premesse del battesimo!
Giosuè, è un testimone della fede e presenta se stesso come esempio ed è un "padrino" a tutti gli effetti.
È da ricordare che effettivamente Giosuè fin dalla sua giovinezza fu un servitore del Signore.
Mandato ad esplorare la terra promessa, egli e Caleb, incoraggiarono il popolo a prenderne possesso, laddove tutti gli altri esploratori sconsigliarono l'entrata i Canaan, e di tutta un'intera generazione perita nel deserto, solo Giosuè e Caleb, avevano messo piede nella terra promessa.
Egli provò a far scegliere al popolo di allora di servire il Signore prima che cadessero nella trappola dell'idolatria in cui poi caddero e ci fu l'esilio.

La parola d'ordine che si ricava dal Capitolo 24 è "servire" come ho evidenziato in grassetto.
Servire il Signore è il patto.
Lui è il vero Re del Popolo entrato nella Terra Promessa.
Interessante è versetto 24: "Il popolo rispose a Giosuè: Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!"
Ascoltare sta per obbedire.

La proposta avanzata da Giosuè con l'alternativa di seguire il Signore o gli idoli fa ricordare questo episodio nel Vangelo di Giovanni.
Alla chiamata risposero i "Dodici" come a Giosuè risposero le 12 tribù.

"Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: Questa parola è dura! Chi può ascoltarla? Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: Volete andarvene anche voi? Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterne e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio." (Giovanni 6,59-69)

Di fatto così risposero le tribù riconoscendo l'opera del Signore nei fatti avvenuti!

Ho provato a saggiare per decriptazione il versetto 24,15 secondo regole e significato delle lettere di cui al mio metodo "Parlano le lettere" che ho trovato nella mia ricerca tutta riportata in questo sito e ne presento il risultato foriero della presenza sotto il testo ufficiale di una pagina nascosta sul Messia e sulla fine dei tempi.

Giosuè 24,15 - "Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore."






Giosuè 24,15 - Porterà l'Unigenito i viventi a compiacersi () a casa , alla vista Saranno degli angeli che erano ad anelare () con la potenza in azione Dentro , volando (), nel Crocefisso Saranno Entrati , portati dal mondo Dentro Chiusi nel corpo porterà in cammino i viventi . Uscirà il giorno in cui verrà () per i viventi che erano stati Sviati () Dentro il giudizio . L'origine nei viventi l'Unigenito finirà della maledizione che fu nei viventi dall'Unico , brucerà il male Dentro . Dell'essere impuro () l'origine Dentro porterà alla fine , risaranno Retti i viventi . La felicità () Dentro ri agirà , da dentro i corpi uscirà l'angelo (ribelle), rigenerati () li porterà . L'origine nei viventi Venuta () della maledizione sarà Uscita , l'Unigenito il ribelle per l'Unico brucerà . Dai corpi verrà () strappato via ( = ), riabiterà la forza della vita Dentro . Dalla terra i viventi 'Io sono' porterà a casa . Saranno Tutti a stare tra gli angeli . Si vedranno a casa Volare () col Crocifisso che sarà Fuori a portali dal mondo .

Giosuè 24,15 - Porterà l'Unigenito i viventi a compiacersi a casa, alla vista saranno degli angeli che erano ad anelare con la potenza in azione dentro, volando, nel Crocefisso saranno entrati, portati dal mondo dentro chiusi nel corpo porterà in cammino i viventi. Uscirà il giorno in cui verrà per i viventi che erano stati sviati dentro il giudizio. L'origine nei viventi l'Unigenito finirà della maledizione che fu nei viventi dall'Unico, brucerà il male dentro. Dell'essere impuro l'origine dentro porterà alla fine, risaranno retti i viventi. La felicità dentro ri agirà, da dentro i corpi uscirà l'angelo (ribelle), rigenerati li porterà. L'origine nei viventi venuta della maledizione sarà uscita, l'Unigenito il ribelle per l'Unico brucerà. Dai corpi verrà strappato via, riabiterà la forza della vita dentro. Dalla terra i viventi 'Io sono' porterà a casa. Saranno tutti a stare tra gli angeli. Si vedranno a casa volare col Crocifisso che sarà fuori a portali dal mondo.

Fornisco tutta di seguito la decriptazione dei capitoli 23 e 24 dei libro di Giosuè.

DECRIPTATO DI GIOSUÈ 23
Giosuè 23,1 - E fu al mondo nei giorni. Per cambiarli, dentro fu a vivere di un fratello nel corpo. Fu il primo risorto col corpo in cui rientrò l'energia. Rifù in vita portandosi fuori in potenza. Illuminò le menti/teste su Dio. Di viventi la sposa dell'Unigenito è dentro ad esistere nel mondo, Madre dei viventi convertiti. Sarà a casa Gesù questi a versare tra gli angeli. A casa col Padre saranno a vivere l'esistenza i viventi.

Giosuè 23,2 - E sarà a riversare nei corpi l'Unigenito Gesù la potenza. Il maligno brucerà dai corpi, la maledizione il serpente colpirà, l'abbatterà tra lamenti e si riporterà la potenza che nel corpo dell'Unigenito accesa è e porterà (via) il serpente che il bruciante soffio nei cuori fu a recare. Ed il serpente bruciato, dai cuori sarà a portarsi e saranno a ri iniziare a vivere i corpi. Dell'Unico per l'angelo (ribelle) sarà la maledizione. A vivere, nei ceppi inviato alla fine sarà dentro, riverranno a stare dentro i giorni i viventi (cioè risusciteranno).

Giosuè 23,3 - E riverranno i viventi alla vista. Saranno tutti vivi. L'originaria oppressione del serpente l'Unigenito avrà bruciato col male. La risurrezione sarà a riportarli nel mondo. Per Dio a riuscire saranno nell'esistenza retti i viventi. Potenti, tutti, usciranno in cammino a riportarsi nell'esistenza i viventi. Uscirà la maledizione dai viventi con il soffio dell'angelo che c'era, così i viventi retti saranno. Il Signore Dio al mondo fu un retto vivente, per Lui, che uscì dall'angelo per la guerra, la potenza della rettitudine rivisse.

Giosuè 23,4 - Con i corpi delle origini, riportati fuori per il soffio della potenza del Crocifisso risaranno in cammino i viventi. Riverranno i popoli in vita al mondo per l'entrata energia della risurrezione dell'Unigenito. Col corpo risaranno vivi. Entrata la maledizione dentro per l'angelo racchiuso, la potenza (di questi) uscirà, la potenza riaccesa dentro i cuori sarà della rettitudine. I viventi a vivere da angeli usciranno nell'esistenza col corpo. Giudicato avrà portato così il serpente. Usciranno in cammino a riportarsi, risaranno i viventi felici. Al mondo la rettitudine nei corpi dal Crocefisso sarà riportata. Rientrata sarà nei viventi ad uscire la magnificenza. La vita dentro si riporterà delle origini; usciranno risorti, liberi.

Giosuè 23,5 - E per il Signore Dio a rientrare sarà la rettitudine nei viventi, da Lui sarà ad entrare il guarire nei viventi. In vita le persone risaranno rette. Nei viventi si porterà la perversità nei corpi ad essere bruciata. Riverrà nella vita dei viventi la potenza. Il soffio inviato sarà con la rettitudine che nei viventi a portarsi sarà stata nei corpi per la risurrezione. La purezza riverrà delle origini nei corpi, si rialzeranno i viventi dall'affliggere scampati. Da dentro i corpi sarà la perversità uscita con la maledizione, saranno da retti i viventi in cammino a rivivere.

Giosuè 23,6 - E dalle tombe questi si rovesceranno puri. I viventi dall'Unigenito liberati, risorti vivi con i corpo si riporteranno, potenti alla vista simili al Crocefisso, rivenuti tutti al mondo come scritto dentro il libro della Torah, tutti liberati. Il serpente alla distruzione in un buco porterà. Il verme che nei viventi abitava nei giorni l'energia l'avrà portato a bruciare nei viventi nei corpi.

Giosuè 23,7 - Il serpente la distruzione dentro portò alle origini. Abitando nel cammino portò ad esistere nei viventi del mondo la maledizione. Uscito l'angelo (ribelle) per la risurrezione, dell'Unico dai corpi sarà dai viventi ad uscire la maledizione, riverrà la rettitudine della vita e dentro il Nome di Dio riesisterà in pienezza che completamente questi dentro sarà a saziarli. E il Potente la fine nel settimo (giorno) porterà e dal serpente verrà dal Servo portata la recisione. L'Unigenito la fine della prostrazione porterà e la potenza rientrerà nei viventi.

Giosuè 23,8 - La rettitudine che era alle origini nei viventi dentro sarà a rientrare, la riporterà nel mondo Dio. Rientrerà la forza della rettitudine. Negli uomini per aiutarli dentro la verserà e l'affliggere brucerà col male. Il dono della purezza per sempre entrerà. Saranno portati i viventi fuori per questo dal mondo .
Giosuè 23,9 - E sarà portata ai corpi la risurrezione dal Signore. Il soffio inviato sarà così della vita ai popoli, in cammino liberi saranno. La vita si riporterà in azione e a viventi sarà la vita riportata, verranno in pienezza risorti gli uomini. Dentro nelle persone esisterà la rettitudine, la vita eterna entrerà, un giorno usciranno questi dal mondo.

Giosuè 23,10 - Negli uomini l'Unigenito chiuderà nel sangue la rettitudine. Nei viventi scenderà il soffio di Dio; per il Verbo retti saranno. Sarà la calamità della maledizione, in forza della rettitudine, dai viventi con la perversità delle origini ad uscire. Dell'angelo (ribelle) che il vigore della vita in cammino dei viventi affliggeva scamperanno. Mangerà il serpente la rettitudine da un vivente.

Giosuè 23,11 - E le anime nei corpi puri rivivranno. L'Unigenito li libererà dall'angelo ribelle, in tutti sarà così a rivivere la potenza dell'amore, riverranno per il Signore Dio al mondo ad essere retti i viventi.

Giosuè 23,12 - Della rettitudine la forza dall'origine nei viventi con la risurrezione porterà dentro il Crocifisso a ritornare e recherà uniti tutti i viventi, dentro saranno nel Crocefisso nel corpo ad entrare. I popoli dei viventi entreranno in Dio, dal mondo verranno così i viventi portati fuori. Di sotto l'angelo finirà dai viventi con tutto il bestiale e a casa dell'Unico con il Crocifisso i viventi dentro entreranno a vivere, ed usciranno vivi dal pianto (in cui) vivevano.

Giosuè 23,13 - Saranno alla porta condotti del tempo alla conoscenza e per la rettitudine saranno potenti, dell'Unico saranno portati alla pienezza belli. Per il Signore la maledizione uscita sarà così dai viventi. Il serpente fuori portato dai corpi sarà stato bruciato. Verranno i popoli fuori con Dio dal mondo vivi con potenza nelle persone, (come) erano ad anelare. Portati fuori saranno e camminando vivi guizzeranno nel Verbo e dal Potente i viventi porterà a versare, simili per la portata potenza della risurrezione nel cuore. Per amore da dentro l'insidia dalla rettitudine recisi su inviati gli angeli saranno i viventi a casa a vedere. Saranno angeli in forza della rettitudine i viventi nell'eternità. Del Padre alla porta così i viventi vivranno innalzati. Gli uomini, entratigli nel cuore, porterà a casa ad entrare. Questi verranno dell'Unico alla luce tra i canti, con tutti gli angeli in cammino a vivere col Signore Dio dal mondo saranno (come) anelavano.

Giosuè 23,14 - Ed usciranno gli angeli dal mondo. Con 'Io sono' usciranno, li porterà in cammino fuori un giorno a casa per via. La sposa dalla terra portata gli sarà per mano. Dal tempo i viventi dal pianto guizzeranno nel cuore dentro retti a vivere. Riporterà a casa tutte le anime rette; nella piaga gli saranno. Il rifiuto all'aborto la Parola dell'Uno visse nella sposa che per aiutare da dentro il corpo fu con l'acqua ad uscirgli dal cuore. La portò da dentro (perché) ci rifosse nella vita la felicità. In aiuto da cibo la portò al mondo. La maledizione fu per la rettitudine tra i viventi in azione al serpente. Fu così nella vita ad entrare la rettitudine nei cuori. Da dentro i corpi per la rettitudine in pienezza, dell'angelo il soffio potente, che nei viventi viveva, fuggiva. Li ricreava l'Uno.

Giosuè 23,15 - Portati dal mondo saranno a rientrare come alle origini con i risorti corpi dentro l'Unigenito. Innalzati saranno così nella piaga; guizzando entreranno, dalla porta dentro il corpo, gli entreranno nel cuore e dentro beati (come) api saranno ad entrare. Li porterà fuori Dio dal mondo. Erano ad anelare l'originaria potenza che c'era per la rettitudine. Per i viventi della rettitudine il frutto che c'era alle origini dal Signore alla vista rifù. La rettitudine con l'acqua venne, la sposa uscì per aiutare. Da dentro un corpo partorire si vide. L'Eternità per uscì alla luce. I viventi, in cui c'è l'essere impuro, l'Unigenito portarono in croce. La retta Madre con l'acqua dall'innalzato uscì. Dall'Unigenito col sangue uscì dal cuore; la portò da dentro al mondo. Al mondo con questa venne di una Donna il corpo. Con gli apostoli ai confini la inviò in cammino ai viventi il Signore. L'originaria potenza rientrò nell'esistenza per la rettitudine della Madre.

Giosuè 23,16 - Dentro nell'agire la purità della rettitudine nei viventi rivenne, per l'alleanza (da dentro l'irrigò dalla croce ) dal Signore Dio. Ad uscire fu da quel retto vivente una Donna; dal corpo scese ed al mondo venne la rettitudine ai viventi a portare. Uscì nel cammino la purezza, nell'agire dentro la legge divina dalla Madre di Dio uscì, saranno i viventi fratelli nel corpo ad esistere, la Madre li porta al mondo con la risurrezione del Crocifisso che annuncia, è completa la parola ai viventi portata a chiudersi nel corpo entrano, l'originario soffio del Signore dentro della rettitudine è ai viventi riportato. Dal Padre in aiuto al Crocifisso la Madre con l'acqua uscì dal corpo fuori per i viventi, dall'innalzato Unigenito un corpo scese, gli uscì dal cuore, portò dentro al mondo di una Donna il corpo, gli apostoli il Crocifisso inviò in cammino con la Madre.

DECRIPTATO DI GIOSUÈ 24
Giosuè 24,1 - Un'asta fu l'Unigenito a forare, il soffio fu ad uscire, portò alla luce in vista a venire la sposa. Il Risorto a casa dal cuore fu la rettitudine di Dio ad accenderle. Con la rettitudine dai viventi la perversità sarà ad abbattere dai corpi. l'Unigenito per il serpente colpire versò gli apostoli. Furono con la risurrezione un corpo/popolo a Dio portare e la potenza nel corpo dell'Unigenito risorto furono a recare. E l'asta del serpente sul Monte Calvo al cuore fu portata e la potenza della risurrezione nel cuore al corpo/popolo fu portata e fu il Crocifisso dentro a recare la potenza, il soffio agli apostoli fu ad uscire, entrò la divinità, al mondo fu con la Madre.

Giosuè 24,2 - E fu ad iniziare a vivere un corpo del Signore risorto. Si vide di Dio la sposa tra i popoli per spegnere l'origine dell'essere ribelle. Fu una calamità per il maledetto che gli fu ad esistere. Da Israele, da casa degli Ebrei uscirono gli apostoli per il mondo. Un corpo fu di risorti dentro a portare l'Unigenito. Da dentro recò il Crocifisso ad esistere la retta Madre, dal seno la portò, guizzò dal morto dal chiuso del corpo. Per volere fu del Padre dal corpo uscire. La Madre portatasi dall'Unigenito da casa fu con gli apostoli ad annunciare, che nel corpo si era portato per spazzare l'essere impuro. Dio al mondo fu tra i viventi; in un fratello nel corpo era stato a vivere.

Giosuè 24,3 - E dall'Unigenito versata dal chiuso venne dal Padre la forza della rettitudine nella Madre. Venne originata da dentro il corpo. Uscì con l'acqua dal seno, per la purità uscì, un fiume portò. Iniziò a portarsi in cammino desiderosa del Crocifisso portare dentro a tutti in terra. Della rettitudine l'energia nell'agire gli apostoli recarono. Iniziò dentro un corpo a venire a colpire il male e venivano gli apostoli accompagnati dal Crocifisso che furono ad innalzarlo per le prigioni rovesciare.

Giosuè 24,4 - E l'Unigenito indicarono gli apostoli. Con potenza furono ad innalzarlo, posero dell'Unigenito la croce ad essere alla vista, si versarono da casa e iniziarono agli sviati l'illuminazione a portare. E vennero gli apostoli la potenza in azione del Risorto a recare. Venne un corpo/popolo alla luce nelle città. Una potente rete per l'Unigenito portarono da segno. E si recarono per stare nell'oppressione dentro, figli furono a portare, fu dal corpo l'essere impuro dai viventi a scendere, un corpo fu di viventi.

Giosuè 24,5 - Portarono dell'Unigenito la risurrezione. Con vigore vennero a liberare dalla perversità. Venne dell'Unigenito al mondo un corpo/popolo. Gli apostoli portarono in cammino il soffio originario della purezza. A scendere da quel corpo fu nei viventi la rettitudine. Della Donna il corpo ad operare fu alla fine ad esistere, dentro si versarono le moltitudini e recarono fratelli nel corpo. La perversità scese, venne ad esistere dell'Unigenito Crocifisso la rettitudine tra i viventi.

Giosuè 24,6 - E desideravano che giù fosse l'Unigenito a rivenire, che al Padre li portasse. Tutti erano ad anelare i viventi, che vivi si rialzassero i corpi che erano nella morte a casa dell'Unico portasse fuori chi era vissuto nel mondo, a vivere su con i corpi fossero i viventi portati, che riscendesse il Verbo e i fratelli col corpo fossero a rivenire dal Padre. Che si riportasse il Crocefisso erano ad anelare che la benedizione dentro riportasse e dentro soffiasse nei corpi la risurrezione, che i giorni della vita in pienezza portasse il Verbo.

Giosuè 24,7 - E sarà giù alla vista a riversarsi. Si riporterà Dio. Il Signore porterà la forza della risurrezione ai viventi. La vita l'Unigenito soffierà nei cuori. Sarà inviata la forza che anelavano portata dentro. Sarà l'energia ad entrare nei viventi. A rialzarsi col corpo saranno i viventi. E saranno a casa dell'Unico in alto ad essere portati dall'Unigenito. Nel Crocifisso ad entrare saranno a portarsi. Saranno così nel foro ad entrargli e li porterà tutti nel corpo. Annullato uscirà tra le rovine l'angelo dalla forza della rettitudine che nei viventi verrà. L'origine brucerà del male. Il dono del Crocifisso sarà dentro i viventi a scendere. I corpi saranno dalla morte risorti. A casa li porterà dentro col vestito della purità. Saranno i viventi a stare dal Vivente. Le moltitudini saranno a rivivere.

Giosuè 24,8 - Portati dal Padre saranno dall'Unigenito. Dal mondo verranno retti i viventi con Dio dalla terra. Entreranno nell'Unigenito a vivere. Col corpo saranno ad entrare, saranno portati risorti dentro ad abitare, nell'aldilà usciranno. Sarà stato calpestato l'angelo (ribelle) e sarà stato il vigore ai viventi riportato. Verrà a rettitudine nei viventi portata e dall'Unico tutti nell'abitacolo porterà il Crocifisso vivi a casa. Saranno stati aiutati dalla rettitudine. Dalla morte saranno stati i corpi risorti e verranno nell'Unigenito nel corpo a salire. Strappata via dai viventi sarà stata dal sangue la vita soffiata dall'angelo risaranno così a vivere.

Giosuè 24,9 - E sarà i viventi a versare a casa. Al Potente verserà i figli. Su il Verbo li porterà col corpo. A regnare i viventi porterà. Dal Padre li porterà a stare. Il vigore dentro i viventi sarà stata riaccesa. Nei corpi la divinità avrà riportata. Sarà stata la risurrezione il vigore a riportare. Sarà stato del diletto Unigenito nei cuori la potenza ad agire. Nei viventi dentro all'angelo (ribelle) che vi abitava, che per l'agire gli lanciò il Potente la maledizione, l'Unico l'avrà finito con la rettitudine dalla vita.

Giosuè 24,10 - E la potenza delle origini del Padre sarà in tutti a ristare, perché la resurrezione che avrà agito, il serpente avrà inghiottito dai viventi. Sarà dentro i corpi riportata la rettitudine, la benedizione riverrà, retti i viventi riporterà dell'Unico all'ombra. L'Unigenito finirà dai viventi la vita che c'era dell'essere impuro.

Giosuè 24,11 - E tutti aldilà porterà. Dall'Unigenito tutti usciranno. Scenderanno ad abitare finalmente a casa dell'Unico, portati da Dio saranno stati col corpo, saranno stati dalle tombe riportati. E sarà il vigore ai viventi riportato. Dal pianto a vivere a casa in alto saranno, la forza nei corpi a rinchiudere avrà portato, dal mondo l'origine dei ribelli avrà portato fuori. A fruttificare questi saranno stati portati. Entrata della rettitudine l'energia, i miseri riporterà dalla tomba. Tutti saranno riportati fuori in cammino. La folla sarà a entrare a chiudersi, saranno a portarsi da fuori per stare dentro, a portarsi nel foro saranno, si porteranno nell'Unigenito in croce nell'abitacolo e tutti vivi dentro saranno per l'aiuto della rettitudine a vivere.

Giosuè 24,12 - Porterà l'Unigenito un fuoco potente nelle tombe al serpente. Soffiata l'energia sarà della rettitudine ai viventi. Scenderà dai corpi l'agire della perversità, completa scorrerà nei corpi la resurrezione. Dell'origine riporterà la purezza della vita che le persone erano ad anelare, per la seconda volta saranno in vita in cammino ad esistere. Riusciranno (come) la prima (volta) a vivere; nei corpi ci risarà la potenza del Padre. In una caverna dentro arderà il serpente. Il Padre gli avrà rovesciato dentro il fuoco, lo finirà con la rettitudine.

Giosuè 24,13 - Porterà per l'Unico la fine dell'angelo dal cammino dei viventi. Dall'Unigenito dal corpo scenderà, inizierà con la risurrezione dei corpi il rifiuto ad essergli in cammino nel tempo. Dentro la perversità, che ad agire nei corpi fu nei viventi dalle origini, brucerà nei corpi. La potenza delle origini dentro inviata sarà, finirà la morte. A bruciare dentro porterà il bestiale. La rettitudine nei corpi dei viviventi risarà, la vita riporterà. In questi risarà in tutti la forza della vita delle origini con la risurrezione dei corpi, il rifiuto all'angelo nei cuori agirà, la purezza riverrà. Le centinaia tutte risaranno vive.

Giosuè 24,14 - E nel tempo al mondo sarà alla vista a riportarsi. Riverrà il Signore. Il Servo si riporterà. L'Unigenito ritornerà. Il Crocifisso vivo risarà dai viventi a riportarsi e a casa dell'Unico gli uomini recherà dal mondo. In pienezza sarà col corpo a riportarli. Riverrà Dio al mondo. Ci risarà la vita delle origini. La risurrezione dei corpi agirà. Dentro l'aiuto porterà del Padre e finalmente esisterà la rettitudine rivivere dentro. Per l'azione della purità entrerà l'energia per rigenerarli; si riporterà dentro ai viventi. A rialzarsi i corpi saranno riportati. Per l'azione da dentro l'essere impuro verrà ad essere con la perversità fuori.

Giosuè 24,15 - Porterà l'Unigenito i viventi a compiacersi a casa, alla vista saranno degli angeli che erano ad anelare con la potenza in azione dentro, volando, nel Crocefisso saranno entrati, portati dal mondo dentro chiusi nel corpo porterà in cammino i viventi. Uscirà il giorno in cui verrà per i viventi che erano stati sviati dentro il giudizio. L'origine nei viventi l'Unigenito finirà della maledizione che fu nei viventi dall'Unico, brucerà il male dentro. Dell'essere impuro l'origine dentro porterà alla fine, risaranno retti i viventi. La felicità dentro ri agirà, da dentro i corpi uscirà l'angelo (ribelle), rigenerati li porterà. L'origine nei viventi venuta della maledizione sarà uscita, l'Unigenito il ribelle per l'Unico brucerà. Dai corpi verrà strappato via, riabiterà la forza della vita dentro. Dalla terra i viventi 'Io sono' porterà a casa. Saranno tutti a stare tra gli angeli. Si vedranno a casa volare col Crocifisso che sarà fuori a portali dal mondo.

Giosuè 24,16 - Portati saranno a vedere gli angeli dal mondo i popoli e saranno dall'Unico a vivere col corpo. La malattia del serpente uscita, la potenza riabiterà in seno a questi. Dall'Unigenito Crocifisso saranno fuori recati dal mondo. Per il Potente vedere a casa dall'Unigenito potenti ad uscire saranno; i viventi ad abitarvi saranno per la vita.

Giosuè 24,17 - Retti saranno per il Signore. La maledizione che c'era per l'angelo avrà portato Lui ad uscire dai viventi. In alto usciranno. Verranno per abitare portati. E l'Unigenito Crocifisso dal Padre li condurrà tutti. Sarà stato l'angelo dai viventi della terra (ove) viveva a scendere dai corpi nell'acqua bollente. Dentro, sarà alla fine visto da solo nel mare portato dall'Unigenito che brucerà il cattivo col fuoco che entrerà con potenza; si sentiranno forti lamenti dall'angelo portati. Verrà dall'Unigenito completamente finito. Rientrerà la gloria portata dal Crocifisso per l'uscita maledizione e sarà la risurrezione a vivere nei corpi. L'energia portata dentro in tutti entrerà ad aiutare nei corpi. Per la rettitudine dell'Unigenito risorgeranno i corpi che usciranno in cammino. Il frutto del mondo avrà portato con la sposa. I popoli saranno a vivere felici nell'aldilà; ad abitare, a casa verserà le moltitudini per vivervi.

Giosuè 24,18 - E saranno (anche) gli stranieri risorti. Saranno dalla perversità all'originaria perfezione con il popolo. Saranno a vivere portati dall'Unico tutti dal mondo. Al primo essere ribelle sarà stato portato a bruciare nel mondo. Dalla terra i viventi dal Verbo tra gli angeli saranno portati ad abitare. Nel cammino ai viventi dell'Unico l'energia della grazia recherà. Inviati si vedranno a casa volando. Dal Crocifisso saranno fuori portati dal mondo. Retti saranno per Lui che la maledizione sarà stata all'angelo a recare.

Giosuè 24,19 - Portati saranno dall'Unico i viventi nel corpo da Gesù. Dio apertamente lo vedranno i viventi. Il rifiuto dalla croce portò con la rettitudine al serpente. E dal serpente in azione da solo venne il Signore con la rettitudine. Era Dio al mondo, fu dai viventi a versarsi in aiuto, in dono ai viventi Lui, la maledizione versò col rifiuto alla perversità. Dio dall'uomo l'origine del serpente col misfatto per la rettitudine reciderà e il vigore dal cuore l'Unigenito porterà dalla croce. Sarà la retta Madre.

Giosuè 24,20 - Così era il Crocifisso! Lo vedranno. Questi a casa li riporterà, verrà il Signore a portarsi alla vista. Da solo in croce in vita Dio al mondo fu dagli stranieri portato, ma risorto a casa si riportò. Riuscì col corpo alla vista. La potenza della rettitudine tra i viventi con la sposa portò. Vennero retti i viventi fratelli nel corpo furono dell'Unigenito risorto ad entrare, furono nel cuore a stargli. A casa del Potenti tra i retti, vivranno.

Giosuè 24,21 - A portarsi fu l'Unigenito a vivere col corpo al mondo alla vista dei viventi. Dio in Gesù con la potenza delle origini della rettitudine venne. Il Signore da inviato servì.

Giosuè 24,22 - Riportata sarà l'originaria vita nei corpi che esisteva. Dal mondo riportati risorti alla vista di Dio usciranno i popoli. All'eternità saranno della vita a venire i viventi dal pianto. Nella piaga saranno stati dell'Unigenito in croce a vivere. Da dentro le tombe con i corpo tutti i viventi in cammino vivi verranno da IHWH per il potente servizio dall'Unigenito portato in croce e riportati saranno all'Unico a vivere. A saziarsi per l'eternità saranno i viventi.

Giosuè 24,23 - Portati dal tempo fuori, entrati nella pienezza, saranno a saziarsi venendo di Dio all'esistenza. Tra gli angeli, retti, col corpo beate a casa verserà le moltitudini che anelavano. E ad entrare nel cuore li condurrà dell'Unico. Tutti nel cuore dentro che li anelava, in Dio saranno ad entrare i riportati dal mondo. La primitiva potenza rientrerà, sarà stata bruciata dai corpi la maledizione.

Giosuè 24,24 - Portati saranno dall'Unico per la vita a saziarsi i popoli. In Dio saranno ad entrare portati la luce a vedere. Verranno del Signore Dio ad entrare nell'esistenza da figli. Si vedranno dentro per mano riportati alla casa attesa. Del Potente porterà le anime alla vista.

Giosuè 24,25 - E saranno retti col corpo tutti ad essere dal mondo portati alla luce dell'aldilà. Sarà del Crocifisso la potenza in azione nei Viventi ad abitare. Un giorno a rientrare Lui la porterà con la forza della risurrezione nei viventi. La potenza porterà nelle tombe, a versare porterà la vita, la risurrezione soffierà nei cuori, dentro sorgerà la rettitudine nei viventi.

Giosuè 24,26 - E fu scritto che in Gesù verrà per aiutare. Dentro al corpo sarà a vivere nel mondo Dio. Uscirà da dentro il libro della Torah. In croce Dio sarà dai viventi portato. Sarà versato nella tomba. L'Unico al Figlio la gloria porterà. Sarà a rialzarsi risorto dai morti! Dal chiuso del Crocefisso uscirà la maledizione, iniziò dal Risorto in un corpo/popolo ad abitare tra i viventi la santità del Signore.

Giosuè 24,27 - E fu ad iniziare a vivere un corpo/popolo. Fu al mondo portata dal Risorto in azione la divinità alla sposa. In azione con l'acqua uscì inviata al mondo. Dell'Unigenito, da casa, con gli apostoli uscì. Questa venne all'esistenza per figli portare al Potente. Una comunità di retti ci fu al mondo. Fu (affinché) il colpevole per l'agire uscisse. Venne nella prigione del ribelle del Signore. La Donna per calpestare dentro il cattivo che nei viventi abita portò. Ad uscire fu del Crocefisso al mondo dentro la rettitudine con la parola a testimonianza del Verbo. Gli apostoli del Crocifisso il vigore della risurrezione portano. Per l'angelo (ribelle) abita la maledizione nell'esistenza per la rettitudine nei viventi.

Giosuè 24,28 - A portarsi fu a dire che Gesù (è) Dio. La sposa i popoli all'Unigenito fu da luce potente a guidare; la potenza del Crocifisso reca.

Giosuè 24,29 - E fu al mondo ad esistere di fratelli un corpo. Fu ad uscire per aiutare. Da cibo per i viventi del mondo Dio al mondo si portò a stare. Nell'uomo Gesù, abitò. Inviò il Figlio, il Servo di Iahwèh. Da casa gli apostoli ai viventi l'Unigenito fuori portò, i dodici.

Giosuè 24,30 - E fu a versare da dentro un corpo/popolo per portare il desiderare del Crocifisso, lo portò a casa del superbo. E la potenza negli apostoli racchiuse, per il serpente finire si portarono da casa ai confini, dai viventi inviati tutti a spandersi. La Donna le moltitudini genera all'Unigenito, il frutto dei viventi. Da vedette si portano gli apostoli. Il serpente nel mondo il corpo/popolo/Chiesa, che nel cammino agisce, brucia.

Giosuè 24,31 - A portarsi (gli apostoli) furono in azione con la sola forza della risurrezione dei corpi che da Dio venne. Fu una calamità per il maligno. I viventi furono da fratelli nel corpo/Chiesa a stare. Gesù nei giorni esce con questi versando l'energia. È chi la vita originò che gli ha risorto il corpo. Entro nell'Unigenito nel corpo per l'esistenza della rettitudine. Portata è ai viventi la forza nell'acqua. Fratelli nel corpo/Chiesa sono di Gesù. Si riporta la felicità, è la conoscenza recata, ri inizia la perfezione nei viventi ad operare. Fu la perversità alle origini accesa dal cattivo, con la risurrezione rientra la potenza della rettitudine di Dio.

Giosuè 24,32 - E l'Unigenito crocefisso sul legno morì. Gli fu riportato in pienezza il soffio dall'Unico. Risorto il corpo ne uscì. Si rialzò, si riportò a casa (dove gli apostoli) tra i lamenti erano. Fu il Risorto, alla vista potente, ai viventi che nell'angustia erano. Fu la Madre a versare da casa per un corpo/popolo Chiesa portare dentro alla luce di retti viventi. Dentro Le chiuse la potenza, La versò per finire al mondo il demonio. Uscirà dell'Unigenito risorto un corpo. Versò gli apostoli per il mondo, furono per agire a versarsi da casa. I viventi verranno figli ad essere al mondo per la Madre. Li porterà nel corpo/Chiesa. Del Padre sarà a sorgere la rettitudine nei viventi. Dentro la Madre, dell'Unico entrò a versarsi in dono l'amore. La perversità che era entrata nell'esistenza portata dal serpente, nei figli sarà la forza portata per toglierla via. La potenza con gli apostoli per ammalarlo entrò.

Giosuè 24,33 - E l'originaria potenza in azione in questo corpo di figli l'Unico genererà. L'energia ai morti porterà ad essere nei sepolcri e l'Unigenito li condurrà tutti, li porterà a casa. In alto si vedranno nel Crocifisso. Dal Verbo saranno guidati a tornare ad abitare dall'Unico, risorti con i corpi da angeli, l'angelo da tutti finito. Riporterà a casa rigenerato l'Unigenito il frutto dei viventi.

IL "PARTO DEL MESSIA"
Come si può rilevare il decriptato di questi due capitoli 23 e 24 del libro di Giosuè procede con molte ripetizione nel testo.
L'uso di ripetere almeno due volte i concetti con perifrasi diverse è quello proprio in genere dei testi sacri ebraici sapienziali.
Le ripetizioni peraltro sono utili perché, pur su brevi brani, si può cogliere il senso del messaggio.
Il risultato è uno scorcio sintetico delle vicende del Messia.
Ciò è comune a tutto il substrato che s'ottiene come pagine di secondo livello secondo i criteri della mia ricerca di cui segnalo alcuni passi importanti sulle proprietà delle lettere ebraiche e del perché e del per come ci si possa attendere nella Tenak o Bibbia ebraica anche la presenza di testi nascosti:
Da quei due brani Giosuè 23 e 24 che precedono e propongono l'accoglimento da parte del popolo di incarnare nella storia il popolo di Dio esce un racconto che nobilita il popolo che si unisce nel Suo nome.
Ne risulta chiaro che questo popolo è figura escatologica del popolo - Chiesa di Dio - che aiuta a far nascere figli di Dio in questa terra.

In grassetto nel testo del decriptato ho evidenziato talune frasi in cui alcune parole sono dense di significato.
Ho infatti preso sotto attenta considerazione le seguenti parole:
  • Sposa nei versetti 1, 14, 15 del capitolo 23 e 1, 17, 20, 27 e 28 del 24.
  • Donna, nei versetti 15 e 16 del capitolo 23 e 5, 27 e 30 del 24.
  • Madre, nei versetti 1, 15 e 16 del capitolo 23 e 1, 2, 3, 19 e 32 del 24.
  • Sangue, nei versetti 10 e 15 del capitolo 23 e 8 del 24.
  • Acqua, nei versetti 14, 15 e 16 del capitolo 23 e 3, 27 e 31 del 24.
Quei versetti e quelle parole sottendono il racconto di una nascita.
È questo il "parto del Messia".
Nasce la Chiesa dal costato di Cristo.

Per comprendere questo brano è da rifarsi alla sintesi che il Vangelo di Giovanni ha fatto sulla Madre di Cristo che sta sotto la croce.
"Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quella ora il discepolo l'accolse con sé." (Giovanni 19,25-27)

Poco dopo lo stesso Vangelo con particolare enfasi dirà:
"Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate." (Giovanni 19,33-35)

Acqua e sangue sono il prodotto di un parto!
E chi stava sotto la Croce?
Maria la Madre che diviene la madre di tutti i discepoli di Gesù.
Diviene così icona della Chiesa che partorisce i figli di Dio nell'acqua del battesimo e li nutre con l'Eucaristia.
È Lei la nuova Eva.
Come Eva è nata dal costato di Adamo mentre dormiva, così la Chiesa nasce dal costato di Cristo.


La Crocifissione Gesù tra la Vergine Maria che pare uscire dal Suo costato e san Giovanni. Cappella della "Casa incontri cristiani" Capiago (CO) - Italia


Diviene quindi profetico per Cristo il racconto della Genesi:
"Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta." (Genesi 2,21-23)

L'uomo "'ish" in una lettura profetica è proprio Lui, Gesù di Nazaret, perché è "il primo che sarà Risorto ".

La donna "'ishah" , che in ebraico sta anche per "moglie", è proprio Lei che esce dal costato di quel "uomo", quella madre, e sposa che dal quel "primo alla luce Esce ".

Ecco che "Donna" è un termine che nel Vangelo di Giovanni è denso di tale significato da non dimenticare quando si legge l'episodio delle nozze di Cana.
Egualmente, stesso pathos si ha per la Donna vestita di sole nel libro dell'Apocalisse.
(Vedi: "La Donna che annuncia gli ultimi tempi" e "Il marito della donna perfetta")

Tali pensieri erano chiari ai vescovi e scrittori cristiani dei primi secoli d. C., detti Padri della Chiesa.
A conclusione riporto una omelia di San Giovanni Crisostomo.
Questi è anche detto Giovanni d'Antiochia (344-407). Fu arcivescovo e teologo, secondo Patriarca di Costantinopoli, santo per la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa e venerato dalla Chiesa copta, uno dei 33 Dottori della Chiesa.
È detto "Crisostomo", in greco antico "khrysóstomos", cioè "bocca d'oro" per la sua eloquenza.

"Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell'Antico Testamento.
Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte. Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l'uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell'antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo.
Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta l'Evangelo, s'avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L'una simbolo del Battesimo, l'altro dell'Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. La stessa cosa accade per l'Agnello: i Giudei sgozzarono la vittima ed io godo la salvezza, frutto di quel sacrificio.
E uscì dal fianco sangue ed acqua. Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell'acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell'Eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo per mezzo del Battesimo e dell'Eucaristia. E i simboli del Battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formava Eva.
Per questo Mosè, parlando del primo uomo, usa l'espressione: 'Osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne', per indicarci il costato del Signore.
Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l'acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l'acqua durante il sonno della sua morte.
Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con qualche cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita.
Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato.
" (Dalle "Catechesi" di san Giovanni Crisostomo - Catech. 3, 13-19)

a.contipuorger@gmail.com

Tutti gli articoli di BibbiaWeb

vai alla visualizzazione normale di inizio articolo     invia questa notizia ad un amico

 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shģn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy