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SAN GIUSEPPE...

 
IL PRIMO MATRIMONIO COL SIGNORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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TESI IN DISCUSSIONE »

ADAMO, CHI ERA COSTUI?
Nell'immaginario collettivo c'è il nome dei nostri progenitori.
Pensiero comune è che il primo uomo abbia il nome proprio d'Adamo e che questi sposi Eva.
È proprio così?
Chi li ha chiamati con quei nomi?

Un grande equivoco può, infatti, nascere dal fatto che l'ebraico "'adam" si traduce in italiano con "uomo", invariabile in quella forma pure al plurale e porta molti a ritenere che:

  • sia il vero nome proprio, quindi 'Adamo, del primo essere umano di sesso maschile;
  • di conseguenza sarebbe stato dato alla luce prima il maschio della femmina.
Quel 'adam invece dovrebbe essere scritto in italiano con l'iniziale minuscola, perché potrebbe essere inteso come un indistinto individuo maschio o femmina, o anche entrambi, i prototipi della razza umana, rappresentanti cioè la prima coppia, quindi l'embrione dell'umanità.
Questa è la prima tesi che è da verificare.

Il capitolo 1° del libro della Genesi ci aveva bene informati al riguardo.
Aveva, infatti, precisato che "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò." (Genesi 1,27)
(Molti ritengono essere quella di Genesi 1 la descrizione della creazione da parte della corrente detta "'elohista" dell'Antico Testamento in quanto nomina Dio col termine di "'Elohim", perché in quel capitolo non è mai nominato col Tetragramma sacro IHWH. Pur se così fosse tale prima descrizione non ha minor valore della seconda descrizione della creazione di Genesi 2 ed è da ritenere che la prima integri l'altra e viceversa.)

Quel "li creò" nel testo ebraico è detto "'otam" , cioè "loro", indi non porterebbe ad equivoci se fosse detto: "Dio creò l'umanità a sua immagine; a immagine di Dio la creò: maschio e femmina creò loro ."
Un semplice sillogismo porta così a dire che è il nome comune della prima coppia.
C'è però di più, quello è anche il nome proprio della prima coppia che Dio desidera considerare in modo speciale, come un'unità, perché solo così è veramente a propria immagine e somiglianza.
Tale pensiero trova la prova evidente in Genesi 5,1-2 ove il testo della traduzione C.E.I. del 2008 dice: "Questo è il libro della discendenza di Adamo (prima coppia) . Nel giorno in cui Dio creò l'uomo (umanità) , lo (la) fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li (la) creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo ('Adam) nel giorno in cui furono creati."
È qui dichiarato in modo inequivocabile che Dio "diede loro il nome di uomo "; quindi 'Adam non è il nome proprio del maschio, ma pare essere veramente il nome proprio della prima coppia che Dio scelse.
In effetti, lì quei due versetti sarebbero ben potuto tradursi con: "Questo è il libro della discendenza di 'Adam (la prima coppia). Nel giorno in cui Dio creò 'Adam, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di 'Adam (uomo) nel giorno in cui (la prima coppia) fu creata."
Il testo C.E.I. precedente (del 1975), diceva: "Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini ('Adam) quando furono creati.", ciò in forza della considerazione che in ebraico il plurale di "'adam" è comunque "'adam".
Il testo ebraico però è chiaro, e ben ha recepito l'ultima traduzione C.E.I., non uomini al plurale, ma "'adam" ossia uomo al singolare; solo loro due assieme sono "'Adam" cioè Adamo.
Dio, infatti, dice chiaramente il testo, "diede il nome" ossia chiamò col nome di Adamo la prima coppia; indi Adamo è il nome della coppia primigenia e non del primo individuo maschio.
Dio stesso, insomma, chiamò col nome proprio di "'Adam" la prima coppia costituita da un maschio e da una femmina e non l'uomo da solo, anche se poi come individuo della coppia, l'uomo può definirsi col nome comune di "'adam" (che in italiano per distinguerlo traslittero con la lettera 'a minuscola).
Il Talmud per far comprendere l'importanza del matrimonio (Yevamot 63a), prendendo spunto evidentemente da considerazioni analoghe, argomenta che un uomo senza moglie non è un uomo, poiché è scritto: che Dio "maschio e femmina li creò... e li chiamò uomo"! Da quelle lettere ebraiche del nome "'Adam" della prima coppia, lette opportunamente con i significati grafici delle lettere stesse (Vedi: "Parlano le lettere"), si ricavano queste caratteristiche appunto per la coppia:
  • "all'Unico somigliante ()", in quanto maschio e femmina, perché l'assieme ha qualità paterne e materne e cosi "l'Unico aiutano per (dare) la vita ";
  • "uniti per aiutarsi nella vita ", e "uniti per proteggersi nella vita ", scopi umani che dovrebbero scoprire e perseguire i maschi e le femmine di questo mondo con lo sposarsi.
Dio li benedisse e disse loro di essere fecondi e di moltiplicarsi (Genesi 1,28), cioè fate frutti e divenite molti.
Un matrimonio che si rifà alla Bibbia occorre però di un apporto divino, lo Spirito Santo, l'amore, il grande sconosciuto!
Penso perciò che in quei versetti ci sia di più, perché l'autore nell'episodio fondante relativo al matrimonio dei matrimoni, non voleva fare solo un discorso di una costruzione umana, ma un discorso spirituale.
La narrazione, infatti, implica un riconoscimento ed un accoglimento di questo dono che Dio fa alla prima coppia che ha creato con la finalità che si riassume in "Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri." (Giovanni 13,34) che, come riconosce la prima lettera di Giovanni è anche: "...un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo." (1Giovanni 2,7s)
Da principio è "bereshit", il nome che l'ebraismo dà al libro della Genesi, perché è la parola con cui inizia.
Traccia evidente che nel Paradiso Terrestre, che appunto è una allegoria del Matrimonio secondo Dio, circola lo Spirito Santo è al versetto Genesi 3,8, quando, dopo il peccato della coppia, i due "...udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino." (Genesi 3,8)
"La'" "brezza del giorno" è inequivocabilmente "ruach" soffio, che però è anche "spirito", termine di solito usato nell'Antico Testamento per ricordare lo Spirito del Signore.
Questi, infatti, passeggiava, incedeva, "mitehallek" nel giardino, lettere che rivelano ciò che era accaduto, segnalavano, infatti, "degli uomini l'uscita dal cammino (sottinteso dal cammino giusto) o anche "dagli uomini usciva del Potente la rettitudine " qualità questa della sostanza divina.
Avevano purtroppo peccato e lo Spirito Santo li stava abbandonando, perché è un ospite delicato, l'ospite dolce dell'anima, ed ormai si sentiva un intruso.

È invalsa però la generale idea che Adamo sia il nome personale del primo uomo maschio; ma quando e chi gli avrebbe dato tale nome?
Ci aiuterà approfondire sotto tale aspetto il testo di Genesi 2.
Nel capitolo 2 della Genesi, detto di tradizione "Ihavista", non vi si dice mai che Dio chiamò con il nome personale di Adamo il primo marito o il primo maschio della razza umana.
Vediamo quando e come appare il termine "'adam" in Genesi 2:
  • Genesi 2,6 - "...non c'era uomo che lavorasse il suolo" ed è da intendere, "non c'era nessuno", quindi, là "'adam" è il nome generico di un individuo della razza umana, maschio o femmina;
  • Genesi 2,7 - "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente."
Il maschilismo però impera... indi conclude: fu formato per prima un maschio, e spinge il concetto a considerare che poi uscirà dal costato di quel primo la donna come se la donna fosse partorita dall'uomo con un parto cesareo operato da Dio stesso alla stregua di reminiscenze di miti pagani.
Il testo ebraico, però, in tale occasione, cioè con la "operazione" che fece Dio, in verità chi fu estratta, fu non la femmina, ma la "donna"; perché?
Qui, il pensiero dei sapienti di Israele espresso nei "midrash", per spiegarsi il successivo fatto della "costola" da cui sarebbe stata tratta la femmina, è costretto a fare un'ipotesi fantastica: Adamo sarebbe stato un individuo androgino dotato di entrambi i sessi, diviso successivamente, onde poi il nome "'Adam" rimase alla parte maschile.
L'immaginazione così ha tentato di piegare la più semplice realtà del fatto, in quanto erano e siamo ancora condizionati da un maschilismo atavico, tuttora imperante.
La soluzione è molto più semplice, "Adamo" è una semplice prima coppia di un maschio e di una femmina e non un individuo singolo immaginifico col nome proprio di Adamo restato poi solo al maschio.
La costola, inoltre, è uno dei due lati o parti della coppia maschio - femmina e non una costola del corpo dell'androgino che addirittura sarebbe stato tagliato in due parti.
Dio, come poi vedremo, forgiò in modo particolare le due parti della coppia tanto da passare ad una evoluzione importante, dal semplice ed istintivo accoppiamento, all'amore coniugale.

Vi sono ora tre atti importanti che Dio compie coinvolgendo "'adam" in cui è fondamentale comprendere se questi momenti coinvolgono o no anche la parte femminile:
  • Genesi 2,8 - "Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo ('adam) che aveva plasmato."
  • Genesi 2,15 - "Il Signore Dio prese l'uomo ('adam) e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse."
  • Genesi 2,16 - "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo ('adam)..."
Dobbiamo perciò distinguere, o "'adam" era:
  • solo il maschio, allora solo questi dopo la formazione sarebbe stato portato nel Paradiso terrestre, onde la femmina sarebbe stata formata là nel Gan Eden (versetto 21), quindi per il versetto 2,16 non avrebbe sentito il comando di non mangiare dell'albero della conoscenza del bene;
  • quel immaginario androgeno dei "midrash" ebraici;
  • la coppia primigenia di un maschio e di una femmina.
La soluzione più semplice e più naturale pare proprio essere questa ultima.
Solo l'estremo maschilismo poi può considerare che i fatti dei versetti 2,18-20, ossia il dare il nome a tutti gli animali, questi peraltro tutti formati già separati in maschi e femmina, venisse dato solo o da un maschio o da un androgino e non assieme dalla coppia "'Adam".
Tutto ciò male interpretato porterebbe, ed ha portato nel passato, ad una "diminuitio" della donna con tutte le negative implicite conseguenze ancora in atto.
È giusto chiarire e fugare ogni dubbio al riguardo, perché di fatto quegli eventi hanno avuto per attori entrambi, sia lui che lei, finché ci fu la trasformazione da maschio e femmina in uomo e donna, vale a dire in marito e moglie.

Proviamo a leggere il capitolo 2 del Genesi in un altro modo.
Dio prende la coppia che ha creato e la porta in un luogo speciale che ha preparato per loro ove c'è il meglio del meglio, il Gan Eden, il paradiso terrestre.
"Prendere " è usato per la prima volta ed è verbo che nell'ebraismo caratterizza il "prendere moglie o prendere marito", quindi implicitamente porta all'idea delle nozze.
Perché allora il Gan Eden?
Per fare la festa del matrimonio.
Il matrimonio, in effetti, nel caso specifico è tra Dio e un'unità, la coppia "'adam", che è trasformata dall'azione dello Spirito Santo di Dio, l'Amore, che li lega tra loro e con Lui.
C'è però un segreto!
Il matrimonio non è solo la magia dello sposalizio e la festa delle nozze, ma una costruzione di giorno in giorno di un rapporto col Signore e con la moglie o col marito, in cui la chiave di volta è servire e custodire l'un l'altro.
Il Signore, infatti, prese, ossia in senso allegorico "sposò " non l'uomo da solo, ma la prima coppia, e la pose nel matrimonio, "...nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse ..." (Genesi 2,15)
Quello del Paradiso era il regalo di nozze che Dio aveva preparato proprio per la Sua sposa, cioè per "'Adam", i due della coppia, a loro volta sposi tra loro, e i futuri figli che, se nati in quel matrimonio, sarebbero stati oltre che figli dell'uomo anche figli di Dio.
Il "Giardino dell'Eden" si può quindi vedere in terra come paradigma ed allegoria portata all'estremo di un matrimonio ben riuscito con Dio e davanti a Dio!
La finalità è elevarli ad una dignità che i due, solo come maschio e femmina non avevano, preparandoli ed educandoli nel migliore dei modi ad amarsi e ad essere uniti in modo completo grazie allo Spirito Santo e non solo per bisogno.
Toglie loro così, come è tuttora nelle classiche lune di miele delle coppie benestanti, ogni bisogno pratico e gli dona tutta la pienezza possibile per l'unico scopo, la loro felicità che però può essere completa solo se s'adoperano a conservarla con intelligenza e amore nell'unità: infatti nell'amore e nell'unità risiede il succo del matrimonio voluto da Dio.

La coppia poteva mangiare di tutti i frutti degli alberi del giardino con una esclusione, infatti: "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo ('Adam la prima coppia): Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire." (Genesi 2,16s)
Ricordiamoci però che da Dio non era stato negato il comando di lavorare intorno e di custodire anche l'albero della conoscenza del bene e del male.
La conoscenza del bene e del male ci doveva pur essere per la completezza della vita e per il bene della coppia implicante la libertà, quindi l'approfondire il conoscere per l'acquisizione del discernimento sul bene e il male è essenziale.
Il divieto era solo di mangiare i frutti di quel albero.
L'albero era stato piantato da Dio, quindi era cosa buona!
Era essenziale e necessario che fosse nel giardino, ma non ne dovevano mangiare i frutti.
Perché?

Il problema che i frutti dell'albero della conoscenza, come quelli di tutti gli alberi di quel giardino, possono essere buoni da mangiare e graditi alla vista (vedi: Genesi 2,9) ed, infatti, lo erano, ma quelli dell'albero della conoscenza contengono potenzialmente assieme alla cognizione i semi del male.
Occorre quindi non mangiarne per essere sicuri a meno che non si possegga come Dio il pieno e corretto discernimento sul bene e sul male.
Tale discernimento si può apprendere solo alla Sua scuola, dal maestro che sa ben separare al tempo opportuno il grano dalla zizzania.

La narrazione aveva detto che il Signore Dio "...fece scendere un torpore sull'uomo ('Adam) , che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto." (Genesi 2,21)
Secondo la tesi che portiamo avanti quel "'Adam" è la prima coppia di individui maschio e femmina che dormono a fianco uno dell'altro nei rapporti fisici senza, pur dormendo, entrare appieno nel riposo reciproco.
A questo punto vi sono tre elementi da sottolineare e da scrutare attentamente:
  • il torpore;
  • la costola;
  • l'atto del richiudere la carne al suo posto.
Il torpore
Dio risveglia la coppia "'adam" da quel torpore.
L'ebraico indica quel torpore col termine "tareddemah" con la lettera "dalet" raddoppiata come suono.
Evidentemente nel pensiero ispirato dell'autore c'è la presa d'atto che Dio consentì per un tempo che quella coppia di maschio e femmina cadesse in questo torpore.
Perché questo torpore?
Cosa sta a significare?
A questo punto è da ricorrere all'aiuto che possono dare i radicali ebraici e le stesse lettere di quel alfabeto con i loro significati grafici:
  • = + + = indica il calpestamento () della somiglianza ;
  • = + + = indica alla mente/testa la somiglianza .
C'è una traccia forse di questo pensiero nel fatto che prima il Signore nel racconto aveva considerato "Non è bene che l'uomo (la coppia 'Adam) sia solo (sola): voglio fargli un aiuto che gli corrisponda." (Genesi 2,18)
Cioè pur essendo una coppia ciascuno era solo!
Un "aiuto che gli corrisponda" ossia "un aiuto di fronte all'altro" o "opposto all'altro" lì è "e'zoer" "kenoegeddò" , "forza nella debolezza con energia fortunata gli rechi ".
"Se l'uomo sarà meritevole, la donna gli sarà d'aiuto, altrimenti gli si opporrà per contrastarlo." (Rashi)

Non necessariamente nel matrimonio occorre che sempre vi sia l'accordo totale, anzi è utile che uno presenti i difetti all'altro, perché l'aiuto sia totale.
Tra l'altro per vedere i difetti dell'altro occorre riconoscerli perché si sono in qualche modo avuti.
L'interpretazione più corrente però, in genere, è che il maschio era solo e Dio gli creò la femmina prendendogliela da una costola, ma se si parte dal pensiero che Adamo era già una coppia di maschio e di femmina, quel versetto sarebbe da interpretare appunto in altro modo.
Sarebbe, infatti, una presa d'atto da parte di Dio che i due non collaboravano tra loro efficacemente e che doveva procedere ad un altro passo creativo, vale a dire era da mettere in atto un istituto efficace su cui avrebbe dovuto vigilare ed in cui il cemento sarebbe stato Lui stesso, l'Amore misericordioso, lo Spirito Santo, onde i due fossero veramente collaboranti alla pari, ognuno secondo le proprie precipue capacità.
Questo istituto, benedetto da Dio, è il matrimonio davanti a Lui, patto d'alleanza completo tanto da rendere unica ed indivisibile la persona unita dei due, capace di sublimare al meglio le loro anime ("noefoesh" in ebraico è respiro, anima, anelito, quindi anche desiderio), quindi i loro desideri in un unico desiderio, una sola anima.
Da qui il detto formarono "due anime in un nocciolo", in una sola carne.
C'è stato un tempo, che dura tuttora, che il maschilismo ha sopraffatto e sta ancora facendo da padrone nel rapporto maschio-femmina, onde la creazione della prima coppia, uomo - donna, marito - moglie è avvenuta, e può ancora avvenire, volta per volta, solo per grazia del Signore.
In questo mondo, dopo la caduta, infatti:
  • l'uomo tende a usare la parte femminile come cosa e non come persona esaltando il lato sessuale del rapporto, mentre questo è solo l'elemento più "terra terra" del più complesso rapporto che deve essere collaborativo su tutti i piani che è proprio di un matrimonio;
  • la donna spesso è spinta dall'interesse per una sistemazione e così strumentalizza il partner;
  • vi possono essere prevaricazioni e anche inversioni di ruoli di una parte sull'altra in vari modi.
La costola
La "costola" nel versetto Genesi 2,21 è "tsela'" , termine che può venire tradotto anche come "lato", quindi, non necessariamente comporta un taglio fisico.
Quelle sono anche le lettere che indicano il verbo ebraico di "zoppicare", usato ad esempio per Giacobbe quando si ritrova zoppicante dopo il combattimento con un essere misterioso al torrente Yabbok ove gli fu cambiato il nome, quindi il "destino", da Giacobbe a Israele (Genesi 32).
Quella prima coppia 'Adam difatti era ancora zoppicante e Dio, in effetti, mentre sembra separare la coppia, ne corresse una stortura e li unì in matrimonio tra loro e con sé che era l'Unico che li poteva rendere perfetti.
La sposa, infatti, in ebraico si dice anche "kallah" , dal radicale "rendere perfetto", quindi, si può dedurre che se la sposa la dà Dio è quella che alla fin fine è in grado di perfezionare il marito.

Richiuse la carne al suo posto
In ebraico in Genesi 2,21 "richiuse la carne al suo posto" è "vaiiseggor bashar tachettoennah" perciò, passando alla sfera allegorica, più nel merito si può concludere che per entrambi i due della coppia: "consegnò un alla carne inferiore ", cioè relegò al giusto posto il rapporto fisico esaltando anche gli altri aspetti trascurati.

Ecco che finalmente "Il Signore Dio formò con la costola (lato), che aveva tolta all'uomo (alla coppia 'Adam) , una donna e la condusse all'uomo (all'altra parte residua della coppia ora 'adam) ." (Genesi 2,22)
Qui il primo "'Adam" è la coppia maschio e femmina e il secondo "'adam", che appunto scrivo con la lettera minuscola, è la parte residua della coppia, l'uomo della coppia, il marito.
Nel frattempo però, e questo è il fatto specifico creativo, il Signore Dio ha preso da un lato della coppia la parte femminile, l'ha formata , l'ha costruita, l'ha forgiata e l'ha presentata all'altra parte.
Al versetto Genesi 2,22 è usato, infatti, il verbo radicale relativo al costruire, edificare, al fabbricare una casa "baiit" che poi è lo stesso termine che è usato per il Tempio, "la Casa" "ha-baiit" di Dio, nel quale trapela la parola figli "ben" , ossia Dio ha dato un indirizzo funzionale ed elevato al sesso, oltre il solo il procreare.
D'altronde la casa, il matrimonio, è la famiglia di Dio, il Suo Tempio in terra.

"Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori." (Salmo 127,1)


Dio ha costruito la prima coppia mettendo nella mente dei due, anche nell'elemento fisicamente più forte, il maschio, con l'atto reciproco di chiudere la carne, di basare l'unione non solo sulla differenza della fisicità.
L'elemento preminente deve ora essere la presa d'atto della completa somiglianza, vale a dire tenendo presente la volontà di pacificazione assicurata dalla presenza del Signore al fine precipuo di costruire mattoni per edificare il Tempio di Dio nel mondo.
A ciò si assolve non solo con l'essere aperti alla vita procreando figli, ma aiutando la costruzione, ossia custodendo e coltivando, come ogni buon padre o madre di famiglia fa, la prole che gli è affidata, propria o per adozione, al limite anche spirituale.
All'autore sacro, quindi, interessa proprio informare che il matrimonio è una specifica creazione del Signore.
Adamo, la prima coppia di sposi, costruita durante quel torpore, si sveglia ed alla parte maschile, ora resta il termine di uomo "'adam".
Ciò del resto è giusto perché uomo derivato da "homo" può indicare l'essere umano in generale quindi è anche un nome che può comprendere sia il maschio sia la femmina; infatti, anche la femmina della razza umana è comunque un uomo, pur non essendo maschio.
Questi, poi, nomina in modo diverso sé e l'altra parte.
La parte maschile che ora però è sposata con la femminile davanti al Signore si autodefinisce "'ish" , "uno che è stato illuminato " e riconosce l'altra parte quale parte di se stesso e la chiama donna "'ishah" che in ebraico è anche il termine che designa la moglie.
Dio sveglia "'Adam", la prima coppia e presenta il lato che ha forgiato ad "'adam" il primo uomo... "Allora l'uomo disse: Questa volta" (prima non lo era)

è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna ('ishah ),
perché dall'uomo ('ish' )
è stata tolta ." (Genesi 2,23)


La coppia 'Adam ora al suo interno distingue l'uomo, il marito, che chiama "'ish" e la donna "'ishah" , nomi per la prima volta usati nella Genesi, che letti con le lettere separate, riferendo a Dio la , dicono:
  • "'ish" dall'Unico è stato acceso/illuminato ;
  • "'ishah" l'Unico alla luce uscirà .
In quei versetti c'è il fondamento d'ogni matrimonio giudeo - cristiano, quando "'Adam", la coppia, apre gli occhi e riconosce la rivelazione che dall'Uno è stata accesa per il fine che dell'Unico la Luce esca.
È questa una profezia d'incarnazione.
Proposi in "Lo sposo della coppia nel matrimonio, roveto ardente", l'ardito accostamento del matrimonio al roveto ardente, quello in cui Mosè incontrò il Signore, un fuoco che non si consuma; infatti, non a caso Mosè incontra Dio dopo la sua unione con Zippora.
Due fuochi "'ech" ed si possono vedere come un roveto ardente che non si consuma solo perché al loro centro c'è "Iah" ossia IHWH.
Lo stesso avviene per l'unione uomo e donna nel matrimonio, il Paradiso terrestre, in quanto se c'è Lui, il Signore, il rapporto non si consuma, sarà cioè non più scindibile come confermerà Gesù stesso: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". (Matteo 19,5s)
Roveto ardente = + + = + = uomo e donna = matrimonio alla presenza del Signore.
Di ciò prende atto il Talmud che sottolinea: "Se l'uomo e la donna sono meritevoli (di tale nome) la Shekinah (presenza divina) è tra loro." (Talmud Sotà 17 a)
In un matrimonio voluto, preparato e portato avanti dal Signore vi sono tre persone, perché oltre alla coppia c'è il Signore, altrimenti restano due fuochi che non durano, due unità distinte che si bruciano l'uno con l'altro.
La coppia ha bisogno di un'alleanza, un patto continuo con Lui, perché l'essere simili e ad immagine di Dio possa attuarsi, infatti, la Scrittura parla di un "aiuto che gli corrisponda" e solo se c'è il Signore è raccoglibile la critica pur costruttiva dell'altra parte.
Quel versetto 2,23 conclude che "...dall'uomo è stata tolta", usando il verbo il cui radicale è che oltre che togliere vuol dire anche prendere e pigliare, verbo poi usato dalla Bibbia per dire prendere moglie e prendere marito e che come vedremo Gesù sottolineerà per far comprendere che il matrimonio è ben più di prendere, ma è entrare in una opportunità elettiva offerta da Dio che prepara i due, li fa incontrare e fornisce i doni necessari.
Ed ecco cha proprio a questo punto nel testo v'è una considerazione che appunto riguarda i futuri matrimoni: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie , e i due saranno un'unica carne ." (Genesi 2,24)
Si "unirà" come un pezzo di un puzzle si unisce all'altro in modo unico, con quel solo pezzo e non con altri perché sarebbe impossibile, non darebbe il disegno voluto.

I rabbini del Talmud si chiesero: di cosa s'interessò Dio dopo la creazione?
Ed al riguardo risposero col seguente midrash.
"Una matrona romana una volta chiese al maestro del Talmud rav Yosè ben Chalaftà cosa avesse fatto Dio dopo la fine della creazione del mondo. Il Saggio replicò che Dio era stato molto occupato a combinare matrimoni. La matrona restò sorpresa. Questo è ciò che fa il vostro Dio? Ma come! Posso farlo persino io! Ho molti servitori e serve; potrei accoppiarli in un attimo! Il Saggio le disse: Può pure sembrarti semplice, ma per Dio è un compito complesso come aprire le acque del Mar Rosso! La matrona se ne andò e fece mettere in fila i suoi tanti servi e serve quindi comandò: Tu sposerai questa donna e questa donna sposerà questo uomo, e così via. Il giorno successivo le coppie arrivarono tutte abbattute, alcuni anche feriti, perché questo uomo non era felice con sua moglie e quella donna non era felice con suo marito. La matrona mandò a chiamare rav Yosè e gli disse: Rabbi la tua Torah è vera." (Bereshit Rabbà 68,4)
(Vedi: "Famiglia santa, sorgente dell'uomo nuovo")

Un'unica carne può sottintendere sia che fonderanno i propri geni per produrre figli, ma anche che saranno un'unica creatura, perché, di fatto, il matrimonio comporta un cambiamento dei singoli che trovando l'anima che gli corrisponde sono in realtà una creatura nuova, la coppia sposata.
Il dormire e lo svegliarsi segnala che i due hanno acquisito la stessa rivelazione.
Il dormire e il sogno sono elementi importanti, perché Dio nella Bibbia spesso si rivela in tale situazioni; si pensi ai sogni di Giuseppe viceré d'Egitto e di Giuseppe, lo sposo di Maria.
Tale rivelazione ha avuto il potere di creare un legame indissolubile, perché realizza un evento predisposto da Dio stesso, l'incontro della donna scelta solo per lui da Dio per essere la moglie e lui scelto solo per lei per esserne il marito.
Quando l'uomo, infatti, conosce la "donna" datagli da Dio, la chiama per nome Donna "la sceglie per moglie e formano una carne "una casa/famiglia di illuminati nella mente/testa ".
Questa carne è una carne sola , vale a dire per un:
  • patto umano "uniti strettamente per aiutasi ";
  • patto reciproco col divino "l'Unico li stringe tiene uniti con l'aiuto " ed "all'Unico stretti per aiutarlo " facendo la propria parte per introdurre le anime nel mondo.
Il Signore dà fiducia alla coppia di sposi affidandole in genere bambini da custodire e curare; infatti, i figli non sono proprietà della coppia, ma pegni in custodia.
In definitiva dalla coppia primigenia s'era formato un unicum, guidato e protetto dal Signore stesso.
Tale unicum era chiamato a camminare davanti a Lui per fare la Sua volontà.
Questa creazione nella fede si rinnova in ogni matrimonio se la coppia nel proprio intimo riconosce d'essere predestinata, ossia voluta da Dio.

Siamo finalmente al versetto conclusivo di Genesi 2: "Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna." (Genesi 2,25)
Questo versetto è molto importante per lo sviluppo di questo articolo.
nizia qui un filo rosso appassionante legato ad alcune lettere.
Per questo motivo pongo l'attenzione sul concetto di essere nudi e sul provare vergogna.

Lì, nudi è "a'rummim" che discende sia dal radicale "essere scoperto", da cui "a'rah" luogo nudo (di alberi), sia da un altro radicale di "essere denudato" da cui deriva "a'or" pelle cute e "nudo".
Questo caso con le lettere come icone si spiega con questo predicato: "si vede il corpo apertamente " vale a dire senza coperture.
Derivati:
  • "oe'revah" ed "oe'revah" nudità, vergogne, pudende;
  • "oe'revat" come "cose turpi, brutture, indecenza, che la C.E.I. del 2008 in Deuteronomio 24,1 traduce "qualcosa di vergognoso" e in Deuteronomio 23,15 traduce "polluzione notturna".
In quel versetto Genesi 2,25 il "non provavano vergogna" in ebraico è "lò itebboshashu" da "bosh" o "boeshoet" vergogna o ignominia che "dentro accende completamente " facendo diventare rossi per la vergogna.
L'uomo e la donna non avevano ancora mangiato dell'albero proibito e non avevano ancora in loro l'istinto del male.
Tutto era molto naturale.
Abdia Sforno, rabbino italiano dei primi del seicento disse al riguardo: "Per loro le relazioni intime erano pari all'atto di mangiare e di bere, perciò non avevano motivo di coprirsi."
Perché il mangiare col radicale e il bere col radicale sono atti che possono anche ricordare unioni carnali:
  • il mangiare porta all'idea di "unirsi con la sposa ()" da cui forse s'è insinuato il pensiero che il peccato originale fosse connesso al sesso;
  • il bere si trova poi anche in "boeshoet" vergogna o ignominia "l'ardore finisce entrando ".
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