BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2014  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheSan Giuseppe - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

SAN GIUSEPPE...

 
IL PRIMO MATRIMONIO COL SIGNORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

    parti precedenti:

TESI IN DISCUSSIONE »
ADAMO, CHI ERA COSTUI? »
EVA, PERCHÈ TALE NOME? »

IL DIVORZIO NELL'ANTICO TESTAMENTO
Soffermiamoci a considerare i fatti conseguenti ai versetti:

  • "Dio li benedisse e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi..." (Genesi 1,28)
  • "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne." (Genesi 2,24)
Queste frasi segnalano quale fosse la volontà del Signore quando si dovessero venire poi a formare nuove famiglie.
Accade però purtroppo che per gli eventi di Genesi 3 tutte le unioni successive si verificheranno fuori del Paradiso terreste, perciò non alla presenza del Signore... finché non ci sarà un segno efficace, un sacramento della Sua presenza.
Lì fuori c'è la steppa, "shadoeh" e quindi il demonio "shad" che subito opererà con i suoi inganni.
I maschi e le femmine degli umani si univano per i motivi più vari e non solo per procreare e nemmeno solo per soddisfare istinti o sentimenti.
Il motore non era solo la necessità di accoppiarsi, ma spesso l'accedere ai benefici diretti ed indiretti d'auspicati apparentamenti per avvicinare fortune familiari in terre e armenti o posizioni sociali.
Ciò che però presto fu ben compreso da ciascuna famiglia è che con i matrimoni di tipo terreno che venivano a costituirsi erano sottratte, perché portate via da casa, femmine giovani, quindi una forza di lavoro efficace, potenziale ricchezza della famiglia d'origine, perciò di certo era subito un danno economico che doveva pur essere remunerato.
Ecco che per tale motivo fu sentita la necessità di considerare il matrimonio un acquisto che comportava un pagamento e spesso un contratto.
Il latino "matrimonium", infatti, etimologicamente è fatto derivare da "matrix", matrice genitrice, e da "munus" regalo, dono oltre che dovere e peso.
Giuridicamente il matrimonio dette così luogo ad un contratto, in base al quale la donna è trasferita dalla potestà del padre a quella del marito con facoltà di entrambi di recedere dalla promessa di matrimonio.
Il libro dell'Esodo prescrive: "Quando un uomo seduce una vergine non ancora fidanzata e si corica con lei, ne pagherà il prezzo nuziale, e lei diverrà sua moglie. Se il padre di lei si rifiuta di dargliela, egli dovrà versare una somma di denaro pari al prezzo nuziale delle vergini." (Esodo 22,15)
Il prezzo nuziale è il "mohar", il prezzo per generare, infatti, deriva dal quel radicale "generare" che in ebraico appunto è .
La prima volta che s'incontra nella Bibbia una necessità del genere, cioè di dover corrispondere un prezzo nuziale, è in Genesi 34 nel seguente racconto:
"Dina, la figlia che Lia aveva partorito a Giacobbe, uscì a vedere le ragazze del posto. Ma la notò Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe di quel territorio, la rapì e si coricò con lei facendole violenza. Ma poi egli rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe; s'innamorò della giovane e le rivolse parole di conforto. Quindi disse a Camor, suo padre: Prendimi in moglie questa ragazza. Intanto Giacobbe aveva saputo che quello aveva disonorato sua figlia Dina, ma i suoi figli erano in campagna con il suo bestiame, e Giacobbe tacque fino al loro arrivo. Venne dunque Camor, padre di Sichem, da Giacobbe per parlare con lui. Quando i figli di Giacobbe tornarono dalla campagna, sentito l'accaduto, ne furono addolorati e s'indignarono molto, perché quegli, coricandosi con la figlia di Giacobbe, aveva commesso un'infamia in Israele: così non si doveva fare! Camor disse loro: Sichem, mio figlio, è innamorato della vostra figlia; vi prego, dategliela in moglie! Anzi, imparentatevi con noi: voi darete a noi le vostre figlie e vi prenderete per voi le nostre figlie. Abiterete con noi e la terra sarà a vostra disposizione; potrete risiedervi, percorrerla in lungo e in largo e acquistare proprietà. Sichem disse al padre e ai fratelli di lei: Possa io trovare grazia agli occhi vostri; vi darò quel che mi direte. Alzate pure molto a mio carico il prezzo nuziale e il valore del dono; vi darò quanto mi chiederete, ma concedetemi la giovane in moglie!" (Genesi 34,1-12)

I fratelli di Dina poi con uno stratagemma si vendicarono e fecero strage di tutti i maschi di Sichem.

C'è poco da fare il matrimonio assunse il vero e proprio titolo d'acquisto e quindi fu regolato nello spirito della riparazione segnalata da Esodo 22,15.
Quindi intervene l'interesse, il denaro, perciò mammona e la donna fu merce di scambio o comunque doveva essere acquistata presso la famiglia d'origine.
Accadde che addirittura un re, Saul, dette la propria figlia, Mikal, in moglie a David in questo modo: "Allora Saul disse: Riferite a Davide: Il re non vuole il prezzo nuziale ( "mohar"), ma solo cento prepuzi di Filistei, perché sia fatta vendetta dei nemici del re. Saul tramava di far cadere Davide in mano ai Filistei." (1Samuele 18,25)

Oltre a prendere una donna e comprarla col denaro lasciando in secondo ordine i rapporti d'altro tipo, che se c'erano ovviamente erano bene accolti, l'uomo ebbe presto anche il desiderio di chiudere rapporti che a proprio parere divenivano pesanti.
Fu a tale riguardo istituito l'istituto del divorzio, vale a dire il rimandare alla sua casa, o comunque via, la donna che era stata prima presa in sposa.
Di questo istituto del divorzio si trova preciso riferimento nel libro della "seconda legge" detto del Deuteronomio, il che fa capire che fu una disposizione postuma a quella degli altri libri della Torah.
Il primo versetto del Capitolo 24, infatti, dice "Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa." (Deuteronomio 24,1)
In ebraico per le parti più specifiche che ho rappresentato in grassetto sono state usate le seguenti lettere:
  • "qualche cosa di vergognoso" è "oe'rvat dabar" di cui ho già detto in altro punto;
  • "scriva per lei un libello di ripudio" è "katab lah sefoer keritut" vale a dire con le lettere ebraiche ove "ripudio" "keritut" viene dar radicale verbale di dividere, separare e tagliare ed, in effetti, è un taglio, quindi, separazione.
Ecco sviluppato così un altro tratto del un filo rosso portato avanti dallo "spirito di questo mondo" contro il matrimonio voluto da Dio.
Questo istituto del matrimonio santo subisce un altro colpo, che rivela ancora un misto di furbizia e di nudità da cui appunto deriva il termine "oe'rvat" , che però non riesce nascondere ormai un fatto certo: "il nemico ha portato un altro segno " o "il nemico , li porta a scegliere (sottinteso il divorzio)" ed infine tra loro "da nemici si portano completamente ".
La dizione "qualcosa di vergognoso" è amplissima e troppo soggettiva.
Per gli ebrei tale dizione non poteva contemplare il fragrante adulterio, atto punito a parte con la nota pena della lapidazione prevista dalla Torah.
Potevano però rientrare in quel "qualcosa di vergognoso" comportamenti licenziosi, rapporti particolari, anche solo sospetti, nonché questioni non legate al sesso.
Si pensi poi alla pratica del bere le "acque amare della gelosia", rito descritto in Numeri 5,11-31 che un marito geloso, sospettoso o anche veramente "tradito" poteva far subire alla propria moglie.
Queste separazioni ovviamente provocavano gravi sofferenze nelle rifiutate e reazioni da parte delle famiglie delle donne, ma siccome tutte le famiglie potevano venire a subire fatti del genere fu trovato l'escamotage almeno di riparare in qualche modo col denaro, ma come al solito i più ricchi e potenti certamente facevano il loro comodo.
Attualmente, ma il tutto trova fondamento in atti antichi, il divorzio ebraico, detto "gerushim", dal radicale scacciare - in cui appare il termine "ger" di straniero, quindi considerarla straniera, come una estranea - diviene un contratto che è firmato da testimoni ed il documento risultante è detto "get".
Per contro nacque la necessità di salvaguardare la parte debole, vale a dire la donna, del pari con un contratto scritto, "Ketubah", a protezione per la sposa al momento delle nozze.
Tale contratto matrimoniale veniva a sostituire il ruolo del "mohar" biblico pagato ai genitori della sposa dallo sposo stesso con il "Prezzo della sposa".
La somma dovuta alla moglie sarà poi pagata alla moglie stessa per cessazione del matrimonio per divorzio, sia a causa della morte del marito.
In definitiva un'unione si poteva aprire con un contratto e chiudere con un contratto, quindi a fronte al matrimonio, legame indissolubile davanti a Dio, le unioni che si contraevano avevano il risultato di configurarsi al limite in rapporti a tempo per danaro ed a questo punto sono così evocati e messi in parallelo rapporti molto vicini al mestiere più antico del mondo che riduce il tempo perfino ad ore e in consumazioni.
È poi da tener conto che per il maschilismo imperante nel mondo ebraico solo il marito poteva concedere il divorzio, onde la moglie era ed è ancora certamente svantaggiata.
Oggi, pur con tutte le difficoltà e gli ostacoli del caso la moglie ebrea può presentare domanda d'annullamento e/o chiedere lei il "get" anche di fronte al rifiuto del marito sperando di trovare rabbini che accolgano e valutino favorevolmente e sperando ancora che il marito si manifesti piuttosto liberale e si assoggetti alla loro decisione.

vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2014 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  SAN GIUSEPPE...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy