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DA DISCEPOLI DELLA PAROLA AD APOSTOLI DEL VERBO
di Alessandro Conti Puorger

LE SACRE SCRITTURE E IL RAPPORTO DISCEPOLO MAESTRO
Le Sacre Scritture degli ebrei, definite TeNaK nell'ebraismo (acronimo di Torah, Nevi'im, Ketuvim, le tre sezioni in cui è suddivisa), accolta integralmente nel così detto Antico Testamento dai cristiani assieme ad altri libri in greco detti deuterocanonici ed implementate ed aperte dai Vangeli e da altri scritti definiti nel complesso Nuovo Testamento, sono come il territorio del paradiso terrestre, il giardino dell'Eden.
Tale complesso è in terra, ma non viene dalla terra, vi ha accesso l'uomo e vi circola il Signore.
Appena vi s'entra si trova una rete di canali che si collegano ai fiumi principali che sono appunto i libri più antichi che la tradizione attribuisce a Mosè, vale a dire i cinque libri o Pentateuco detti nell'ebraismo "Torah" .
L'acqua o meglio la vita e lo spirito che soffiano in tutte quelle Sacre Scritture è la corrente che conduce chi vi entra e si fa trasportare fino al cuore del giardino, ove c'è l'albero della vita.
Con tale paragone voglio semplicemente dire che ogni argomento seguito e scrutato in tale complesso di scritti prima o poi, senza ombra di dubbio, porta a considerare vicende che profetizzano la venuta del Messia e parlano di Lui, il Cristo e del suo mistero pasquale.
Ciò è ancora più immediato se si vanno a considerare quei Sacri Scritti della TeNaK proprio nel testo in ebraico con i 22 sacri segni di tale alfabeto costituito da sole consonanti.
Sul perché di ciò ho ampiamente detto in "Scrutatio cristiana del Testo Masoretico della Bibbia" tanto che con apposito metodo di lettura si possono estrarre da quei testi continue profezie riguardanti la storia del Messia.
In questo articolo per arrivare all'albero della vita, che in definitiva è il risultato atteso, provo a seguire il filone discepolo - maestro.

Il mondo giudaico presenta con particolare intensità l'importanza proprio il rapporto discepolo - maestro per l'approccio con le Sacre Scritture.
In estrema sintesi, come in generale il maestro è chi è riconosciuto essere in grado d'insegnare i segreti di un'arte, di un mestiere, di una specifica conoscenza, o addirittura introduce in una filosofia di vita, nel caso specifico è colui che indirizza l'allievo allo studio, ma soprattutto all'amore per quelle Sacre Scritture che vengono sia dal maestro sia dai discepoli di continuo meditate e scrutate.
Il bravo discepolo, con rispetto, ammirazione, dedizione e gran desiderio d'imparare e di crescere in quella disciplina che lo coinvolgerà per tutta la vita, cerca d'acquisire il massimo apprendimento nozionistico sulla Torah, e sui libri che lo commentano per poi proseguire ad arricchire quel mondo con commenti personali.
In ciò si realizza un superamento della contingenza del tempo, perché un discepolo di oggi può continuare ragionamenti di saggi e maestri di ieri ed apportarvi le proprie eventuali aggiornate e felici chiose.
Ognuno, infatti, è chiamato a rivisitarla per tutta la vita cogliendone sempre aspetti nuovi e soprattutto prestando il proprio sé stesso - corpo, anima, spirito, intelletto e forze materiali - perché diventi carne in sé curandosi anche dell'accrescimento del prossimo in tale vitale settore.
Ai risultati, oltre lo studio personale, contribuisce soprattutto il contatto col maestro, l'esempio del suo approccio con la Scrittura e con la vita reale che, se positivo, produce frutto nel discepolo, perché da quel tesoro fioriranno in lui i semi lasciati dal maestro.
A seconda poi del proprio talento, coltivato e assecondato dall'intuito del maestro stesso e con l'aiuto dello Spirito Santo, l'allievo progredirà in quel cammino.
Vale anche al riguardo lo sprone dell'aforisma di Leonardo da Vinci che incita l'allievo a superare il maestro.

"Tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro." (Codici Forster)

Se però si cerca la parola "discepolo" nelle traduzioni della Bibbia in italiano quel termine, che in ebraico deriva dal radicale LMD del verbo "imparare, apprendere, ammaestrare, ammaestrarsi", in effetti, si trova poche volte nell'Antico Testamento.
La 12a lettera dell'alfabeto ebraico , valore numerale 30, prende il nome proprio da tale radicale e si chiama "lamed" e dicono voglia dire "pungolo" che si usa per far muovere i buoi davanti all'aratro.
Se si guarda a come è fatta la lettera "lamed" si ha una lettera che in definitiva è una testa con una forza sopra, come accade con l'insegnamento che pungola la testa.
In questi brani si trova tradotto in italiano il termine discepolo:
  • 1Cronache 25,8 per i turni di servizio per la musica sacra con cetre, arpe e cembali "...furono sorteggiati i piccoli come i grandi, i maestri come i discepoli", ove discepoli è "talemid" .
  • Isaia 8,16 "Si chiuda questa testimonianza, si sigilli questa rivelazione nel cuore dei miei discepoli" e qui discepoli è "lemodì" .
  • Isaia 54,13 "Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli" e qui discepoli è "lemodì" , profezia riferita a Gerusalemme e ai figli della Torah che si attuerà come vedremo con la nuova Gerusalemme e con il maestro che secondo i Vangeli sarà Gesù, il Signore stesso venuto nella carne.
Al riguardo è da considerare che l'apprendimento nel rapporto discepolo - maestro fu attività che ebbe inizio più generalizzato e non sporadico col giudaismo, quindi solo dopo il ritorno dall'esilio babilonese, mentre prima era un rapporto più personalizzato che riguardava profeti e sacerdoti e loro pupilli.
Dopo tale esilio (VI secolo a.C.) lo "scriba" designava chi era dedito alla rigorosa trascrizione della Torah e dei testi di culto, mentre prima era solo un funzionario della corte reale.
A questi s'aggiungevano i farisei più colti, formatori e trasmettitori della Torah orale, che approfondivano la Torah scritta arricchendola dei commenti della tradizione.
I migliori tra scribi e farisei erano definiti "i dottori della Legge", ossia i massimi conoscitori delle Scritture in quanto le studiavano ed interpretavano in discussioni, producevano sentenze e fondavano scuole ove offrivano studi superiori, per la trasmissione orale della Torah.
Il discepolo dello scriba doveva imprimere nella memoria e ripetere continuamente i "detti" del maestro e, se padrone della materia, era proclamato a sua volta "scriba" e "maestro" mediante l'imposizione delle mani.
Il maestro in ebraico è "moroeh" come si trova in 2Cronache 15,3 e Gioele 2,23, con le stesse lettere di pioggia.
È colui infatti che fa cadere la Torah , appunto come pioggia sui discepoli.
Il libro del Siracide tratteggia i sapienti e maestri d'Israele nei seguenti termini:

"...chi si applica e medita la legge dell'Altissimo
indaga la sapienza di tutti gli antichi,
si dedica allo studio delle profezie.
Conserva i detti degli uomini famosi,
penetra le sottigliezze delle parabole,
indaga il senso recondito dei proverbi
e s'occupa degli enigmi delle parabole.
...
Di buon mattino rivolge il cuore
al Signore, che lo ha creato, prega davanti all'Altissimo,
apre la bocca alla preghiera, implora per i suoi peccati.
Se questa è la volontà del Signore grande,
egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza,
come pioggia effonderà parole di sapienza,
nella preghiera renderà lode al Signore.
Egli dirigerà il suo consiglio e la sua scienza,
mediterà sui misteri di Dio.
Farà brillare la dottrina del suo insegnamento,
si vanterà della legge dell'alleanza del Signore.
Molti loderanno la sua intelligenza,
egli non sarà mai dimenticato,
non scomparirà il suo ricordo,
il suo nome vivrà di generazione in generazione." (Siracide 39,1-9)

In tal modo con l'imposizione delle mani il maestro era inserito nella catena di maestri della tradizione orale che veniva fatta risalire addirittura a Mosè; quindi, era detto "rabbi", portava l'abito lungo e otteneva nella sinagoga il posto d'onore, sulla cattedra di Mosè.


Sinagoga di Corazim - cattedra di Mosè


Al riguardo è da ricordare il commento di Gesù: "Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattéri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente." (Matteo 23,1-7)
Tutto ciò ebbe proprio attuazione ai tempi di Gesù.
Ecco perché di tale rapporto discepolo - maestro non si ha una grande eco nel libri della Tenak il cui libro più recente riconosciuto dal canone era stato completato e definito da circa due secoli.
Si pensi però a Samuele ed Elì, ad Eliseo ed Elia e ai profeti che andavano a scuola di profeti, onde esistevano corporazioni o scuole i cui membri erano detti sinteticamente i "figli dei profeti" (1Re 20,35; 2Re 2,3-4, 7, 15; 2Re 4,1, 38; 2Re 5,22; 2Re 6,1; 2Re 9,1).
Più o meno contemporanei a Gesù c'erano, infatti, maestri importanti in Israele come Hillel (I secolo a.C.), Shammai (50 a.C. - 30 d.C.), e poi quelli ricordati nei Vangeli:
  • Gamaliele (I secolo a.C.) "Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo." (Atti 5,34)
  • lo stesso Nicodemo: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?" (Giovanni 3,10)
Solo dopo, nel II secolo d.C., ci furono gli albori della raccolta del "Talmud", che appunto significa insegnamento.
Questo rapporto discepolo - maestro nel campo sia dell'apprendimento delle Sacre Scritture giudeo cristiane - la Tenak degli ebrei e il così detto Antico Testamento dei cristiani - sia, soprattutto, nel rapportarsi con la propria religione per entrare a farne parte da adulti nell'assemblea dei fedeli con la "bar mitzva" per gli ebrei, e con la confermazione per i cristiani, sottende pur sempre una paternità spirituale, come è rimasto con la figura dei padrini in campo cristiano.
Nell'ebraismo si era, infatti, conservato il rapporto essenzialmente del tipo padre - figlio, come d'altronde era stato fin dalle origini.
Questo rapporto è infatti sintetizzabile con la parola "pietra" - "'aboen" che, contenendo fuse assieme le parole ebraiche di padre "'ab" e di figlio "ben" ci parla d'una tradizione stabile, perché appunto sulla pietra, da passare da padre a figlio.
Viene al riguardo commentato che Dio consegnò la Torah su un monte, in ebraico "her" , che ha le stesse lettere del radicale di concepire e generare, e questa era scritta solo su pietra perché fosse trasmessa in modo diretto, a voce, da padre a figlio e, di conseguenza, da maestro a discepolo.
Che c'è, infatti, di più duraturo di una tradizione stabile passata in modo "religioso" di padre in figlio; è questa proprio simile alla pietra.
In tal modo furono educati i primogeniti dei patriarchi, poi Mosè, nella semplice casa ebrea d'origine, quindi Samuele dalla mamma Anna, e Davide nella casa di Iesse a Betlemme, tanto per dire solo alcuni, e così nello stesso modo poi Gesù da San Giuseppe e da Maria.
Così è stato evidentemente per generazioni e generazioni ed è ancora in essere nell'ebraismo.
Questo discorso della "pietra", peraltro, aiuta a chiarire alcune parole ai farisei, che appunto seguivano bene quel pensiero, che Gesù ha detto nell'episodio della sua entrata messianica a Gerusalemme, l'episodio di cui si fa memoria nella Domenica delle Palme.

Nel brano del Vangelo di Luca 19,35-40 si legge:
"Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli! Alcuni farisei tra la folla gli dissero: Maestro, rimprovera i tuoi discepoli. Ma egli rispose: Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre."

I discepoli proclamavano il Salmo 118,26.
In definitiva Gesù sosteneva con quel dire che tutta la tradizione padre-figlio è piena di profezia su questo momento messianico.

Il comandamento base d'Israele, infatti, è:
"Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do', ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte." (Deuteronomio 6,4-9)

Con ciò ognuno che si accosti alla Sacra Scrittura è invitato da questa ad approfondirla ed a studiarla per tutta la vita, sia di giorno, sia di notte:
"Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto; poiché allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo." (Giosuè 1,7s)

Rabban Jochanan che ricevette la tradizione da Hillel e da Shammai era solito dire: "...se hai studiato molto la legge, non fartene un merito, perché per tale scopo fosti creato." (Pirkeh Avot)

Oltre alla Torah scritta i farisei appunto erano i propugnatori della Torah orale.
Il versetto Esodo 24,12 che recita: "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge, i precetti, e i comandamenti che io ho scritto per istruirli" è stato così interpretato dall'ebraismo:
  • "tavole" sono i 10 comandamenti o 10 parole;
  • "Legge" è la Torah (Pentateuco);
  • "precetti" sono la Misnah;
  • "scritto" sono Profeti (Neviim) e gli Agiografi (Ketuvim, scritti, il resto del Tanach);
  • "insegnamento" è il Talmud (Studio, Insegnamento).
"Da qui si rileva che tutti questi testi (Torah Scritta e Torah Orale) furono dati a Moshé sul Sinai." (Rabbi Levi Bar Hama disse a nome di Rabbi Shimon Ben Laqish in Talmud Bavli, Massechet Berachot 5a).

Con lo studio della Torah scritta cresceva sempre più il corpus della Torah orale per i commenti dei saggi di Israele e col giudaismo venne sempre più approfondito lo studio comparato della Torah con tali commenti raccolti poi nel Talmud e furono costituite le scuole.
Se, infatti, come ritenevano i Sadducei, che non accettavano la "Torah orale" dei farisei, tutto si fosse ridotto all'unica lettura della "Torah scritta", sarebbe stata estremamente diminuita la relazione maestro - discepolo.
Lo studio della Torah per l'ebreo è così il vero scopo dell'esistenza voluta dal Creatore.
Al riguardo il Talmud sostiene:

"Per quanto siano fondamentali i doveri che impongono di salvare la vita del prossimo, di partecipare alla ricostruzione del Tempio, di rispettare i genitori, lo studio della Torà li supera tutti quanti." (Meghillà 16b)
"Essa è superiore alla preghiera, superiore ai sacrifici; la corona della legge è al di sopra della corona della regalità e del racerdozio." (Avoth 4,13)

Il Maimonide riassume tutto ciò in questo modo:
"Ogni uomo in Israele è obbligato allo studio della Torah, sia egli ricco o povero, in buona salute o malato, giovane o vecchio; anche se è talmente povero da dover ricorrere alla pubblica carità, anche se è il padre di una famiglia numerosa, deve fissare per sé un tempo per lo studio della Torah, durante il giorno e durante la notte... Tra i grandi Maestri di Israele ci sono stati taglialegna e acquaioli, ci sono stati persino dei ciechi che tuttavia erano occupati giorno e notte nelle studio della Torah ed hanno un posto tra i Maestri della Tradizione la cui catena risale, di generazione in generazione, a Moshe nostro Maestro. Fino a quando uno è obbligato a studiare la Torah? Fino al giorno della sua morte poiché è detto: Fai attenzione che queste parole non si allontanino dal tuo cuore, né di giorno, né di notte." (Hilkhoth Talmud Torà)

Attualmente in molte comunità ebraiche, c'è la Scuola Ebraica ove i bambini studiano Torah dall'asilo fino alle superiori e un Bet HaMidrash con Yeshivah e Accademia Talmudica, in cui gli studenti si consacrano esclusivamente alla Torah ed agli studi rabbinici.
Ai tempi di Gesù ormai ogni paese aveva accanto alla propria sinagoga un ambiente adibito a uso scolastico "bet ha-Sefer", casa del libro per bambini dai 5 ai 12 anni e la Torah era l'abbecedario da cui s'apprendeva a leggere ed a scrivere.
Gesù predicava spesso nelle sinagoghe e così era possibile che gli capitasse d'imbattersi con bambini della scuola.
Forse proprio alla semplicità e alla gioia con cui i bambini accoglievano la Torah possono riferirsi i commenti nei Vangeli di Gesù su di loro come in Matteo 18,3: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli."
Dicono i saggi d'Israele: Quale è lo stato d'animo con cui dobbiamo studiare Torah?
La Torah, infatti, è da studiare come un bambino, con il cuore puro.
Come è scritto: "Il Mondo si regge a causa delle voci dei bambini che studiano Torah".
Il Rabbino Mose Cordovero sostiene che "...quando questi bambini studiano Torah, la Shekhinah arriva e dà loro forza e coraggio per studiare Torah. Se non fosse per l'assistenza del Santo e Benedetto i bambini non potrebbero tollerarlo" quindi "Essa non si ritirerà mai da sopra loro".

Nel mondo ebraico in genere la Torah s'impara studiando in coppia - "Chevruta" - cioè in società attraverso lo studio con un compagno, un amico.
Le coppie inizialmente sono formate dal Rabbi, ma crescendo ognuno si trova il compagno più adatto e ciascuno diventa un educatore dell'altro.
Lo studio in Chevruta è spesso ad alta voce e fatto con allegria.

IL CRISTIANESIMO E I DISCEPOLI
Discepoli, in greco "", è termine ricorrente 240 volte circa nei Vangeli e 30 negli Atti degli apostoli.
I discepoli di Gesù di Nazaret, come precisa il libro degli Atti degli Apostoli in 11,26, d Antiochia per la prima volta vennero chiamati "cristiani", da "", il Cristo, l'Unto, il Messia.
Tale nome di "cristiani", sostituì quello di discepoli.
Discepoli, infatti, è termine che non appare poi più negli scritti del Nuovo Testamento successivi agli Atti.
Ciò sta evidentemente a segnalare il pensiero che il termine discepolo era stato allora ritenuto troppo generico, perché indica anche un principiante, ossia l'allievo alle prime armi che ha iniziato il cammino, ma che può anche smettere subito di seguire il maestro.
Siccome nella fattispecie il maestro è Dio stesso, un discepolo che rinuncia è una catastrofe, perché cade in bocca alla non esistenza come segnala l'evento del discepolo Giuda Iscariota, che da discepolo era divenuto addirittura apostolo.

Precisa al riguardo, infatti, il Vangelo di Giovanni che dopo il discorso nella sinagoga di Cafarnao "...molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: Volete andarvene anche voi? Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio. Gesù riprese: Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo! Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici." (Giovanni 6, 66-71)

Il vero discepolo, perciò anche se può cadere per paura e rinnegare il maestro come Pietro stesso, se si va a fondo del suo animo si troverà che comunque ha ricevuto un intimo sigillo: crede che Gesù è il Cristo, ma soprattutto lo ama anche se ancora in modo imperfetto.
Su ciò poi torneremo.
Sta il fatto che discepoli di Gesù non si diventa per propria scelta, ma perché alla chiamata del Signore non s'oppone un rifiuto, infatti, Gesù dirà: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Giovanni 15,16).
Non basta però occorre anche che non lo si segua per un secondo fine.
Maestro in greco è "" e si trova circa 60 volte nei Vangeli.

Al riguardo Lui stesso, Gesù, al momento della lavanda dei piedi ebbe a dire: "Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono>. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato." (Giovanni 13,13-16)

Questo "inviato" in greco è "apostolos" "", cioè apostolo.
Come è noto gli angeli sono gli inviati di Dio, i suoi ambasciatori.
In ebraico l'inviato o l'angelo è "il mal'ak" e la definizione appunto non distingue l'aspetto angelico o umano, bensì solo l'incarico.
Quindi i discepoli quando sono inviati sono "angeli" di Gesù, che essendo vero Dio oltre che vero uomo sono angeli di IHWH, vale a dire con la pienezza dei poteri di chi l'invia.

Il dare un esempio da parte di Gesù è solo però un riflesso del suo presentarsi, ma l'essenziale risiede nella notizia di un evento liberatorio e atteso, la buona notizia, il vangelo "" e, per questo invia!
La buona notizia che è da annunciare è l'evento deciso da Dio della riapertura dei cieli per gli uomini.
Prova ne è la venuta del Messia, vero uomo e vero Dio, proprio Lui, Gesù, con la grazia di Dio per gli uomini e che sarà apportatore della vittoria sul male e sulla morte.
Il discepolo è colui che, chiamato in qualche modo, "segue" il maestro ed è il "servo" "" appunto del Signore, il "" che è il primo Servo perché venuto per servire.
Il discepolo non lo segue per imparare una teoria, ma è "affascinato" dalla persona e perché riconosce in Lui un potere superiore.
Tra i discepoli vennero scelti i dodici che furono inviati a due a due itineranti in missione.

Nell'ultima traduzione in italiano della C.E.I. (2008) ho cercato nei Vangeli la frequenza dei seguenti termini ed ho ottenuto tale risultato:
Matteo
  • apostolo/i 1 volta in 10,2;
  • discepolo/i 75 volte;
  • i dodici 8 volte.
Marco
  • apostolo/i 2 volte;
  • discepolo/i 46 volte;
  • i dodici 12 volte.
Luca
  • apostolo/i 5 volte;
  • discepolo/i 75 volte;
  • i dodici 8 volte.
Giovanni
  • apostolo/i 1 volta, inviato in 13,16;
  • discepolo/i 79 volte;
  • i dodici 4 volte.
Ho cercato poi nei Vangeli sinottici sull'investitura degli apostoli ed ho trovato queste citazioni che metto a confronto.

Matteo 10,1-5
"Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro:"

Luca 6,12-16
"In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore."

Marco 3,13-16
"Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici..."

In Matteo è così sottolineato che in quel momento Gesù aveva dodici discepoli che inviò, per questo si chiamano apostoli.
Marco e Luca presentano invece una scelta degli apostoli tra i discepoli.

Solo Luca poi precisa: "Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi." (Luca 10,1)

In definitiva, ai discepoli della cerchia più stretta che inviò per primi in missione rimase il nome di i Dodici apostoli.
L'incarico dell'invio era per predicare col potere di scacciare i demoni.
Predicare cosa?

"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo." (Marco 1,15)

Non esiste alcun elenco di questi settantadue, ed Eusebio di Cesarea (III secolo d.C.) nella "Storia ecclesiastica" riporta tra quelli i nomi quelli di Barnaba, Sostene, Cephas, Mattia, Taddeo e Giacomo, fratello del Signore.

È da considerare però che nel giudaismo come in ogni altro campo il maestro è essenziale per aiutare ad arrivare allo scopo.
Non è però lo scopo, come evidenzia con grande maestria e pragmatismo questo detto di un grande sapiente, maestro della filosofia, Zen Ma-tzu (709-788) che risulta disse:

"Non sforzarti di seguire le orme dei maestri: cerca ciò che essi cercavano."

Ciò non vale nel cristianesimo.
Lo stesso maestro, Lui Gesù, la Torah vivente, è lo scopo della ricerca.
Il Maestro così non è solo una notizia, ma un fatto, una persona che s'incontra e che chiama, coinvolge e accoglie il discepolo al proprio seguito.
Ciò che lega i discepoli al maestro così non è una dottrina od una filosofia di vita, ma la persona stessa di Gesù.
Gesù non dice di seguire la Legge, ma "seguimi" (Matteo 8,21; 9,9; 19,21; Marco 2,14; 10,21; Luca 5,27; 9,59; 18,22; Giovanni 1,43; 21, 19-22), perché lui stesso è , la Torah fatta carne in quanto "l'indicazione/i segni porta nel proprio corpo nel mondo ".
Lui stesso è via, verità e vita!
Non c'è nulla e nessuno al di sopra della persona di Gesù, se non il Padre del quale ha la stessa sostanza.
Lui prende l'iniziativa di fare di qualcuno un proprio discepolo, e Lui stesso dà forma e contenuto al rapporto con i propri discepoli ed alla vocazione che debbono seguire.

L'insegnamento riguardo al rapporto maestro discepolo è chiaro.
I discepoli sono fratelli di Cristo e hanno lo stesso Padre, come del resto potenzialmente tutti gli uomini che accetteranno la notizia.
"Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo." (Matteo 23,8-10)

Mentre in campo umano vale la possibilità, che ho già sottolineata, che il discepolo può superare il maestro, nel cristianesimo è impossibile, perché lo scopo del discepolo è il maestro e solo il maestro, infatti:
  • Matteo - 10,24s "Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone."
  • Luca 6,40 - "Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro."
In definitiva al riguardo è da meditare che la mira è veramente altissima.
Il fine ottimale è quello di compiere il discorso della montagna di Matteo 5-7 che è l'immagine del Maestro ove la sintesi più lontana dalle possibilità umane è: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste." (Matteo 5,43-48)

TESTIMONI DELLA RISURREZIONE
Evento in cui i partecipanti furono certamente i Dodici è l'ultima cena.
Su ciò concordano i sinottici:
  • Matteo 26,20 - "Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici."
  • Marco 14,17 - "Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici."
  • Luca 22,14 - "Quando venne l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui."
Gli apostoli ed in particolare i Dodici, anzi gli Undici, però non furono i soli testimoni oculari della risurrezione, vale a dire quelli che dopo la passione e la morte in croce videro Gesù Cristo risorto.
Succintamente vediamo cosa raccontano i Vangeli:
  • Matteo in 28,1 precisa che dopo il sabato, all'alba, Maria Maddalena e l'altra Maria (moglie di Cleofa, fratello di San Giuseppe e madre dei fratelli-cugini di Gesù) vanno al sepolcro, ove si verifica un terremoto, un angelo rotola la pietra in presenza di guardie impaurite e tramortite (28,2-4), annuncia la risurrezione alle donne, a cui poi Gesù appare e dice loro "Salute a voi", le donne lo adorarono e gli abbracciarono i piedi e Lui le mandò ad annunciarlo ai suoi fratelli (28,8-10) "che vadano in Galilea e là mi vedranno"; indi apparve agli undici sul monte che Gesù aveva loro indicato e affidò l'incarico di ammaestrare "tutte le nazioni" (28,16).
  • Marco in 16,1-2 racconta che all'alba, passato il sabato, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salomè vanno al sepolcro ove la pietra è rotolata, vi entrano e vedono un "giovane" (angelo?) che alle donne impaurite (16,3-5) annuncia la risurrezione di Gesù e le invia ai discepoli e a Pietro (16,6-9). Vi è anche un finale non presente nella versione originale del Vangelo di Marco che ripete l'apparizione, quella alle tre donne, fa un cenno che pare riferirsi al racconto dei discepoli di Emmaus in Luca, e di una cena in cui apparve agli Undici.
  • Luca sostiene che, presto, passato il sabato, Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo e altre (24,1-10) trovarono la pietra del sepolcro rimossa e il sepolcro vuoto, ma due uomini in vesti sfolgoranti, alle impaurite (24,2-5) annunciarono la risurrezione (24,5-8) che fu riferita agli apostoli, e Pietro incredulo andò al sepolcro (24,9-12), ma lo trovò vuoto e vide i teli. C'è poi il racconto dell'incontro del Risorto da parte di Cleopa e di un altro discepolo sulla strada per Emmaus, ma "i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo", però durante la cena "si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero" (24.30-31) e tornarono sui loro passi; intanto gli apostoli riuniti con i discepoli dicevano a quei due "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone" (24,34); dopo agli Undici, insieme a tutti questi apparve il Risorto (24,36-43) chiese di mangiare una porzione di pesce arrostito, quindi aprì loro le menti alla conoscenza delle Scritture, come aveva fatto ai due a Emmaus, annunciò l'invio dello Spirito Santo e il prossimo invio in missione; indi, (24,45-53) condottoli fuori, verso Betania Gesù risorto ascese al cielo.
  • Giovanni sostiene che quand'era ancora buio, la mattina della domenica, il primo giorno della settimana, Maria Maddalena (20,1) e altre (vedi 20,2) al sepolcro (20,1) trovano la pietra rotolata via tornarono e lo dissero a Simone e al discepolo che Gesù amava; questi andarono al sepolcro videro e cedettero. Maria Maddalena intanto, evidentemente là tornata, fuori del sepolcro incontra Gesù risorto che riconosce solo quando la chiama (dapprima crede che sia un giardiniere) e le dice di non trattenerlo e di dire ai suoi fratelli (discepoli) "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro" (20,17) e lei lo fece (20,18). Ai "discepoli" in quello stesso giorno nascosti in casa "per timore dei Giudei" Gesù entra a porte chiuse e "disse loro: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati." (2,20-23) Una settimana dopo apparve nuovamente ai tutti riuniti compreso Tommaso. C'è infine l'apparizione sul lago di Tiberiade a Simon Pietro, Tommaso, i figli di Zebedeo, Natanaele di Cana in Galilea ed a due altri discepoli, si ve la pesca miracolosa e la triplice richiesta del Risorto a Simon Pietro di pascere i suoi agnelli. (Vedi: "Le parole del Risorto, lettera per lettera") Ha destati molti interrogativi il fatto che la Maddalena non riconoscesse Gesù e lo avesse scambiato con un giardiniere o meglio il custode del giardino. Evidentemente Maria dopo aveva guardato dall'esterno nel buio del sepolcro ove aveva visto i due angeli, con le lacrime agli occhi voltandosi, contro luce, vide una sagoma e pensò che fosse il custode, tanto più che la tomba era del ricco Giuseppe d'Arimatea (Matteo 27,60) e potevano aver spostato il corpo. Questo è il racconto da cui questa interpretazione pare possibile: "Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: Donna, perché piangi? Rispose loro: Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: Donna, perché piangi? Chi cerchi? Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo. Gesù le disse: Maria! Ella si voltò e gli disse in ebraico: Rabbunì! - che significa: Maestro!" (Giovanni 20,11-16) Si ricava che in ebraico la cerchia dei discepoli chiamava Gesù "Rabbuni", il nostro Rab, la nostra guida.

"Nolo me tangere" del Beato Angelico


In definitiva le prime testimoni oculari del risorto furono delle discepole.
In seguito il Risorto apparve sia agli apostoli della prima ora che ai discepoli riuniti.
Dai Vangeli si conclude che ciascun discepolo così è stato inviato per portare la Buona Notizia cioè il Vangelo, col potere di recare l'annuncio operante della grazia e del perdono.
San Paolo, infatti, dice al riguardo: "Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio." (2Corinzi 5,20)

Discepolo in missione è chi nel seguire Gesù ha ricevuto nella propria vita una testimonianza di Cristo Risorto.
È da sottolineare che i Dodici mangiarono con Lui nell'ultima cena, ma viene evidenziato che i discepoli e gli apostoli mangiarono con Cristo Risorto, quindi hanno certamente partecipato alla pienezza compiuta del mistero pasquale.

Vediamo poi quali altre apparizioni del Risorto ed a chi segnalano gli altri scritti del Nuovo Testamento.
  • Atti degli Apostoli 1,1-11 - Gesù risorto apparve a Gerusalemme alla Chiesa nascente e quaranta giorni dopo la Risurrezione, lo vide ascendere al Cielo promettendo una seconda venuta.
  • Atti degli Apostoli 7,55 - Stefano vide Gesù glorioso appena prima di morire "Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio."
  • Atti degli Apostoli 9,3-9; 22,6-11 e 26,12-18 Paolo, sulla via per Damasco, fu accecato da una grande luce.
  • Atti degli Apostoli 10,9-16 e 11.4-10 Pietro in estasi sentì la sua voce.
  • Atti degli Apostoli 22,17-21 Paolo fu "rapito in estasi" e vide il Signore che gli parlava.
  • 1Corinzi 15,5 - apparve a Cefa.
  • 1Corinzi 15,6 - "apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta".
  • 1Corinzi 15,7 - "apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli".
  • 1Corinzi 15,8-9 e 9,1 - apparve a Paolo.
  • Apocalisse - Giovanni nell'isola di Patmos ebbe una visione del Cristo risorto onde ebbe a scrivere, appunto, l'Apocalisse.
IL NUOVO ADAMO
Abbiamo fatto notare come le Sacre Scritture nel cristianesimo indichino quello tra maestro discepolo solo il modo più antico, per analogia all'ebraismo, ma alquanto inadeguato con la nuova realtà per rappresentare un rapporto che è molto più particolare tanto che il maestro stesso è lo scopo finale del cammino intrapreso dal discepolo.
Tale rapporto implica una questione d'amore.

Risuona nella mente il Cantico dei Cantici quando dice:
"Dimmi, o amore dell'anima mia,
dove vai a pascolare il gregge,
dove lo fai riposare al meriggio,
perché io non sia come vagabonda
dietro i greggi dei tuoi compagni." (Cantico 1,7)

È stato evidentemente colto da quei contemporanei che hanno seguito Gesù di aver trovato molto più di un maestro, ma anche il Pastore capace di pacificare la propria vita, colui senza il quale la vita non ha senso.
Dice, infatti, la lettera agli Ebrei: "Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen." (Ebrei 13,20s)

Il succo di tutto ciò è quel "amore dell'anima mia."
Quale è il patto che possa esemplificare in questo mondo un'alleanza completa, pacificata, di totale comprensione un patto perfetto in cui i due si donano l'un l'altro in una collaborazione perenne?
Il matrimonio cristiano inteso nella sua pienezza, pur se soggetto a tante tentazioni, per grazia di Dio pare perdurare e rispondere al tipo di un patto del genere.

Dice ancora il Cantico dei Cantici:
"...quando trovai l'amore dell'anima mia.
Lo strinsi forte e non lo lascerò,
finché non l'abbia condotto nella casa di mia madre,
nella stanza di colei che mi ha concepito." (Cantico 3,4)

È così chiaro l'alleanza perfetta è quella che doveva esservi con il matrimonio perfetto!


Cattedrale di Otranto - Mosaico Adamo ed Eva 1164 d.C.


Il racconto di Genesi 3, quello detto della caduta, ci dice che la prima coppia fallì nel proprio intento a causa di un'intromissione che fece rompere l'alleanza.
Adamo che possiamo leggere "il primo sangue " o anche "all'Unico somigliante ()" fallì.
La sua figliolanza non fu conforme alle attese, perché nata tutta dopo il peccato, onde non fu più a somiglianza di Dio, ma solo di Adamo.

Di ciò si trova conferma quando il testo dice: "Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set." (Genesi 5,1-3)

Quando Adamo ebbe dopo Genesi 3 rapporti con Eva di fatto li ebbe solo come maschio con una femmina, ma con cuore diviso "Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: Ho acquistato un uomo grazie al Signore."

È lei, infatti, contrariamente alla successiva tradizione che provvede all'imposizione del nome, prerogativa del marito.
Nacquero così Caino, Abele e poi Set, ma non tra un marito e una moglie in perfetta comunione; insomma, lui, Adamo era il maschio e non il marito e lei era la femmina e non la donna che in ebraico è anche sinonimo di moglie.
Il matrimonio però è un patto sacro a tre, i due sposi e Dio.
Ecco che c'è una tensione in attesa della Donna nuova e di un Figlio dell'Uomo perfetto.
Il matrimonio voluto da Dio, era stato ormai rotto e non più riconosciuto dallo sposo che così s'espresse incolpando la moglie "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". (Genesi 3,12)
Occorreva un matrimonio nuovo di un uomo nuovo e di una donna nuova.
Ci risiamo: una nuova creazione!

Occorreva uno sposo di sangue come evoca Zippora in modo criptico in Esodo 4,25s quando dice a Mosè: "Tu sei per me uno sposo di sangue. Allora il Signore si ritirò da lui. Ella aveva detto sposo di sangue a motivo della circoncisione ."

In ebraico sposo è HTN "chatan" è colui che "stringe la prescelta con energia ", ma in senso biblico è colui che "strapperà via () con energia " o "meglio strapperà () via (la moglie) dall'angelo (ribelle)" cioè lo reciderà, provvederà al vero scopo del segno della circoncisione "mulot" " nei viventi porterà il serpente a finire ".

In effetti come possiamo cogliere in Efesini di mezzo c'è un legame con Gesù "in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen." (Ebrei 13,20s)

Figura dell'alleanza è il matrimonio legato dal sangue di un'alleanza eterna che vuole l'umanità proprio a sua somiglianza perfetta... Lui è lo sposo di sangue.

Il maestro in effetti chiarì subito quando: "Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo." (Luca 14,25-27)

Nulla può venire prima di Lui, così, prima di iniziare la sequela invita chi lo segue a fare in anticipo bene i propri conti per non venire deriso se abbandona l'impresa.
Cioè il rapporto con lui supera anche quanto è il massimo di patto d'alleanza che può concepire l'uomo, occorre lo stesso amore che si ha per se stessi, anzi più della stessa propria vita, perché solo un amore che supera la barriera della morte è degno e confacente al Risorto.

Gesù ne parla sinteticamente, ma evidentemente il tema era discusso e l'ambiente respirava un'esigenza ed un'attesa del genere tanto che l'evangelista Matteo ricorda queste parole di Gesù che per inciso parla del tema che allora era ben chiaro, quello dell'attesa della nuova creazione: "E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele." (Matteo 19,28; Luca 12,28)

La 2° lettera di Pietro conferma tale pensiero: "Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia." (2Pietro 3,11-13)

Chi siede alla destra del Re?
I Salmo 45,10 ci istruisce: "alla tua destra la regina in ori di Ofir."
Il cerchio dei dodici primi discepoli raffigura così la Chiesa che sarà la sposa di Cristo.

L'esempio del matrimonio calza perfettamente col mistero del rapporto di Cristo con la Chiesa, l'insieme dei suoi discepoli, come sottolinea San Paolo nella lettera agli Efesini: "Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto." (Efesini 5,22-24)

Il cerchio dei "Dodici" inoltre è come il nuovo sinedrio messo a "giudicare" il popolo di Dio, il nuovo Israele.
Questo giudicare, però, in ebraico sottende l'intercedere, il pregare per concedere una grazia, il che è conforme al mandato ai discepoli "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati." (Giovanni 2,20-23)

D'altronde se la Chiesa è la nuova Eva, la nuova madre di tutti i viventi nella nuova creazione, come potrà condannare alla pena eterna i propri figli?

Tra l'altro la Scrittura dice:
  • Salmo 76,10 - "...quando Dio si alza per giudicare, per salvare tutti gli umili della terra."
  • Giovanni 3,17 - "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui."
Tale cerchio dei Dodici viene rimpinguato alla bisogna con altri discepoli, se testimoni della risurrezione di Cristo.
Accadde ciò dopo la defezione per tradimento di Giuda Iscariota, come s'evince dal noto episodio degli Atti degli Apostoli quando Pietro disse: "Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione. Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava. Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli." (Atti 1,21-26)

Quel discorso di Gesù che si propone a guisa di sposo per i suoi discepoli si trova proprio anche in bocca di Gesù, infatti: "I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori? Gesù rispose loro: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano. Allora gli dissero: I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono! Gesù rispose loro: Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno." (Luca 5,30-35; Marco 2,15-20)

Lui è come il sole per i suoi discepoli:
"I cieli narrano la gloria di Dio,
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento...
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via." (Salmo 19,2-6)
(Vedi: "Amore, navicella dell'uomo nuovo, astronauta del cielo" ove tra l'altro ho decriptato il Salmo 19 con le regole di "Parlano le lettere")

Evidentemente Gesù, il cui nome vuol dire salvezza, col discorso dello sposo stava proponendo ai conoscitori della Bibbia, scribi e farisei, la profezia di Isaia:
"Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi darò pace,
finché non sorga come stella la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora i popoli vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
ti si chiamerà con un nome nuovo
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma tu sarai chiamata Mio compiacimento
e la tua terra, Sposata,
perché il Signore si compiacerà di te
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposerà il tuo architetto;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te." (Isaia 62,1-5)
(Vedi: "Vocazione irrevocabile del Popolo di Dio" ove tra l'altro ho decriptato l'intero capitolo Isaia 62)

Le nozze di Cana e la parabola del "...regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo." (Matteo 25,1-13) sono ulteriori prove di un pensiero diffuso al riguardo.

Del resto anche in bocca a Giovanni il Battista si trova la stessa idea dello sposo, sì che si definisce "l'amico dello sposo": "Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui. Giovanni rispose: Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire." (Giovanni 2,26-30)

Questa in definitiva è anche la visione di San Paolo che nella seconda lettera ai Corinzi dice: "Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo." (2Corinzi 11,1s)

LA NUOVA GERUSALEMME
La Chiesa di Gerusalemme nacque dal costato di Cristo ed è la nuova Eva da cui nasce l'Israele di Dio, vale a dire è la comunità che ha accettato la sua alleanza, quella che il Signore ha sposato con l'atto scritto della nuova Torah, il discorso della montagna, che altro non è che la "ketubah" di quel patto matrimoniale.

Lo dice chiaramente il profeta Isaia:
"Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra." (Isaia 54,5)

La descrizione di questa nuova madre è come quella di una città: "Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta. Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di carbonchi, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose." (Isaia 54,11s)

Questa descrizione sarà poi ripresa dal libro dell'Apocalisse appunto per presentare la nuova Gerusalemme.
Tale profezia propone la constatazione che "Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli" (Isaia 54,13)

  • Apocalisse 3,12-13 - "Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese."
  • Apocalisse 21,1-2 - "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo."
C'è inoltre la profezia: "...Chi ti attacca cadrà contro di te" (Isaia 54,15) ripresa nel Vangelo di Matteo: "E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa." (Matteo 16,18)

I cristiani, peraltro, hanno accolto il pane del suo corpo e il calice del vino della "...nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi" (Luca 22,20) e hanno avuto il mandato "...di fare questo in memoria di me" (Luca 22,19) e fanno parte del popolo santo di Dio:
"Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia."(1Pietro 2,9s)

TIRIAMO LE FILA
Nel portare avanti i pensieri sul tema sono emersi dei brani importanti del profeta Isaia di cui ho segnalato alcune citazioni.
I capitoli in cui sono inseriti tali brani si profilano però promettenti, se opportunamente trattati, per fornire pagine di secondo livello sull'epopea del Messia.
Questi sono i capitoli 30 e 54 che tra l'altro presentano l'avviso di pagine importanti in quanto contengono l'inciso che prepara ad una tale eventualità con le parole "oracolo del Signore" in Isaia 30,1 e Isaia 54,17.
In linea con regole e significati delle lettere ebraiche di cui al mio metodo in "Parlano le lettere" presento la decriptazione con dimostrazione della di tali due versetti.

Isaia 30,1 - Guai a voi, figli ribelli - oracolo del Signore - che fate progetti senza di me, vi legate con alleanze che io non ho ispirato, così da aggiungere peccato a peccato.




Al mondo portato è stato il Figlio . È stato dalla Madre in pienezza portato il corpo . Nel corpo è stato alla Madre inviato dall'Unico in vita il Signore . Dal Potente si vede la luce portata . Alla fine in azione scende al mondo per portare al negativo (al serpente primo) il destino . Il Potente invia in pienezza la rettitudine in un vivente . In una capanna la reca al serpente l'Unigenito che nel corpo porta la virtù . In seno () inviata in pienezza la Parola porta tutto racchiuso il Cuore . Nel primogenito della prescelta dall'alto ha racchiuso il Cuore l'Unico completamente .

Isaia 54,17 - Nessun'arma affilata contro di te avrà successo, farai condannare ogni lingua che si alzerà contro di te in giudizio. Questa è la sorte dei servi del Signore, quanto spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore.





La sposa () dal maligno sarà portata su col corpo all'Altissimo dalla prigione . Sarà giù il vigore a portarle , la renderà perfetta il Risorto che le reca l'energia dalla croce . La risorgerà il primogenito dall'oppressione . Per il serpente in vita per il giudizio dal crocefisso il corpo sorto è in azione . Sono a colpirlo venuti () gli apostoli per infiacchirlo (), la croce del servire sono del Signore a portare . La giustizia , la purezza della vita dell'Unico completamente esiste ; con gli apostoli dell'Unigenito la Madre è uscita portata al mondo .

Di seguito poi nei due successivi paragrafi riporto e senza ulteriori commenti l'integrale decriptazione di quei due capitoli.
Tanti, profondi ed importanti sono gli spunti teologici che se ne ricavano se si ha la pazienza di leggerli con attenzione.

ISAIA 30 - TESTO C.E.I.
Isaia 30,1 - Guai a voi, figli ribelli - oracolo del Signore - che fate progetti senza di me, vi legate con alleanze che io non ho ispirato, così da aggiungere peccato a peccato.

Isaia 30,2 - Siete partiti per scendere in Egitto senza consultarmi, per mettervi sotto la protezione del faraone e per ripararvi all'ombra dell'Egitto.

Isaia 30,3 - La protezione del faraone sarà la vostra vergogna e il riparo all'ombra dell'Egitto la vostra confusione.

Isaia 30,4 - Quando i suoi capi saranno giunti a Tanis e i messaggeri avranno raggiunto Canes,

Isaia 30,5 - tutti saranno delusi di un popolo che è inutile, che non porterà loro né aiuto né vantaggio, ma solo confusione e ignominia.

Isaia 30,6 - Oracolo sulle bestie del Negheb. In una terra di angoscia e di miseria, della leonessa e del leone che ruggisce, di aspidi e draghi volanti, essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini, i loro tesori sulla gobba di cammelli a un popolo che non giova a nulla.

Isaia 30,7 - Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto; per questo lo chiamo Raab l'ozioso.

Isaia 30,8 - Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo sopra un documento, perché resti per il futuro in testimonianza perenne.

Isaia 30,9 - Poiché questo è un popolo ribelle. Sono figli bugiardi, figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore.

Isaia 30,10 - Essi dicono ai veggenti: Non abbiate visioni e ai profeti: Non fateci profezie sincere, diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!

Isaia 30,11 - Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero, toglieteci dalla vista il Santo d'Israele.

Isaia 30,12 - Pertanto dice il Santo d'Israele: Poiché voi rigettate questa parola e confidate nella vessazione dei deboli e nella perfidia, ponendole a vostro sostegno,

Isaia 30,13 - ebbene questa colpa diventerà per voi come una breccia che minaccia di crollare, che sporge su un alto muro, il cui crollo avviene in un attimo, improvvisamente,

Isaia 30,14 - e s'infrange come un vaso di creta, frantumato senza misericordia, così che non si trova tra i suoi frantumi neppure un coccio con cui si possa prendere fuoco dal braciere o attingere acqua dalla cisterna.

Isaia 30,15 - Poiché così dice il Signore Dio, il Santo d'Israele: Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell'abbandono confidente sta la vostra forza. Ma voi non avete voluto,

Isaia 30,16 - anzi avete detto: No, noi fuggiremo su cavalli. Ebbene, fuggite! Cavalcheremo su destrieri veloci. Ebbene, più veloci saranno i vostri inseguitori.

Isaia 30,17 - Mille saranno come uno solo di fronte alla minaccia di un altro, per la minaccia di cinque vi darete alla fuga, finché resti di voi qualcosa come un palo sulla cima di un monte e come un'asta sopra una collina.

Isaia 30,18 - Eppure il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia, per questo sorge per avere pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui.

Isaia 30,19 - Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, tu non dovrai più piangere. A un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta.

Isaia 30,20 - Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro,

Isaia 30,21 - i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: Questa è la strada, percorretela, caso mai andiate a destra o a sinistra.

Isaia 30,22 - Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d'argento; i tuoi idoli rivestiti d'oro getterai via come un oggetto immondo. Fuori!, tu dirai loro.

Isaia 30,23 - Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato.

Isaia 30,24 - I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio.

Isaia 30,25 - Su ogni monte e su ogni colle elevato scorreranno canali e torrenti d'acqua Isaia nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri.

Isaia 30,26 - La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come la luce di sette giorni, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.

Isaia 30,27 - Ecco il nome del Signore venire da lontano, ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare; le sue labbra traboccano sdegno, la sua lingua è come un fuoco divorante.

Isaia 30,28 - Il suo soffio è come un torrente che straripa, che giunge fino al collo, per vagliare i popoli con il vaglio distruttore e per mettere alle mascelle dei popoli una briglia che porta a rovina.

Isaia 30,29 - Voi innalzerete il vostro canto come nella notte in cui si celebra una festa; avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto, per recarsi al monte del Signore, alla roccia d'Israele.

Isaia 30,30 - Il Signore farà udire la sua voce maestosa e mostrerà come colpisce il suo braccio con ira ardente, in mezzo a un fuoco divorante, tra nembi, tempesta e grandine furiosa.

Isaia 30,31 - Poiché alla voce del Signore tremerà l'Assiria, quando il Signore percuoterà con la verga.

Isaia 30,32 - Ogni colpo del bastone punitivo, che il Signore le farà piombare addosso, sarà accompagnato con tamburelli e cetre. Egli combatterà contro di essa con battaglie tumultuose.

Isaia 30,33 - Il Tofet, infatti, è preparato da tempo: esso è pronto anche per il re. Profondo e largo è il rogo, fuoco e legna abbondano. Lo accenderà, come torrente di zolfo, il soffio del Signore.

ISAIA 30 - DECRIPTAZIONE
Isaia 30,1 - Al mondo portato è stato il Figlio. È stato dalla Madre in pienezza portato il corpo. Nel corpo è stato alla Madre inviato dall'Unico in vita il Signore. Dal Potente si vede la luce portata. Alla fine in azione scende al mondo per portare al negativo (al serpente primo) il destino. Il Potente invia in pienezza la rettitudine in un vivente. In una capanna la reca al serpente l'Unigenito che nel corpo porta la virtù. In seno inviata in pienezza la Parola porta tutto racchiuso il Cuore. Nel primogenito della prescelta dall'alto ha racchiuso il Cuore l'Unico completamente.

Isaia 30,2 - Uscito al mondo in cammino è in vita del Potente con il corpo la legge divina, ai viventi giù col corpo è stata alla Madre portata. Soffiato è stato al negativo (serpente primo) il fuoco da Dio; lo reca al serpente in azione. E da questi in casa per i viventi mettere in salvo. La Parola per la compagna si porta del serpente al rifugio. In una casa scende dal Potente per i viventi il balsamo della vita.

Isaia 30,3 - E uscito, è al mondo del serpente dalla retta Madre che dal seno ha portato per colpirlo la Parola. Al male esce dal Potente in una casa un fuoco completo, lo porta al mondo racchiuso in pienezza, l'ha portato in un'arca giù in vita all'avversario. È dai viventi del serpente la vergogna ad aprire/far uscire.

Isaia 30,4 - Così è uscito, si è portato in una casa giù ai miseri. Il Principe si è portato e in un vivente del Potente inizia la rettitudine. È il portatore di grazia in pienezza è in cammino, lo è per i peccatori.

Isaia 30,5 - Dalla sposa a casa inizia Gesù la potente azione. In pienezza gioverà porterà dal serpente a circoncidere, inizierà con potenza a soccorrerla e al serpente maledetto nel mondo porterà rovine in cammino. È del serpente l'ignominia portata a retribuire, la vergogna uscirà.

Isaia 30,6 - Per liberare per il Padre il mondo dalla morte l'ha inviato in cammino da casa in terra, alla tribolazione, e i precetti rovescerà al mondo dal cuore. È dal pazzo sorto in vita, esce alla vipera gli porta il fuoco dal corpo soffiato dal seno, gli porta la Parola in faccia. È la distruzione a portare in azione in cammino completamente la Parola nella pelle; è del Vivente il vigore dell'esistenza uscito in vita e dall'alto il miele completamente scorre ai viventi. Del Potente è in vita l'Unigenito portato giù col corpo. Ha recato la purezza dall'alto. Ad affaticarsi l'Unigenito si è portato, rovine al serpente porterà.

Isaia 30,7 - E dei viventi all'angoscia è, in vita uscito alla casa del serpente, si porta col corpo; è a versarsi all'esistenza in azione da pellegrino portando in cammino l'essere puro in vista. Finalmente è con potenza a colpire, inizia il segno a Raab (mostro del male) che al mondo vive per bruciarlo completamente in casa.

Isaia 30,8 - Inizia il segno al mondo che dentro ha portato l'Unico la rettitudine. In un'arca dall'alto, le tavole (della legge che appunto stavano nell'arca dell'alleanza) l'Unigenito perfette reca. Si alza dal libro la legge al mondo per recare il compimento. Esce del Potente il giorno ultimo.

Vi sono poi queste lettere che possono avere almeno due interpretazioni:
Per il serpente in azione l'aiuto dell'Eterno : un bambino con la Madre !
Per il Potente agirà sbarrando per l'eternità al perverso la vita .
(Matteo 18,3: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli." Vale a dire se da perverso "a'vval" non vi convertirete in bambini "a'ul"; è un gioco di parole che rivela tra l'altro l'abitudine ad una visione della parola come segni senza vocalizzazione.)

Isaia 30,9 - Così è visto con la Madre in vita col corpo. È stato al mondo portato da primogenito di una casa. Inviato è stato alla Madre. La rettitudine ha racchiuso. Acceso è stato nella Madre il Figlio. È stata la Parola Unigenita ( pienezza) del Padre recata alla luce, in vita portata nel tempo. E col corpo finalmente è uscito portandosi al mondo (il Signore ).

Isaia 30,10 - Beato inizia dalla madre a saziarsi il Potente. Si vede essere in un vivente il Potente venuto. Nel corpo di quel primogenito si portò e il vigore di Questi fu in pienezza tutto racchiuso profuso nel Figlio. La virtù vi recò completa. La Parola ha portato il Potente alla bella in sorte. Della prescelta al petto si porta. Ai viventi del mondo indica che i Potente ha portato un segno.
(Qual è il segno? Quello di Isaia 7,14 "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.")

Isaia 30,11 - La pienezza ha recato in un corpo, lo porta ai viventi in consolazione, con il corpo la rettitudine al mondo nel cuore reca ai viventi. L'energia è stata dall'Unico in un corpo racchiusa. Al mondo alla prigione ha scelto di portarsi; dai viventi di persona ad abitare inizia il Santo in Israele.

Isaia 30,12 - In cammino inviata la rettitudine esce con l'Unigenito per i viventi. Indica che la riversa per trebbiare, è con il fuoco nel corpo dal primo serpente. È in azione inviata ai viventi con l'Unigenito la pienezza della rettitudine della vita. Dentro la Parola nel mondo lo colpirà. Nel mondo reca in un'arca il Cuore. Racchiuso lo porta a casa dell'oppressione e inviato al perverso porta completamente il fuoco. Per i miseri dall'alto s'è portato.

Isaia 30,13 - Del Potente la retta energia è al mondo, è in campo, del serpente anela di far uscire il peccato del mondo. questi uscito per perdonare. Scenderà l'aborto. Inviato per il pregare uscito da casa alle strette si porta della vita del mondo per recare dentro al mondo la felicità. D'improvviso al serpente la Parola complete rovine a casa gli porta. Inizia la calamità ad uscirgli.

Isaia 30,14 - Porterà la risurrezione dentro i corpi, uscirà per la rettitudine bruciato, della purità l'energia la perdizione porterà al nemico, saranno i viventi retti tutti, ma finirà il negativo (il serpente delle origini). È per misericordia che si porta dal serpente l'Unigenito. È in vita sceso dal Padre dai viventi a percuoterlo. Il carpentiere al serpente lo spavento reca. E ad espiare la pena si versa portandosi all'impuro serpente che stringerà col fuoco. Lo porterà nell'acqua bollente, ove scapperà dentro per quel primogenito.

Isaia 30,15 - Così è che la rettitudine al mondo inizia a vivere con il corpo. Dalla nube inviato è stato il Signore. Il Santo in Israele in una famiglia/casa per convertire il mondo porta energia ai paurosi. La salvezza (alla fine porterà a bruciare la perversità , in ciò consiste la salvezza; ancora una volta i segni aprono il concetto). Dentro gli uscirà il fuoco (per portare quella salvezza) lo verserà dal cuore e dall'intimo la carità che racchiude uscirà. Ne finirà l'esistenza, scapperà da dentro chi portò nei corpi l'oppressione, ne reciderà l'origine, del Padre ci risarà l'integrità.

Isaia 30,16 - E dalla croce l'Unigenito amarezza portò al negativo con la rettitudine. Innalzato, da un'asta forato, l'inviò. L'energia portò dal foro. L'innalzato la rettitudine inviò dalla croce che a fuggire porta l'angelo (ribelle). Recò da innalzato a versare l'energia dal corpo per spengere l'azione del serpente. Retti apostoli obbedienti dal serpente si portarono onde un corpo/popolo/Chiesa con l'aiuto della Parola c'è di retti viventi.

Isaia 30,17 - Di Dio parlano ai fratelli. Immagine del Verbo gli apostoli sono nel cammino. Con il loro agire un corpo al Crocifisso di fratelli per il loro aiuto vive. Con la Parola gli apostoli affliggono il nemico. Con la croce nelle assemblee salvano. Indicano che il vessillo portano dell'eterno. L'Amen si riporterà alla fine col corpo. Indica ai viventi di aspettare che li invierà in alto. Il corpo/popolo/Chiesa che la Donna partorisce porta la rettitudine per svellere il serpente; entrando nel cammino da dentro per il suo agire uscirà.

Isaia 30,18 - E il serpente con la rettitudine gli apostoli sono nelle assemblee a spegnere. Sono una calamità per il serpente. La grazia inviano con la rettitudine che lo recide. Così gli apostoli a lanciare portano la parola della misericordia. La rettitudine una piaga è per il maledetto, che è dai viventi giudicato. Del Signore la felicità ristà in tutti; imprigionato si porta il maligno.

Isaia 30,19 - La rettitudine lo spazzerà dai viventi. In una casa in Sion abitavano, dentro Gerusalemme nel pianto si portavano. In potenza venne in casa; così ad entrare la grazia portò agli apostoli. Fu la grazia su tutti a riversarsi che portò la potenza in questi per agire. Versò l'Agnello la madre. Nel tempo portò in azione gli apostoli con la rettitudine.

Isaia 30,20 - Si portano gli apostoli, indicano che di finire anela il Signore l'esistenza del serpente che ha chiuso in viventi nelle angustie. Portano con l'acqua (battesimo) a ristare nei viventi il vigore. Giù recano il rifiuto con la forza della rettitudine. Gli apostoli della Parola testimoni del maestro sono la rettitudine a portare nel mondo. Fu a recarne una sorgente. Fu l'Agnello dell'Unico portato in croce; venne dal maestro ad esistere la rettitudine!

Isaia 30,21 - Ha portato l'Unico questi angeli che sono così ad indicare una luce ai viventi miseri con una parola viva. Di fratelli un corpo è dalla prigionia dell'essere ribelle per questi ad uscire. Nel mondo sulla Via in cammino li portano. Dentro recano così ad esistere i segno che ricomincia la vita; è l'energia a riportarsi, e con la rettitudine che fu del Crocifisso devastazioni sono al serpente a recare.

Isaia 30,22 - Si riporta l'amore nei viventi. L'originaria integrità scende con la parola che recano. È del Verbo la pienezza ad esistere. Il Potente è stato dal trono del Verbo la rettitudine a recare. Venne in un primogenito per salvare. Scelse una madre. I n una capanna scelse da questa uscire. In una famiglia di retti la prescelse. Questa dal corpo in vita anelò di recarlo; per aiutare l'ha portato al mondo. Giù venuto, iniziò amarezza al serpente a recare.

Isaia 30,23 - Portò in dono ai viventi l'amore in un corpo/popolo/Chiesa per colpire il male. L'affligge con la risurrezione dei corpi finale. Per Questi il male viene dall'uomo ad uscire e il vigore negli uomini dentro si riporta. Viene fuori dall'uomo la perversità. Si fece giudeo per rinnovare e risorgerà i viventi. L'energia sarà in aiuto ad agire; entrando la putredine dell'angelo (ribelle) sarà spenta. Un giorno rientrerà Lui, l'Agnello, con gli angeli, col corpo che nella tomba abitò.

Isaia 30,24 - Ed al mondo di Dio la Parola fu dalla Madre portata. Al mondo si vide esistere un corpo che è in vita per servire. È dall'uomo a far uscire la corruzione. Con il pane è sceso per essere mangiato, felicità per i pellegrini. Al mondo dentro da vaglio si porta, dentro il ventilabro esce.
(Matteo 3,12 - " ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia raccoglierà il suo grano...")

Isaia 30,25 - E al mondo è uscito dall'alto. Della sposa il corpo in cammino dentro al mondo porta e in alto con la sposa in cammino da una altura si vedrà dal mondo alzarsi. A dividere è dai viventi l'esistenza della corruzione della vita. Sarà dai viventi dentro un giorno ad uccidere dalle moltitudini dentro l'aborto. Per i viventi gloriosa sarà la vita.

Isaia 30,26 - E l'esistenza della luce nel mondo del Potente col Figlio uscì. Come luce entrò nella prigione dei viventi Lui. Si portò con il corpo. Entrò a chiudersi in un vivente del mondo. Nel settimo segno (giorno della creazione) fu tra i viventi la rettitudine in un primo. A stare in esilio nel tempo entrò dei giorni per vivere in una casa. Fu portato dalla Madre dal ventre alla luce il Signore. Venne a bruciare dentro il male nei viventi portatosi e le ferite con le piaghe indica che porterà ad essere guarite.

Isaia 30,27 - Per l'uscita dell'angelo (ribelle) dal mondo sorge tra i viventi il Signore in una casa da primogenito da madre. Vive in un corpo la legge a casa del nemico. Dell'Unico la Parola gliela porta. E così da solo per liberare l'Unigenito al mondo nudo scelse il giorno in cui il rifiuto portargli. Lo colpirà in azione per reciderlo. Il fuoco gli reca all'abitazione della rettitudine dell'Unico per arderlo; lo divorerà completamente.

Isaia 30,28 - Reca lo spirito e la retta energia. La virtù col fuoco reca nel Cuore la Parola dell'Eterno giù portatasi. L'Unigenito in un corpo si è chiuso giù nel mondo. Del Potente esce inviato il volto fuori ai popoli in vita col Figlio. La Parola indica che la distruzione gli recherà. In un corpo la pienezza ha inviato ad un uomo. Si vede entrata dall'alto del Potente la vita. Lo spazzerà dalla vita stando tra i viventi.

Isaia 30,29 - Al mondo sorto è nel corpo colui che è l'Essere. In cammino il perfetto è dal serpente nel mondo. Ha scelto di riversare il fuoco (della santità) al prigioniero dall'orgoglio. Il fuoco col terrore al serpente a casa con i pianti gli reca con la potenza per spegnerne il vigore. È stato il potente cuore portato dal Padre. In una casa generato, il Signore Dio giù si portò col corpo in Israele.

Isaia 30,30 - E al mondo alla luce tra i viventi fu in azione il Signore. Iniziò al deserto, alla polvere a portarsi del serpente e recò energia ai paurosi. Da pellegrino si portò in azione e a lanciare amore questi si vide. La Parola iniziò il soffio a portare al serpente al mondo. La casa gli iniziò a bruciare. L'Unigenito recò alla sposa l'energia per salvarla/liberarla. Ha portato da questa un corpo in vita. Ha portato l'Unico il Figlio dentro con il corpo in aiuto.

Isaia 30,31 - Così sarà la putredine del serpente dal Signore strappata via. Alla fine l'Unico la risurrezione porterà alle moltitudini. Accenderà dentro i cuori, la forza che lo spengerà.

Isaia 30,32 - Portò ad esistere la rettitudine il Potente a vivere in un ebreo. Da una madre dall'utero uscì; a vivere si portò nei ceppi del mondo. Dell'Unico il principe inviato fu a stare nella prigione. Il Signore dall'alto fu a portarsi in una casa che prescelse. La Parola fu in un vivente. Portò dentro della rettitudine l'energia in un corpo e indicò che gli recava in casa la guerra che lo porterà alla fine. Scelse di abitare la Parola nel mondo. All'angelo (ribelle) la guerra in casa aprirà.

Isaia 30,33 - Così è stato al nemico portato un retto vivente che viene per reciderlo da tutti. Il Verbo alla fine uscì in cammino tra i viventi. Lui, il Potente, il Re, al mondo si portò da retto per i lamenti che ha sentito che dai viventi erano versati. Lo partorì il grembo di una madre di cui in aiuto il corpo scelse. Nel generato dentro entrò il soffio/anima del Signore. In quel retto inviato si nascose il Potente in cammino. Il Verbo con il corpo fu finalmente a casa del nemico; entrò dentro al mondo.

ISAIA 54
Lo sposo del Cantico dei Cantici in definitiva è il creatore di tutta la terra!
Dal contesto si comprende che la sposa è appunto l'Israele di Dio, vale a dire è la comunità che ha accettato la sua alleanza, quella che il Signore ha sposato con l'atto scritto della nuova Torah, il discorso della montagna, che altro non è che la "ketubah" del patto matrimoniale.
Del pari il Signore è lo sposo di ogni individuo di questa comunità.
Lo dice chiaramente il profeta Isaia:
"Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra." (Isaia 54,5)

I cristiani non sono alieni da questo contesto perché hanno accolto il pane del suo corpo e il calice del vino della "...nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi" (Luca 22,20) e hanno avuto il mandato "...di fare questo in memoria di me" (Luca 22,19) e fanno parte del popolo santo di Dio.
"Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia."(1Pietro 2,9s)

I due, il re e la regina sono nella camera nuziale ed il re abbraccia la sua sposa.
È il momento fondante ed eterno perché tra l'altro scritto dall'eternità con le sacre lettere dell'alfabeto ebraico che secondo la tradizione sono state incise prima dei tempi sul trono di Dio e che poi sono all'interno delle tavole dell'Arca Santa, appunto il trono mobile dell'Altissimo.

Dice il libro dell'Apocalisse:
  • 3,12-13 - "Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese."
  • 21,1-2 - "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo."
ISAIA 54 - TESTO C.E.I.
Isaia 54,1 - Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori,
perché più numerosi sono i figli dell'abbandonata
che i figli della maritata, dice il Signore.

Isaia 54,2 - Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti,

Isaia 54,3 - poiché ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza entrerà in possesso delle nazioni, popolerà le città un tempo deserte.

Isaia 54,4 - Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti, perché non sarai più disonorata; anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza.

Isaia 54,5 - Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra.

Isaia 54,6 - Come una donna abbandonata e con l'animo afflitto, ti ha il Signore richiamata. Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? Dice il tuo Dio.

Isaia 54,7 - Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti riprenderò con immenso amore.

Isaia 54,8 - In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore.

Isaia 54,9 - Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè sulla terra; così ora giuro di non più adirarmi con te e di non farti più minacce.

Isaia 54,10 - Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace; dice il Signore che ti usa misericordia.

Isaia 54,11 - Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta.

Isaia 54,12 - Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di carbonchi, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.

Isaia 54,13 - Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli;

Isaia 54,14 - sarai fondata sulla giustizia. Sta lontana dall'oppressione, perché non dovrai temere, dallo spavento, perché non ti si accosterà.

Isaia 54,15 - Ecco, se ci sarà un attacco, non sarà da parte mia. Chi ti attacca cadrà contro di te.

Isaia 54,16 - Ecco, io ho creato il fabbro che soffia sul fuoco delle braci e ne trae gli strumenti per il suo lavoro, e io ho creato anche il distruttore per devastare.

Isaia 54,17 - Nessun'arma affilata contro di te avrà successo, farai condannare ogni lingua che si alzerà contro di te in giudizio. Questa è la sorte dei servi del Signore, quanto spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore.

ISAIA 54 - DECRIPTAZIONE
Isaia 54,1 - Un corpo di inviati si è in azione rovesciato. Un corpo al mondo per il serpente, l'Unigenito ha partorito. Della Parola su dalla tomba è stato il corpo con energia fuori riportato. Si rialza fuori di notte. Il primogenito esce dalla tomba potente. Riesce per la rettitudine all'esistenza. Il corpo retto è in vita del Figlio che è stato risorto in vita. Tra i viventi riesce vivo il Figlio per stare a casa del perverso nel mondo. Inizierà per il ribelle la calamità.

Isaia 54,2 - Rigenerato, dalla tomba è a casa. È stato in vita, risorto. L'Unigenito al mondo in cammino si riporta con un forte corpo. È a rianimare i viventi. All'abitazione si porta. Indica che essendo retto nel Cuore si portò la divinità. Indica che dalla tomba risorto così è al mondo il primo corpo, essendo retto è a rivivere. È il crocefisso un corpo che sarà di retti a portare che sarà ad indicare la legge divina. La virtù in questi a versare è.

Isaia 54,3 - Così rifù nei giorni. L'energia gli portò per risorgere in vita l'Unico; si riportò potente il Crocifisso. La Parola col corpo su fu a riportarsi. Questi una stirpe retta in cammino per portare nei giorni ad ereditare portò (quella per cui) con l'agire in azione un corpo/popolo/Chiesa esisterà. La Madre con gli apostoli il risorto dalla morte fu a portare. Il Risorto fu a casa a riportarsi.
(Romani 8,14s - "Abbà Padre. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli siamo anche eredi; eredi di Dio, coeredi di Cristo...")

Isaia 54,4 - Dio crocefisso è stato. In un corpo/popolo/Chiesa inizia a riesserci la rettitudine che sarà il rifiuto completo del Crocifisso all'ignominia. È portata da Dio dalla croce la sposa. La madre (dei nuovi) viventi che saranno retti è dal Potente venuta dal chiuso della Parola (onde) sarà quel corpo/popolo/Chiesa ad esistere. Così è da dentro sorta dal Crocifisso innalzato. Portata con l'acqua è stata la rettitudine, dalla croce alla luce la retta vita reca. Dalla vergogna della croce Dio ai viventi con gli apostoli che ha recato ha indicato all'esistenza la sposa. Venuta pura col corpo è stata in azione portata per aiutare.

Isaia 54,5 - Come è lo sposo è retta. Ad agire alla luce è così dal Signore. Giù dentro il desiderare del Crocifisso risorto ai viventi reca portando la redenzione. Così la santità da Israele inizia nel cammino ad esistere. La sposa in terra è la diletta dell'Unigenito.

Isaia 54,6 - Così è la rettitudine dalla Donna in azione, questa portata da dentro al mondo dal legno reca dentro tutto lo Spirito versato dal corpo dell'Unigenito. Così il Signore ha portata la Donna/Moglie. Dal Crocifisso risvegliatosi fu la madre retta ad uscire. È per il Crocifisso la vita a ricomincia in pienezza. Inizia a vivere un corpo/popolo/Chiesa di Dio da cui esce l'esistenza dei retti.

Isaia 54,7 - Dentro col corpo in cammino lo rividero. Riversò il cuore agli apostoli alla vista che colpito dentro in croce era stato. Ardente dentro di misericordia, sarà dai viventi a scappare l'essere impuro con la potenza che è nella madre che inizierà a radunare i retti.

Isaia 54,8 - A casa risorta si rialza la Parola. Dai crucciati esce che nascosti tutti s'erano. Parla agli apostoli. Sono dal corpo che cammina in vista dei viventi le piaghe e in casa ai nascosti i buchi delle mani a vedere reca. Porta del Potente ai viventi la misericordia il Crocifisso. Sarà ad affliggere l'essere ribelle. In cammino per il maledetto la rettitudine sarà una calamità.

Isaia 54,9 - Per la rettitudine rifù in vita. Fu l'energia racchiusa in questi dall'Unico. Il Crocifisso con potenza è stato dall'Unico risorto, nel corpo l'energia ha riacceso. Dentro al tempo riè a vivere. Lo vedono in casa col corpo vivo riessere. Gli apostoli racchiusi/nascosti lo vedono portarsi alla porta in azione. Potente riesce in terra, così agli apostoli invia nel settimo segno (giorno della creazione). È con la Madre a versare giù col soffio per l'agire la potenza dell'Essere. La rettitudine porteranno ai viventi nel cammino. Si vedrà in un corpo/popolo abitare la rettitudine.

Isaia 54,10 - Così è uscita a rigenerare nei giorni la Madre. Porta il Risorto e reca ad uscire con gli apostoli da dentro il peccato. La purezza porta del cuore ad esistere. Con gli apostoli per il mondo reca la grazia. È dei viventi a venire alla prigione; è i viventi a portare alla conversione nel corpo/popolo/Chiesa che è del Crocifisso risorto. La potenza reca ai viventi. È il serpente antico a finire. Ai viventi porta amore. Dall'originaria amarezza della vita trovano la misericordia così dal Signore.

Isaia 54,11 - Tra i viventi gli apostoli sono entrati come un turbine. Potente inizia il pentimento nel mondo per l'entrata degli apostoli in campo. Dall'Unigenito inviati così sono dai viventi alle moltitudini. Sono giù dentro la Parola a portare, così originano figli che sono retti. Portano ad esistere in pienezza la legge divina e così della casa della Parola sono del corpo/popolo/Chiesa ad essere la Madre.

Isaia 54,12 - Portata la resurrezione dai morti è stata così agli oppressi. L'aiuto per salvare dal Crocifisso è stato così portato. A sorgere si vede un corpo; sono tutti dell'Unico figli ad essere. Dall'Unigenito dal Calvo inviati sono. All'Unico porterà la sposa in alto, la porterà dal Potente. Tutta unita con i figli sarà la diletta.

Isaia 54,13 - E così al serpente dal Figlio è stata la vergogna portata. Per sbarrarlo è il Signore a portargli un corpo/popolo/Chiesa in casa. Il risorto accompagnerà la Madre i cui figli saranno retti.

Isaia 54,14 - Dentro giù nella polvere entrerà. L'oppressione gli portano gli apostoli, l'energia è nei corpo/popolo/Chiesa racchiusa per vomitarlo dai viventi. Per chi agisce il Risorto versa la rettitudine. Al serpente viene la paura. Gli è portata in vita, dai viventi lo spavento esce, così l'esistenza del serpente inizia a finire rovesciata dalle moltitudini; di Dio riesiste la rettitudine.

Isaia 54,15 - Al mondo con gli apostoli un fuoco è in cammino. Portano in un corpo dell'Unico la parola in pienezza. I viventi desiderano col Crocifisso stare a vivere. Sono gli stranieri iniziati ad essere retti. Dell'Altissimo così è la Parola portata con potenza.

Isaia 54,16 - Al mondo gli apostoli iniziano; inviati così sono dal Figlio. Venuti sono dal carpentiere (dal chiuso del corpo del risorto ) gli angeli. Il Verbo racchiudeva dentro una Donna. La Parola dal chiuso tra i viventi l'ha portata e con l'acqua ha recata giù l'Unigenito al maligno. Una potenza dal seno a sorgere al mondo ha portato. E originati gli apostoli retti sono stati da dentro il corpo. Venuti sono dal Messia che fu crocifisso che la potenza (in loro) ha racchiuso dentro.

Isaia 54,17 - La sposa dal maligno sarà portata su col corpo all'Altissimo dalla prigione. Sarà giù il vigore a portarle, la renderà perfetta il Risorto che reca l'energia dalla croce. La risorgerà il primogenito dall'oppressione. Per il serpente in vita per il giudizio dal crocefisso il corpo sorto è in azione. Sono a colpirlo venuti gli apostoli per infiacchirlo. La croce del servire sono del Signore a portare. La giustizia, la purezza della vita dell'Unico completamente esiste; con gli apostoli dell'Unigenito la Madre è uscita portata al mondo. (Matteo 12,48s - "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Poi stendendo le mani verso i suoi discepoli disse: Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli.")

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