BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2015  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheRacconti a sfondo biblico - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

RICERCHE DI VERITÀ...

 
PACIFICARSI
CON LA PROPRIA STORIA

di Alessandro Conti Puorger
 

    parti precedenti:

LE DUE TAVOLE DELLA TESTIMONIANZA »
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE »

I COMANDAMENTI DEL DESIDERARE
Prendendo lo spunto da quel parallelo tra le 5 parole della prima tavola e le 5 della seconda, viene spontaneo il portarmi ad esaminare i comandamenti del desiderare.
Prima di far ciò è necessaria una premessa.

Percorsa la traiettoria della propria vita, l'uomo anche se ha potuto avere tante attività ed esperienze, essersi imposto obiettivi ed impegni per la società, per la scienza, per l'umanità, per un'idea, per la propria famiglia, si rende conto che ha cercato di essere riconosciuto.
Ha però udite tante opinioni e teorie ed è scettico ed incredulo, tanto più quanto è più evoluta la civiltà cui appartiene e quanto più l'individuo vi s'è integrato.
Spesso i più grandi ideali messi alla prova per i più "fortunati" lasciano per residui una carriera, il denaro, piaceri momentanei, che altri possono ritenere successo e potere, ma se in un momento di verità il soggetto tira le somme non può concludere altro che "tutto è vanità" come dice il libro del Qoelet.
Cioè molti obiettivi che s'era posto sono utili, ma nessuno è veramente essenziale, e se poi esce dall'inganno dei lacci vede che è un essere fondamentalmente solo, anche se trova conveniente vivere in società.
Sa poi che ci sono momenti in cui nessuno lo può aiutare, che l'altro, fosse anche la persona più cara, non potrà capire fino in fondo.
Solo comunque se ne deve andare a nulla può portare via.
Non è certo di molto aiuto e soddisfazione il pensiero di Cicerone che "la vita dei morti sta nel ricordo dei vivi".
Un bel giorno, a tre - quattro anni, l'uomo ha cominciato a prendere coscienza d'essere se stesso, separato dagli altri, ingabbiato per una vicenda in un corpo, come a bordo di un veicolo di cui ha compreso d'avere soltanto certi comandi, ma ha preso atto che molte leve non sono in proprio potere.
S'è però convinto che pur nella propria relatività e con quelle limitazioni è un individuo irripetibile ed in sé porta una domanda di fondo: chi sono?
Mentre ero intento a questi ragionamenti e nel contempo cercavo nella Bibbia temi sul desiderare mi sono trovato a confrontarmi col seguente versetto del Cantico dei Cantici nella versione italiana del 2008 della C.E.I. in cui parla "l'amato": "Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto sui carri di Ammi-nadìb." (Cantico 6,12)
Controllando l'ebraico sul Testo Maseoretico ho preso atto che lì è tradotto con il termine "desiderio" l'ebraico "noefoesh" .
Seguendo tale traccia ho costatato che altre volte il termine ebraico "noefoesh" è tradotto come desiderio come ad esempio nella traduzione C.E.I. del 1971 di 1Samuele 2,35: "Dio disse a Eli Dopo, farò sorgere al mio servizio un sacerdote fedele che agirà secondo il mio cuore e il mio desiderio (noefoesh). Io gli darò una casa stabile e camminerà alla mia presenza, come mio consacrato per sempre."
Si è così accesa una lampadina, è vero, l'uomo ha in sé, secondo il racconto della Genesi, un alito "nishmat" di vita soffiato da Dio ed è un respiro "noefoesh" , infatti: "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente." (Genesi 2,7)
Il "noefoesh" in ebraico è un respiro, un alito, un'anima, un animo, un anelito, insomma l'uomo è un desiderio vivente.
Che cosa è l'uomo se non un guscio d'esistenza, una tenda d'argilla, che crede di avere in sé un bagliore dell'Essere assoluto ed ha il desiderio di esistere, di essere amato e compreso.
È appunto "un desiderio vivente" ed ha un gran bisogno di stabilità e di sicurezze.
Il desiderio è la parte spirituale dell'uomo, la sua forza, tutto il resto è solo materia, così l'uomo ha in sé il desiderio di Dio, ma non vedendolo, perché è lasciato libero, sovente rivolge il proprio anelito alle cose del mondo, così ché ha in sé due istinti e si deve orientare e scegliere.
Per Dio il desiderio di un uomo che perpetra l'intento di cercare d'essere giusto è già un gran passo avanti rispetto al peccatore che non si pente, ed ogni giusto, se è tale, è perciò in un continuo cammino di conversione.
Certo è un errore se si scambia il desiderio sessuale per amore.
L'amore vero sponsale alla lunga supera anche il sentimento e tende ad uno stato dell'essere che aspira ad un divenire "eterno".
Se i due provano ad essere discepoli di Cristo, amandosi tra loro come Lui desidera, il matrimonio è allora un cammino di perfezione e di servizio che coinvolge figli, parenti e chiunque vede quella meraviglia, se attuata.
Ecco che il patto in Cristo dell'unione uomo - donna, supera la sola sfera sessuale e sentimentale del maschio - femmina.
Diviene, così, la piattaforma di che porta ad una creatura nuova.
Ecco che è grave in un tale piano cambiare obbiettivo e desiderare la donna di un altro.

Il desiderio è ciò che muove tutti.
I livelli dei desideri sono però diversi:

  • animale, materiale e sessuale;
  • sociale, l'onore, il potere, il prestigio, il controllo sugli alti;
  • razionale, col desiderio di saggezza e di sapienza;
  • religioso, di Dio e ricerca della sua volontà.
Questi vari livelli di desideri si ritrovano in ciascun uomo, ma mescolati in misura diversa.
Tornando al filone principale del tema, definisco comandamenti del desiderare il nono e il decimo, secondo il modo di raggruppare usato dalla Chiesa Cattolica di quelli di cui è detto nella Torah scritti sulle tavole di pietra che il Signore dette a Mosè sul Sinai che nell'ebraismo corrispondono, unificati, al decimo posto, perché nello stesso versetto.
Il capitolo 20 del libro dell'Esodo e il capitolo 5 del libro del Deuteronomio riportano, infatti, quelli che sono stati definiti sinteticamente i 10 Comandamenti, detti anche nell'ebraismo le 10 "Parole".
Dalla traduzione in italiano della C.E.I. del 2008 riporto il testo delle ultime disposizioni di entrambi quei testi, quelle che appunto definisco del "desiderare":
  • Esodo 20,17 - "Non desidererai la casa del tuo prossimo.
    Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".
  • Deuteronomio 5,21 - "Non desidererai la moglie del tuo prossimo.
    Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".
Emerge subito che:
  • il comando più antico, quello dell'Esodo, mette al primo posto la casa e poi la moglie assieme alle cose del prossimo, mentre il Deuteronomio, nel comando separa la persona della moglie dalle cose del prossimo.
  • i due testi usano verbi diversi, infatti, in Esodo è usato indifferentemente un "non desiderare" il "lo tachemod" per la donna e per le cose, mentre il Deuteronomio usa il solo per la donna, mentre per le cose impiega il "lo titavoeu" onde la C.E.I. lo segnala non traducendo nel secondo caso "non desidererai", bensì "non bramerai".
Da tale distinguo che fa il Deuteronomio è da acquisire l'insegnamento fondamentale: non ridurre mai una persona da soggetto a oggetto.
Quei due verbi del decalogo in Deuteronomio saranno poi ripresi dal versetto Genesi 3,6 quando Eva resta tentata: "Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò."

È così da distinguere la concupiscenza carnale "Non desiderare la donna d'altri" dalla concupiscenza dei beni.
La 1a lettera di San Giovanni, proprio dal combinato della Genesi 3,6 e di Deuteronomio 5,21, distingue così tra "concupiscenza della carne e concupiscenza degli occhi". (1Giovanni 2,16).
Segnalo, inoltre, che le traduzioni nei testi ebraici di tali verbi non riportano "non desidererai" e "non bramerai", ma al presente con "non desiderare".

È poi da ricordare che entrambi i testi - Esodo 20 e Deuteronomio 5 - prima delle disposizioni sul "desiderare", rispettivamente ai versetti 14 e 18, riportano il comando "Non commettere adulterio", corrispondente al divieto 2°: "Non avrai altri dèi" e l'esprime in ebraico con "lo tinaf" .

In effetti, il radicale riguarda proprio il "commettere adulterio, adulterare" e si trova sia come verbo, sia come participi maschili e femminili in Levitico 20,10 ove è stabilita la pena di morte per i trasgressori: "Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno esser messi a morte."

Mi sono chiesto come quelle lettere possano spiegare tale termine ed ho pensato a considerare spezzato in due parti - .
Le due lettere "'af" indicano in ebraico il concetto di ira, "uno che soffia, che sbuffa ", mentre il biletterale porta a "n'aah" che significa sia "essere bello" che "pascolo".
A questo punto, unendo questi concetti si può desumere una spiegazione sensata su chi è l'adultero: è uno o una che provoca "ira", perché "ha pascolato" con la "bella o con il bello" di un altro.
Questo comandamento sostiene il divieto di avere rapporti intimi con una donna o con un uomo sposato in conformità a "Non darai il tuo giaciglio alla moglie del tuo prossimo, rendendoti impuro con lei." (Levitico 18,20)
Ciò porta ragionevolmente a ritenere che il comandamento del non desiderare la donna del prossimo, tenuto conto che già prima esiste quello di non essere adultero, riguardi in effetti una qualche attività che precede l'atto dell'adulterio finale indipendentemente dalla riuscita, ossia i tentativi per arrivare all'adulterio completo con la donna del prossimo.
Tale considerazione è in linea con quanto ha detto Gesù nel discorso della montagna: "Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (Matteo 5,27s)
Il testo latino in luogo di "per desiderarla" scrive "ad concupiscendum eam" che fa comprendere la finalità di quello sguardo.

Accade però che nelle Sacre Scritture non esistono solo i peccati elencati nelle 10 parole.
Si pensi infatti a tutte le trasgressioni sessuali contemplate ad esempio dal Libro del Levitico contemporaneo all'Esodo, come in 18,22-25: "Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio. Non ti abbrutirai con alcuna bestia per contaminarti con essa... Non vi contaminate con nessuna di tali nefandezze..."
Nel Nuovo Testamento, poi, tra i peccati che escludono dal Regno di Dio, quindi mortali, oltre agli adultèri ("adulteri" "moichoi") figurano anche la "fornicazione" ("fornicatori" "pornoi") e la "masturbazione", detta "impurità" o "impudicizia".
Il catechismo cattolico, quindi, estrapolando altri comandi dalla Bibbia, ha incluso poi nel Catechismo in tale comandamento, originariamente relativo al "non essere adulteri", anche:
  • la fornicazione, che è l'unione carnale fra uomo e donna non sposati (da "fornix", "sotterraneo a volta, sede di prostitute e di bordelli");
  • gli atti impuri, vale a dire atti comunque attinenti col sesso o tendenti a questo fuori dal matrimonio compresi quelli compiuti da soli o con altro o altra dello stesso sesso.
All'interno dello stesso matrimonio un coniuge poi cade in grave errore quando desidera l'altro solo per soddisfare la propria libidine non rispettando i tempi e la volontà dell'altro.

Ci si può poi domandare perché il comandamento del desiderare pare coinvolgere solo l'uomo?
Mentre si può sostenere che il comando di non essere adultero è indeterminato nel genere, ossia può riguardare le persone d'entrambi i sessi, cioè è eguale per maschi e femmine, quello del desiderare invece nella propria enunciazione, relativo al fare atti per arrivare all'adulterio, pare riguardare esclusivamente la parte maschile.
Ciò si può spiegare non solo col maschilismo accentuato del tempo, ma con la legislazione nell'ebraismo che difende il matrimonio e la legalità della discendenza in cui la parte maschile ha la prerogativa di poter dare l'atto di ripudio e la legalità alla discendenza stessa.
Per la donna la parità nel comportamento del desiderare comunque è implicito per altri comandi:
  • "Amerai il tuo prossimo come te stesso." (Levitico 19,18)
  • "Non fare a nessuno ciò che non piace a te." (Tobia 4,15)
  • "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. " (Matteo 7,12)
Vediamo ora di analizzare meglio il "non desiderare" espresso con "lo tachemod" dal radicale .
Desiderare, invaghirsi e trovare piacere sono i verbi italiani con cui è tradotto in genere il radicale ebraico di .
Da tale radicale derivano "choemoed" per amenità, bellezza, e vaghezza, "choemeddah" per desiderio, delizia e amenità e "chamedot" per cose desiderabili, preziose, oggetti di desiderio.
Le lettere di da sole, proprio con i loro significati grafici (Vedi: "Parlano le lettere") propongono: "Stringere la vita con le mani ".

Tenuto poi conto che = "cham" è calore, quelle lettere ben fanno allora allusione al desiderio di possedere anche sessuale perché si possono anche leggere "aver calore per la porta " e la porta della vita è un'allusione a da dove si nasce.

È significativo il fatto che nel libro della Genesi si trova usato in 2,9: "Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male." e nel già segnalato 3,6: "Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò."

Si trova anche nel Cantico dei Cantici 2.3: "Come un melo tra gli alberi del bosco, così l'amato mio tra i giovani. Alla sua ombra desiderata mi siedo, è dolce il suo frutto al mio palato."

In definitiva i testi della Sacra Scrittura lo collegano all'albero del giardino dell'Eden del lecito e del proibito, nonché agli atti d'amore e all'erotismo.
Il comandamento perciò chiede di vincere la concupiscenza carnale già nei pensieri ovviamente non nel senso di non farseli venire, il che è impossibile all'uomo, ma senza soffermarcisi con volontà.
Com'è peccato prendere la moglie di un altro, egualmente è peccato il desiderio di prenderla.
Dice il libro dei Proverbi che certo è comunque è "un sentiero di vita le correzioni della disciplina, per preservarti dalla donna altrui, dalle lusinghe di una straniera. Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza; non lasciarti adescare dai suoi sguardi..." (Proverbi 6,24s)

L'esperienza dell'uomo insegna che dallo sguardo e facile passare al desiderio, questo si annida e porta alla concupiscenza vale a dire di rapporti sessuali, indi muove alla seduzione, all'accordo e infine all'atto nello stesso modo che accadde a David con Betzabea.

"Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d'aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Ittita. Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Ella andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla sua impurità. Poi ella tornò a casa. La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: Sono incinta." (2Samuele 11,25) e poi Davide si spinse tanto avanti che fece in modo che il marito le venisse ucciso in battaglia.
Dice al riguardo la lettera di Giacomo: "Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono; poi le passioni concepiscono e generano il peccato, e il peccato, una volta commesso, produce la morte." (Giacomo 1,14s)
In definiva un semplice e fugace desiderio di per sé non è peccato, e va considerato una semplice tentazione, ma il peccato subentra quando il desiderio è assecondato e perseguito.

È al riguardo ben noto il pensiero di San Paolo:
  • Romani 8,5 - "Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.
  • Galati 5,17 - "...la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste."
Vediamo ora di analizzare quanto la C.E.I. ha tradotto con "non bramare" in Deuteronomio 5,21, espresso con "lo titavoeu" .
Il radicale ebraico d'appartenenza è da cui desiderio "'avvah" ed "o" volere.

Le lettere, infatti, ci dicono che "il soggetto si porta fuori ", cioè ha qualche problema, anzi c'è di più "uno (il soggetto) col bastone esce " ed esprime un'esigenza imperiosa, quindi "volere".
Il comando in definitiva è non volere quello che appartiene ad un altro e non intraprendere atti o addirittura non soffermarsi sul pensiero di ottenerlo.

Anche in questo caso nell'elenco dei comandamenti c'è un comandamento precedente che fissa il "non ruberai", Esodo 20,15 e Deuteronomio 5,19, che nei testi ebraici è "lo tigenob" ed è tradotto "non rubare".
Il radicale ebraico è appunto relativo a rubare, ingannare ed essere rapito.
Dice, infatti, il libro dell'Esodo: "Colui che rapisce un uomo e lo vende, se lo si trova ancora in mano a lui, sarà messo a morte." (Esodo 21,16)

Con le lettere c'è l'idea di scappare dopo aver svuotato .
Insegnamento da trarre è "non essere invidioso".

Per il bramare le cose del prossimo, in parallelo al non desiderare la donna, Gesù avrebbe ben potuto dire: "Avete inteso che fu detto: Non rubare; ma io vi dico: chiunque guarda le cose del prossimo per bramarle, ha già commesso furto nel suo cuore".

Per far comprendere com'è pericoloso il permanere nel bramare le cose degli altri è esemplificativo il caso raccontato da 1Re 21 di Acab, re d'Israele, che ambiva possedere la vigna di un certo Nabot, tanto che istigato dalla moglie Gezabele acconsentì che con falsi testimoni Nabot venisse condannato a morte.
L'ebraismo con Rashi sostiene in Sanehedrin 86a che quel rubare del comandamento sulle Tavole della Legge è relativo al caso specifico del rapimento di persona, mentre il rubare "semplice" è contemplato in Levitico 19,11: "Non ruberete né userete inganno o menzogna gli uni a danno degli altri."

È così chiaro che è importantissimo il comandamento che regola il desiderare dell'uomo, che abbiamo visto non è altro che un desiderio vivente.
Si tratta di eliminare da quel desiderare ciò che è stato inserito "dal mondo" tentatore.

Riprendo il versetto Deuteronomio 5,21 che corrisponde al versetto 5,18 nel Testo Masoretico (ebraico), per verificare con lo strumento della decriptazione cosa il testo suggerisca.

Riporto a tal fine quel versetto con accanto le lettere ebraiche:

"Non desidererai la moglie del tuo prossimo.
Non bramerai la casa del tuo prossimo,
né il suo campo, né il suo schiavo,
né la sua schiava,
né il suo bue, né il suo asino,
né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".

Riporto poi il testo che ho decriptato con la dimostrazione:

"Li porterà al Potente . Verranno () dalle tombe i viventi volando () col Risorto . Tutti nel corpo si vedranno retti portarsi per il rifiuto completo in tutti del desiderare che dentro stava . Finito il male dalla rettitudine , il demonio fuori si porterà e si vedrà dentro l'essere impuro () che si portò all'origine nell'uomo condotto nel fuoco . E i con corpi i riportatisi si porteranno a chiudersi vivi nel corpo (del Risorto) e condurrà la sposa () felice dal Potente , una compagna () retta ."

Per comodità di lettura lo riporto tutto di seguito senza i segni ebraici.

"Li porterà al Potente. Verranno dalle tombe i viventi volando col Risorto. Tutti nel corpo si vedranno retti portarsi per il rifiuto completo in tutti del desiderare che dentro stava. Finito il male dalla rettitudine, il demonio fuori si porterà e si vedrà dentro l'essere impuro che si portò all'origine nell'uomo condotto nel fuoco. E con i corpi i riportatisi si porteranno a chiudersi vivi nel corpo (del Risorto) e condurrà la sposa felice dal Potente, una compagna retta."

Ecco che il succo di tutto ciò pare proprio essere l'accogliere con gioia la propria storia, sia le condizioni d'ingresso nella vita, quindi i propri genitori e la propria famiglia d'origine, col rispetto del comandamento di onorarli, sia quello che viene dopo, moglie, casa e cose senza invidiare o cercare di sottrarre alcunché di quanto è del prossimo, in primo luogo la moglie, rispettando il comandamento del non desiderare.

In finale di questo paragrafo riporto alcune citazioni sulla vacuità del desiderio dei malvagi:
  • Salmo 112,10c - "il desiderio degli empi fallisce".
  • Salmo 140,9 - "Signore, non soddisfare i desideri degli empi, non favorire le loro trame."
  • Proverbi 10,24 - "Al malvagio sopraggiunge il male che teme, il desiderio dei giusti invece è soddisfatto."
  • Proverbi 21,10 - "L'anima del malvagio desidera far il male e ai suoi occhi il prossimo non trova pietà."
Sinteticamente la propria storia di fatto è la propria croce.
L'insegnamento che è dato con questi comandamenti è: "non scendere dalla croce".

Gesù, nel Vangelo di Matteo, dice proprio questo:

"Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà." (Matteo 16,24s)

In genere si è come paralizzati dalla propria storia e si subisce come il paralitico subisce il lettuccio su cui è costretto a stare, ma Gesù con autorità dice "Alzati e cammina", ma portando con se la propria croce, infatti questo è quanto propone nel dire: "Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua". (Luca 5,23s; Marco 2.10s)

vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2015 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  RICERCHE DI VERITÀ...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy