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RICERCHE DI VERITÀ...

 
PACIFICARSI
CON LA PROPRIA STORIA

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL DESIDERIO DI DIO
Dio può tutto, è l'Onnipotente.
Nel creare l'uomo, però, volendogli fare il dono della libertà di scelta, giocoforza Dio si è come limitato.
Ecco che mentre "Tutto ciò che vuole il Signore, egli lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi." (Salmo 135,6) nei riguardi dell'uomo, proprio per i margini di libertà che gli ha voluto lasciare, il volere di Dio diviene desiderio che l'uomo faccia la giusta scelta.
Certamente Dio parteggia con l'uomo e lo colma, se li accetta, dei doni della sua grazia, onde il proprio desiderare diventi realtà.
Questi doni si sintetizzano nel desiderio spirituale che è stato insufflato nell'uomo dalle origini e che è rinnovato continuamente a chi l'accoglie per iniziare un cammino di pellegrinaggio verso di Lui.
L'intimo legame con Dio può però essere rifiutato dall'uomo per motivi diversi.
Cause del rifiuto possono essere lo scandalo della presenza del male nel mondo, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze, il cattivo esempio dei credenti, l'ignoranza o l'indifferenza religiosa o le correnti di pensiero contro la religione a cui s'aggiunge la tendenza del peccatore a nascondersi ed a fuggire alla chiamata di Dio.

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:

27 - "Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa: "La ragione più alta della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore." (Concilio Vaticano II, Cost. past. "Gaudium et spes")

Questo pensiero mosse Benedetto XVI ad indire l'Anno della Fede e nell'udienza generale del 7-11-2012 ebbe a ricordare dello "esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio" di cui aveva detto nell'Enciclica "Deus caritas est".

Dice Dio attraverso il profeta Isaia:

"I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." (Isaia 55,8-11)

Per quel "desidero" è stato usato il radicale , diverso dagli altri desiderare che abbiamo visto in ebraico ed è più un compiacersi e un volere, tra l'altro "nasconde una volontà di salvare e di liberare ()", perché si può scrivere () + e è il radicale di salvare e liberare.
Il desiderio di Dio è perciò verso uno specifico argomento: il salvare l'uomo.
Li salverà : innocenti l'innalzerà !

Dalla Sacra Scrittura si alza verso Dio un grido dei miseri e dei poveri che chiedono salvezza, infatti:

  • Salmo 10,38s - "Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio per far giustizia all'orfano e all'oppresso; e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra."
  • Salmo 145,19 - "Appaga il desiderio (si compiace) di quelli che lo temono, ascolta il loro grido e li salva."
Il primo canto del servo dello stesso profeta Isaia inizia proprio col pensiero di un servo, quindi di un uomo a Lui consacrato, il Messia, in cui Dio si compiace e dice: "Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio ("noefoesh" ). Ho posto il mio spirito ("ruach" ) su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni." (Isaia 42,1)

In Lui, quindi pone intera la propria divinità.
In quel "mi compiaccio" il Testo Masoretico scrive appunto "nofoesh" cioè Dio pone in un uomo, il Servo, il proprio animo, il proprio anelito, il proprio desiderio, il proprio respiro, assieme al proprio Spirito "ruach".
Il desiderio di Dio di un uomo perfetto e il desiderio di salvare e liberare si sono così fatti carne con la "Parola" stessa in Gesù di Nazaret.

In Lui, la Parola vivente, il disegno dell'uomo perfetto si compie proprio per salvare ed a Lui che si possono riferire le parole di questo Salmo:

"Allora ho detto: Ecco, io vengo.
Sul rotolo del libro di me è scritto,
che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero :
la tua legge è nel profondo del mio cuore". (Salmo 40,8s)

I Vangeli segnalano che è proprio Gesù di Nazaret l'atteso.
La voce che viene dal cielo, quella del Padre, sia al battesimo che alla trasfigurazione, lo conferma:
  • battesimo "Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". (Matteo 3,17; Marco 1,11; Luca 3,22)
  • trasfigurazione "Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo" (Matteo 17,5; Luca 9,35)
Tale fatto è confermato anche dalla 2a Lettera di Pietro 1,17s: "Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte."
(In "Apocalisse:Colui che è, che era e che viene..." c'è decriptato Isaia 55 e in "Visione su Abele, il pastore gradito al Signore" c'è la decriptazione di Isaia 42,1-9)

Il desiderio di Dio, donare la divinità per innalzare alla propria dignità l'uomo, si manifesta concretamente con l'elezione dell'uomo Gesù che rivela la segreta volontà divina nel momento della sua passione, atto che apre il tempo della salvezza per l'umanità intera.
All'inizio della passione, infatti, è posto l'episodio detto dell'ultima cena con i Dodici in cui fu istituita l'eucaristia.
In tale occasione trapela proprio il "desiderio" di Dio.

Le prime parole di Gesù in quel momento lo rivelano chiaramente: "Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione..." (Luca 22,14s)

In tale occasione Gesù istituì il sacramento dell'eucaristia: "Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati." (Matteo 26,27s)

La storia profetica, quella attesa del Cristo, l'epopea del Messia che apre l'attuazione del desiderio di Dio dopo il fallimento per il "no" di Adamo, è il filo rosso conduttore di tutte le Sacre Scritture compiutesi in Cristo Gesù.
L'intera mia ormai ampia ricerca in questo mio Sito è intesa a verificare come questa storia profetica, attuata nei Vangeli, occupa integralmente quei testi anche in forma "criptata", cioè con una scrittura segreta che usa anche le lettere ebraiche come icone di azioni e non solo come lettere per scrivere fonemi, come ho ampiamente chiarito con vari articoli che richiamo:
Concludo, perciò, riportando la decriptazione di Levitico 17, perché importante, in quanto tale capitolo riguarda il divieto di mangiare col sangue, cioè non dissanguando l'animale anche se potenzialmente mondo, che in superficie pare proprio contrario alla istituzione dell'Eucarestia, in quanto Gesù in definitiva propone addirittura di bere il proprio sangue.

Il versetto di Levitico 17,10 che recita "Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, io volgerò il mio volto e lo eliminerò dal suo popolo.", con il suo discorso esterno rende ben difficile per un Israelita accettare d'assumere il sangue di Cristo.

Nella sinagoga di Cafarnao ci fu un dibattito tra Gesù e i Giudei al riguardo e questa è la parte centrale del discorso che interessa tale questione: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: Come può costui darci la sua carne da mangiare? Gesù disse loro: In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui... Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: Questa parola è dura! Chi può ascoltarla? Gesù... disse loro: Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita." (Giovanni 6,48-63)

Certo che "Questa parola è dura!" si riferisce proprio al rispetto della Torah - Levitico 17 - ma il criptato, come vedremo, dice proprio il contrario.
Gesù pur ben conoscendo il comandamento esterno propone, in più riprese, di bere del suo sangue.
Eppure dice anche che nemmeno una iota della legge sarà cambiato: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto." (Matteo 5,17s)
Se non si fa ricorso al criptato, dando appunto valore ad ogni singola lettera, resterebbe la contraddizione.

Il decriptato, infatti, di Levitico 17,10 così profetizza: "Degli uomini l'Unigenito sarà da risorto a rivivere a casa. Risarà il Crocifisso in Israele, si porterà dai viventi con gli angeli al mondo. Gli stranieri entreranno in cammino. Le moltitudini dal Crocifisso si recheranno. Retti i viventi, di moglie/donna il corpo saranno dell'Unigenito. La sposa retti li avrà partoriti. I viventi porteranno gli apostoli tutti al crocifisso. Bello il frutto delle anime uscirà per aver mangiato (e quindi bevuto) tutti dell'Unigenito Crocifisso l'uscito sangue. Lo recò al mondo l'Agnello dalla croce. Fu a venire con l'acqua versato dal corpo. Da dentro in azione la Madre gli uscì."

L'autore del 4° Vangelo sottolinea l'evento che ho riportato in grassetto:

"...uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate." (Giovanni 19,34s)

Per aggiungere altri tasselli alle profezie messianiche estraibili con il metodo del sopra già citato "Parlano le lettere" riporto in "Appendice A" e "Appendice B" la decriptazione di Isaia 43 e di Proverbi 20 di cui alcuni versetti sono stati richiamati in questo articolo.

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