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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
GLI ESPLORATORI DELLA TERRA PROMESSA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ANCORA SUGLI ESPLORATORI DI CANAAN »
RACHAB DI GERICO »
IL RITIRO DI GIOSUÈ »
IL GRAPPOLO D'UVA »

KALEB VINCE GLI ANAKITI
In aggiunta a quanto detto nel mio precedente già citato articolo su Kaleb ho da sottolineare alcuni particolari sulle conquiste da lui fatte 45 anni dopo la prima esplorazione.
Commentò il Signore dopo la relazione degli esploratori: "Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato vedrà (Canaan); ma il mio servo Caleb, poiché in lui c'è un altro spirito e mi ha seguito pienamente, io lo introdurrò nel paese nel quale è andato; e la sua progenie lo possederà". (Numeri 14,23s)
Dopo la conquista Giosuè spartì la terra conquistata tra le tribù ed accadde che tra gli altri: "Si presentarono allora i figli di Giuda da Giosuè a Gàlgala e Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita gli disse: Tu conosci la parola che ha detto il Signore a Mosè, l'uomo di Dio, riguardo a me e a te a Kades-Barnea. Avevo quarant'anni quando Mosè, servo del Signore, m'inviò da Kades-Barnea a esplorare il paese e io gliene riferii come pensavo. I compagni che vennero con me scoraggiarono il popolo, io invece fui pienamente fedele al Signore Dio mio. Mosè in quel giorno giurò: Certo la terra, che ha calcato il tuo piede, sarà in eredità a te e ai tuoi figli, per sempre, perché sei stato pienamente fedele al Signore Dio mio. Ora, ecco il Signore mi ha fatto vivere, come aveva detto, sono cioè quarantacinque anni da quando disse questa parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto, e oggi, ecco ho ottantacinque anni; io sono ancora oggi come quando Mosè mi inviò: come il mio vigore allora, così il mio vigore ora, sia per la battaglia, sia per ogni altro servizio; ora concedimi questi monti, di cui il Signore ha parlato in quel giorno, poiché tu hai allora saputo che vi sono gli Anakiti e città grandi e fortificate; spero che il Signore sia con me e io le conquisterò secondo quanto ha detto il Signore! Giosuè lo benedisse e diede Ebron in eredità a Caleb, figlio di Iefunne." (Giosuè 14,6-13)

Caleb poi dimostrò il suo valore proprio nella conquista di Ebron che evidentemente aveva anche lui esplorato, perché vicina alla valle detta di Escol.
Si legge ancora: "A Caleb figlio di Iefunne fu data una parte in mezzo ai figli di Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron. Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sesai, Achiman e Talmai, discendenti di Anak." (Giosuè 15,13-14)
Sappiamo che a Kiriat-Arba , cioè Ebron , morì e fu sepolta Sara, "Sara morì a Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a piangerla." (Genesi 23,2), infatti c'era la caverna di Mamre ossia il sepolcro dei patriarchi e di Rebecca e di Lia.
Kiriat-Arba significa "città dei quattro Arba ": "la città prese il nome dai quattro giganti che vi risiedevano:
Achiman, Sheshai, Talmay e il loro padre (Anak).
" (Bemidbar 13,22) e o "dalle quattro illustri coppie che vi sarebbero state seppellite: Adamo e Eva, Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Lia." (Bereshit Rabbà 58,4)

La città di Ebron fu costruita nel XVIII secolo a.C. più o meno ai tempi di Abramo e là ai tempi di Mos abitavano gli Anakiti ritenuti dei giganti (Numeri 13,33, Deuteronomio 9,2) e alcuni secoli dopo fu la capitale del regno di Giuda per 7 anni sotto il re Davide che poi elesse Gerusalemme come città per la sua residenza.
È opportuno fermarsi un attimo su quei nomi dei capi Anakiti:

  • Anak, in ebraico con le lettere del radicale del verbo "cingere" da cui il termine collana, ma è da andare più a fondo, guardando alle singole lettere onde si ricava "vi agisce un'energia (l'angelo ribelle) che rovescia/abbatte " o "i miseri () Rovescia ".
  • Sesai fa venire due idee, "fuoco che brucia le esistenze " e "guida () (sottinteso da solo) l'esistenza ", quindi, forse vuol dire "libero".
  • Achiman letteralmente "del fratello alla destra ", quindi aiuta il fratello: ma quale fratello? Quelli come lui, della razza del maligno.
  • Talmai "sceglie da potente di vivere l'esistenza ", quindi sicuro di sé.
Sono le caratteristiche di uomini atei, idolatri di se stessi, senza fede in Dio, incuranti dei miseri, egoisti, forti con i deboli, rispettosi solo dei prepotenti più di loro, che si credono liberi ed indipendenti, ma che di fatto sono schiavi del demonio.
Caleb invece con la sua fede incarna l'opposto di tale modus vivendi.
Caleb, presa Ebron e vinti gli Anakiti della loro capitale "...passò ad assalire gli abitanti di Debir, che prima si chiamava Kiriat-Sefer. Disse allora Caleb: A chi colpirà Kiriat-Sefer e la prenderà, io darò in moglie mia figlia Acsa." (Giosuè 15,15s)
Questa città al versetto 15,49 è anche detta "Kiriat Sanna cioè Debir".

Quindi "Debir" , "Kiriat Sanna" e "Kiriat Sefer" sono tre nomi per indicare uno stesso luogo, un paese nella regione montuosa di Giuda, ove abitavano altri Anakiti, una città poi levitica ricordata anche in Giosuè 21,15 in Giudici 1,11s.
Fu presa da Giosuè, insieme agli Anachiti che ci abitavano (Giosuè 10,38s; 11,21; 12,13) ma evidentemente la vittoria fu incompleta, perché non erano state messe guarnigioni a presidiare le città vinte, perciò Caleb l'attaccò di nuovo, dando in moglie sua figlia Acsa al nipote Otniel che la conquistò definitivamente (Giosuè 15:16).
(In "L'ebraismo antico coperto dal giudaismo" ho riportato decriptato il capitolo Giudici 3)

Questa città è detta Città del Libro, Città del roveto, o anche semplicemente Debir che salvo le vocali ha le stesse lettere di "parola" ed è identificata con Khirbet Rabud, circa 13 km a Sud Ovest di Ebron.
C'è chi sostiene che sia stata l'università dei Cananei, come Atene per i Greci, dove erano educati i giovani o vi si trovavano i libri con le cronache della nazione, una specie di archivio di stato, luogo dove si conservavano i registri pubblici.
Evidentemente là c'era traccia scritta anche del passaggio dei patriarchi e della loro proprietà della caverna sepolcrale che acquisto Abramo da Efron l'ittita per 400 sicli d'argento (Genesi 23).

Otniel, sostengono i rabbini, fu un grande conoscitore di Torah, perché il conquistare l'antica Città del libro gli ha permesso di ritrovare leggi dimenticate.
Sta il fatto che in 1Cronache 4, ove c'è un elenco delle tribù meridionali, ai versetti 9 e 10 appare il nome di un certo Iabes senza precisazioni sulla sua casata e di questi si dice ogni bene.

Dice là il testo: "Iabes fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre l'aveva chiamato Iabes poiché diceva: Io l'ho partorito con dolore . Iabes invocò il Dio d'Israele dicendo: Se tu mi benedicessi e allargassi i miei confini e la tua mano fosse con me e mi tenessi lontano dal male in modo che non debba soffrire ! Dio gli concesse quanto aveva chiesto." (1Cronache 4,9s)

Gli studiosi d'Israele sono allora domandati: evidentemente c'è stata una trasposizione ed allora a chi si può riferire tale inciso?
Pochi versetti dopo, al 13, si trova il nome di Otniel che, per quanto detto in altri libri - Giosuè e Giudici - ha compiuto grandi cose con l'aiuto di Dio, quindi hanno pensato che quell'inciso sia riferibile a questi che forse la madre aveva soprannominato Iabes.

In Iabes , peraltro, assieme a dolore e soffrire , c'è un gioco di lettere che richiama il radicale di prendere consiglio, onde, poiché la Torah è il buon consiglio, concludono che certamente quell'inciso è da riferire a Otniel che conquistò la città del libro e fu così gran studioso di Torah e fu anche il primo giudice di Israele, liberandolo da Cusan-Risataim. (Giudici 3,7-11)

Una piccola parentesi sulla moglie Acsa, la figlia di Caleb.
Il significato del suo nome Achsàh sarebbe "anello da caviglia", ma non mi pare verosimile mettere ad una figlia un nome così servile.
Tenendo presente la forma delle lettere, tenuto conto che la lettera sintetizza tra l'altro l'atto del vedere, è da domandarsi cosa è ciò che si vede da così divenire così ?
È la luna!

Poi, nel vocabolario ebraico, si trova appunto "koesoe" luna e "kisseh" trono.
Le stesse lettere di Achsàh suggeriscono allora:

"vedo la luna uscire " e/o "vedo (per lei) un trono aprirsi "

ed effettivamente fu regina di una città, la Città del libro.

Questa donna chiese al padre, ed l'ottenne in dote, un terreno (Giosuè 15,16-19; Giudici 1,12-15) nonché la sorgente d'acqua per farlo fruttificare, figura dello Spirito Santo che fa dare frutti anche a ciò che di per sé sarebbe arido.
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