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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA LIBERTÀ È UN CAMMINO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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NELLE SACRE SCRITTURE GIUDEO-CRISTIANE
Nella traduzione della Bibbia in italiano della C.E.I. del 1975 il termine "libertà" è presente soltanto 39 volte.
Di queste 21 volte appare nei testi cristiani del così detto Nuovo Testamento e 18 nei libri del Antico Testamento.
Di queste 18 volte:

  • soltanto 3 nella Torah ed in particolare unicamente nel libro dell'Esodo 21 ai versetti 5, 26 e 27, quando si parla dell'affrancatura di uno schiavo;
  • 2 volte in Isaia, in 32,20 e 61,1;
  • 3 volte in Geremia tutte nel capitolo in 34 ai versetti 8.15 e17;
  • 10 volte nei libri deuterocanonici e precisamente in Giuditta 16,23, 1 Maccabei 10,33; 13,16; 14,26, 2 Maccabei 6,13; 10,21, Siracide 7,21, 25,25, 30,11 e 33,26.
Esaminando i testi del libro dell'Esodo si trova che viene tradotto con "libertà" il termine specifico di "chafeshi" che in esso vi si trova:
  • Esodo 21,5 - "Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà ..."
  • Esodo 21,26-27 - "Quando un uomo colpisce l'occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà in compenso dell'occhio. Se fa cadere il dente del suo schiavo o della sua schiava, gli darà la libertà in compenso del dente."
In pratica il padrone farà uscire lo schiavo dalla condizione di .
Lo stesso termine ebraico di "chafeshi" si trova nel testo ebraico anche per tre volte in Deuteronomio 15,12.13.18, sempre relativo agli schiavi ed è tradotto dalla C.E.I. con "lo rimanderai libero", in definitiva "affrancato", quindi anche "franco" da pesi civili e da tasse, secondo il radicale che si trova così usato anche in Levitico 19,20, per dire libero dal peso della "chafeshi".

Considerato che "chap" è 'innocente, puro" e "shi" è "dono" a quell'individuo è ridata la dignità, nel senso che sarà puro per dono .
Tale radicale , in effetti, ha anche altri significati, quali "investigare, cercare, esaminare, essere ricercato" e le lettere in forma grafica lo consentono in quanto fanno vedere uno che "del nascosto la faccia Illumina ", per riconoscerlo, quasi per farlo uscire dall'oscurità.
Infatti, "chuppa" è copertura e "sh" graficamente è luce, ossia "coperto per la luce", in definitiva, in ombra.
Ecco che il verbo ha anche l'accezione di "nascondersi" usato anche per chi ha un morbo o un'infermità particolare onde deve vivere in luoghi, in case separate "chafeshit" , come i lebbrosi.
Si pensi che "noefoesh" è "respiro, anima" e questa anima se è non ha più l'energia , ma è chiusa imprigionata.
In definitiva uscire dalla "chafeshit" non è l'accezione larga e totale della libertà, ma una liberazione da un vincolo particolare.

Scrive il profeta Isaia 58,6: "Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?"

Lo stesso Isaia scrive quanto Gesù poi in Luca 14,18 proclamerà nella sinagoga di Nazaret: "Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri." (Isaia 61,1)

La libertà degli schiavi, lì, in Isaia 61,1 è "shabuim deror" .
"Shabuim" è una forma plurale di e "shebi" e "shebiiah" che sta per prigionia e schiavitù, mentre "deror" è usato per sinonimo di libertà degli schiavi, perché è anche il nome della "rondine", il noto passeriforme migratore, ricordato nel Salmo 84 quando recita: "Anche il passero trova la casa, la rondine il nido." (Salmo 84,4)

"Deror" o "dror" quindi fa presente la felicità che la rondine esprime col volare quando torna dopo l'inverno ai luoghi dove è nata.

Si trova scritto, infatti, nel libro centrale della Torah, il Levitico: "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà (appunto come una rondine) nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo..." (Levitico 25,10s)
Sintomatico è il versetto "...il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri: il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re d'Egitto." (Deuteronomio 7,8)

Ora, "riscattati liberandovi dalla condizione servile"



che tradotto più letteralmente è:

riscattati dalla casa dei servi o schiavi .

Entrambe le parole che abbiamo visto "chafeshi/chofesh" e "deror/dror" sono strettamente legate alla mancanza di legami di schiavitù, alla fine di comandi cui chi è soggetto deve soggiacere.
Questi termini però non sono sufficienti, come vedremo, a definire la libertà in senso ampio e totalizzante.
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