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I BAMBINI DEL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL MESSIA, IL PRIMO BAMBINO DI DIO »
I "MIDRASH" SULLA VOCE DEI PICCOLI »
GESÙ E I BAMBINI »

DISCEPOLI COME BAMBINI
Dalla lettura dei Vangeli emerge con evidenza che per Gesù i "piccoli" non sono solo i bambini, ma ogni discepolo, che chiamato a seguirlo, si fa piccolo e povero in spirito per accogliere nel proprio cuore il regno di Dio e convertirsi alla buona notizia del suo amore.
In definitiva per accogliere il Vangelo occorre essere come i bambini che accettano di venire educati e di dover ancora imparare, il che non sta a significare di dover essere infantili, ma implica la considerazione di fondo di non essere orgogliosi, sicuri di conoscere tutto della vita e d'essere già in possesso della verità, ma farsi umile e seguire il cammino che prepara il Cristo giorno per giorno.
Essere bambini per il Vangelo significa, infatti, aver bisogno degli altri, in primis di Dio e della sua Parola.
Il diventare come bambini di Cristo vuol dire dipendere in tutto e per tutto da Cristo per entrare nel Regno dei cieli e di non confidare sulle proprie buone opere essendo colmi di una sola certezza: non possiamo salvarci da soli.
Hanno i bambini, discepoli di Cristo, ancora tutto da ricevere.
Si stupiscono e corrono dietro alla felicità.
Conducono con sé altri che divengono bambini come loro.
Si rallegrano per la gioia che c'è nel mondo.
Non si associano al male e s'impegnano nell'annuncio gioioso del Kerigma.
Non si può andare alla sequela di Gesù con animo doppio e subdolo, per fare carriera o per poi primeggiare, ma è da seguirlo con spirito mite, abbandonando lo spirito di questo mondo.
Chiunque poi venisse a ostacolare una tale sequela risulta essere una pietra di scandalo per quel piccolo discepolo.

Ecco che Gesù si rivolge con parole dure a chi ha animo doppio e a chi si frappone al cammino di conversione dei suoi seguaci, infatti:
"...i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: Chi dunque è il più grande nel regno de cieli? Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli e chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare." (Matteo 18,1-6)

Nel prosieguo di quella stessa pagina di Vangelo si comprende bene che quei piccoli in effetti sono i semplici che si sono convertiti a lui e lo considerano suo pastore, infatti, ecco che subito dopo vien fuori la parabola della pecora perduta: "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto. Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli." (Matteo 18,10-14)

Nei paralleli di Marco e Luca, invece, non si parla di chi provoca scandalo ai piccoli, ma è contrastata l'idea distorta che può insorgere nei seguaci di Gesù di tentare di comandare sugli altri.
È là invece esaltato il servizio.
Il comandare sugli altri e il primeggiare richiamano alla mente l'agire per innalzarsi, atto caratterizzante "il serpente" che "era il più astuto" "a'rum" , ossia che "agisce per l'alto ", descritto in Genesi 3,1, personificazione del demonio il quale, spezzando le lettere di quel "a'rum" in altro modo, si comprende che, in effetti, "da nemico si porta dei viventi ".
Gesù è ben attento che uno spirito del genere non inquini i rapporti tra i suoi discepoli, infatti, basta ricordare:

  • Luca 9,46-48 - "Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".
  • Marco 9,33-37 - "Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: Di che cosa stavate discutendo per la strada? Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti. E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato."
Il concetto del servizio è ribadito da Gesù anche quando disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve." (Luca 22,25s)

Qui piccoli sono i suoi discepoli e chi li accoglie è come accogliesse lui stesso:
  • Matteo 25,40 e 45 - "Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me."
  • Matteo 10,40-42 - "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Zaccaria nel cantico del Benedictus disse di suo figlio Giovanni: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade..." (Luca 1,76)

Dall'inizio di quella predicazione, ossia dal battesimo di Gesù nel Giordano, il Regno dei Cieli subisce violenza, nel senso che lo Spirito, la "colomba" , "Jonah" che in ebraico ha le stesse lettere di "violenza", si abbatte con violenza su coloro che seguono Gesù che apre l'accesso a quel Regno e questi discepoli i nuovi bambini di Dio, sono così diventati "violenti", vale a dire pieni di uno spirito nuovo.

"In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono." (Matteo 11,11s)

L'idea è ripetuta con parole diverse in Luca richiamando ancora la predicazione dei bambini, quella del Battista, a base di pianti e contrizioni, e quella di Gesù e dei suoi discepoli con l'annuncio gioioso della Buona Notizia.

"Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio. A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!" (Luca 7,28-32)

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