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LA VIGNA DI NOÈ
Noè - dice Genesi 6,8 - aveva trovato grazia da parte del Signore; perché?
Perché "...Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio." (Genesi 6,9)
Lui con la sua famiglia era come poi Lot a Sodoma, vale a dire, l'unico giusto che da conservare per ricominciare la colonizzazione della terra.
(Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del Diluvio?")
Ci fu, quindi, il diluvio con la distruzione conseguente del precedente mondo, con una pioggia di grazia, in quanto l'alleanza comportava la decisione del Signore di dare nel giudizio il massimo spazio alla misericordia nei limiti della giustizia.
(Vedi il già citato "La fase B, la seconda creazione")
Nel nuovo mondo, però, dopo l'alleanza rinnovata da parte del Signore, ecco che il testo segnala: "Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna." (Genesi 9,20)
Notazione strana, ma se si considera alla luce di quel versetto del racconto della formazione del Gan Eden che dice "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse" (Genesi 2,15) pare assumere una motivazione.
L'input che aveva dato il Signore ad Adamo prima del peccato era passato al giusto Noè che era nella linea diretta dei primogeniti di Set, figlio di Adamo, quindi Noè, essendo giusto, doveva trasformare la terra in un giardino.
Il testo in ebraico di quel versetto Genesi 9,20 è il seguente:
Quel
è "aspettare, sperare", quindi Noè nel compiere quell'atto era pieno di speranza; e quale era l'attesa e la speranza?
Certamente è legata alla parola "vigna".
Questa è la sola volta che tale parola è usata nel libro della Genesi.
Nell'intera Torah la parola vigna si trova 18 volte:
- in Genesi 1 volta: 9,20;
- in Esodo 2 volte: 22,4 e 23,11;
- in Levitico 3 volte: in 19,10 e in 25,3 e 4;
- in Numeri 4 volte: 16,14; 20,17; 21,22; 22,24;
- nel Deuteronomio 8 volte: 6,11; 20,6; 22,9 (2 volte); 23,25; 24,21; 28,30; 28,39.
In ebraico vigna è "koeroem"
,
termine che va evidentemente letto opportunamente guardando i significati delle singole lettere, tanto più che la vigna porta a pensare al vino e questo fa vedere doppio e invita a leggere in maniera doppia il testo.
(Vedi: il paragrafo "Chi legge doppio è brillo" in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche")
Per l'ebraismo ogni brano della Bibbia pur se scritto con i segni per le vocali è ammissibile leggerlo con la tecnica esegetica "al tikrei" come se avesse solo consonanti, cioè "al tikrei" non leggere, ossia leggere in altro modo, con diversa vocalizzazione o forma ortografica rispetto all'usuale.
L'uso "al tikrei" non esclude in ogni caso la lettura originaria del testo, e perciò si può più correttamente definire come "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo" e il procedimento permette una nuova interpretazione, perfino quando le leggi della grammatica e della sintassi rendono necessaria la sola lettura tradizionale.
L'uso di questa tecnica trae origine dal verso: "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte." (Salmo 62,12) e cioè che le parole della Bibbia si prestano a significati diversi di quello tradizionale." (Diz. Unterman) e se poi ogni lettera può anche leggersi a se stante, in base al disegno che reca, le possibilità di diversa traduzione aumentano ancora.
In "koeroem"
troviamo:
- la lettera
che, un palmo di mano liscio senza peli è il segno dell'uomo retto e della rettitudine;
- la lettera
che indica testa, mente, corpo e per traslato popolo;
- la lettera
che indica vita, vivente, madre, acqua;
- la bi consonante
che indica l'ariete, l'agnello;
- la bi consonante
che si può riferire all'innalzarsi
();
- la bi consonante
che si può riferire a un verme
().
Appena ci si avvicina al termine vigna "koeroem"
ci si rende conto che guardando alle lettere che lo compongono è interessante, perché fa presente il pensiero "in modo retto
nel corpo
Vivere
".
È questo lo stesso desiderio che ha Dio nei riguardi dell'uomo, infatti Noè "camminava con Dio".
Ognuno perciò in tal senso è chiamato a guardare in modo spirituale alla propria vigna personale, indipendentemente se ha o non ha una vigna vera, e a trasformare il proprio intimo, la propria camera segreta, quella dell'incontro col Signore, quella del matrimonio spirituale in un giardino, comportandosi in modo congruente e soprattutto fedele al patto col Signore.
Decriptando quel versetto Genesi 9,20 con le solite regole riferendolo a Noè stesso si ottiene:
"Portava
la speranza
Noè
:
dagli uomini
Uscisse
un uomo
che fuori
li portasse
dall'essere
indotti in errore
(),
che la rettitudine
nei corpi
Rivivesse
."
Si aspettava tra gli uomini un nuovo Adamo!
Lo stesso testo se cambiamo soggetto e lo riferiamo al Messia si consegue questo pensiero; "E
l'attesa
Energia
nelle tombe
per l'Unigenito
ci sarà
.
Risorti
n'usciranno
gli uomini
.
Ad entrare
Portata
Sarà
nei cuori
,
ad agire
la rettitudine
(per cui) i corpi
Rivivranno
."
La vigna è figura del Messia.
(Vedi: "Racconti messianici dalla vigna di Nabot" e "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia")
La vigna "karoem"
nasconde un significato messianico; infatti, le lettere dicono "l'agnello
vi vive
".
Ora, l'agnello, l'ariete che sostituì Isacco nel sacrificio, è figura del Messia come vide bene il Battista: "Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29)
Secondo una delle varie opinioni ebraiche al riguardo, l'albero proibito di cui Adamo ed Eva mangiarono sarebbe stato del frutto della vite.
Il suo frutto è delizioso, il vino, infatti, è prezioso per la salute, fa bene e serve per la benedizione, ma è anche maledetto se s'abusa di lui, intossica e con l'etilismo porta a non essere più se stessi.
La festa della vendemmia era parte fondamentale della festa autunnale del raccolto o festa delle Capanne delle Tende o dei Tabernacoli (Esodo 23,14; Deuteronomio 16,13), forse a ricordo delle capanne di rami e fronde erette nei frutteti e nelle vigne al raccolto.
L'apocrifo l'Apocalisse di Baruc o Secondo libro di Baruc, in lingua greca del II Secolo d.C., tra l'altro narra di Baruc, trasportato in visione al terzo cielo, a cui circa l'albero che sedusse Adamo l'angelo guida avrebbe detto: "È la vigna, piantata dall'angelo Samaèl. Il Signore Dio si adirò per questo. E maledisse lui e la pianta da lui coltivata, e per questo non permise ad Adamo di toccarla. Ma il diavolo, per invidia, lo sedusse con la vigna."
Continuò riportando che l'angelo Saràsael avrebbe detto: "Noè pianta la vite, poiché così dice il Signore: l'amarezza in essa verrà mutata in dolcezza, e la maledizione che è in essa diverrà benedizione; e quanto verrà tratto da lei, diverrà il sangue di Dio; e come attraverso di lei l'umanità ha attirato su di sé la dannazione, così essi attraverso Gesù Cristo, l'Emmanuele, riceveranno con essa la loro chiamata verso l'alto e il loro ingresso nel paradiso." (2Baruc ap.IV,15)