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IL DILETTO ABITA I GIARDINI
In contrapposizione al nemico dell'uomo, che si nasconde nella desolazione e nel caos in cui più facilmente può ingannare, abitatore, quindi, di deserti, il Signore, che si compiace di ordine e di bellezza, abita nei giardini.
In un giardino, infatti, il Signore incontrava la prima coppia e parlava con loro faccia a faccia, ma dopo che Adamo scelse d'essere indipendente, il Signore dovette desistere e ne rispettò per un tempo la volontà, indi cercò di ritessere dei rapporti.
Volle allora cercare il Signore di formare una vigna
sulla terra, vale a dire "un retto
corpo/popolo
tra i viventi
",
e da qui tutta la storia di salvezza iniziando da Noè, poi dal popolo d'Israele, che per Lui fu un giardino in cui abitare, come informa la Sacra Scrittura.
Il rapporto poi diviene individuale, se qualcuno trasforma la propria persona integrale - spirito, anima e corpo - in una vigna, nel senso già detto, vale a dire comportandosi in modo retto, diviene un giardino e quindi il Signore verrà a visitarlo, perché il Signore abita nei giardini.
Il Cantico dei Cantici parla spesso di giardini e di vigna.
La vigna con le sue viti è, infatti, un giardino: "Nel giardino dei noci io sono sceso, per vedere i germogli della valle e osservare se la vite metteva gemme e i melograni erano in fiore." (Cantico dei Cantici 6,11)
Nel pensiero ebraico e cristiano quel Cantico riguarda il rapporto speciale d'amore totale, pari al matrimonio, che intercorre tra Dio e il suo popolo e tra Dio e la singola anima e il desiderio dello sposo è che il popolo e la singola anima siano un giardino "Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata." (Cantico dei Cantici 4,12)
Il giardino per fiorire ha bisogno del soffio dello spirito, che in ebraico è anche vento: "Alzati, vento del settentrione, vieni, vieni vento del meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi aromi. Venga l'amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti." (Cantico dei Cantici 4,16)
L'amato viene in quel giardino:
- Cantico dei Cantici 5,1 - "Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi d'amore."
- Cantico dei Cantici 6,2 - " L'amato mio è sceso nel suo giardino fra le aiuole di balsamo, a pascolare nei giardini e a cogliere gigli."
- Cantico dei Cantici 7,12s - "Vieni, amato mio, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. Di buon mattino andremo nelle vigne; vedremo se germoglia la vite, se le gemme si schiudono, se fioriscono i melograni: là ti darò il mio amore!"
Il Cantico dei Cantici in 1,6 parla, però, di una vigna che l'amata, cioè il popolo d'Israele, e forse ciascuno di noi, non ha custodito: "Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l'ho custodita."
Salomone tralignò, affidò la vigna ai sacerdoti, ma lui divenne adultero zoppicando dietro altri dei seguendo le sue molte mogli e concubine pagane e trascinando col suo esempio il popolo: "Salomone aveva una vigna a Baal-Amon; egli affidò la vigna ai custodi. Ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille pezzi d'argento", come accenna il versetto 8,11 del Cantico.
Chi ama veramente guarderà da solo la propria vigna, basta che il diletto, che abita i giardini, faccia sentire il suo "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!" (Cantico dei Cantici 2,10.14), l'anima bella allora s'attiverà con cura addirittura maggiore dei sacerdoti, sì che restituirà 1200 contro i 1000 di Salomone, infatti, dice: "La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti: tieni pure, Salomone, i mille pezzi d'argento e duecento per i custodi dei suoi frutti! Tu che abiti nei giardini, i compagni ascoltano la tua voce: fammela sentire. Fuggi, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto sopra i monti dei balsami!" (Cantico dei Cantici 8,12-14)