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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
IL GIUSTO CAMMINO DELLA VERITÀ

di Alessandro Conti Puorger
 
 

IL LABIRINTO
Nella Settimana Santa del 2014, come personale esercizio spirituale, nel soffermarmi sulla "passione" di nostro Signore, mi sono inoltrato nei pensieri e nella meditazione che poi hanno portato al presente articolo.
Il bambino, presto prende coscienza della propria individualità, poi, per gradi, del mondo in cui abita coglie le limitazioni spazio-temporali.
Col crescere dell'età prende anche atto dei condizionamenti insiti con l'esistenza in tale realtà che oltre a cataclismi naturali, alluvioni, terremoti, maremoti, incidenti e accidenti di ogni genere, oggettivamente riserva limiti pesanti, comuni agli esseri che vi vivono quali le malattie, l'invecchiare per i più robusti sopravvissuti e per tutti, come conclusione, la morte.
La considerazione che tutto può finire, nei più, può far sorgere uno scoramento e un'alienazione che fa vivere giorno per giorno senza cercare di pensare al futuro che tanto, comunque, è pieno di buio.
In altri, che cercano di reagire, per sentirsi validi e riconosciuti, se non trovano un giusto cammino sorge una frenesia d'avere e d'accaparrare il più possibile in tutti i campi in modo lecito e illecito.
Gli stessi affetti e l'amore per un'altra persona sono spesso causa d'indicibile dolore al loro mancare, tanto che molti, condizionati dal prendere atto della finitezza, per paura di soffrire, si contengono divenendo aridi nei sentimenti.
L'unico modo per uscirne è se il soggetto riesce a cogliere che vi è un senso più ampio da dare alla vita.

Come si fa, allora, a essere ottimisti?
Pare proprio che occorra che nell'intimo avvenga qualcosa che sia sigillato col timbro di verità e di concretezza in relazioni a positive risposte personali ad alcuni quesiti esistenziali, perché, altrimenti, le chiacchere non convincono.
Il proprio io, che comanda, se non ha un cibo solido e che ritiene provato cui attingere, non accetta di pacificarsi con la propria storia e resta un vuoto interiore incolmabile, perché non riesce a essere riempito solo da pii desideri, ritenuti ormai irrealizzabili dal soggetto stesso.
Preso atto che siamo di passaggio, ecco che presto in ognuno, se non è del tutto alienato, nascono le domande:
  • è tutto qui e con la morte finisce tutto?
  • c'è qualche via d'uscita per aprire un'esistenza nuova?
  • dove e come andare?
  • la vita è un labirinto con una via di uscita o non vale nemmeno tentare?
Da che mondo è mondo molti hanno pensato che possa esistere anche un'altra realtà e hanno tentato la via della conoscenza, dell'intima ricerca e del perfezionamento, sperando di conseguire il risultato atteso e di passare ad altri stadi che portino ad una duratura felicità.
Certo è che quella realtà non è in questa terra e in questo mondo destinato a finire, ma è quella che idealmente è detta "cielo", la realtà celeste, propria della divinità eterna, se esiste e non è una pia costruzione umana.
Ecco che si entra nella sfera del mondo delle religioni, ma quale via prendere?
Insomma l'uomo nella sua vita si trova in un labirinto!

Il labirinto, infatti, fin dall'antichità è stato generalmente assunto a simbolo della difficile e faticosa ricerca dell'uomo e del suo percorso attraverso i misteri della vita per trovare un varco per il transito dal mondo materiale e altri mondi.
Viene alla mente quel labirinto fatto costruire nell'isola di Creta dal re Minosse per il Minotauro, il "labirintoi" laburinqV a cui sono associati vari miti greci:
  • di Icaro che riuscì a fuggirne grazie alle ali attaccategli con la cera da suo padre Dedalo, scioltasi ai raggi del sole, onde cadde miseramente in mare;
  • il mito di Teseo che riuscì a uscirne grazie al gomitolo di filo di cui l'aveva munito la principessa Arianna, che lo amava, la figlia di Minosse.
L'uomo tenta di uscirne con la propria mente, ma non è una questione d'intelligenza o di bravura personale.


L'insegnamento pratico, il succo di tutto ciò è che da soli non si riesce e che fuggire con la fantasia non serve; prima o poi s'incontra la dura realtà... le ali appiccicate di Icaro... ma si può riuscire solo seguendo le orme di chi vi fosse già riuscito... il gomitolo di Arianna ed allora... chi v'è riuscito?
Non v'è uomo che non sia interessato a sfuggire alla morte per entrare in una vita migliore e che non sia alla latente ricerca di un varco per il transito dal mondo materiale alla pienezza.
L'uomo giacché da solo non può riuscirvi, si domanda: c'è chi s'interessa di noi uomini o siamo un'espressione del caso?

Nelle Sacre Scritture antiche, la Tenak o Bibbia ebraica, accolta nella traduzione in greco dalla Bibbia cristiana, l'Essere che aiuta gli uomini a portarli all'origine da cui provengono, cioè a Lui che l'ha creati, è IHWH, l'ineffabile, il cui tetragramma , per rispetto, si legge "Adonai", il Signore.
Quelle quattro lettere ebraiche, con i messaggi grafici che recano, con i criteri di "Parlano le lettere", già da sole dicono di Lui:
  • sarò nel mondo a portarmi a entrare ;
  • sarò dal mondo a portarvi Fuori ;
  • sarò da questo mondo a portarvi in un altro mondo ;
  • sarete dalla perversità () a uscire !
Al riguardo del labirinto e del ragionamento che sto facendo diviene importante, perché è proprio ad hoc, riferire del ritrovamento di un affresco, datato tra il XIII e XIV secolo, in un sott'arco laterale all'interno dell'ex convento di San Francesco ad Alatri nel frusinate.
(La datazione al radiocarbonio del muro su cui è l'affresco è compresa tra il 1300 e il 1420.)

L'affresco, il cui restauro è terminato nell'aprile 2012, era nascosto da un'intercapedine che copriva la parete su cui si trova, parete che evidentemente apparteneva a un'antica sala, forse il cenobio di un convento o di un ospedale tenuto da Templari.
L'opera raffigura un labirinto che ha solo una via risolutrice, formato da 12 circonferenze nere, la più esterna del diametro di 140 cm e 12 bianche che delimitano un cerchio centrale dove si trova dipinta la figura di un Cristo Pantocrator con il volto barbuto e un'aureola con una croce rossa che gli circonda il capo, con indosso una tunica di colore indefinito, forse bianca alle origini e un mantello dorato.
Sia la figura di Cristo, sia il labirinto, sono stati realizzati in contemporanea, probabilmente, dallo stesso artefice.
L'aspetto del viso e la datazione fanno supporre una realizzazione dei Cavalieri Templari che conoscevano l'immagine del Santo Volto, che secondo molti ha come ispirazione quella della Sindone di Torino.
Con la mano sinistra il Cristo regge un libro chiuso, il libro della vita, quello delle Sacre Scritture e con la mano destra, benedicente, indica la soluzione d'arrivo del percorso del labirinto.


Tale affresco è considerato un "unicum", perché non esistono altri casi noti di raffigurazioni di un labirinto con Cristo al centro.
Il percorso del labirinto è identico a quello sul pavimento della Cattedrale di Chartres, che però, senza nessuna immagine al centro, è di grandi dimensioni, 12,85 metri di diametro esterno, con un percorso interno di 261,5 metri, simile comunque a quello di altri labirinti tra cui cito: Santa Maria in Aquiro a Roma (scomparso), Lucca sulla facciata del Duomo di San Martino, Pontremoli nella Chiesa di San Pietro (con al centro il cristogramma IHS), Pavia Chiesa di San Michele, a Ravenna sul pavimento della Chiesa di San Vitale, nella abbazia trappista di Notre-Dame de Saint Remy in Vallonia-Belgio e a Grinstad, nella Svezia sud-occidentale.

Labirinto di Chartres


Questi labirinti costruiti anche loro nel XII-XIV secolo durante o dopo le Crociate, stanno a significare un cammino simbolico del pellegrinaggio o del cammino di espiazione per arrivare a Dio, cammino da percorrere in preghiera.
Nelle intenzioni il percorso aveva la validità di un pellegrinaggio per chi non poteva intraprendere il vero viaggio in terra Santa alla Santa Croce di Gerusalemme.
Jean Baptiste Souchet, canonico della cattedrale di Chartres, morto nel 1654, considerava ormai quel labirinto "un gioco senza senso, una perdita di tempo", ciò per dire che molti ne avevano perduta cognizione del senso.

Mi ero già interessato di labirinti antichi collegati al cristianesimo e segnalo il mio articolo "Da vecchie pergamene la Crux per uscire dal labirinto" ove riporto e discuto una pergamena antica del VI secolo, visionata nella Stiftsbibliothek del monastero Benedettino di San Gallo in Svizzera, attribuita ai Carmina di Venantius Fortunatus, pergamena che anticipa per certi versi tante conclusioni della presente meditazione in quanto si trovano tracce che precedono i tempi dei Templari.
In tale occasione visionai anche una pergamena la Handerscrift Nr. 197, S.122, (25,4x18 cm.) di cui riporto la foto tratta dalla guida, che raffigura un labirinto:


Osservai che quel labirinto ha due piedi onde è la condizione di un vivente.
Il percorso nero, del male, del bestiale, di fatto, porta solo a un vicolo cieco e s'interpone, blocca cioè, perché, di fatto, salta e non fa vedere la prima apertura a sinistra che porta alla soluzione del centro.
In tale occasione mi resi conto che il primo riferimento ufficiale del mito di Teseo e del labirinto, rivisitati dalla fede Cristiana, pare essere del 324 d.C. con un labirinto riportato sul pavimento della Basilica di Reparato ad Orleansville (Algeria), di cui mi sono interessato con l'articolo "Il labirinto è dipanato, il mostro è vinto".
Quel labirinto di Alatri, con Cristo al centro, è invece una rivelazione che il pellegrino alla ricerca è chiamato a meditare, cogliendo la conclusione che evidentemente persone in cammino prima di lui avevano sperimentato.
Tale rappresentazione in affresco è la concretizzazione espressiva e laconica di frasi dette da Gesù Cristo, tratte dal Vangelo di Giovanni, tra cui:
  • Giovanni 3,13 - "Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo", infatti solo Lui conosce la via.
  • Giovanni 8,51 - "In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte."
  • Giovanni 10,7.9 - "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore... se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo."
  • Giovanni 11,25 - "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà."
  • Giovanni 14,6 - "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me."
Gesù Cristo evidentemente è uscito dal labirinto ed è la porta per cui l'uomo può arrivare alla Gerusalemme Celeste e passare al Regno dei cieli.
"In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore." (Giovanni 10,7)

La Chiesa, che ci conduce a Cristo, intermediaria della Grazia Divina attraverso cui l'uomo può ottenere la salvezza, ha allora la stessa funzione d'Arianna col suo filo nel mito di Teseo.
La proposta del cristianesimo da molti, infatti, è stata considerata risolutiva perché nelle persone è avvenuto qualcosa d'indefinibile, con cambiamenti colti dagli altri, un'illuminazione ricevuta in un cammino d'iniziazione, il percorso del labirinto, che ai tempi della Chiesa delle origini si concretizza nel battesimo o immersione nello Spirito di Dio, e che oggi si ha nelle parrocchie con la grazia dei sacramenti e nel seguire i cammini e i movimenti proposti.
È il sorgere della fede!
Quando avviene, porta la carità, vale a dire all'amore che supera la paura della morte e a una certezza nel futuro atteso con perseveranza, la speranza cristiana, che è comunione con Cristo, il Risorto!
Certo è che se uno è sensibile a questo tema, prima o poi, sostenuto da quegli uomini di fede incontrerà un cammino in cui inoltrarsi e chi lo intraprende si renderà conto che è proprio quello il cammino da sempre atteso, perché è impresso nel proprio intimo come via di ritorno a casa, un poco come un imprinting, ma nel caso degli uomini è un apprendimento prenatale che resta come l'ago di una bussola intima.
Gli uomini "razionali" di questi tempi per i tanti sviluppi della scienza e della medicina e della tecnologia sono meno propensi alle religioni.
Di superstizione, infatti, pressoché tutte le "religioni" si sono lasciate invischiare; perché gli adepti o i fedeli spesso le vivono esaltandone gli aspetti magici.
Nel caso del cristianesimo, però se si va alla radice, in effetti, si capisce che non è una religione in senso stretto, ma è il seguire una persona vivente, Gesù di Nazaret, il Cristo, che porta fuori dal labirinto del mondo.
Nello stesso cristianesimo è perciò da fare distinzione tra gli aspetti propri di religione, affastellatisi nei secoli per soddisfare tradizioni popolari nei processi d'inculturazione e la fede cristiana.
Si può anche in questa, infatti, cadere nella superstizione se si vivono in modo distorto certi riti o usanze che ci propone la tradizione sacra, ossia sperando di condizionare il "destino" e molti dei più "disillusi", pur se rifuggono dalle religioni, inciampano in aspetti di superstizione, come astrologia e segni zodiacali, quando poi non commettono errori più marcati andando a pensare di risolvere i propri problemi con fattucchieri e maghi.
Per la superstizione, la divinazione e la magia, di cui ebbero frequentazione anche personaggi di cui parlano le Sacre Scritture, vi è comunque una profonda inimicizia nella Torah.

La Didachè al III,4 propone: "Non prendere auspici dal volo degli uccelli, perché ciò conduce all'idolatria; non fare incantesimi, non darti all'astrologia, né alle purificazioni superstiziose, ed evita di voler vedere e sentire parlare di simili cose, perché da tutti questi atti ha origine l'idolatria." (La Didaché o Dottrina dei dodici apostoli è un testo di autore sconosciuto, rinvenuto nel 1873 nel "Codex Hierosolymitanus", probabilmente scritto in Siria nel I secolo ai libri del Nuovo Testamento.)

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice chiaramente che sono ambiti che esistono, ma proibiti, cui è bene non avvicinarsi, essendo terreni infidi e pericolosi, frequentati da personaggi facili a raggiri.
Dati statistici (da "Cosa fare con questi maghi? Come liberarsi dalla superstizione" di padre Bamonte Francesco edizioni Ancora) però informano che nel 2000 almeno 7 milioni d'italiani alimentavano un mercato dal fatturato di 5.000 miliardi di lire l'anno. ("Da maledizione a benedizione - da superstizione a fede")

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