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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
IL GIUSTO CAMMINO DELLA VERITÀ

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL LABIRINTO »
L'OMBELICO DEL MONDO »
NEL DEDALO DI GERUSALEMME CON LA CROCE »
CENNI STORICI SULLA "VIA CRUCIS" »
LE STAZIONI, PRIMA DELLA CONDANNA A MORTE »
LE STAZIONI PRESSO PILATO »

LE STAZIONI PORTANDO LA CROCE
Sono le stazioni 8, 9 e10 lungo la via Dolorosa.

8a - Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce
I soldati romani fermano un uomo, un contadino, evidentemente, robusto e ben messo, per portare per un tratto la croce di Gesù che era evidentemente spossato dalla flagellazione, onde il condannato potesse arrivare a destinazione ancora vivo e così poter subire la crocifissione a soddisfazione degli astanti.

Matteo in 27,32 dice solo che era un uomo di Cirene e che si chiamava Simone, quindi in ebraico "Shime'on" .
Le lettere ebraiche anche in questo caso ci aiutano a formare un'idea: Simone di Cirene "ascoltò Portò all'innocente Forza al corpo nei lamenti ".
Luca in 23,26 aggiunge che Simone tornava dai campi e poi con la croce seguì Gesù che lo precedeva nel corteo.
Marco in 15,21 precisa che questo Simone di Cirene era padre di Alessandro e di Rufo e fa intuire che quei personaggi, figli del Cireneo, erano noti a Roma, perché il Vangelo di Marco là fu scritto; peraltro, in Romani 16,13 si trova ricordato un Rufo.
(Nota personale: nel maggio del 1995 in pellegrinaggio a Gerusalemme in una Via Crucis che si sviluppò lungo la Via Dolorosa, ebbi l'onore di portare la croce, in quel caso invero leggera.)

Scrive il cardinal Ravasi a proposito dei figli del Cireneo "il gesto del padre di aiutare Gesù, non li aveva lasciati indifferenti e avevano aderito alla nuova religione diventandone membri noti"; il servizio involontario, ma efficace di quel Simone dette frutto e i suoi figli divennero cristiani!
Gesù e Simone si saranno guardati in faccia e il cuore di Simone si sarà incendiato dell'amore di Gesù?
Quel Simone, inoltre lavorava la campagna, quindi aveva una campagna rossa "'adamah" , e tale fatto fornisce il pensiero che rispettava il comando di coltivare e custodire la terra che Adamo in Genesi 2,15 ricevette nel paradiso terrestre prima di uscirne.
Simone era andato evidentemente nei campi la mattina presto e tornava verso le 11-12 del giorno per prepararsi debitamente per la festa che iniziava la sera, quindi, è da presumere che fosse anche un uomo pio sì che il suo nome, come quello dei suoi figli, è scritto appunto sulla Bibbia, il libro della vita!
Di fatto il Cireneo patì una parte delle sofferenze di Gesù per la salvezza di tutti e questa è la chiamata per tutti cristiani, quelli che vogliono seguirlo.

Giovanni non cita l'episodio del Cireneo, ma in 19,17 precisa che Gesù portò la croce e con questa uscì dal Pretorio, onde dando peso ai Sinottici il Cireneo fu d'aiuto per un tratto del percorso.
Cirene in Libia orientale, nell'attuale cirenaica, fu una colonia greca e poi romana al tempo di Gesù, e v'era insediata una comunità ebraica; quindi c'erano contatti con Gerusalemme per le grandi feste, infatti, negli Atti degli Apostoli 2,5-11 sono citati anche quelli di Cirene tra gli ascoltatori del primo Kerigma di Pietro.
Atti 6,9 poi informa che i Cirenei avevano una loro sinagoga a Gerusalemme, detta dei liberti e che alcuni di Cirene furono i primi che annunciarono Cristo ad Antiochia (Atti 11,19); indi in Atti 13,1 è citato un certo Lucio di Cirene.

In un ossario del I secolo nella valle del Cedron a Gerusalemme, Eleazer Sukenik dell'Università Ebraica di Gerusalemme, studioso dei rotoli del Mar Morto, ha trovato una teca di terracotta con sovrascritto "Alessandro figlio di Simone di Cirene" e visto che Alessandro era un nome raro per Gerusalemme di quel tempo, alta è la probabilità, che combinato con Simone e Cirene, quella teca fosse proprio la tomba delle ossa di quel personaggio e della famiglia in quanto vicina c'era anche un'altra teca di "Sara (figlia) di Simon, di Ptolemais", ossia Tolmeita, località ad ovest di Cirene, nella Cirenaica.

9a - Gesù incontra le donne di Gerusalemme
L'episodio dell'incontro lungo la Via Dolorosa di Gesù con le donne di Gerusalemme è ricordato soltanto dal Vangelo di Luca 23,27-31 in questo modo : il corteo della crocifissione era seguito da "una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi!, e alle colline: Copriteci! Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?"

Con quel Cadete su di noi! e alle colline: Copriteci! Gesù richiama una profezia di Osea 10,8 contro l'idolatria, e ne cita altre, se il legno verde... ossia il giusto... è bruciato... cosa si farà del legno secco... ossia dei peccatori veri? (Ezechiele 21,3-8 e Proverbi 11,31)

Ricorda in tal modo che si stanno avvicinando i tempi del giudizio finale.
Gesù nel vedere quelle donne che piangono lascia loro una parola che supera il sentimentalismo, perché desidera la vera conversione del cuore e lo dice alle madri, perché lo trasmettano ai figli, in quanto sono vicini gli ultimi tempi.
Non serve, infatti, compiangere a parole le sofferenze di questo mondo, mentre la nostra vita continua come sempre, per questo il Signore avverte del pericolo del peccato e richiama la serietà in previsione del giudizio ormai prossimo.

10a - Gesù è crocifisso
La crocifissione preceduta dalla rituale flagellazione era un modo per mettere a morte con un supplizio così atroce e umiliante che non poteva essere applicata a un cittadino romano, ma solo a schiavi e a stranieri colpevoli.
Sulla croce i condannati potevano essere legati o inchiodati.

Il Vangelo di Giovanni fa intendere che con Gesù furono usati i chiodi quando dice: "Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore! Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". (Giovanni 20,24s)

Nell'ebraismo, l'impiccagione e la crocifissione erano i tipi di morte che si davano fuori della città a un criminale senza Dio, com'è evidente da: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno." (Galati 3,13)

Eppure nel caso di Gesù quel maledetto che pendeva dal legno fu riconosciuto che era diverso da tutti gli altri, tanto che il Vangelo di Matteo segnala: "Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: Davvero costui era Figlio di Dio!" (Matteo 27,54)

Analogamente il fatto lo citano Marco in 15,39 e Luca in 23,47 ove il centurione dice "Veramente quest'uomo era giusto".

Gli ebrei per la stessa Torah, davanti ai loro occhi invero avevano un impedimento per concludere quanto sosteneva il centurione e i suoi uomini.
L'appeso al legno, infatti, per la Torah è una maledizione di Dio, come dice il Deuteronomio 21,23 "Se un uomo avrà commesso un delitto degno di morte e tu l'avrai messo a morte e appeso a un albero, il suo cadavere non dovrà rimanere tutta la notte sull'albero, ma lo seppellirai lo stesso giorno, perché l'appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore, tuo Dio, ti dà in eredità."

In effetti, chi fu maledetto, fu il serpente che pendeva dall'albero che aveva inoculato il suo veleno all'umanità tutta intera, invasa appunto del demonio.
Dio aveva detto il primo "maledetto" in questo modo: "Allora il Signore Dio disse al serpente: Poiché hai fatto questo, maledetto..." (Genesi 3,14)

Cristo fu messo in croce col corpo straziato e ferito, col sangue che gli scorreva sul volto, dalle spalle e dal capo coronato di spine e non si resero però conto i Giudei che si stavano compiendo le profezie d'Isaia sul "Servo di IHWH" e che un giusto: "È stato annoverato tra gli empi." (Isaia 53,12)

Sotto i loro occhi si attuava al vivo quanto dice il Salmo 22:

  • il Messia avrebbe gridato a Dio;
  • i denigratori avrebbero detto del Messia: "s'è confidato in Dio: lo liberi...";
  • i piedi e le mani del Messia sarebbero stati forati;
  • gli abiti del Messia sarebbero stati spartiti;
  • la tunica del Messia sarebbe stata tirata a sorte;
  • il Messia avrebbe avuto sete poco prima di morire;
  • il Messia sarebbe stato circondato dai Gentili alla Sua passione.
Di fatto non compresero che quegli era il Messia eppure lui recitava proprio quel Salmo quando diceva "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" in ebraico "Eloì, Eloì, lemà sabactàni?" e snocciolava davanti a loro le profezie che si stavano attuando.
Credettero che chiamasse Elia, eppure pregava in croce, con quel Salmo che proprio in quel modo inizia. (Vedi: "I Salmi, conforto del crocifisso")

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