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COLORO CHE SONO NEL PIANTO
"Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati." (Matteo 5,4)
È sempre opportuno considerare quali siano le parole chiave del messaggio dei Vangeli in ebraico, perché essendo questa la lingua liturgica delle Sacre Scritture dietro ad ogni parola c'è un coacervo di informazioni e di collegamenti con queste che possono aumentare il senso e la comprensione.
In ebraico "piangere" ha il radicale da cui pianto "boekoe" e "pianto e lutto" "bekot" .
Per approfondire tale termine è da pensare che il radicale è relativo all'oscurarsi degli occhi, allo spengersi e venir meno dello spirito, quindi spezzando s'ottiene () + che porta a considerare l'idea "una casa che si spenge ", evidentemente per un lutto e un "dentro venir meno " e anche ciò che prima "dentro era facile liscio, retto, è uscito ".
In ebraico c'è anche il verbo con radicale che indica "il rattristarsi, il far cordoglio, il lamentarsi, l'affliggersi" da cui lutto, duolo "'eboel" e afflitti, in genere, al plurale "'abalim" .
Tenuto conto che" consumarsi, logorarsi" è si può pensare come "un iniziare a consumarsi ().
In ebraico, infine, il "consolare" e "l'avere compassione" hanno il radicale , verbo che è il radicale anche di "Consolatore" tante volte annunciato da Gesù nel Vangelo di Giovanni, lo Spirito Santo, colui che sarà a guidare () i viventi .
Ciò premesso, è da considerare che sono le più disparate le motivazioni che provano l'uomo e lo fanno trovare afflitto a piangere della propria situazione, per dolore fisico, per disastri e cataclismi, per la morte e la malattia di persone care, per l'oppressione da parte di altri, per le condizioni sociale, per sofferenze morali, ecc., eppure è stato creato per essere perfetto e felice!
Perché allora la sofferenza e la morte?
Il padrone del campo ai servi che gli dicevano della nascita della zizzania assieme al grano buono, osservò "Un nemico ha fatto questo" (Matteo 13,28) e per non rovinare completamente tutto concluse che l'erbaccia sarebbe stata eliminata al tempo della mietitura.
Occorre allora attendere gli ultimi tempi, la venuta del Messia quando porterà un cielo nuovo e una terra nuova, quando, di fatto, Dio "...asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate." (Apocalisse 21,4)
Dio avrà compassione e consolerà l'uomo tramite il Messia.
Ecco che Gesù con questa seconda beatitudine prospetta agli ascoltatori che lo seguivano e a tutti i lettori del Vangelo la venuta di questi tempi ultimi che portano di conseguenza l'attuazione delle promesse di consolazione da parte di Dio, le promesse proposte dagli antichi profeti di cui ricordo qui di seguito alcuni passi.
Il profeta Isaia aveva, infatti, profetizzato che "Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto..." (Isaia 25,8)
Il libro detto del profeta Isaia inizia con "Consolate, consolate il mio popolo..." (Isaia 40,1) i capitoli 40-55 della seconda parte detta appunto "Libro della consolazione d'Israele" che contiene tra l'altro le profezie sul Servo di IHWH:
(In "Adamo, uomo tra due Regni" ho riportato tra l'altro decriptato l'intero capitolo 40 di Isaia)
Gesù, poi, nella sinagoga di Nazaret (Luca 4,16-21), all'inizio del proprio ministero, ebbe a riportare a come compiuta con se stesso la seguente profezia di Isaia: "Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti..." (Isaia 61,1-2)
Ed ancora dice il Signore "svaniranno afflizioni e sospiri. Io, io sono il tuo consolatore." (Isaia 51,11-12)
Dice poi ancora al riguardo il profeta Geremia: "In quel tempo - oracolo del Signore - io sarò Dio per tutte le famiglie d'Israele ed esse saranno il mio popolo... Ti ho amato di amore eterno... Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni..." (Geremia 31,1-3-9)
I seguaci di Cristo comprenderanno che si stanno attuando questi eventi e pur se nel pianto saranno consolati!
C'è un villaggio col nome di Nain a 8 Km a sud-est di Nazaret in Galilea che è accettato essere il luogo dove Gesù risuscitò il figlio di una vedova.
Cito il fatto perché Gesù in tale occasione si commosse e le disse "non piangere", infatti, questo è il racconto dell'episodio in Luca 7,11-16 "In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: Non piangere! Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: Ragazzo, dico a te, alzati! Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: Un grande profeta è sorto tra noi e: Dio ha visitato il suo popolo."

Questa seconda beatitudine avverte che sta venendo il tempo della commozione di Dio e della consolazione con la risurrezione che porterà il Messia che cancellerà la morte e il pianto.
Del pari, infatti, il commuoversi e il piangere con chi piange sono atti che Gesù compie anche in occasione della risurrezione di Lazzaro, "Gesù allora quando la vide piangere (Maria la sorella di Lazaro) e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e..." (Giovanni 11,33)

In definitiva, Gesù di Nazaret è veramente il Messia, l'Emmanuele, Dio con noi che si è commosso della situazione umana e ha con patito con lei e per lei.
Il comandamento che avvicinerei a questa beatitudine è il 3° della tradizione ebraica, ossia "non pronuncerai il nome di Dio invano", perché è da avere fede; Lui vede le tue sofferenze e ti consolerà, ma il sofferente deve invece chiedere di aver fede.

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