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CHI SOFFRE PER IL VANGELO
"Beati voi quando v'insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia." (Matteo 5,11)
Quando Il Signore inviò i dodici ad annunciare il Vangelo li preparò e li avvertì così: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi." (Matteo 10,16-20)
I cristiani i fratelli di Gesù inviati nel mondo ad annunciare la vera giustizia del regno dei cieli come Lui saranno perseguitati.
Chiunque soffre un'ingiustizia a causa del Vangelo di fatto è beato.
Gesù, infatti, aggiunge a questa beatitudine: "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi." (Matteo 5,12)
(Nel brano Matteo 23,13-32 in cui sono ripetuti per 7 volte le parole "Guai a voi", nei riguardi di "scribi e farisei ipocriti" vi è anche una dura accusa contro di questi per la morte dei profeti.)
Le persecuzioni vennero eccome!
Basta leggere gli Atti degli Apostoli ed alla lapidazione del Diacono Stefano di Gerusalemme il primo cristiano martirizzato, considerato protomartire della Chiesa universale.
C'è però negli stessi Atti un interessante episodio edificante sulla liberazione degli apostoli imprigionati, grazie all'intervento in Sinedrio di un membro, il rabbino Gamaliele, con parole di verità, autorevole e illuminato, alla cui scuola andò da giovane anche Paolo di Tarso.
Il Sinedrio aveva, infatti, ormai l'intenzione di far morire gli apostoli quando fece catturare di nuovo per ripetizione di "reato" i già ammoniti di non predicare che Gesù era il Cristo dopo che imprigionati erano stati miracolosamente liberati.
Questo è il racconto da cui si evince che, comunque, pur se degni di essere liberati, furono flagellati e soffrirono con gioia i patimenti in nome di Gesù: "Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo. Diede ordine di farli uscire per un momento e disse: Uomini d'Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadere da lui furono dissolti e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse gente a seguirlo, ma anche lui finì male, e quelli che si erano lasciati persuadere da lui si dispersero. Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest'opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio! Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo." (Atti 5,34-42)
Le persecuzione le segnala anche la prima lettera di Pietro che riporta anche come un'ulteriore Beatitudine quando dice: "Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome." (1Pietro 4,12-16)
"Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani." (Da "Apologeticum", 50,13 di Tertulliano)
La storia successiva, fino ad oggi compreso, dimostra che questa persecuzione è stata continua ed ha procurato un numero innumerevole di martiri cristiani, addirittura ancora crocifissi, come leggo oggi 3-5-2014 su Repubblica che è avvenuto in Siria.
Gli annunciatori del Vangelo, conclude Matteo 5,13-16, con il loro servizio, danno sapore al vivere nel mondo come il sale lo fa rendendo piacevoli i cibi e illuminano il cammino degli uomini come luce di una lampade posta in alto.
Il comandamento che avvicinerei a questa beatitudine è il 4° della tradizione ebraica, ossia "santificare le feste", perché si tratta di perseguitati a causa del Vangelo.
In definitiva direi che i seguaci di Gesù, perseguitati per il Vangelo sono quelli che hanno ricevuto il suo sigillo di cui parla il libro dell'Apocalisse 7,2-4.
Sigillo in ebraico è "cheta"
e letto con i singoli significati grafici delle lettere ebraiche si ha: "stretto
al Crocifisso
ha vissuto
".
Nella scia di questa beatitudine rientra un famoso fioretto di San Francesco: "Frate Lione con grande ammirazione il domandò e disse: Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia. E santo Francesco sì gli rispose: Quando noi saremo a santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto ed afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e 'l portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi? E noi diremo: Noi siamo due de' vostri frati, e colui dirà: Voi non dite il vero, anzi siete due ribaldi ch'andate ingannando il mondo e rubando le limosine de' poveri; andate via e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all'acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilmente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è perfetta letizia... se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza pensando le pene di Cristo Benedetto le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia."