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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
ANDARE IN GALILEA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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APPARIZIONI DEL RISORTO IN GALILEA SECONDO MATTEO
Abbiamo visto come Luca racconta i fatti dell'Ascensione.
Gesù però è vivo nella sua Chiesa; allora, come incontrare Gesù risorto prima della "parusia", ossia prima della sua seconda venuta, che sarà il suo ritorno questa volta però nella gloria?
Su tale tema faccio ricorso a un autorevole Padre della Chiesa, san Bernardo abate, Dottore della Chiesa e precisamente a una sua omelia sulle tre venute del Signore, riportata nei Discorsi della sua Opera Omnia.

«Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifestate. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell'ultima venuta "ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Luca 3,7) e vedranno colui che trafissero (Giovanni 19,37). Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell'ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all'ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell'ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione. Ma perché ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui : Se uno mi ama, dice, conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui (Giovanni 14,23). Ma che cosa significa: Se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto, infatti, altrove: "Chi teme Dio, opererà il bene" (Siracide 15,1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta: "Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato" (Salmo 118,11). Poiché sono beati chi custodisce la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perché il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso. Se conserverai così la parola di Dio, non c'è dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo che "come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste" (1Corinzi 15,49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l'uomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l'ha creato, tutto l'ha redento e tutto lo glorificherà.» (Dai "Discorsi" 5 sull'Avvento, 1-3; Opera omnia)

In tale ambito a mio parere sono da inquadrare interpretazioni su citazioni degli apostoli che incontrano Gesù nella Galilea delle Genti.
Gli evangelisti che scrivevano, sia per riportare i fatti, sia in forma catechetica in favore dei seguaci delle predicazioni, certamente si sono chiesti come potranno i discepoli, aggregati alla Chiesa con il battesimo, avere un incontro autentico col Risorto.
Loro conoscevano la storia avvenuta con gli apostoli e con loro stessi.
L'avevano tutti incontrato nella predicazione mentre nella pratica si comportavano da pagani.
Ecco, che interviene l'interpretazione teologica.
I dodici apostoli, salvo "il figlio della perdizione", (Giovanni 17,12) quindi gli undici, agli inizi furono tutti incontrati in Galilea, terra di frontiera.
Furono come gli undici esploratori della Terra Promessa, dodici contando Giosuè, solo che questi secondi undici furono i primi esploratori del Regno guidati da Gesù.
Ogni terra perciò ove vivono i pagani o i neo pagani è una frontiera ove il Signore certamente operò e opera in ogni tempo per convincere e preparare la conversione dei pagani, per pescare gente serva del Leviatano e salvare gente schiava dei demoni di questo mondo.
Un incontro, perciò, col Risorto in Galilea, cioè... andando tra i pagani... in trincea, aiutando il Signore per vincere le nazioni e preparare la seconda venuta, è quindi da attendersi per tutti i figli della Chiesa, il "nuovo Israele" che nasce dopo l'Ascensione e la Pentecoste.
Questo è il pensiero che si evince dagli ultimi quattro versetti con cui chiude il Vangelo di Matteo con l'apparizione del Risorto, visto che sembra non riferire manifestazioni nel luogo ove ritualmente si raccoglievano gli apostoli sul "Monte Sion" che, infatti, è la parte Sud del colle occidentale, su cui sorge il "Cenacolo" a meno che a quella Galilea non si dia l'interpretazione di zona est di Gerusalemme.
Nel Vangelo di Matteo in 28,16-19 il Risorto si manifesta con questa modalità: "Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. (alcuni di ) Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Quella notazione "sul monte che Gesù aveva loro indicato" è per ricordare che prima il Vangelo di Matteo aveva precisato che l'angelo al sepolcro aveva detto alle donne di riferire tra l'altro ai suoi discepoli: "È risorto dai morti ed ecco vi precede in Galilea; là lo vedrete". (Matteo 28,7)
In effetti, poi lo stesso Vangelo di Matteo riporta che dopo l'ultima cena si portarono verso il monte degli Ulivi e in tale occasione Gesù ebbe a dire "...dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea". (Matteo 26,32)
In effetti, stavano passando dalla "galilea" di Gerusalemme e pare proprio normale che transitandovi assieme per l'ultima volta con gli apostoli Gesù li avvertisse del prossimo incontro dopo la risurrezione.
Se così fosse, allora sarebbe da leggere quella parola Galilea come termine non tradotto di "questo circondario" e con la lettera "G" minuscola per accedere alla soluzione Ascensione che fu evidentemente una teofania certa per gli apostoli e per i discepoli a Gerusalemme.
Quale Galilea, allora?
Erano a Gerusalemme quindi non si può nemmeno escludere, la "galilea" di Gerusalemme stessa.
Quel verbo "precedere" indica però anche un preparare il buon esito di una missione, quindi, è consentita anche una Galilea dei Gentili, in visione profetica per i futuri discepoli.
In tale testo però un cenno all'Ascensione si può arguire come conseguenza di quella notazione dell'aver Lui ricevuto "ogni potere in cielo e sulla terra" che diviene avviso teologico anche per i futuri discepoli con l'assicurazione della sua presenza con loro in ogni tempo.
Li invia, quindi, in missione a fare altri discepoli, a istruirli e a battezzarli per farli entrare nella comunione d'amore.
Questo battesimo deve essere dato "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Matteo 28,19) lo stesso Spirito che cita per la nascita di Gesù (Matteo 1,18) e che annuncia il Battista (3,11).
In definitiva l'andare in Galilea assume una veste esistenziale, l'esperienza dell'incontro personale con Gesù che ha chiamato a seguirlo ed a partecipare alla sua missione, quindi riscoprire il battesimo alla radice della fede e dell'esperienza cristiana.

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