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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
ANDARE IN GALILEA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SIMBOLOGIA DEGLI UNDICI
Matteo sostiene che "Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato." (Matteo 28,16)
In definitiva, perché solo gli Undici?
Apro una parentesi.
Per la preghiera e i riti ebraici sinagogali la forma raccomandata e obbligatoria è con un "quorum" di dieci adulti, ossia di uomini che sono entrati a pieno titolo nel patto di alleanza col Signore in quanto hanno superato il "Bar mitzvah", cioè i 13 anni.
In ebraico detto quorum è definito "minian".
Questa tradizione è spiegata con il brano di Genesi 18 ove Abramo intercede presso il Signore in favore degli abitanti di Sodoma, ma non essendovi neanche dieci giusti, Abramo si fermò nella sua perorazione.
In una visione più ampia, però, gli apostoli che Gesù scelse per iniziare l'annuncio del Regno dei Cieli furono dodici, com'era il numero dei figli di Giacobbe da cui presero nome le tribù d'Israele.
Al proposito è da ricordare che proprio 12, uno per tribù, furono gli inviati da Mosè, secondo quanto è riferito in Numeri 13,1-16, ad esplorare in Canaan i territori della terra promessa.
In effetti, però ben 10 di loro furono a negare la possibilità di conquistarla dimenticando l'alleanza col Signore e che a Lui nulla è impossibile, e tutto il popolo fu a causa loro definito "comunità malvagia" (Numeri 14,27) da parte di Dio, mentre due, Kaleb e Giosuè, erano favorevoli, e solo loro 40 anni dopo entreranno nella terra promessa.
Dieci in ebraico è "a'soer" che posso dividere in + e spiegarmi quella norma del "minian" con il significato grafico delle lettere che suggeriscono "fare () un corpo ", quindi quei 10 sui 12 esploratori fecero un corpo cattivo.
Con riferimento a quegli esploratori, così, scegliendone tra loro undici almeno uno fedele si sarebbe trovato.
Se poi questi seguono Gesù il nuovo e perfetto Giosuè la conquista della terra promessa è assicurata.
Ecco che si può interpretare:

  • "undici", in ebraico "'oechad a'soer" , "un unico fatto () corpo " e "di fratelli che l'aiutano fare () un corpo ", indica già il nucleo di un corpo unitario di fratelli, l'embrione della Chiesa. Fratelli uniti, quindi amore e unità, i pilastri del cristianesimo voluto da Cristo. Del resto undici erano i teli della Tenda della Dimora in Esodo 26.
  • "dodici", "shenim a'soer" , "rinnovati () saranno i viventi facendone () un corpo " è l'optimum per definire un gruppo ben formato, la Comunità detta Chiesa.
C'è però di più, a mio parere, sul perché è data tanta dignità al numero undici in quella narrazione del Vangelo.
Tale numero lo ritengo legato a un episodio significativo della storia della salvezza che chi non è aduso come gli ebrei del tempo di Gesù a trattare con la Torah non coglie facilmente.
Questo numero, intanto, pare proprio volerci ricordare l'ultima cena di Gesù con gli apostoli e gli eventi che accaddero dopo che Giuda Iscariota uscì per il tradimento e rimasero solo gli Undici con Lui.
Gesù doveva confermare una grande decisione, accettare il calice degli eventi che gli si stavano preparando, tanto che poi disse ad alcuni di loro - Pietro, Giacomo e Giovanni - "La mia anima è triste fino alla morte"... (Matteo 26,30)
L'ultima sera dopo la cena Gesù con gli Undici uscirono assieme dal cenacolo e si diressero al monte degli Ulivi, all'orto del Getzemani.
In quel momento Gesù, accompagnato da quegli undici apostoli, era come... Giacobbe accompagnato dagli undici figli.
Occorre infatti andare al momento in cui Giacobbe era in pericolo di morte, perché inseguito dal fratello Esaù con 400 uomini, mentre, del pari, Gesù stava per essere arrestato dagli uomini guidati da Giuda.
Gesù era potenzialmente il nuovo Israele, ma non aveva ancora lottato con l'angelo della morte e vinto com'era accaduto nell'episodio di Giacobbe che dovette lottare tutta la notte al torrente Iabbok, dove fu benedetto e gli fu cambiato il nome da Giacobbe in Israele.
Quella notte Gesù fece attraversare il torrente Cedron ai suoi Undici e lottò sudando sangue, poi un angelo lo consolò.
Proveniente dall'Anatolia, mentre Giacobbe si dirigeva verso quella che sarà la terra promessa, racconta il libro della Genesi, "...gli si fecero incontro gli angeli di Dio. Giacobbe al vederli disse: Questo è l'accampamento di Dio, e chiamò quel luogo Macanàim." (Genesi 32,2s)
Per contro Gesù quella notte portò i suoi Undici fuori dalla Città degli angeli, fuori di Gerusalemme.
Poi mise al sicuro gli Undici dicendo alle guardie che venivano ad arrestarlo "lasciate che questi se ne vadano" (Giovanni 18,8).
Non ne perse nessuno come aveva promesso al Padre: "Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura." (Giovanni 17,11s)
"Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono" (Matteo 26,56), ma le guardie non li inseguirono.

Sono così andato a cercare quando nella Bibbia ebraica si parla per la prima volta di un numero "undici" e si trova che ciò avviene proprio nell'accennato episodio di Giacobbe che in pericolo di vita si trova con gli undici figli al guado del torrente Iabbok, ove lottò tutta la notte con un angelo e "Durante quella notte egli si alzò, prese... i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente..." (Genesi 32,23-24)
Quegli undici figli rappresentavano già Israele futuro che nella pienezza sarà di dodici con la nascita del figlio della destra, Beniamino.
Questa interpretazione mi pare solida e sostenibile.
Su quel racconto di Genesi 32 tornerò più avanti presentandone la intera decriptazione col mio metodo "Parlano le lettere".
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