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PENSIERI DAL E SUL TALMUD

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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PERCHÉ TALMUD »

SUL DIO DI ABRAMO, IL DIO D'ISACCO, IL DIO DI GIACOBBE
Dio nel rivelarsi la prima volta a Mosè al roveto ardente "...disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". (Esodo 3,6)
Secondo il Talmud i fondatori dell'ebraismo Abramo, Mosè e Aronne erano arrivati anche con la ragione a pensare a un Dio unico, come raccontano i "midrash", infatti, Abramo, ancor prima della rivelazione, secondo quanto si ricava dal "Midrash Hagadah" sarebbe arrivato con la sola ragione alla conclusione dell'esistenza di un Dio unico.
Pare che gli astrologi avessero predetto a Nimrod, re di Ur, che il bambino Abram avrebbe distrutto il suo regno e lo consigliarono di ucciderlo ancora in fasce (come Erode voleva fare con Gesù); fu così che Abram per tre anni fu nascosto con la nutrice in una grotta, ma appena poté iniziare a ragionare, uscito dalla grotta, vide gli astri e li adorò per una notte intera, ma al mattino quando sorse il sole adorò quello perché oscurava gli astri, ma alla sera si oscurò il sole e riapparve la luna e concluse: "Invero tutti hanno un Signore e Dio."

Ed ancora: "Quando Abram si ribellò all'idolatria suo padre lo condusse dal re Nimrod il quale gli chiese di adorare il fuoco. Abram rispose dovremmo allora adorare l'acqua che spegne il fuoco. Allora adora l'acqua disse Nimrod. Abram disse ancora dovremmo allora adorare la nuvola che versa l'acqua. E Nimrod allora adora la nuvola. Se è così rispose Abram dovremmo adorare il vento che disperde le nubi. E Nimrod, allora adora il vento. E allora disse Abram dovremmo adorare l'essere umano che respira (che alita)." (Esodo R. XXXIII 13)

In Esodo R. V 14 sul primo incontro di Mosè e Aronne col Faraone è riportato il seguente "midrash": "Il Faraone chiese: chi è il vostro Dio che io possa prestare orecchio alla sua voce? Essi risposero: L'Universo è pieno della forza e della potenza del nostro Dio. Egli esisteva prima che il mondo fosse creato e continuerà ad esistere quando il mondo sarà finito. Egli ti ha plasmato e influsso in te il soffio della vita. Egli ha disteso i cieli e posto le fondamenta della terra. La sua voce taglia le fiamme di fuoco, fende le montagne e frantuma le rocce. Il suo arco è fuoco e fiamme le sue frecce. La sua lancia è una face, suo scudo le nubi, sua spada il lampo. Egli ha formato montagne e colline e le ha rivestite d'erba. Fa cadere pioggia e rugiada, fa germogliare i pascoli: forma l'embrione nel seno materno e lo rende capace di uscirne essere vivente."

Nel Talmud, per contro, visto che vi sono uomini che si professano atei o vivono come se non dovessero poi rendere conto delle proprie azioni, sono considerati come il "Nabal", lo stolto, (Salmo 14,1 e 53,1), individuo moralmente corrotto che imposta la vita sul principio "Non c'è Dio".
Un individuo del genere è l'"Apikpros" o Epicureo che nega l'esistenza di un giudizio sulle azioni degli uomini e del Giudice Supremo (Genesi R. XXVI 6).

Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche X 11.7 parla dell'epicureo come di un uomo che: "pone la provvidenza fuori della vita umana e non crede che Dio si prenda cura delle cose di questo mondo, né che l'Universo sia governato e continui ad esistere per questa natura benedetta e immortale, ma crede che il mondo proceda per sua propria volontà, senza una guida né un custode."

La fede nel Dio unico è difesa nel Talmud sia nei riguardi della setta dei "Minim", quindi del trinitarismo dei cristiani, sia contro l'idolatria dei pagani e in particolare di greci e romani tanto che si arriva a dichiarare che:" Chiunque ripudia l'idolatria, è considerato Ebreo" (Meg. 13a) in quanto "Sì importante è la questione dell'idolatria che, chiunque la rigetta, è come se conoscesse l'intera Torah." (Chul. 5a)

La dichiarazione del Signore riportata dal profeta Isaia 44,24 diviene punto di forza nella discussione.

"Dice il Signore (), che ti ha riscattato e ti ha formato fin dal seno materno: Sono io, il Signore (), che ho fatto tutto, che ho dispiegato i cieli da solo (solo da me baddi ), ho disteso la terra; chi era con me?" (Isaia 44,24)

Il che non esclude che Dio trinità - Padre Figlio e Spirito Santo - fossero Uno e che Lei la Trinità da sola creasse e nemmeno esclude o conferma che non fossero già stati creati gli angeli che peraltro giustificano il termine plurale "'Elohim" usato in Genesi 1 al momento della creazione, nome che si coniuga al singolare e al plurale.

Ad esempio in Giosuè 22,22 è al singolare "Dio degli dèi è il Signore! Dio degli dèi è il Signore! ( ) Egli lo sa...", ma nel testo della Torah in Genesi 1,26 'Elohim però parla al plurale "Facciamo l'uomo...".

Nel Talmud per rintuzzare una diversa opinione racconta questo "midrash": "Mosè giunto a quel versetto disse: Signore dell'Universo perché fornisci agli eretici un pretesto per affermare che ci siano più divinità? Scrivi! rispose Dio, che chiunque desideri errare erri! ... Lasciamo invece che imparino dal loro Creatore, che ha creato tutto, il quale prima di creare l'uomo, consultò i suoi angeli consiglieri!" (Midrash Tankuma' Shemot 18; Talmud Sanhedrin 38b)

La polemica si esplicò anche contro la terminologia di Padre e Figlio, infatti, si trova "Il Santo, benedetto Egli sia, disse 'Io sono il primo' (Isaia 44,6) perché non ho padre; ed 'Io sono l'ultimo' perché non ho fratello e 'oltre a me non c'è Dio', perché non ho figli." (Esodo R. XXIX 5)

Al riguardo è da considerare però che ovviamente la terminologia trinitaria usa termini antropologici, leciti peraltro nella descrizione del divino anche secondo la Bibbia, considerati porta d'ingresso per entrare in quel mistero.
D'altronde si trova anche notato da sapienti ebrei che "Noi prendiamo in prestito espressioni proprie alle sue creature e le applichiamo a Lui per facilitarne la comprensione." (Mech. a XIX 18; 65 a)

Incorporeità, onnipresenza e onniscienza oltre che eternità sono prerogative di Dio riconosciutegli esplicitamente dal Talmud.

Per far intuire l'incorporeità di Dio è fatta l'analogia tra Dio e l'anima: "Come nessuno conosce la sede dell'anima, nessuno conosce la sede del Santo, benedetto Egli sia. Neppure le sante Chayyoth che sostengono il trono della gloria, sanno dove sia il posto di Lui, perciò esclamano 'Benedetta la gloria del Signore là dove ha la sua dimora!' (Ezechiele 3,12b)", usano cioè una espressione indeterminata, perché nemmeno loro sanno dov'è.

La letteratura rabbinica spesso per indicare la Divinità usa la parola "il Luogo" "hamaqom" che discende dal detto "Il Santo, benedetto Egli sia, è il luogo del suo Universo, ma il Suo Universo non è il Suo luogo" (Gen. R LXVIII 9), nel senso che egli limita lo spazio, ma lo spazio non lo limita.

Sull'onnipresenza del Signore, in aiuto per evitare di peccare il redattore della "Mishnah" R.Jeudah scrive "Sappi ciò che sta sopra di te, un occhio che vede, un orecchio che sente e tutte le tue azioni sono scritte in un libro." (Aboth II 1)
Dio ha posto un limite alla propria onnipotenza lasciando un importante margine di libertà all'uomo, infatti, un principio rabbinico è "Tutto è in potere del cielo, eccetto il timore del cielo." (Ber. 33 b), perché questa è una scelta lasciata a ciascuno e si trova il seguente "midrash": "Un eretico domandò a un dottore della legge: Pensi che Dio preveda ciò che accadrà. Certamente fu la risposta. Come può allora dire la Scrittura che il Signore si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra? (Genesi 6,6) Allora il dottore domandò: Hai un figlio? Si. Che facesti quando nacque? Mi rallegrai. Ma sai che un giorno dovrà morire? Si, ma rallegriamoci in un giorno di gioia e rattristiamoci in un giorno di lutto. Così fece il Santo, benedetto sia il Suo Nome. Fece un lutto di sette giorni prima di scatenare il diluvio." (Genesi R. XXVII 4)

Per evitare poi di suggerire che la natura alcune volte ha necessità di correzioni con miracoli, doveva essere che i miracoli della Scrittura erano preordinati dal principio del mondo e servivano a "santificare il Suo grande nome nel mondo" (Sifré Deut 306,132 b), similmente alla conclusione che da Gesù sul perché del cieco nato in Giovanni 9,3b "...perché in lui siano manifestate le opere di Dio."

Il Talmud sui miracoli, infatti, precisa: "Al momento della Creazione Dio pose al mare la condizione di dividersi al passaggio dei figli d'Israele, al sole e alla luna di fermarsi fino che Giosuè lo avesse voluto, ai corvi di nutrire Elia, al fuoco di non bruciare Hananiah, Mishael e Azariah, ai leoni di non far male a Daniele, al pesce di vomitare Jonah." (Gen. R. V 5)
In analogia era detto: "Dieci cose furono create alla vigilia del Sabato all'ora del crepuscolo: La bocca della terra (Numeri 16,32), la bocca del pozzo (Numeri 21,16), la bocca dell'asina (Numeri 22,28), l'arcobaleno, la manna, la verga (Esodo 4,17), lo Shamir, la forma dei caratteri scritti, la scrittura e le tavole di pietra." (Aboth V 9)
Si conclude poi che l'uomo poté essere creato perché il principio della misericordia ebbe preminenza nella creazione, infatti: "Quando il Santo, che benedetto sia, venne a creare il primo uomo previde che da lui sarebbero nati buoni e cattivi. Disse: Se lo creo verranno da lui dei malvagi; se non lo creo come potranno sorgere da lui dei buoni? Che fece? Allontanò da sé la via del malvagio e con l'attributo della misericordia creò l'uomo." (Genesi R XII 15)
Dio, il giudice dell'Universo, dai sapienti d'Israele è definito "il Misericordioso" "Rachmanah" e ritengono che "il mondo è giudicato dalla grazia." (Aboth III 19)

La letteratura rabbinica è ricca di pensieri che propongono la paternità di Dio palesata e resa efficace grazie alla sua alleanza.
Del resto il Deuteronomio 14,1 propone che Dio per chi ha chiamato dall'Egitto è "padre", infatti, dice: "Voi siete figli per il Signore, vostro Dio."

R. Jeuda commenta così tale versetto: "Finché vi comportate come figli obbedienti..." R. Meir, dal canto suo dichiarava che in entrambi i casi si applica questo nome visto che si leggono nella Scrittura frasi come "Sono figli insensati" (Geremia 4,22) "Sono figli in cui non c'è fede" (Deuteronomio 32,20) il che prova che, anche indegni, portano sempre il nome di figli. (Kid. 36a)
Era "...costume degli antichi pii di trascorrere un'ora in silenziosa meditazione e poi pregare, per meglio rivolgere il cuore al Padre loro nei cieli." (Ber. V 1)

In tale filone ben s'inquadrano gli episodi dei Vangeli in cui Gesù si ritira a pregare per colloquiare evidentemente con Dio Padre.
Dio è Santo e ordinò a Mosè in Levitico 19,2: "Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo (qadosh )."

Tra i vari pensieri su tale affermazione pare ben centrata quella di RaShI dell'XI secolo, ossia Rabbi Shlomo Iitzhaqi, uno dei più autorevoli commentatori della Bibbia che interpreta il termine ebraico "Qadosh" , "santo", nel senso di "distinto, differenziato, diverso", quindi come a dire "siate diversi (dagli altri popoli idolatri) come Io, il Signore, lo Sono dagli altri dèi".

Nel libro di Giosuè, infatti, si trova collegato il concetto di imitare di santità di Dio evitando di servire dei stranieri, ossia non seguendo la mentalità pagana di altri popoli, infatti: "Giosuè disse al popolo: Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio Santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà." (Giosuè 24,19)

In questo brano l'aggettivo Santo, tra l'altro, è riportato al plurale "qadoshim" come a dire è inarrivabile, perché di ogni santità.
Ciascun uomo pur se creato da Dio con il conio dell'umanità, cioè di Adam, è anche diverso da ogni altro uomo; deve perciò tendere con volontario assenso a interpretare al meglio nella propria diversità la similitudine con Dio, secondo quella che è la Sua volontà, e portare così a compimento ciò che Dio ha pensato per lui.
Al riguardo riporto questi due commenti ben collegati a tale linea di pensiero:

  • Un allievo chiese al Maestro: "Perché è detto il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe" (Esodo 3,6) e non il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe?; e il Maestro rispose: "Perché Isacco e Giacobbe non s'appoggiarono sulla ricerca e il servizio di Abramo, ma ricercarono da sé l'unità del Creatore e servirono Dio in modo diverso da Abramo".
  • Quando Rabbi Baruch di Mesbiz arrivava alle parole del Salmo: "...non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre finché non avrò trovato un luogo per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe" (Salmi, 132;4s) si fermava e diceva a se stesso: fino a che trovo me stesso e faccio di me una dimora pronta ad accogliere la Shekinah, la Divina Immanenza.
Si trova nella preghiera comunitaria del "Padre nostro" insegnata da Gesù "...sia santificato il tuo nome..." (Matteo 6,9) e il santificare Dio, cioè il Suo Nome, è il primo dovere d'ogni ebreo che lo deve onorare nel mondo evitandone ogni profanazione sì che una cattiva azione oltre che un peccato personale è un tradimento verso Dio e verso il proprio popolo, tanto che vale il principio: "Per la profanazione del Nome è più grave recar danno a un non ebreo che a un fratello Israelita." (Tosifta B.K.X15)

L'uso ebraico di non pronunciare il nome del Tetragramma sacro IHWH , comunque di leggerlo con una perifrasi come Adonai, è forse da collegare col cercare d'evitare la sua profanazione che si verificherebbe mischiando il vero Nome con gli inevitabili peccati di chi lo pronuncia.

Secondo il Talmud in Jomà VI 2 la formula che usava il Sommo Sacerdote nel Giorno dell'Espiazione era; "O IHWH, il tuo popolo, la Casa d'Israele, ha commesso iniquità, ha trasgredito e peccato dinanzi a Te. Ti supplico per il Tuo Nome IHWH (che ricorda la prerogativa divina della misericordia) fa Tu espiazione per le iniquità, per le trasgressioni e per i peccati per cui il Tuo popolo, la Casa d'Israele, ha commesso iniquità, ha trasgredito e peccato davanti a Te, com'è scritto nella Torah del Tuo servo Mosè. Perché in questo giorno sarà fatta espiazione per voi, per purificarvi; di tutti i vostri peccati sarete purificati dinnanzi a IHWH." (Levitico 16,30)

Questa formula è importante, sia perché ci porta al tempo di Gesù quando il Tempio era attivo e si celebrava nel modo rituale il giorno dell'espiazione, sia per quel rivolgersi al Signore chiedendo "fa Tu espiazione".
Puntuali i testi del Nuovo Testamento al riguardo registrano che Gesù, il Signore stesso, fa proprio Lui espiazione e si fa vittima per i peccati del Suo popolo:
  • il Vangelo di Giovanni 1,29: "Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!"
  • la lettera agli Ebrei 9,11s: "Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna."
  • la 1Giovanni 2,1s: "Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo."
La Torah, piano e progetto della creazione, è l'espressione rivelata della Sapienza divina, coeterna con il Creatore, come asserisce autorevolmente il libro dei Proverbi al capitolo 8: "La sapienza se non chiama e l'intelligenza non fa udire la sua voce?... Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine. Dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra."

Nel primo "giorno" della creazione, quello della "Luce", alcuni del Talmud danno per creati in contemporanea anche tutti gli elementi nominati in Genesi 1 fino al versetto 5, vale a dire quanto evidenzio in grassetto:

"In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe (tohu) e deserta (bohu) e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno."

Infatti, c'è questa dichiarazione: "Dieci cose furono create il primo giorno: il cielo e la terra, tohu e bohu, luce e oscurità, vento e acqua, la durata del giorno e la durata della notte." (Chag. 12 a)
Nello stesso testo si trova una disquisizione sul cielo, in ebraico "shamayim" e tra l'altro viene osservato che la "Tenak" ha sette espressioni quando parla del cielo, indi vi sarebbero sette cieli, chiamati rispettivamente:
  • "Doq" velo o corti a che nasconde il Cielo, quello vero, tenda o splendore (in ebraico hanno le stesse lettere ) in cui abita, "Egli siede sopra la volta del mondo, da dove gli abitanti sembrano cavallette. Egli stende il cielo come un velo, lo spiega come una tenda dove abitare". (Isaia 40,22)
  • "Rakia" firmamento creato il 2° giorno (Genesi 1,6) per separare il cielo dalla terra e in cui pose (Genesi 1,17) sole luna e stelle.
  • "Shechaqim" dal Salmo 78,23ss "Diede ordine alle nubi dall'alto e aprì le porte del cielo; fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo: l'uomo mangiò il pane dei forti; diede loro cibo in abbondanza", ove quelle "nubi dall'alto" sono appunto "Shechaqim" ove i mistici dell'ebraismo collocano le macine della manna per i giusti.
  • "Zebul" , è "questa l'abitazione del Potente " o cielo della dimora che si trova in Isaia 63,15 "Guarda dal cielo e osserva dalla tua dimora santa e gloriosa", nome confermato in 1Re 8,13.
  • "Maon" o cielo degli angeli, nome dell'abitazione che si trova in Deuteronomio 26,15 "Volgi lo sguardo dalla dimora della tua santità, dal cielo..." ove Dio "dal seno () vi porta gli angeli " e dove "i viventi sentiranno/vedranno Portarsi gli angeli " che cantano inni di lode.
  • "Macon" tratto da 1Re 8,39 "tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, perdona, intervieni" ove si ritiene conservi piaghe e punizioni, infatti, da lì "piaghe () Portano gli angeli ".
  • "Araboth" sono le nubi del cielo di cui dice il Salmo 68,5, "Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, appianate la strada a colui che cavalca le nubi: Signore è il suo nome, esultate davanti a lui" ove secondo quel testo Chag. 12a Dio conserva i tesori della vita, della pace e della benevolenza, le anime dei giusti, gli spiriti che vuole creare e la rugiada con cui farà rivivere i morti.
Secondo Joma 54 b la terra fu creata da una prima pietra, la pietra "'eben Shityiah" , ossia la "Shit" di "Iah" , "Il Santo che benedetto sia gettò nel mare primordiale una pietra, da cui il mondo trasse origine" e sempre, secondo tale scritto questa pietra si trovava nel Tempio ed era la pietra di volta della terra e del creato, onde il Tempio fu il centro della creazione della terra; quella "Shit" di "Iah" , infatti, "ad accendere Sarà il tutto che c'è nel mondo ".

Questa idea ritengo venga da una particolare lettura del primo versetto della Genesi ricordando che gli antichi testi della Torah non avevano la divisione con parole, ma lettere tutte egualmente distanziate e non c'erano le 5 lettere particolari di fine parola.
Il primo versetto: "In principio Dio creò il cielo e la terra", oggi scritto così:



allora, si può anche leggere:

Creata la "Shit" , creò Dio l'apertura all'esistenza della vita venne dal Cielo Portata , divenne la Terra .

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