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ATTESA DEL MESSIA...
LA NUOVA CREAZIONE
di Alessandro Conti Puorger
PROGETTO IN CORSO D'OPERA
Dio c'è e il mondo è in un'evoluzione dipendente da lui o è autosufficiente?
La creazione per il cristianesimo è opera di Dio in divenire.
San Paolo nella lettera ai Romani (8,22) scrive: "Sappiamo, infatti, che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino a oggi" e da quel "Sappiamo..." si deduce che tale pensiero era comune ai suoi tempi.
Al riguardo J. Ratzinger scrisse: "Il riconoscimento del mondo in divenire come auto compimento di un pensiero creatore racchiude il suo ricondurre alla creatività dello spirito, al Creator Spiritus". ("Fede nella creazione e teoria dell'evoluzione")
La creazione trova pieno compimento con la venuta del Messia, nei tempi di Dio stabiliti dal "...mistero della sua volontà..." ed è realizzata "nella pienezza dei tempi" secondo "il disegno cioè di ricapitolare in Cristo (l'unto, il Meshiach, il Messia) tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra." (Efesini 1,10)
Gli ebrei di quei tempi, come dimostra la produzione di scritti apocalittici, per le vicende storiche attendevano prossima la pienezza dei tempi.
Gesù, per i segni che compì prima e dopo la sua morte fu da molti riconosciuto essere il Messia, venuto al momento opportuno:
- "...alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso." (Ebrei 9,26)
- "...quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli." (Galati 4,4-5)
Lo stesso Gesù, al capitolo 24 del Vangelo di Matteo, fa cenno alle doglie del parto del Messia accennate da San Paolo e parla anche dei dolori che annunciano la fine del mondo con l'avvento della "nuova creazione" e della Gerusalemme celeste per un popolo di redenti, cioè l'attuarsi della profezia di Isaia (65,17) che scrisse: "Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra... creo Gerusalemme per la gioia e il suo popolo per il gaudio".
In tale occasione Gesù si sedette sul Monte degli Ulivi, là dove era atteso che giungesse il Messia (Zaccaria 14,4) e i discepoli in disparte gli si avvicinarono per chiedergli: "Dì a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo..."
Riconoscevano in lui il Messia e attendevano la sua manifestazione nella gloria!
Gesù rispose: "Badate che nessuno v'inganni! Molti, infatti, verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre... nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori" (Matteo 24,3-8); la fine sarà lunga e avverrà che: "...il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli." (Matteo 24,29-31)
In definitiva era attesa una palingenesi (dal greco "palin", "di nuovo" e "génesis" "creazione, nascita, rigenerazione").
Del resto la stessa Pasqua ebraica, considerata vittoria contro l'inverno e primo giorno di luce ininterrotta, massima anche durante la notte per la presenza della luna piena, era figura dell'atteso 8° giorno, del giorno senza tramonto, quello unico della vita eterna in cui, vinta la morte, la creazione sarà nuova e perfetta.
Dopo i rigori dell'inverno, figura dal peccato e dalla morte, la terra che nella Pasqua, a primavera, simbolicamente esce dal non essere, propone così il simbolismo della rinascita del mondo e diviene sinonimo di nuova creazione, di una palingenesi che coinvolge l'universo intero.
Gesù, che peraltro risuscitò un 8° giorno, il primo dopo un sabato, 7+1, nel tempo di una Pasqua ebraica, riconosciuto da molti ebrei essere il Messia, iniziò, infatti, la missione terrena annunciando "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo", ossia vi porto la buona notizia, questo è il tempo opportuno che attendevate (Marco 1,15); annunciava, infatti, l'inizio di quanto atteso dagli ebrei del suo tempo, vale a dire l'attuarsi del Regno di Dio.
Per tale annuncio si fece aiutare dai 12 apostoli che aveva chiamato:
- "Allora chiamò i Dodici, e incominciò a mandarli a due a due." (Marco 6,7)
- "E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino." (Matteo 10,7)
Gesù, in Matteo 19,28 ebbe poi modo di affermare a quei 12:
- secondo la traduzione C.E.I. del 1971, "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele."
- secondo la traduzione C.E.I. del 2008, "In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele."
L'evento atteso è evidentemente la ripresa di un progetto.
Questa nuova creazione comporta l'operare di Gesù e la collaborazione dei 12.
In sintesi, a causa del male insinuatosi nel progetto, la creazione, pur atta allo scopo, non rispondeva ancora pienamente alle attese del Creatore!
Gesù stesso ne fa cenno nella parabola del grano e della zizzania, simboli del bene e del male: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò...", alla domanda "Signore non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Egli rispose loro: un nemico ha fatto questo!" (Matteo 13,24-28)
C'è da attendere ancora un tempo che deve compiersi... quello della mietitura.
"Il nemico che l'ha seminata è il diavolo, la mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli." (Matteo 13,29)
Poco dopo, in quel Vangelo, si trova un accenno che porta al momento della creazione: "Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo." (Matteo 13,34s)
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