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IL TERZO OCCHIO, L'OCCHIO DELLA FEDE
L'uomo di carne non può vedere Dio che è Spirito!
C'è un versetto particolare del "Discorso della Montagna" nel Vangelo di Matteo 6,22-23 che parla dell'occhio del "uomo nuovo", versetto che riporto secondo le due traduzioni in italiano della C.E.I. del 1975 e del 2008:

  • C.E.I. 1975 - "La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!"
  • C.E.I. 2008 - "La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!"
Questo occhio che nella traduzione del 1975 era chiaro, nel 2008 è divenuto semplice... perché?
Se si va al testo in latino, in effetti, l'occhio è "simplex" ossia semplice, termine latino che significa anche "solo, uno, naturale".
Nel testo in greco quel occhio è , vale a dire "è naturale".
Ciò si presta a due pensieri, quello di avere un solo occhio del corpo e dello spirito e a un paragone, vale a dire, se la parte naturale è nelle tenebre, se l'unico occhio di questo campo che hai è cattivo, accadrà così anche al tuo spirito.
Si apre così il pensiero al "terzo occhio" o "occhio interiore".

San Paolo dice agli Efesini "...avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore." (Efesini 1,15-19 nella traduzione C.E.I. del 1975 gli occhi del vostro cuore erano gli occhio della vostra mente)

Questo del "terzo occhio" è un'idea mistica ed esoterica che si ritrova in varie tradizioni spirituali.
Sarebbe proprio tale occhio che avrebbe il potere di penetrare nei mondi interiori e negli spazi di coscienza superiore e sarebbe capace di dotare di un portentoso intuito.
Nelle religioni induiste, infatti, secondo i "bramini" vi sarebbero nell'uomo sette punti o centri "cakra" di un corpo sottile parallelo di quello fisico dell'uomo ove è ritenuto possa accedere l'energia divina (Kundalini) che ritengono risiedere in forma quiescente in ogni individuo.
Il "tilaka" o "pundra", è un segno caratteristico che i religiosi indù si pongono sulla fronte (ove le donne pongono un piccolo gioiello, il bindi), fra le sopracciglia, nel posto del VI "cakra", sede della "saggezza nascosta", punto di uscita di tale ipotetica energia.
Questi per l'induismo sarebbero i sette "cakra":
  • I - , alla base della colonna vertebrale;
  • II - , alla base dell'organo genitale;
  • III - , all'altezza dell'ombelico;
  • IV - , nella regione del plesso cardiaco;
  • V - , situato al livello del plesso laringeo;
  • VI - , collocato fra le due sopracciglia;
  • VII - , posto sopra la testa.
Quel VI punto, l', "fronte" e "cakra" "centro", è immaginato come naturale sviluppo della ghiandola pituitaria o ipofisi, considerata come un occhio latente atrofizzato.
Nella spiritualità New Age, il terzo occhio, per cui sono proposte tecniche "particolari" per riuscire a farlo aprire, può simboleggiare sia uno stato d'illuminazione, sia l'evocazione d'immagini mentali che hanno un profondo significato personale, spirituale o psicologico.
Il terzo occhio è poi associato a visioni, alla chiaroveggenza e anche a esperienze extracorporee.
In tale ambito chi ha presumibilmente sviluppato la capacità di utilizzare il proprio terzo occhio sono definiti veggenti e si entra così pure nel campo della superstizione e della magia bianca e nera.
Paramahansa Yogananda, filosofo e mistico indiano vissuto nel XX secolo, in "Autobiografia di uno Yogi" (Roma, Astrolabio-Ubaldini Editore, 1971) sostiene che durante la meditazione profonda, l'occhio unico o spirituale diventa visibile nella parte centrale della fronte e le scritture delle varie religioni si riferirebbero in vari modi a questo occhio onnisciente: quale terzo occhio, stella d'Oriente, l'occhio interiore, la colomba che scende dal cielo, l'occhio di Shiva, l'occhio dell'intuizione, ecc....

Per quanto riguarda il cristianesimo, segnalo al riguardo che Teofilo, vescovo nel II secolo di Antiochia, nella sua opera "Apologia ad Autolico", molto più con i piedi per terra, scrive in modo figurato sugli "occhi dell'anima" e sugli "orecchi del cuore" nel seguente modo: "Se poi tu mi chiederai: Mostrami il tuo Dio. Io ti risponderò: Mostrami il tuo uomo e io ti mostrerò il mio Dio. Mostrami dunque che vedono chiaro, gli occhi della tua anima, e che bene intendono gli orecchi del tuo cuore... Poiché come coloro che guardano con gli occhi del corpo percepiscono le cose della vita materiale, e osservano i contrasti, la luce o le tenebre, il bianco o il nero, il brutto o il bello, l'ordinato e il commensurabile, o il disordinato e l'incommensurabile, il proporzionato e lo sproporzionato, ciò ch'è mutilo o abbondante nelle sue parti; e altrettanto si può dire di ciò ch'è percepito dall'udito, dei suoni gravi e acuti o gradevoli, così le orecchie del cuore e gli occhi dell'anima hanno la possibilità d'intendere Dio... Iddio è visto da coloro che possono comprenderlo, perché hanno aperti gli occhi dell'animo..."

Ricordo, e di seguito riporto succintamente, due episodi narrati nel Nuovo Testamento in cui si aprono gli occhi dell'anima grazie ai poteri di Gesù di Nazaret, il Cristo risorto:
  • Luca 24,30s - nel racconto dei discepoli di Emmaus, Gesù risorto "Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista."
  • Atti 9,17s - al momento del battesimo di San Paolo "Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo. E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato."
È, quindi, il Battesimo, col dono dello Spirito Santo, che dà il potere di aprire gli occhi al neofita, come del resto a tutti gli altri sensi spirituali, perché scopo del Battesimo è far assumere al catecumeno la natura di figli adottivi di Dio! (Si pensi, infatti, ad esempio all'apertura della bocca con l'Effata')

Altrimenti non potremmo avere nessun rapporto con Lui.
Precisa, infatti, il libro della Sapienza: "Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri. A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo? Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?" (Sapienza 9,13-17)

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