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CHI SIAMO?
Andiamo all'origine così come ce la propone nella Torah il "midrash" della creazione.
La Bibbia, al riguardo, in Genesi 2,7 informa che: "Il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente."

Il nostro corpo è come un vaso formato da un vasaio, quello che il libro della Sapienza ha definito la nostra tenda d'argilla; questo fu plasmato ad hoc "con polvere del suolo" da Dio, quindi con materia che aveva precedentemente creata.
Dio stesso soffiò un alito di vita, in ebraico "nishmat" "chaiim" e l'uomo fu così che divenne un essere vivente "noefoesh" "chaiiah" .
Questo di Genesi 2,7 relativo alla creazione dell'uomo è l'unico versetto dell'intera Bibbia in cui si trovano uniti i due modi per indicare "anima" in ebraico, ossia "nishmat" e "noefoesh" come a dire l'uomo non solo ha il "noefoesh", il respiro, come gli animali, ma è dotato anche di un sigillo di divinità, il "nishmat".

In definitiva quel testo ispirato, sin dall'inizio, propone che l'uomo possiede un alito della vita divina!
"Vita" in ebraico è "chai" , ma quella che Dio là soffiò è "chaiim" che in ebraico è plurale, anzi, precisamente appare come un plurale duale, quindi, l'uomo ricevette l'alito delle due vite, implicante il superamento della morte, per un insito germe d'immortalità, quindi di risurrezione.
Il "noefoesh" è il respiro, l'alito, ma è anche parola che serve a definire anelito e desiderio; ogni uomo, quindi, è un desiderio vivente che cerca di soddisfare continuamente nel corso del proprio vivere.
Nel versetto questo "noefoesh" è alito di vita, ma questa è solo al singolare .
Se l'uomo non si aliena, si rende conto che nulla lo soddisfa a pieno e, se ha la grazia di non chiudersi nell'ateismo, si rende conto che ha in se stesso come un ago magnetico orientato verso l'origine, un imprinting per trovare la via di casa, una strada per avvicinarsi a Lui.
Appena si esce dal caos delle emozioni e dalla routine della vita e si medita sulla propria condizione di creatura si può verificare nel proprio intimo la verità della sintesi de "Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me", del filosofo Immanuel Kant.
Il desiderio naturale dell'uomo in tutta la propria vita, quindi, è di vedere Dio e di ricongiungersi con Lui.
Il filosofo cattolico Antonio Rosmini (1797-1855) ebbe a dire: "Nulla si può dire che è, se non si possiede preventivamente l'idea dell'essere o dell'esistenza in generale. E poiché l'idea dell'essere precede non solo le sensazioni, ma tutte le altre idee, l'idea dell'essere non può essere frutto di un'operazione dello spirito umano... ma se non può essere un'operazione dello spirito umano, bisogna che l'idea dell'essere sia innata e posta nell'uomo direttamente da Dio... In generale parlando, l'origine delle idee viene da Dio, il quale le fa risplendere alla mente umana; ne possono venire dall'uomo o dalle cose esteriori, perché gli esseri finiti non hanno quei caratteri sublimi, e nessuno da quel che non ha." (da Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema)

Per il Rosmini l'idea dell'eternità in noi non viene da un'estrapolazione visto che ritiene che in noi vi sia una scintilla divina che ci da l'dea del nostro essere, "il nishmat".
Un "midrash" ebraico propone che ogni uomo trascorre nove mesi nel seno materno come con una candela accesa in testa; è l'arcangelo Gabriele che insegna tutta la Torah, orale e scritta, e quando si è pronti si esce alla luce del mondo.
Un istante prima della nascita l'angelo spegne con un soffio la fiammella e il bambino dimentica tutto; tutta la sua vita dovrà essere dedicata allo studio della Torah, a cercare di ricordarsi quello che aveva già imparato.
Il neonato alla nascita piange perché... perché non sa più, ha dimenticato tutto, e per tutta la vita cercherà di ricollegarsi al sapere perduto.
Questa idea è simile a quella della reminiscenza dell'anima di Platone.
Per gli ebrei, come per gli antichi greci, la vera sapienza è "recuperata" e sapienza, filosofia ed esperienza esistenziale sono un unicum"... infatti: "Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore. Sapienza, senno e conoscenza della legge vengono dal Signore; carità e rettitudine sono dono del Signore." (Siracide 11,14s)

Quel "midrash" di Rabbi Shimmai è il seguente: "A cosa somiglia un embrione nel ventre della madre? A un documento arrotolato. Ha le mani sulle tempie, i gomiti tra le gambe e i talloni sulle natiche. La testa riposa tra le ginocchia, la bocca è chiusa e l'ombelico è aperto. Mangia ciò che mangia la madre, beve ciò che ella beve. Non produce escrementi, altrimenti l'ucciderebbe. Appena nasce gli organi che erano chiusi si aprono e ciò che era aperto si chiude. Se questo non avviene, il bambino non vivrebbe nemmeno per un istante. Un lume arde sopra la testa ed egli contempla il mondo da una estremità all'altra, poiché è detto: 'Potessi tornare com'ero ai mesi andati, ai giorni in cui Dio vegliava su di me, quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre' (Giobbe 29,2.3)... Qual è in effetti il periodo che si conta in mesi e non in anni? La gravidanza, appunto! L'intera Torah viene insegnata all'embrione perché è detto: 'Egli mi istruiva e mi diceva: Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai.' (Proverbi 4,4) e anche: '...nei giorni del mio rigoglio, quando Dio proteggeva la mia tenda' (Giobbe 29,4) Qual è l'utilità di queste citazioni? Potresti pensare che si tratta unicamente del profeta? Allora ascolta: 'Quando Dio proteggeva' significa appena il bambino viene al mondo, un angelo si avvicina e gli dà una pacca sulla bocca che gli fa dimenticare tutta la Torah..."

L'angelo custode però se la ricorda, perché interamente istruito direttamente dal Signore e siede accanto a ciascuno per suggerire l'interpretazione volta per volta al momento che occorre!

Al riguardo dice San Tommaso d'Aquino "Se l'anima dunque solo vedesse Dio, che è la fonte e il principio di tutto l'essere e della verità, si compirebbe talmente il suo naturale desiderio di conoscere, che nient'altro cercherebbe e sarebbe beata".

L'anima, vedendo Dio, sarebbe beata in eterno!
Tutto ciò è espresso sinteticamente nel Salmo 42,2-6: "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?... Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio."

Sant'Agostino ha meditato a lungo sul cercare di vedere Dio, infatti, nei suoi vari scritti ha messo in evidenza:

  • "Se vuoi vedere Dio, hai a disposizione l'idea giusta: Dio è amore." (In Io. Ep. tr. 7, 10)
  • "Lei vede lui, lui vede lei, l'amore non lo vede nessuno. Eppure si ama proprio chi non si vede." (Serm. 34,4)
  • "Tu non vedi Dio. Ama e lo possiedi." (Serm. 34,5)
  • "Chi non sa vedere l'insieme del tutto viene turbato dall'apparente incongruenza della singola parte perché non sa a cosa sia adatta e a cosa si riferisca." (De civ. Dei 16, 8.2)
  • "La fede ha i suoi occhi, con cui vede in certo modo che è vero ciò che ancora non vede chiaro e coi quali vede con assoluta certezza che ancora non vede chiaro ciò che crede." (Ep. 120, 2, 8 e 9)
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