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SAN GIUSEPPE...

 
VEDERE IL SANTO VOLTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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VEDERLO NEL PROSSIMO
Sull'Oreb, infatti, Dio ebbe a dire a Mosè: "...nessun uomo può vedermi e restare vivo." (Esodo 33,20)
Questo passo in Esodo 33 crea alcune perplessità rispetto a questa visione faccia a faccia, perché, se pure Mosè parla con Dio "faccia a faccia", fisicamente con gli occhi, sull'Oreb di fatto vede solo la sua schiena.

Mosè al versetto 13 chiede al Signore "indicami la tua via" e il Signore al 14 "Rispose: Io camminerò con voi e ti darò riposo", ma in effetti in ebraico dice "Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo", poi al 20-23 "Soggiunse: Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo. Aggiunse il Signore: Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere."

Quel volto non poteva essere visto, ma da questo era atteso il provenire della grazia e della pace, come appare evidente dalla nota benedizione di Numeri 6,23-27 che recita: "Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò."

Pensiero analogo è nei Salmi:

  • 4,7 - "Molti dicono: Chi ci farà vedere il bene? Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto."
  • 31,17 - "sul tuo servo fa splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia."
Egli comunque guarda di nascosto l'amata: "Somiglia il mio diletto a un capriolo o a un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate." (Cantico dei Cantici 2,9)

Lui, il Signore, è l'innamorato che spia, spesso purtroppo, inosservato, ma è presente nelle vicende che riguardano l'amata.
I rabbini commentano che le mura sarebbero le spalle dei sacerdoti che benedicono e le grate le due mani benedicenti con le dita leggermente allargate.
Dio camminava continuamente con Mosè e col popolo, non vedevano il suo volto, ma una nube di giorno e una colonna di fuoco di notte e il suo volto però rimase sempre invisibile:
  • Salmo 77,20s - "Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili . Guidasti come gregge il tuo popolo per mano di Mosè..."
  • 1Corinzi 10,1-3 - "...i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo."
Quella rupe sull'Oreb aveva una caverna, la stessa ove Elia sentì "il sussurro di una brezza leggera", il Signore che passava in 1Re 19,9-18.

Perché e cosa sono le spalle di cui parla?
In ebraico in Esodo 33,23 quelle spalle sono "il mio dietro" gli "'achorai" , che può anche venir tradotto con "altro" e "ultimo".
Lui, infatti, lo possiamo vedere negli altri e negli ultimi!
Spezzando la parola "'achorai" , disinteressandosi della vocalizzazione, infatti, si ha che in ebraico sono i fratelli "'ach", che nel corpo sono .
Gesù, infatti, nel giorno del giudizio finale, quando lo vedremo nella sua gloria ricorderà ai giusti gli atti di misericordia, perché: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me." (Matteo 25,40)

Sul fatto che Dio fece vedere a Mosè solamente le proprie spalle è da segnalare il pensiero di Rabbi Huna bar Bizna che con riferimento al testo Esodo 33,20-23 ha scritto: "Da qui si ricava che il Santo, benedetto sia, gli fece vedere il nodo dei 'tefillin'." (TB Berakot 7a)

I "tefillin" sono i filatteri, le fasce di cuoio con cui gli ebrei osservanti in preghiera si legano su braccia e sul capo, secondo prescrizioni dedotte dalla Torah, rotoletti con alcuni versetti della Torah stessa.
In definitiva, secondo questo pensiero, Dio avrebbe un corpo, e pur se Mosè non gli ha visto il volto, ebbe a vederne la schiena.
Da questo è da concludere che assume la sembianze umana e che quando lo fa ha le caratteristiche di un ebreo osservante.
Ecco che nella letteratura talmudica Dio è descritto come un uomo pio che compie tutti gli atti di misericordia.

Disse Rabbi Simlay: "Troviamo che il Santo, benedetto sia, pronuncia la benedizione sugli sposi (Genesi 1,28), adorna le spose (Genesi 2,22), visita i malati (Genesi 18,1), seppellisce i morti..." (Genesi Rabbah 8,13)

C'è poi questa interpretazione nel Talmud: "C'è un giusto che è buono e un giusto che non è buono! Chi è buono verso Dio e verso il prossimo è il giusto che è buono; ma chi è buono verso Dio e cattivo verso il prossimo è il giusto che non è buono. C'è poi un malvagio cattivo e uno che non lo è. Chi è il malvagio verso Dio e malvagio verso il prossimo è il malvagio che è cattivo, ma chi è malvagio verso Dio, ma non verso il prossimo è il malvagio che non è cattivo." (Kiddushin 40 a)

L'ebraismo ha sempre attribuito un aspetto di forma umana al suo Dio; si pensi in particolare alle descrizioni dello sposo nel Cantico dei Cantici.
Questi, infatti, è bello d'aspetto, ha occhi, braccia, gambe, collo, petto, dita, mani, parla, bacia...

La prima volta di un "faccia a faccia" con l'uomo raccontato nella Bibbia fu nel famoso episodio di Giacobbe al torrente Iabbok.

Lui stesso dichiara questo faccia a faccia nel racconto: "Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora. Giacobbe rispose: Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto! Gli domandò: Come ti chiami? Rispose: Giacobbe. Riprese: Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto! Giacobbe allora gli chiese: Svelami il tuo nome. Gli rispose: Perché mi chiedi il nome? E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: Davvero - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva." (Genesi 32,22-31)

Giacobbe non è più quello di prima com'è sottolineato dal fatto che ha un nome nuovo, in quanto Dio stesso gli cambia il nome e viene scritto evidentemente nel libro della vita.
Chi è scritto nel libro della vita può vedere Dio già in questo mondo e goderlo in pienezza nell'altro.

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