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SAN GIUSEPPE...

 
VEDERE IL SANTO VOLTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL TERZO OCCHIO, L'OCCHIO DELLA FEDE »
CHI SIAMO? »
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IL CORPO DELLA RESURREZIONE »
IL PECCATO VELA LA VISIONE DI DIO »
DIO S'È FATTO UOMO PER FARSI CONOSCERE »
VEDERLO NEL PROSSIMO »

VEDERE IL PADRE
Dio, però, in tutta la sua gloria può essere visto solo dagli angeli.
Solo loro nel cielo contemplano perennemente la sua gloria.
Sta il fatto che:

  • "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato." (Giovanni 1,18)
  • "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli . Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare." (Matteo 11,25-27)
  • Gesù a Filippo che nel Vangelo di Giovanni disse: "Signore, mostraci il Padre e ci basta" rispose: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me" (Giovanni 14,9-11)
Per i cristiani, allora, ormai la ricerca di Dio converge nei riguardi dell'incontrare Gesù, ma senza veli.
C'è un episodio, narrato nel Vangelo di Giovanni, dopo la risurrezione di Lazzaro, quando alcuni Greci chiesero di vedere Gesù: "...si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: Signore, vogliamo vedere Gesù. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà." (Giovanni 12,21-26)

La risposta di Gesù pare sibillina.
Come si vede cercarono di vedere Gesù anche degli stranieri, come siamo noi, non circoncisi rispetto agli Israeliti, e la risposta fu... il discorso del chicco di grano.
È da tenere presente che in ebraico peccato è "cheta'" molto vicino come lettere ebraiche proprio alla parola grano "chittah" .
Vederlo senza seguirlo completamente non baste ed è del tutto inutile; occorre, invece, entrare con Lui nella morte... in una "morte simile alla sua" (Romani 6,5).
La morte in modo certo uccide in noi il peccato e con Lui si entra in una vita nuova e si da frutto, in questo modo si segue Lui e Lui sarà con noi e, nel percorso di questo cammino con Lui, in qualche modo lo "vedremo" come veramente è e vedendo Lui in pratica vedremo il Regno di Dio.
Disse Gesù a Nicodemo nel Vangelo di Giovanni:

"In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio." (Giovanni 3,3)

Occorre quindi far parte intima di Lui divenire carne della sua carne e divenire come questa gloriosa grazie alla Sua risurrezione.
A questo punto è essenziale ricordare quanto dice al riguardo San Paolo nella lettera agli Efesini: "...il marito è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!" (Efesini 5,23-32)

Far parte del corpo di Cristo è promessa di godere con Lui della gloria della risurrezione, così, infatti, come ci dicono i Vangeli, fecero gli apostoli nei quaranta giorni tra la risurrezione e l'ascensione quando lo videro col suo corpo splendente e quando parlava, li istruiva, e mangiava con loro.

In ebraico "carne" (Genesi 2,21; Giobbe 10,11; Esdra 37,6-8) e si usa anche per "corpo" nel suo insieme (Numeri 8,7, Esodo 30,32, 2Re 6,30), quindi l'individuo completo, l'essere vivente (Genesi 6,13-17, Salmi 136,25) è "bashar" .
Il termine "carne" rappresenta l'essere umano, ma non in senso pieno, come fa l'altra parola ebraica "'ish" che fu usata per Adamo in Genesi 2,23, ma esprime piuttosto l'infermità, la caducità, il suo modo di esistere davanti a Dio, la sua debolezza naturale di creatura.
Nella parola carne "bashar" si nasconde la parola "vergogna" ("bush" = ).

Gesù prendendo la natura umana ha nobilitato la stessa carne regalando il dono a tutti che possono farne parte; infatti, la sua carne divenne "gloriosa" con la risurrezione e così lo videro gli apostoli e i discepoli che addirittura la potettero toccare... non era un fantasma.
Lui abitando in noi accenderà, illuminerà, risorgerà , i nostri corpi , ossia la nostra carne "bashar" .
Dobbiamo far parte del suo corpo glorioso, star dentro al risorto Corpo , in definitiva far parte della Chiesa.
Questo è il mistero grande cui attingiamo attraverso il battesimo - nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo - sacramento, cioè il segno efficace della volontà della S.S. Trinità.
È questa, infatti, che dà alla luce i membri della Chiesa, sposa di Cristo, con l'immersione nel proprio seno... una rinascita a vita nuova.
Come Adamo, che non aveva altro padre e madre che Dio solo, il neo battezzato esce dal seno della vera madre e può iniziare, libero dal peccato antico, la storia con il Creatore come rifosse alle origini, ma con l'aiuto del perdono per nuove mancanze essendo ancora nel corpo.
Questa è la seconda nascita, oggetto di quel famoso colloquio notturno tra Gesù e Nicodemo che si legge in Giovanni 3.

Ora tutto è pronto!
Lo sposo del Cantico dei Cantici in definitiva è il creatore di tutta la terra!
La sposa del Cantico dei Cantici ha però ancora un velo come è ricordato per tre volte in quel testo!
  • 4,1 - "Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo."
  • 4,3 - "Come nastro di porpora le tue labbra, la tua bocca è piena di fascino; come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo."
  • 6,7 - "Come spicchio di melagrana è la tua tempia, dietro il tuo velo."
Questo velo ovviamente sarà tolto nella camera nuziale, la cella del vino:
  • 2,4 - "Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore."
  • 2,6 - "La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia."
Dal contesto si comprende che la sposa è appunto l'Israele di Dio, vale a dire è la comunità che ha accettato la sua alleanza.
Del pari il Signore è lo sposo di ogni individuo di questa comunità.

Dice chiaramente il profeta Isaia: "Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra." (Isaia 54,5)

Scrive il profeta Osea: "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore." (Osea 2,21s)

I cristiani entrano a pieno titolo in questo piano di santità, fanno parte del popolo santo di Dio, per essere sua sposa "...voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non popolo, ora invece siete il popolo di Dio..."(1Pietro 2,9s)

Grazie a Gesù facciamo parte dell'Israele di Dio ed è accaduto che:
  • il Signore ha sposato i cristiani con l'atto scritto della nuova Torah, il discorso della montagna, che altro non è che la "ketubah" del patto matrimoniale;
  • hanno accolto il pane del suo corpo e il calice del vino della "...nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi". (Luca 22,20)
  • hanno avuto il mandato "...di fare questo in memoria di me" (Luca 22,19)
Là, nella sala del "cenacolo", la cella del vino, dove Gesù aveva celebrato le nozze, cioè la festa dell'alleanza con l'embrione della comunità cristiana, ossia con gli apostoli della prima ora, ecco che secondo il Vangelo di Giovanni, dopo la risurrezione, con il corpo glorioso, incontrò i dieci - infatti, mancavano Tommaso e l'Iscariota che si era impiccato.
In tale occasione Gesù soffiò su quei dieci come IHWH aveva fatto su Adam con l'anima "nismat", lo Spirito Santo, ossia scese su di loro la presenza completa della "Shekinah".

Questo è il racconto: " La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi." (Giovanni 20,19-23)

Era certamente con loro anche Maria, che sarà con loro nello stesso posto nella Pentecoste, la madre di tutti i discepoli di Gesù da Lui, infatti, consegnata a Giovanni sotto la croce.
Proprio dieci è il numero minimo necessario e sufficiente, il quorum, detto il "Minian", di ebrei maschi adulti (che hanno cioè già superato l'età dei tredici anni della "Bar Mizvah" e hanno pieno titolo di far parte della comunità) perché sia valido il rito sinagogale e la preghiera pubblica ebraica.

Perché dieci?
Era accaduto che il numero di otto giusti, costituito da Noè i tre figli e le mogli, non bastò per evitare il diluvio.
Dieci fu il numero minimo di giusti che Abramo spuntò nella trattativa (Genesi 18,23-33) che ebbe con Dio per cercare di salvare le città di Sodoma e Gomorra, ma non furono trovati e si salvò solo Lot con la sua famiglia?
Con il che si conclude che quei dieci sono i nuovi giusti attesi, la nuova comunità attesa, quella grazie a cui il mondo potrà sussistere fino al momento del giudizio finale.

In ebraico "dieci" "oe'shoer" dal radicale del verbo "dare, togliere la decima" e del termine "decima", è parola che si può pensare come + , ove è il radicale di "fare" e la lettera graficamente è una testa che indica sinteticamente il corpo di un uomo. Ebraico.
Allora, il dieci ebraico letto in questo modo suggerisce l'idea molto colorita e collegata al tema di "fare corpo".
Quindi quei 10 sono il corpo del Risorto che lascerà in terra dopo la Sua ascensione che avverrà 40 giorni dopo.
Cinquanta giorni dopo in quel cenacolo sui 120 ivi riuniti, corrispondente al numero dei partecipanti del Sinedrio, scende lo Spirito Santo.
È nata la Chiesa corpo di Cristo, casa del risorto, nuova assemblea, svincolata dall'ebraismo, necessaria per portare la luce del Cristo al mondo intero coinvolgendo i pagani nel piano salvifico di Dio.
La carne della sposa è la carne dello sposo, perché "i due saranno una carne sola" (Genesi 2,24; Efesini 5,23-32).

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