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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
STORIA E MITO DEGLI EBREI IN EGITTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SEM E ABRAMO »
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I TEMPI DI AKHENATON
Erano mutati i tempi e per gli Hyksos la decadenza si era fatta matura: vennero, infatti, cacciati e i loro simpatizzanti furono perseguiti.
Nel 1954 fu ritrovata a Karnak una stele con i particolari dell'azione bellica di Kamose, l'ultimo della XVII dinastia, fratello di Amose, contro il re Hiksos, Aweserra Apopi, che regnava nel Nord dell'Egitto.
Il potere d'Egitto allora era diviso in tre parti, il sud con capitale Tebe sotto l'antica discendenza dei re d'Egitto, l'est Cush, sotto un nubiano e il nord sotto un asiatico a capo degli Hyksos con capitale Avaris all'estremità est del territorio fertile del delta del Nilo.
Con Amose iniziò la XVIII dinastia, detta del Nuovo Regno, che durò 230-250 anni tra il XVI e XIV secolo a.C..
In questo periodo si verificò un evento storico interessante.

Nel XIV secolo a.C., infatti, in terra d'Egitto, in un politeismo imperante e zoomorfo, sbocciò come d'incanto la fede in un Dio unico.
Tutto ebbe inizio con Amenophis III.
Gli storici attribuiscono il fatto all'intenzione di quel faraone Amenophis III di sottrarsi all'eccessiva influenza della classe sacerdotale di Tebe, il clero tebano del dio Amon, che operava per condizionare e ridurre il potere della corona.
(Tebe il maggiore centro cultuale dall'XI dinastia è nell'Egitto centrorientale sulla riva destra del Nilo ove c'è il sito archeologico di Karnak, collegato con un viale ornato da sfingi a Luxor)

Messa così la questione parrebbe essere solo un'operazione di cassa, ma la nuova fede, deve pure aver avuto origine da una parte della stessa casta sacerdotale che, fidando nell'appoggio del faraone, si pose in chiara opposizione alla cosmologia dei potenti interessati sacerdoti di Ammon Ra di Tebe che avevano ridotto e svilito la loro funzione a quella di esattori con feste e riti che servivano a coinvolgere ed esaltare il popolo e indurlo ad elargizioni e donativi.
Sotto il regno di Amenofi IV, che regnò per 17 anni, di cui 2 di co-reggenza col padre Amenofi III, ci fu la fase definitiva della svolta che affermò quel sorprendente monoteismo nei riguardi di un dio... il dio Aton.

È qui necessario aprire una parentesi.
Nei distretti dell'antico Egitto vari erano i miti che circolavano sulla creazione del mondo e le cosmogonie più note erano quelle di Eliopoli, Menfi, Ermopoli, Tebe e di Elefantina, ciascuna con un dio tutelare, "artefice e padre dell'universo"; Eliopoli con Atum-Ra, Menfi con Ptah, Ermopoli con Thot, ecc..
Erodoto, il famoso storico greco del V secolo a.C., "padre della storia" secondo Cicerone, conosciuti tutti quei miti, concluse che ogni demiurgo locale è la manifestazione d'una stessa potenza divina sotto forme diverse.
Per gli Egizi, allora, un dio trascendente, mai nominato, "colui di cui non si conosce il nome" crea l'universo in continua evoluzione per forze contrapposte del bene e del male che in un abile bilanciamento troveranno la finale armonia.
La religione egiziana sarebbe perciò un monoteismo polimorfico.
Il faraone Akhenaton cavalcò questo pensiero di un dio universale.
Il suo nome è certamente nascosto, anche se fu definito Aton e identificato per il popolo col disco solare.

Christian Jacq, egittologo e scrittore nel libro "Il mondo magico dell'antico Egitto" scrive: "La conoscenza del nome è la conoscenza autentica; pronunciare il nome equivale a plasmare un'immagine spirituale, rivelare l'essenza di un essere. Nominando si crea. Chi conosce i veri nomi, nascosti al profano, vive un possesso."

Circolava a quei tempi un fantastico racconto istruttivo, narrato in un papiro conservato a Torino, sul nome segreto di Ra che si presenta con più nomi, Khepri al mattino, Ra a mezzogiorno e Atum a sera, infatti, è il dio nascosto, perché a sera pare nascondersi affondando all'orizzonte nell'oceano Atlantico.
"La dea Iside per avere potere su Ra ne voleva conoscere il nome, allora con le sue arti magiche con la saliva del dio impastò della terra e creò un serpente e fece mordere il dio. Dolorante, Ra per un aiuto si rivolse a Iside che, per curarlo, chiese di rivelarle il vero nome, altrimenti le formule magiche non avrebbero avuto effetto. Ra, reticente provò con panegerici evitando il nome, come: Io sono colui che ha fatto il cielo e la terra, poi cedette e glielo sussurrò all'orecchio affinché gli umani non lo sentirlo e non lo potessero controllare."
L'idea del nome della divinità ineffabile è peraltro comune a molte religioni, in particolare nell'ebraismo nei riguardi della pronuncia del Tetragramma sacro IHWH.

Il faraone nuovo cambiò il suo primitivo nome/titolo di Amenofi IV o "Pace di Amon" in Akhenaton, "colui che soddisfa Aton".
Per sancire poi un non ritorno, l'Akhenaton fece costruire una nuova capitale, Akhetaton: "l'orizzonte del dio sole ", ma fu definito "eretico" e condannato alla "damnatio memoriae" da parte di quel clero che per riprendere l'egemonia del potere sull'Egitto provocò poi la fine del suo regno.


Amenofi IV - Akhenaton

Per segno del Dio unico fu preso il sole, ma dietro pare proprio ci fosse una teologia più sottile, tanto che il famoso "Inno al Sole" scritto da quel faraone è stato riconosciuto riapparire in molte parti nel Salmo 104 della Bibbia.
(Vedi: Appendice in cui li riporto entrambi anche con la decriptazione del Salmo 104 secondo i criteri di "Parlano le lettere").

In molti sono coloro che ritengono che l'Atonismo sia collegabile con l'Ebraismo come Sigmund Freud, Robert Feather, Joseph Campbell, Jan Assmann, Ahmed Osman e Ralph Ellis nonché del più volte citato Crombette.
Akhenaton pare proprio che avesse adottato una religione spirituale, simbolica e pacifica.
In Aton Akhenaton vedeva il creatore, l'origine del tutto, la creazione dell'Universo, la genesi del creato, assolutizzando quanto gli Egizi già attribuivano al Dio Atum che appariva nella triade con Ra e Ptah e con tutti gli altri dei della loro cosgomonia.
Come propone quel Salmo, quel re adorava il sole o il creatore del sole di cui quest'ultimo è un concreto segno che provvede a dare la vita e alle necessità delle creature con i suoi raggi benefici che nella iconografia del tempo sono rappresentati finire con delle mani?
Aton non poteva e ne doveva essere raffigurato e l'unico simbolo accettato era quello del sole, ma nel suo aspetto benefico e misericordioso.


Aton porta la vita, in egizio l'ANKH , chiave della vita e croce ansata; vita non solo terrena in quanto quel simbolo compare spesso in mano agli dei, segno di "rinascita" che poi fu adottato come emblema religioso dai cristiani copti.

geroglifico di ANKH

Le stesse consonati ANK in ebraico formano in ebraico la parola 'ANoKi che vuol dire "Io sono" e sta molte volte a indicare o a sostituire il Tetragramma IHWH lui è la Vita.
Dal roveto ardente la voce che parlò a Mosè, tra l'altro gli disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe." (Esodo 3,6)

"Io sono il Dio..." in ebraico è "'anoki 'oelohei" e un ebreo egiziano come Mosè cosa poté concludere?
Mi parla: il Dio della vita!

Interessante è commentare il cartiglio del nome di quel dio Aton ITN in cui vi è:
  • un giunco per la I.
  • un segno di focaccia per la T, segno di far crescere.
  • un segno d'energia come le onde del mare per la N.
  • il segno del sole quale determinativo .
I T N

C'è chi ha avvicinato anche il nome del dio Aton, al versetto Genesi 1,2 "Lo Spirito (ruach = vento) di Dio aleggiava sulle acque", in quanto, il fior di giunco I, è il segno dell'Essere, quindi il vento cioè lo Spirito di Dio, il pane T la paternità e la superficie dell'acqua N.

Il segno che si traslittera con T e si legge "t" in glottologia è interscambiabile con la lettera "d" e accade che in tale evenienza si potrebbe leggere il nome ADoNai che gli israeliti attribuiscono per rispetto all'ineffabile Tetragramma sacro di IHWH.

Al riguardo si può fare anche un'altra considerazione partendo dal pensiero che il suono della T egizia spesso è scambiato con la d, rappresentata anche col geroglifico che si leggerebbe dj.
Ora, quel segno è molto simile alla 12° lettera dell'alfabeto ebraico la "lamed" .

Ecco allora che dopo tale pensiero la fantasia porterebbe a riconoscere nella dizione "Dio Altissimo" "'El Oe'lion" , ripetuta ben quattro volte nel racconto di Genesi 14,17-24 dell'incontro di Abramo con Melkisedek, il Dio 'At(io)n.
(Vedi: il paragrafo "E'lion nella Torah" nell'articolo "El Shaddai, il petto generoso e San Giuseppe, il nutrizio")

Questo pensiero non è tanto peregrino se si collega al fatto che nella grotta n° 3 di Qumran, nel 1952, fu trovato un rotolo di rame con 12 colonne di testo inciso in ebraico che secondo la traduzione di John M. Allegro in "L'ultimo mistero di Qumran" di Robert Feather (ed. Piemme) indicherebbe i siti ove sarebbe nascosto un ipotetico tesoro nascosto di Akhenaton.
Perché c'era e perché fu scritto e conservato con tanta cura dagli esseni?
(Vedi: "Il segreto del "rotolo di rame": profezie sul Messia")

Collegato a questi accostamenti dell'Aton egizio con l'ebraismo è da segnalare anche la profezia del profeta Zaccaria riferita al Messia e per i Vangeli (Matteo 21,1-11; Marco 11,1-11; Luca 19,28-38; Giovanni 12,12-16) realizzata da Gesù di Nazaret quando entra, acclamato, a Gerusalemme montando un asinello prima della sua passione.
Premesso che è da tenere presente che secondo il libro dei Giudici 5,10 il cavalcare asine bianche è segno dei capi d'Israele, questa è la profezia di Zaccaria: "Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina." (Zaccaria 9,9)

In quel testo il profeta volutamente mette in evidenza la parola "asina" che il testo ebraico propone proprio come "'atonot" in cui sono evidenti le lettere ATN di Aton, come a dire che il Messia è generato dal Creatore e cavalca quello che gli Egizi chiamano Aton, il Dio Unico.

D'altronde la profezia messianica nella benedizione di Giacobbe in Genesi 49,11-12 prevede sul Messia: "Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina , lava nel vino la sua veste e nel sangue dell'uva il suo manto; scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte."

Il segno del vino per la sua veste indica col suo colore il manto della regalità.
Il fatto che anche gli occhi sono più scuri del vino sta a dire che è colmo di sapienza e dei segreti della Torah fino agli occhi (Vedi: paragrafo "Chi legge doppio è brillo" di "Decriptare le lettere parlanti delle Sacre Scritture ebraiche").

Il cavalcare un figlio d'asina sta a indicare che è figlio del Creatore che comanda il movimento degli astri.
"Figlio d'asina", il "ben 'atonot" implicitamente con le lettere ebraiche comporta che quando "il Figlio Verrà () gli angeli si porteranno ad indicarlo ", come accadde puntualmente sulla stalla di Betlemme, e anche "il Figlio Verrà () con gli angeli a portarsi alla fine ".

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