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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA SACRA SCRITTURA ANNUNCIA L'INCARNAZIONE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

LA PRIMA RIVELAZIONE
Il parlare comunicando informazioni con la voce, per quanto se ne sa, nasce nel Paleolitico superiore con l'uomo di Neanderthal e Sapiens, ma le prime prove del cercare di notificare notizie con segni che fossero interpretabili a distanza di tempo pur in assenza del soggetto che li propone, ossia i primi rudimenti di comunicazione, con graffiti e pitture su rocce e pareti di caverne e reperti di frammenti d'ossa e ciottoli con tacche, sono databili a 30 - 40.000 anni or sono. Quelle figure, legate a riti magici per favorire la caccia forniva indicazione dei tipi d'animale che erano allora in zona e il numero delle tacche incise memorizzava il contare i le lune che passano e gli animali catturati.

Gli studiosi poi sono concordi nel ritenere che l'invenzione della scrittura quale strumento di comunicazione, costituito da segni tracciati su una superficie cui sono fatti corrispondere in modo convenzionale suoni o concetti, si verificò in modo spontaneo tra i sumeri e gli egizi nel 3500 - 3300 a.C. e in quelle culture "è molto credibile che il loro sviluppo sia stato indipendente..." (Geoffrey Sampson, Writing Systems: Linguistic Introduction, Stanford University,1990).
Tali antiche scritture, comunque, si basavano su ideogrammi e segni pittografici e nella scrittura ideografica al segno corrisponde un oggetto o un concetto, quindi, anche una parola e può divenire così sistema logografico.

Con l'evoluzione di tale sistema la combinazione di più segni produsse parole diverse di quelle indicate dai singoli segni considerati separatamente.
Dalle forme ideografiche per icone con immagini convenzionali, come quelle degli scritti primitivi in Egitto che sembrano precedere la scrittura mesopotamica ove a un segno corrisponde a un suono (Jerrold S. Cooper, Scrivere in cuneiforme origine burocratica della scrittura in Babilonia, in Origini della scrittura, 2002), si svilupparono sistemi di scrittura logografici ove sono rappresentate delle parole, sillabici ove sono rappresentate delle sillabe come nell'etiopico e alfabeti nei quali i grafemi rappresentano suoni, dal fenicio in poi.

Tra tutte le scritture prodotte dagli uomini in questi ultimi millenni in cui si sono affermati nel mondo i vari sistemi di scrittura, il testo più diffuso, letto, studiato, consultato, scrutato e meditato negli ultimi XXXIII secoli è la Bibbia, costituito da un complesso di libri, ormai stampato in più di 2400 lingue e considerato sacro da almeno 1/3 delle persone del mondo.
La parte più antica è quella degli Ebrei, il cui canone, Kitvei ha Kodesh - Sacre Scritture, fissato dai sapienti della "Mishnah" nel II secolo d.C., è formato da libri scritti con l'alfabeto ebraico (compresi Daniele ed Esdra scritti in aramaico).

L'ebraico e l'aramaico sono lingue semitiche così chiamate dal nome di Sem, figlio di Noè progenitore di Eber e di Aram.
Tra le lingue semitiche sono considerate le orientali, che comprendono l'accadico, ramificatosi in babilonese al sud e in assiro al nord, le occidentali, col cananeo, l'ebraico, l'ugaritico, l'aramaico, il siriaco e il fenicio, le meridionali, con l'arabo del sud e del nord e l'etiopico.
La distinzione tra ebraico e aramaico biblico data al 1886 con Franz Delitzsch e fu indicata nel dizionario di Brown-Driver-Briggs; il lessico che vi si trova comprende 640 parole estratte da Esdra 4,8-6,18; 7,12-26 e da Daniele 2,4b-7,27 e dai versetti Genesi 31,47 e Geremia 3,10 ove il 22% dei vocaboli sono comuni ai due libri, il 60% sono solo in Daniele ed il 18% solo in Esdra.
L'aramaico è l'insieme dei dialetti di tribù provenienti dalle steppe dell'est, penetrate tra il X e l'VIII secolo a.C. nella regione della Siria-Palestina, ma i documenti cominciano ad essere abbondanti dal VII secolo a.C. quando iniziò ad essere utilizzato dall'impero assiro e nel 500 a.C. gli Achemenedi fecero dell'aramaico, cui parenti prossimi sono il nabateo, il palmireno e il samaritano, la lingua ufficiale dell'impero persiano.
In quelle Sacre Scritture per l'ebraismo circola l'esperienza dello spirito rivelato del Creatore al popolo d'Israele che, affidatosi a Lui, si sentì accompagnato nella propria storia tra mille traversie tra popoli nemici molto più potenti.

Sono quelle Sacre Scritture la massima espressione di spiritualità prodotta da persone ispirate che hanno avuto la vita profondamente modificata da un incontro con un essere che s'è voluto loro rivelare.
I testi accolti nel canone, "Kitvei ha kodesh" delle Sacre Scritture sono soltanto quelli concepiti sin dall'origine con i 22 segni dell'alfabeto ebraico e non con altra lingua e/o alfabeto, come se quei segni fossero l'ossatura necessaria e essenziale dei testi stessi che altrimenti non si reggerebbero.

È importante considerare che il testo ebraico e le relative lettere sono stati fissati nella forma attuale prima dell'ignoranza dei geroglifici, perdurata per più di XIV secoli, dal V sino alla fine del XIX secolo d.C..
La forma quadrata liturgica della scrittura ebraica prima di tale perdita di conoscenza s'era già consolidata e la fedeltà assicurata alla conservazione dalla scrittura quadrata rabbinica ha salvato il messaggio grafico di quelle 22 lettere trasmettendo, se c'era, il pittogramma veicolato dall'egiziano, dal sinaitico e da scritture coeve, segni che poi, verso il I-II secolo a.C., furono stabilizzati nella forma espressiva che arrivataci, sigillata nel I secolo d.C.. BR> Quelle scritture nella loro forma originaria ebraica o aramaica hanno perciò in sé ancora latente un gran potenziale di scrittura pittografica che può essere evocato con opportuni criteri e la Torah è densa di pensieri collegabili anche ai geroglifici egizi come ho evidenziato in:
Non basta però, perché con opportuna chiave si possono ottenere letture proprio utilizzando la simbologia grafica insita nelle lettere di quell'alfabeto.
Su tale tema propongo questi miei articoli:
Il canone della Bibbia degli ebrei, formato da 24 libri (39 titoli), è detto Te-Na-K, acronimo delle iniziali delle parole ebraiche "Torah, Nevi'im, Ketuvim" che indicano le tre parti di cui è così composto:
  • "Torah" - o Legge, in 5 libri (5 titoli);
  • "Nevi'im" - Profeti, in 8 libri (21 titoli), i Profeti Anteriori 4 libri (6 titoli) e i Profeti Posteriori 4 libri (15 titoli);
  • "Ketuvim" - o Agiografi, ossia altri scritti, in 11 libri (13 titoli).
Le tre parti, sono così ripartite:
  • Legge, 5 libri, detti Pentateuco (in greco 5 teche), in ebraico "Torah" (da istruire yrh) Genesi o "Ber'eshit", Esodo o "Shemot", Levitico o "Vaiqr'a", Numeri o "Bemidbar", Deuteronomio o "Devarim";
  • Profeti, di cui 4 per i Profeti Anteriori, Giosuè, Giudici, Samuele (1 e 2), Re (1 e 2) e 4 dei Profeti Posteriori, di cui 3 per i maggiori, Isaia, Geremia, Ezechiele ed 1 per i 12 profeti minori, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abakuk, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia;
  • Agiografi o altri scritti, 11 libri (13 titoli), Salmi (150), Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Ecclesiaste (Qoèlet), Ester, Daniele, Esdra-Neemia e Cronaca (1 e 2).
I testi della Bibbia ebraica nella loro forma attuale risalgono al II-I secolo a.C..
Gli scritti della Torah, indipendentemente dalla critica biblica, però, sostengono di sé d'essere stati prodotti da Mosè nell'area cuscinetto tra Egitto e impero Babilonese (Palestina, Siria, Libano, Fenicia, Sinai) alla cerniera delle concezioni delle scritture, ove nel XIII-X secolo a.C., nel periodo tra l'esodo degli ebrei dall'Egitto ed il regno di Salomone, si produsse un cambiamento del modo di scrivere.
In tale zona, dove passava la comunicazione tra quei due mondi, furono inventati i messaggi criptati.
Dai Cristiani i libri del canone ebraico sono stati tutti inclusi (Decretum Damasi 382 d.C., confermato dal Catechismo della Chiesa Cattolica al n°120) in quello che è chiamato l'Antico Testamento con la scelta, allora, della versione in greco, usata dagli ebrei alessandrini, tradotta poi in latino "vulgata".

A quei libri però hanno aggiunto:
  • 6 libri (7 titoli) scritti in greco, detti deuterocanonici, Maccabei 1° e 2°, la Sapienza, il Siracide, Baruc, Tobia, Giuditta;
  • alcuni brani, pure scritti in greco, in Daniele e in Esdra.
Il Canone Alessandrino o greco-latino, di 46 titoli in tutto (39 + 7), fu poi accettato anche dalle Chiese d'oriente (sinodo Trulliano o Quinisesto "Quinisextium", tenuto a Costantinopoli nel 692 d.C. convocato dall'imperatore Giustiniano II) mentre le chiese evangeliche poi hanno accettato solo il canone ebraico.
Ai libri detti dell'Antico Testamento furono aggiunti i 27 libri detti del Nuovo Testamento costituiti da:
  • 4 Vangeli, Matteo, Marco, Luca e Giovanni;
  • 1 Atti degli apostoli;
  • 13 Lettere di Paolo, Romani, 1 e 2 Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 e 2 Tessalonicesi, 1 e 2 Timoteo, Tito, Filemone;
  • Lettera agli Ebrei;
  • 7 Lettere cattoliche, Giacomo, 1 e 2 Pietro, 3 di Giovanni, Giuda;
  • Apocalisse.
Nelle religioni di origine divina, dette rivelate, che affermano di fondarsi, sulla comunicazione di conoscenze da parte della propria divinità agli uomini, la rivelazione s'intende sia lo stesso processo comunicativo con il quale Dio s'è fatto conoscere manifestando la propria volontà, sia in modo traslato anche il contenuto di questa comunicazione.
Ebrei e cristiani ritengono che le Sacre Scritture siano proprio la testimonianza della rivelazione di Dio, perché da Lui ispirate.
Dall'Islam, quindi, da un ulteriore 21% della popolazione mondiale, quelle stesse Sacre Scritture, dette "Il Libro", non sono più considerate sacre, perché ritenute alterate nel corso dei secoli.
Pur se una consistente parte del Corano è dedicata a narrazioni su personaggi biblici dell'Antico Testamento e del Nuovo Testamento e molti personaggi della Bibbia sono considerati profeti dell'Islam, recita il Corano: "Tra la gente del Libro... ci sono poi alcuni di loro che contorcono il testo del Libro, per farvi credere che quel che dicono, "questo è da Dio", mentre non è da Dio e così mentono contro Dio, coscientemente". (Sura III della famiglia di Imràn, 78).

La Bibbia è poi ricolma di espressioni come Parola di Dio, Parola del Signore, Oracolo del Signore, espressione quest'ultima che vi si trova ben 166 volte.
San Paolo, ebreo e fariseo e apostolo di Cristo, scrive a Timoteo, compagno in viaggi missionari e costituito vescovo di Efeso: "Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere e educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona." (2Timoteo 3,14-17)

Ebrei e cristiani credono, quindi, che Dio ha fatto irruzione nella vita dell'uomo per comunicare con Lui.
È accaduto così che la natura divina, inconcepibile per l'uomo, con mezzi umani ha fatto modo di essere recepita nella carne, ecco perché la Sacra Scrittura è considerabile una prima forma di incarnazione della Parola di Dio che ha inteso rivelarsi agli uomini.

Ho detto per inciso che in ebraico Legge divina è "Torah" da istruire yrh e le lettere ci parlano sia di una istruzione nel senso normale che "è nella mente/testa ad entrare ", sia di Lui che la promana che "è in un corpo Entrato "... quasi una prima incarnazione; insomma le lettere della parola ebraica "Torah" paiono proprio proporre l'intenzione del Creatore che "indica che si porterà in un corpo nel mondo " e questa è la lettura che ha dato Gesù come vedremo agli scritti attribuiti a Mosè.

Per i rabbini, peraltro, le Sacre Scritture, solo se scritte con i segni originari ebraici, hanno la proprietà particolare d'essere considerate un corpo vivo onde, nell'uso dei libri sacri, tra l'altro:
  • è vietato tenere un libro sacro capovolto;
  • sedere su una panca ove esso è appoggiato;
  • sono da baciare dopo raccolti se fossero caduti;
  • è obbligo di darli in prestito ai propri amici e compagni;
  • è obbligo seppellire i deteriorati o conservarli in luogo protetto detto "genizah".
L'insieme di quei testi "...non va visto come una semplice sequenza di segni atti a trascrivere parole e frasi...; nella tradizione esoterica si scopre che ad ogni lettera è stato attribuito un fondamento della conoscenza religiosa stessa, e questa si basa sulle lettere quali ricettacoli della potenza divina." (G.Mandel - "L'alfabeto ebraico" - Mondadori).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sulla Sacra Scrittura propone ai fedeli:

101 - Nella condiscendenza della sua bontà, Dio, per rivelarsi agli uomini, parla loro in parole umane. Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini.

102 - Dio, attraverso tutte le parole della Sacra Scrittura, non dice che una sola Parola, il suo unico Verbo, nel quale esprime se stesso interamente. Ricordatevi che uno solo è il discorso di Dio che si sviluppa in tutta la Sacra Scrittura e uno solo è il Verbo che risuona sulla bocca di tutti gli scrittori santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce sillabazione perché è fuori del tempo.

103 - Per questo motivo, la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture, come venera il Corpo stesso del Signore. Essa non cessa di porgere ai fedeli il Pane di vita preso dalla mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo.

Chi accoglie la Sacra Scrittura "non accoglie soltanto una parola umana, ma quello che è realmente: Parola di Dio... Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza in contro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro". (Concilio Vaticano II, Cost. dogm. "Dei Verbum")

I maestri della mistica ebraica ritengono che l'Eterno creò il mondo con i segni sacri delle lettere dell'alfabeto ebraico, preesistenti alla creazione dell'universo, come un compositore usa le note per comporre una sinfonia, perciò entrare in contatto con quei segni avvicinerebbe ai segreti della creazione stessa.
Il fatto che anticamente i testi biblici erano una sequenza di lettere separate, senza indicazione di parole e di periodi, propone l'idea di un valore particolare della singola lettera.

Riporto in grande carattere le lettere ebraiche dei testi liturgici. L'osservazione dei dettagli, che si ritengono tutti voluti, offre lo spunto per arrivare alla determinazione del concetto sotteso dal segno. Cinque di tali lettere a fine parola presentano la forma della riga sottostante.


Evidenzio le lettere in cui si distingue all'interno il segno come quello della:
  • cioè , , , , , , , , (ci sono anche le lettere maiuscola e );
  • cioè, , , (c'è anche la lettera maiuscola );
  • cioè , , (c'è anche la lettera maiuscola );
  • cioè , , , , ;
  • composite , , .
Tra il modo di scrivere in caratteri latini e quello in caratteri ebraici esiste una differenza sostanziale circa la posizione del carattere rispetto alla linea guida immaginaria; infatti, nella scrittura latina la lettera poggia su questa linea guida, mentre nella scrittura ebraica la lettera è come se, venendo dal cielo, fosse appesa ad essa e questa linea stabilisce il limite della scrittura, con eccezione della lettera "lamed" che travalica questa linea, mentre ogni altra lettera ne rimane sotto.


In ebraico il testo si scrive da destra verso sinistra.

Gesù di Nazaret disse agli Ebrei del suo tempo e oggi, tramite i Vangeli rivolge queste parole ai cristiani: "Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me... Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se, infatti, credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?" (Giovanni 5,37-47)

Gesù, con autorità, così asserisce che:
  • le Sacre Scritture sono una testimonianze del Padre;
  • il Padre con quelle intende dare testimonianza di Lui, del Figlio, quindi della sua prossima incarnazione;
  • non sono credute.
L'annuncio di questa incarnazione è però velata a una lettura normale di quei testi ed ecco che nasce il sospetto che molte profezie sulla Sua venuta non siano esplicite a una lettura usuale, ma sigillate e svelabili con una lettura particolare, proprio come dice il profeta Isaia che parla di due livelli di lettura: "...il Signore ha versato su di voi uno spirito di torpore, ha chiuso i vostri occhi, cioè i profeti, e ha velato i vostri capi, cioè i veggenti. Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non so leggere." (Isaia 29,10-12)

Questo tema del libro sigillato è ripreso dal libro dell'Apocalisse 5,1-5: "E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli... Uno dei vegliardi mi disse... ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli."

Tutto ciò che riguarda quei libri e sempre doppio, scritto su due lati. Due sono le Tavole, su due facce, lato interno e esterno, come a dire: non guardate quegli scritti in un solo modo.
Sigillo non tanto perché impossibile a leggere essendo il libro chiuso e non si può togliere il sigillo, ma perché il modo con cui è scritto è sigillato, cioè criptato, e in ebraico "sigillare, suggellare, marcare, segnare" ha il radicale da cui sigillo è "chotam", scritto sia , sia come o "chotoemoet" e in si riconosce il radicale che in ebraico significa "annunciare", quindi, "annunciare () con i segni ai viventi "; proprio in questo modo quei sacri testi ci dicono che avvenne la rivelazione da parte di Dio.

Con il Concilio Vaticano II i cristiani cattolici sono stati invitati a considerare le Scritture dell'Antico Testamento sacre alla stregua dei Vangeli e di tutto il Nuovo Testamento, come dicono gli insegnamenti del "Catechismo della Chiesa Cattolica":

n° 80 - La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in un certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine. (Concilio Ecumenico Vaticano II Dei Verbum 9)

n° 81 - La Sacra Scrittura è la Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino. Quanto alla Sacra Tradizione, essa conserva la Parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli e la trasmette integralmente ai loro successori...

n° 82 - Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l'interpretazione della Rivelazione attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto..

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