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L'IPOCRISIA NELLA BIBBIA
Nella Bibbia cristiana "ipocrita" si trova solo nel Nuovo Testamento, come pure "ipocrisia", termine però che due volte è citato anche nel deuterocanonico Siracide, ma nella Tanakh, la Bibbia ebraica in ebraico, invero, si trova invece il termine "chaneph" che deriva dal radicale
relativo al profanare.
"Chaneph"
,
sta per apostata, e nei testi ebraici è spesso tradotto come "ipocrita" e potrebbe essere tradotto pure come "ipocrita" nelle Bibbie cristiane.
Questo termine si trova in Giobbe 8,13; 13,16; 15,34; 17,8; 20,5; 27,8; 34,30; 36,23; Salmo 35,16; Proverbi 11,9; Isaia 9,16.17; 10,6 e 33,14 ove in italiano dalla C.E.I, vedo che è preferita la traduzione con empio, malvagio, perverso, prevaricatore o infame.
Forse un'idea sul significato di "chaneph" come ipocrita, può dedursi dal dividere le lettere
In
+
,
ove "chen"
è "grazia, stima, bellezza" ed allora ne viene il pensiero "grazia, stima, bellezza
con la parola
",
sottinteso essere in "grazia, stima, bellezza", appunto, solo però a parole o "nascondersi
emettendo
parole
".
Spesso c'è una pratica impossibilità a tradurre il testo ebraico e ciò che si ottiene è un'interpretazione, mai una traduzione, perché ogni consonante sta a rappresentare una realtà, è un simbolo, e il significato della parola non nasce solo dall'insieme delle consonanti che la compongono, ma anche dai singoli valori di ogni consonante e dallo stesso discorso in cui è inserito il termine.
In definitiva in ebraico la "parola" è un evento, non è un suono.
Al momento dell'atto creativo "'Elohim" combina e permuta le singole consonanti che diventano i "mattoni" della Creazione e traducono il volere divino in realtà onde le lettere per la tradizione ebraica sono degli
"'avanim", vale a dire pietre, il materiale base con cui Dio crea il mondo.
Sul tema del mascherarsi, del camuffarsi e comunque del nascondersi, nella Tenak vi sono però alcune circostanze che vado a evidenziare.
Saul, caduto in disgrazia, per le proprie trasgressioni sentendo venir meno l'aiuto divino, morto ormai il profeta Samuele che l'aveva unto re, andò a chiedere consiglio a una negromante, una strega insomma, che la tradizione rabbinica identifica in una certa Zefania, madre di Abner, primo cugino e comandante in capo dell'esercito.
("Dallo She'ol, inferi o Ade, al Regno dei risorti")
C'è in 1Samuele 28 un versetto in cui si legge "Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: Pratica la divinazione per me con uno spirito. Evocami colui che io ti dirò." (1Samuele 28,8)
Quel camuffarsi li è "vaiitechappesh"
dal radicale
,
"nascondere
il volto
alla luce
"
e qui risuona in tutto il suo vigore quanto dice Gesù: "E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio." (Giovanni 3,19-21)
Nell'articolo che prima ho segnalato ho tra l'altro decriptato anche tale versetto 1Samuele 28,8 la cui prima parola è appunto in ebraico
ottenendo: "A recare è la fine di nascosto all'orgoglio che brucia nei corpi e che sta nei cuori ad accendere la perfidia. Fu nei viventi all'origine a chiudersi nei corpi ove fu dalla matrice a portarsi. Fu il serpente dalla rettitudine fuori a recare alle origini e bruciò l'energia che c'è negli uomini ove fu in seno per vivere a portarsi, e fu ad abitarli. L'Unico gli portò la maledizione da donna di notte nel mondo. A recargliela fu l'Unigenito che a vivere in un corpo si versò. In pienezza si portò in un vivente all'oppressione del maledetto; dentro un primogenito si recò. Dentro fu a portarsi nel mondo l'Altissimo. Dal serpente fu a venire l'Unigenito per bruciarlo nei corpi. Per l'origine dell'essere ribelle da maledizione sarà la rettitudine."
Come ho già fatto notare in "La libertà è un cammino", esaminando i testi del libro dell'Esodo si trova che viene tradotto con "libertà" il termine specifico di "chafeshi"
che in esso vi si trova:
- Esodo 21,5 - "Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà
..."
- Esodo 21,26-27 - "Quando un uomo colpisce l'occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà
in compenso dell'occhio. Se fa cadere il dente del suo schiavo o della sua schiava, gli darà la libertà
in compenso del dente."
In pratica il padrone farà uscire lo schiavo dalla condizione di
.
Lo stesso termine ebraico di "chafeshi" si trova nel testo ebraico anche per tre volte in Deuteronomio 15,12.13.18, sempre relativo agli schiavi ed è tradotto dalla C.E.I. con "lo rimanderai libero", in definitiva "affrancato", quindi, anche "franco" da pesi civili e da tasse, secondo il radicale
che si trova così usato anche in Levitico 19,20, per dire libero dal peso della "chafeshi".
Considerato che
"chap" è "innocente, puro" e
"shi" è "dono" a quell'individuo è ridata la dignità, nel senso che sarà puro
per dono
.
Oltre che di mascherarsi e travestirsi visto come "nascondere
il volto
alla luce
"
il radicale
ha anche il significato di "investigare, cercare, esaminare, essere ricercato", infatti, le lettere con i loro significati intrinseci lo consentono in quanto fanno vedere uno che "di un nascosto
la faccia
Illumina
",
per riconoscerlo, quasi per farlo uscire dall'oscurità.
"Chuppa"
,
infatti, è copertura e "sh"
graficamente è luce, ossia "coperto per la luce", in definitiva, in ombra.
Ecco così che il verbo ha anche l'accezione di "nascondersi" usato anche per chi ha un morbo o un'infermità particolare onde deve vivere in luoghi, in case separate "chafeshit"
,
come i lebbrosi.
Si pensi che "noefoesh"
è "respiro, anima" e questa anima se è
non ha più l'energia
,
ma è chiusa
,
imprigionata, ma anche "nasconde
l'orgoglio
".
In definitiva uscire dalla "chafeshit"
non è l'accezione larga e totale della libertà, ma una liberazione da un vincolo particolare Anche il re d'Israele come ho messo in evidenza in "Giosafat re, profezia di resurrezione" si traveste per paura di essere ucciso "Il re d'Israele disse a Giosafat: Io per combattere mi travestirò. Tu resta con i tuoi abiti. Il re d'Israele si travestì ed entrò in battaglia." (1Re 22,30) Viene in questo versetto per due volte quel verbo
.
Nell'articolo che ho citato ho decriptato quel versetto ottenendo:
1Re 22,30 - Portato fu da primogenito a vivere nel corpo dalla madre il Potente.
Così in Israele Dio fu ad entrare. Si portò alla luce il Verbo per amore. Nel mondo scelse di nascondersi il Verbo, in un simile abitare. Per il Padre da vivente combatterà. Lui finirà nel mondo del serpente la vergogna. Dentro la fortuna ci risarà, la rettitudine riporterà, sarà a finire nella tomba l'orgoglio nei viventi. La potenza della rettitudine sarà a risorgere i corpi. La divinità riporterà, sarà dentro a ristare. Ricomincerà dentro i viventi il vigore della vita a rientrare.
Il verbo
è pure usato per essersi reso irriconoscibile nel versetto "Il profeta andò ad attendere il re sulla strada, dopo essersi reso irriconoscibile con una benda agli occhi" in 1Re 20,38.
In un altro episodio di cui ho parlato in "Tamar si traveste per essere antenata di Giuseppe" si trova che questa donna si traveste da prostituta e "Giuda la vide e la credette una prostituta, perché essa si era coperta la faccia." (Genesi 38,15)
Per quel coprirsi è usato
ove la lettera "kof"
è una mano aperta che avvolge
completamente - tutto
l'esterno
.
Appare, poi, abbastanza diffusa nella Tenak l'idea di falsità e di menzogna.
Nella traduzione in italiano della C.E.I. del 1975 si trovano:
- falso, falsa, falsi, falsità e i modi verbali di falsificare complessivamente per 119 volte di cui 84 nell'Antico Testamento e 10 volte nella Torah, ma falsità da sola si trova 5 sole volte, in Giobbe 27,4; 31,5; Proverbi 30,8; Isaia 28,15 e in Malachia 2,6;
- menzogna/e, menzognera/o/i 117 volte, di cui 105 nell'Antico Testamento, ma due sole volte nella Torah in Esodo 23,7 e Levitico 19,11.
In Isaia 28,15 si trovano ad esempio entrambi i termini, falsità e menzogna, accumunati con la morte e gli inferi: "Voi dite: Abbiamo concluso un'alleanza con la morte, e con gli inferi abbiamo fatto lega; il flagello del distruttore, quando passerà, non ci raggiungerà; perché ci siamo fatti della menzogna un rifugio e nella falsità ci siamo nascosti".
Menzogna è "kazab" e menzognero "kazeb" dal radicale
di mentire, ingannare, raggirare e le lettere suggeriscono "un retto
colpire
in casa
"
o "come
una mestruata
",
considerato che "zab"
è donna mestruata da "zob"
mestruazione e ci dicono quanto grave e considerato il mentire, atto che attenta spesso a svalutare i retti e che di fatto rende impuri come se si portasse tracce di morte, perché dice il Siracide "Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua." (Siracide 28,18)
Gesù in Giovanni 8 definisce il demonio padre della menzogna omicida dall'origine: "voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna." (Giovanni 8,44)
Falsità è "shoeqoer" dal radicale
di dire il falso, ove tenuto conto che il radicale
è dare da bere, la falsità è "dare da bere
()
alla mente - testa
",
quindi ubriacare la mente.
L'inizio del libro dei Salmi col primo versetto del Salmo 1 apre tutto uno spaccato sul mondo degli uomini negativi da cui è bene tenersi lontani dalla loro compagnia: "Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti". (Salmo 1,1)
Si cade nel male per il cattivo esempio, indi è da evitare d'intraprendere già il primo dei tre gradi progressivi in cui poi inevitabilmente si resta irretiti:
- non seguire, cioè non camminare con gli empi, i "reshaiim"
.
- non indugiare, cioè non andare per la strada dove camminano i peccatori "chatt'aiim"
.
- non sedere in compagnia degli stolti "letsiim"
.
Il singolare di "letsiim"
è "lets"
,
termine che definisce i beffardi, gli insolenti, i cinici, gli sfacciati, gli svergognati, chi "prepotentemente
si alza
".
Insolenza, infatti, si dice "latson"
.
Un modo di dire stolto è "kesil"
,
ad esempio in Salmo 49,11 "Vedrà morire i sapienti; lo stolto
e l'insensato periranno insieme e lasceranno ad altri le loro ricchezze" ove le lettere suggeriscono "come - vaso
pieno
è
del serpente
",
sente solo se stesso, perché si sente potente
come un faraone; lo stesso termine "kesil" si trova in Giobbe 9,9; 38,31, in Amos 5,8 e Isaia 13,9-10, ma ivi designa un gruppo stellare, la costellazione di Orione, ove i faraoni pensavano di andare dopo morti con la loro nave percorrendo la via lattea, quindi, ove "il trono
()
c'è
del serpente
".
La lettera "lamed"
è, infatti, una testa
con sopra il segno di una energia, come il faraone aveva il serpente ureo a diadema sul capo, onde la costellazione di Orione, del faraone, sarà annullata nel giorno del giudizio del Signore, appunto come avverrà per ogni stolto: "Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un deserto, per sterminare i peccatori. Poiché le stelle del cielo e la costellazione di Orione non daranno più la loro luce; il sole si oscurerà al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce."
In definitiva tutto ciò che si nasconde, si maschera, che è falso, che è stolto, porta al peccato e in qualche modo si collega sempre al serpente delle origini che è negativo tanto che anche un modo per dire "no" è "l'o",
o
,
il serpente delle origini o il serpente che si portò alle origini.
Nel libro di Giosuè si trova un episodio in cui il popolo di una città che stava per essere votata allo sterminio nell'occupazione della Terra Promessa, con astuzia, grazie a un mascheramento, riuscì a diventare alleato d'Israele.
Questi furono gli abitanti di Gabaon e il racconto è ai capitoli 9 e 10 appunto del libro di Giosuè che ho commentato e decriptato in "Giosuè e la congiura dei re".
Il capitolo 9 racconta che dopo l'entrata degli Israeliti in Canaan e la conquista di Gerico e di Ai "...tutti i re della parte occidentale del Giordano, della zona montuosa, della Sefela e di tutto il litorale del Mare Grande verso il Libano - gli Ittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei, i Gebusei - si allearono per far guerra contro Giosuè e Israele sotto un unico comando". (Giosuè 9,1s)
S'era formata una coalizione dei re Amorrei dei territori a sud della terra promessa per contrastare il pericolo degli Israeliti, nuovi numerosi e bellicosi sopraggiunti nel delicato panorama di quel settore fortemente conteso.
Gli Israeliti nel frattempo erano accampati a Galgala, a un paio di chilometri a oriente di Gerico e si verificò però un fatto inatteso: "Gli abitanti di Gabaon, invece, quando ebbero sentito ciò che Giosuè aveva fatto a Gerico e ad Ai, ricorsero da parte loro a un'astuzia...". (Giosuè 9,3s)
Gabaon o "Gibe'on" detta anche semplicemente Gaba, odierna El-Gib, fu una città importante, del popolo Eveo, situata a circa 10 chilometri a nord-est di Gerusalemme e a 22 km ad ovest di Gerico, quindi, in ambito centrale rispetto ai territori della coalizione nemica.
Città vicine a lei dipendenti erano Chefira, Beerot e Chiriat-Iearim.
Evidentemente Gabaon era una città sita su una collina che in ebraico appunto si dice "gibe'ah" e si scrive
e "Gibe'on" si può considerare forse un diminutivo come "piccolo colle".
"Gibe'on"
si può anche considerare parola composta da:
- la prima parte
è "alto, altura";
- la seconda
potrebbe essere "abitazione" come in 1Samuele 18,9 da un radicale che significa anche abitare usato in Isaia 13,9 e i gabaoniti "abitano in alto" rispetto alla zona depressa di Gerico;
- ma
potrebbe anche essere "colpa, delitto, crimine, reato, iniquità" e ricordare indirettamente che razza di furfanti vi abitavano e l'iniquità da loro perpetrata nei confronti d'Israele.
I Gabaoniti, come riferisce il racconto della Bibbia, con l'inganno, riuscirono ad ottenere da Giosuè un patto d'alleanza tanto che poi come racconta Giosuè 10 gli Israeliti per rispettare il patto sancito dovettero andare loro in aiuto.
L'inganno che originò il tutto fu che una delegazione di Gabaoniti si presentò al a Galgala dichiarandosi come proveniente da terre lontane, forse desertiche, presentandosi con provviste di cibi vecchi, otri sdruciti e sandali consunti.
Solo dopo una promessa di alleanza sancita con giuramento gli Israeliti vennero a scoprire la loro effettiva provenienza.
Non poterono però che far buon viso a cattivo gioco, perché ormai vincolati da quella promessa di alleanza.
Giosuè li maledisse e li destinò a lavori umili, ma ebbero salva la vita.
Passando al campo spirituale ciò fa capire bene che il nemico, il demonio, è molto astuto perciò si può infiltrare in molti modi, quindi, occorre un costante grande discernimento.