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MORTE, ESTREMO MASCHERAMENTO
È da ricordare che la cacciata dal Paradiso terrestre fu un atto d'amore di Dio verso l'uomo, affinché questi non restasse in eterno schiavo del demonio, cioè del nulla che si oppone a Dio, del "Belial"
il falso Dio, colui che la "negazione
è
di Dio
".
In effetti, col peccato di orgoglio compiuto dai primogenitori chi veramente fu cacciato fu Dio dal cuore dell'uomo, infatti "Quale rapporto... ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Belial, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?" (2Corinzi 6,14-16)
Prova è che all'uomo nel peccato pare come se Dio gli nascondesse il volto.
Giobbe, infatti, di questo si lamenta "Perché mi nascondi la tua faccia e mi consideri come un nemico?" (Giobbe 13,24) mentre, in effetti, è l'uomo che è divenuto nemico di Dio.
Dio aveva avvertito l'uomo quando lo mise nel paradiso terrestre, "...dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire." (Genesi 2,17)
Si parla di morte, eppure Dio non l'ha creata, "Dio non ha creato la morte" scrive, infatti, Sapienza 1,13; allora?
Quel "dovrai morire" di cui parla Dio, in effetti, è scritto di "morte moriresti" "mowet temut"
che, come seconda lettura, dice "della vita
Porteresti
a finire
l'innocenza
;
ne porteresti
la croce
".
In effetto il peccato ha portato la croce della sofferenza e della paura della morte.
Al versetto Genesi 3,3 la donna lo ripete al serpente che gli risponde in 3,4 negando quella verità: "...Non morirete affatto!"
"l'o movet temutun" non
morirete
,
finalmente
nell'uomo
si porterà
l'energia
"
e in parte era vero, infatti, si porterà dentro l'angelo
ribelle.
Dio però voleva rispettare la libertà dell'uomo, condizione essenziale per la sua esistenza e preso atto della sua volontà di seguire il Suo contrario, Dio lo lasciò libero, ma ideò un atto di misericordia estremo: "...il Signore Dio disse: Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre! Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita." (Genesi 3,22-24)
L'alternativa, se l'avesse lasciato la, sarebbe stata che avrebbe mangiato anche dell'albero della vita e sarebbe vissuto in eterno lontano da Dio, ossia nel nulla.
Eliminare per sempre il maligno in quella occasione avrebbe ormai provocato la fine anche dell'uomo, perché gli avrebbe di fatto negato l'esistenza strettamente connessa alla libertà per lui di scegliere anche il nemico, onde non sarebbe stato un figlio libero, ma un robot.
Occorreva un modo, perché il demonio abbandonasse il corpo dell'uomo che il maligno aveva invaso con il "no" e poi dare all'uomo stesso una nuova opportunità regalandogli la piena natura divina, contro la quale il demonio nulla può e rapire poi dalla terra l'uomo stesso, reso giustificato, tanto amato da Dio, ormai libero dal demonio e portarlo nei cieli.
La domanda che s'impone è: perché la morte? Perché Dio la consente?
Risponde il già richiamato libro della Sapienza:
- 1,13s -"Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza..."
- 2,23s - "Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono."
Ricordiamoci però che "Non c'è infatti sulla terra un uomo così giusto che faccia solo il bene e non pecchi." (Qoelet 7,20)
Sappiamo anche che il demonio non può creare nulla e che, come sopra citato, l'uomo è predisposto per l'immortalità.
È allora da concludere che esiste la morte del corpo, "entrata nel mondo" come rimedio "per invidia del diavolo".
Stante l'evento della risurrezione di Cristo è da concludere che la morte fu ideata come una manifestazione temporanea pensata da Dio come rimedio.
Per quell'angelo ribelle, cacciato dal regno dei cieli, la vita dell'uomo, di fatto, era ormai l'unica risorsa; occorreva perciò che il demonio prendesse atto di una circostanza oltre la quale vantaggi dall'uomo non ne poteva più avere e ciò risulta evidente con l'evento della "morte".
L'uomo può, infatti, peccare solo in questa vita!
In questa vita "Non si scappa dalla prigionia di Satana".
Il mondo è, ormai, la fortezza in cui s'è rifugiato il demonio, ma Gesù gli ha scassinato la casa come ha detto: "Ma se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio. Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa." (Matteo 12,28s)
Lui, Gesù, gli ha scassinato la casa, gli ha rubato gli antichi padri dalla tomba, ci ha regalato il battesimo che scaccia il demonio e quando questo fosse a tornare ci ha muniti del dono dei sacramenti del perdono e del sacramento dell'unzione degli infermi che è anticipano il dono della risurrezione finale.
Grazie al dono della risurrezione palesatoci con l'evento pasquale di Cristo, la morte, in effetti, diviene un mascheramento dell'uomo, il suo nascondimento per essere sottratto dalle grinfie del peccato di questo mondo.
Beh, c'è una pagina in Giobbe, che è preludio di questo pensiero.
Si trova nei capitoli 12-14 nella risposta a Sofar di Naamà.
I versetti chiave sono i seguenti: "Invece l'uomo, se muore, giace inerte; quando il mortale spira, dov'è mai? Potranno sparire le acque dal mare e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi, ma l'uomo che giace non si alzerà più, finché durano i cieli non si sveglierà né più si desterà dal suo sonno. Oh, se tu volessi nascondermi nel regno dei morti, occultarmi, finché sia passata la tua ira, fissarmi un termine e poi ricordarti di me! L'uomo che muore può forse rivivere? Aspetterei tutti i giorni del mio duro servizio, finché arrivi per me l'ora del cambio!" (Giobbe 12,10-14)
Giobbe, figura del "Giusto" sogna che Dio lo nasconda, lo mascheri soltanto da morto, ma che poi gli ridia la vita.
Ci sarà, in effetti, un mondo nuovo con l'estrema beffa al demonio!
Questo sogno s'è attuato in Cristo Gesù e attendiamo cieli e terra nuova, la nuova Gerusalemme per vivere da risorti con Lui.