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VANGELI E PROTOVANGELI...

 
IL PADRE DI GESÙ CRISTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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"ABBA" PADRE
Come ci è noto attraverso i Vangeli Gesù parlava in aramaico, ma celebrava le liturgie ebraiche in sinagoga leggendo e pregando con i testi sacri ebraici.
Nella preghiera individuale pare che si rivolgesse al Padre con il termine familiare aramaico di "'Abb'a", alla stregua che in italiano lo chiamasse papà o babbo.
"'Abb'a" è formato da "padre" e si dice che l'alef post-posta avrebbe funzione di articolo, ma quel raddoppio vocale della lettera "b" porta a immaginare quel "'Abb'a" Come + quasi una richiesta di "ingresso" visto che tale è il valore di .
Tale modo di esprimersi, in effetti, per chiamare il padre non si trova nei testi della Tenak o Bibbia ebraica o nel nostro Antico Testamento.

Il Vangelo di Marco (14,32-36) ci fa però partecipi e coscienti di tale familiarità di Gesù col Padre nel racconto della notte tra il giovedì e il venerdì della sua passione, quando il testo dice: "Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: Sedetevi qui, mentre io prego. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: la mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate. Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu."

Il testo greco di quel Vangelo, infatti, riporta proprio come traslitterazione dall'aramaico.
Il fatto che quel termine aramaico fu traslitterato in greco (come del resto anche altre parole ebraiche quali "Amen", "Osanna", "Alleluia") è segno che quel modo di esprimersi di Gesù era adottato dai cristiani della chiesa primitiva nei rapporti personali con Dio Padre quasi a ricordargli che quel fedele che lo stava invocando era un fratello di Gesù per cui era morto in croce pagando il prezzo di riscatto col suo sangue e come tale per adozione si attendeva di essere stato riscattato e quindi di essere trattato come un figlio dal Padre.

Gesù fin dalla fanciullezza aveva imparato ad avere questo rapporto familiare con il Padre celeste, che evidentemente come uomo aveva imparato nella sua Santa Famiglia; infatti, il Vangelo di Luca ce lo presenta dodicenne dire a Giuseppe e Maria che da tre giorni lo cercavano: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Luca 2,49).

Continuamente nella sua vita terrena si rivolge a suo Padre nel colloquiare con gli apostoli e discepoli, quindi in aramaico e quei "Padre" o "Padre mio" certamente spesso erano degli "abba" come ad esempio:

  • "Venite, benedetti del Padre mio..." (Matteo 25,34)
  • alla fine della sua vita, nella preghiera sacerdotale in Giovanni 17, con cui conchiude la sua missione: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te" (Giovanni 17,1), "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato" (Giovanni 17,11) e "Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto..." (Giovanni 17,25).
  • sulla croce pronuncia come ultime parole: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Luca 23,46).
  • risorto annuncia ai discepoli: "E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso" (Luca 24,49).
Questo termine "Abba", infatti, proprio nel senso di un rapporto stretto di filiazione si trova utilizzato da San Paolo in due occasioni, precisamente:
  • Romani 8,14-17 - "...tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria."
  • Galati 4,4-7 - "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio."
Entrambe queste pericopi delle lettere paoline pongono in evidenza che:
  • lo Spirito del Figlio "grida: Abbà! Padre!"
  • lo stesso Spirito agisce sui fedeli onde "gridiamo: Abbà! Padre!"
Non a caso comune a questi due testi c'è il fatto del verbo "gridare" che ci riporta a quel grido di Cristo Gesù di cui ho detto nel precedente paragrafo.
Questo "gridare" è espresso in quei versetti di San Paolo dal verbo greco e lo Spirito, in greco il , pare proprio prediligere questa manifestazione in Gesù e nei credenti e lo stesso modo di manifestarsi spontaneo garantisce l'autenticità della filiazione.
Lo Spirito Santo che operava nell'Unigenito Figlio del Padre e che aveva fatto una discesa o "kenosis" nascendo nell'uomo Gesù si esprimeva con un gridare divino identico a quello che opera nei battezzati.

Lo stesso verbo da San Paolo è usato anche in Romani 9,27 ove in effetti Isaia non esclama, ma grida: "E quanto a Israele, Isaia esclama: Se anche il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, solo il resto sarà salvato; perché con pienezza e rapidità il Signore compirà la sua parola sulla terra."

Qui San Paolo cita la profetizza Isaia 10,20-23 del piccolo resto che accoglie la Parola... nella persona di Gesù venuta sulla terra.
Il Vangelo di Giovanni pare proprio ricordare tale resto: "Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati." (Giovanni 1,11-13)

Il resto, allora, furono i cristiani che accolsero la Parola del Maestro grazie allo Spirito Santo che costruì la Chiesa e oggi sono coloro che ne fanno parte ricevendo da lei gli alimenti necessari, il corpo e il sangue di Cristo, il suo Spirito e la sua vita.
Il cristiano con "Abba" Padre svela l'affinità all'indole del Cristo, Figlio di Dio, che incarnatosi nella fragilità di un uomo si sottopose alla totale sottomissione alla volontà Padre che lo risorse per opera dello Spirito Santo.

Questi, infatti "il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore..." (Romani 1,3s)

Con il chiamare "Abba" Padre il cristiano viene instaurato nella "economia" della risurrezione di Cristo.
Diventa uno, con Cristo, partecipa alle benedizioni di Abramo, riceve la dignità di figlio adottivo di Dio, diviene membro della Chiesa per la presenza dello stesso Spirito che risorse Cristo dai morti, il cui dono viene assicurato col battesimo, che lo associa e da accesso alla vita divina.

Sull'argomento Benedetto XVI nell'udienza generale a Piazza San Pietro del 23 maggio 2012, tra l'altro, ebbe a dire: "San Paolo vuole farci comprendere che la preghiera cristiana, non avviene mai in senso unico da noi a Dio, non è solo un agire nostro, ma è espressione di una relazione reciproca in cui Dio agisce per primo: è lo Spirito Santo che grida in noi, e noi possiamo gridare perché l'impulso viene dallo Spirito Santo. Noi non potremmo pregare se non fosse iscritto nella profondità del nostro cuore il desiderio di Dio, l'essere figli di Dio."

È proprio così, infatti:
  • si trova nel Vangelo di Giovanni al 6,44 "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • osserva San Paolo in 1Corinti 12,3 "...vi dichiaro: nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire: Gesù è anatema! e nessuno può dire: Gesù è Signore! se non sotto l'azione dello Spirito Santo."
La parabola del seminatore ci ricorda che supporto all'accoglimento della "Parola", è la terra buona, cioè la risposta alla semina che ci sarà solo se già c'era stato un lavoro all'interno del ricevitore e allora si sveglierà lo Spirito di Dio che era soffocato nell'ascoltatore.
In quella stessa udienza Benedetto XVI disse anche:

«Da quando esiste, l'"homo sapiens" è sempre in ricerca di Dio, cerca di parlare con Dio, perché Dio ha iscritto se stesso nei nostri cuori. Quindi la prima iniziativa viene da Dio, e con il Battesimo, di nuovo Dio agisce in noi, lo Spirito Santo agisce in noi; è il primo iniziatore della preghiera perché possiamo poi realmente parlare con Dio e dire "Abbà" a Dio. Quindi la sua presenza apre la nostra preghiera e la nostra vita, apre agli orizzonti della Trinità e della Chiesa. Inoltre comprendiamo, questo è il secondo punto, che la preghiera dello Spirito di Cristo in noi e la nostra in Lui, non è solo un atto individuale, ma un atto dell'intera Chiesa. Nel pregare si apre il nostro cuore, entriamo in comunione non solo con Dio, ma proprio con tutti i figli di Dio, perché siamo una cosa sola. Quando ci rivolgiamo al Padre nella nostra stanza interiore, nel silenzio e nel raccoglimento, non siamo mai soli. Chi parla con Dio non è solo. Siamo nella grande preghiera della Chiesa, siamo parte di una grande sinfonia che la comunità cristiana sparsa in ogni parte della terra e in ogni tempo eleva a Dio; certo i musicisti e gli strumenti sono diversi - e questo è un elemento di ricchezza, ma la melodia di lode è unica e in armonia. Ogni volta, allora, che gridiamo e diciamo: Abbà! Padre! è la Chiesa, tutta la comunione degli uomini in preghiera che sostiene la nostra invocazione e la nostra invocazione è invocazione della Chiesa. Questo si riflette anche nella ricchezza dei carismi, dei ministeri, dei compiti, che svolgiamo nella comunità. San Paolo scrive ai cristiani di Corinto: "Ci sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; ci sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; ci sono diverse attività, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti." (1Corinti 12,4-6) La preghiera guidata dallo Spirito Santo, che ci fa dire Abbà! Padre! con Cristo e in Cristo, ci inserisce nell'unico grande mosaico della famiglia di Dio in cui ognuno ha un posto e un ruolo importante, in profonda unità con il tutto.»

a.contipuorger@gmail.com

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