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QUESTIONI FUORI DAI CANONI
È poi da accennare alla questione della "patria" di Gesù.
I Vangeli sinottici richiamano lo stesso episodio nella sinagoga di Nazaret e viene detta la parola "patria" in:

  • Matteo 13,54 e 57;
  • Marco 2 volte 6,1 e 4;
  • Luca 6,23 e 24.
Il Vangelo di Giovanni in 4,44 non cita direttamente l'episodio, ma ricorda un detto di Gesù che secondo gli altri evangelisti fu espresso in quell'episodio.
La questione sulla vera patria di Gesù sollevata da vari commentatori emerge dalla lettura di quell'episodio nel Vangelo di Luca in quanto l'episodio è riportato con maggiori particolari.

Si tratta di quanto scrive Luca al capitolo 4 quando Gesù "Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere." (Luca 4,16)
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia e in pratica annunciò che era il Messia in quanto trovò e lesse il brano che dice: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione." (Luca 4,18)

La lo conoscevano e nel racconto è ripetuta la parola patria: "Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è costui il figlio di Giuseppe? Ma egli rispose loro: Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!" (Luca 4,22s)

E qui disse quanto è ricordato anche dal Vangelo di Giovanni: "Poi aggiunse: In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria." (Luca 4,24)

E fu così i suoi "concittadini" non lo accettarono e lo volevano uccidere "...lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù." (Luca 4,29)

Egli si liberò e il giorno dopo predicò nella sinagoga di Cafarnao.
La descrizione del rotolo letto da Gesù nella sinagoga di Nazaret da cui la sua pretesa messianicità e il tentativo di ucciderlo è materiale relativo al solo vangelo secondo Luca.
Ora siccome Nazaret non è sita su un monte, non è evidente un precipizio, in distanze compatibili col racconto, e non sono stati trovati i resti dell'antica sinagoga, alcuni opinano di collocare l'antica Nazaret nella città di Gamala, pensando che venisse chiamata Nazaret essendo sede di Nazirei.

Sta comunque il fatto che Luca, come dice in 1,3 "anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi" onde varie cose che non dicono gli altri potrebbero essere notizie di parenti e concittadini.

Altra questione è il rapporto dei cristiani nazorei e gli esseni.
Dopo la morte di Gesù dalla predicazione degli apostoli uscirono seguaci che inizialmente furono detti prima nazorei o nazirei e poi cristiani.
Come riferiscono gli Atti degli Apostoli verso il 40 d.C.: "...ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani." (Atti 11,26).

I veri nazorei evidentemente erano un gruppo iniziale vicino ai parenti davidici di Gesù facevano parte della Chiesa di Gerusalemme, ma divennero una frangia sempre più marginale del cristianesimo e man mano fu ritenuta una setta.
Agli inizi della stessa predicazione di Gesù è da ritenere che parenti dei parenti lo seguissero per interesse sperando in una restaurazione della casata.

Epifanio Padre della Chiesa del IV secolo in Panarion 1,18 associa i Nazareni, dopo la morte di Gesù, ad una forma di essenismo "I Nazareni - erano Ebrei per provenienza - originariamente da Gileaditis, Bashaniti e Transgiordani... riconoscevano Mosè e credevano che avesse ricevuto delle leggi, ma non la nostra legge ma altre. E così, essi erano Ebrei che rispettavano tutte le osservanze ebraiche, ma non offrivano sacrifici e non mangiavano carne. Essi consideravano un sacrilegio mangiare carne o fare sacrifici con essa. Affermavano che i nostri Libri sono delle falsità, e che nessuno dei costumi che essi affermano sono stati istituiti dai padri. Questa era la differenza tra i Nazareni e gli altri..."

Questi nazareni avevano un Vangelo particolare, non canonico, da alcuni pensato come una pre-edizione in greco di quello di Matteo.

Lo stesso Epifanio, infatti, sostiene che i Nazareni: "...posseggono il vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico, perché esso è ancora evidentemente conservato da loro come fu originariamente composto, in scrittura ebraica." (Panarion, 29.9.4)
Di quel Vangelo parla anche Girolamo: "Matteo in Giudea è stato il primo a comporre il vangelo di Cristo in lingua e scrittura ebraica... il testo ebraico è tuttora conservato nella Biblioteca di Cesarea... Anche a me, dai Nazarei che in Berea, città della Siria, si servono di questo libro, è stato dato il permesso di ricopiarlo." (Girolamo, De viris illustribus 3)

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