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L'OMBRA DI DIO
Secondo i Vangeli, il Messia, l'Unigenito figlio di Dio, la seconda persona della SS. Trinità, si è fatto carne ed è nato nella Santa Famiglia di Nazaret dal seno della vergine Maria, sposa di Giuseppe il carpentiere.
Tale famiglia allora è proprio lo specchio in terra di quella trinitaria di Padre, Figlio e Spirito Santo.
L'annunciazione nel Vangelo di Luca 1,26-38 ci informa sui seguenti fatti:
- Dio mandò l'angelo Gabriele in una città della Galilea, chiamata Nazaret;
- Maria era una vergine, promessa sposa di Giuseppe della casa di Davide;
- l'angelo iniziò col dire "Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te... Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine." quindi è il Messia, l'unto, il Cristo, l'atteso dalla casa di Davide che "regnerà per sempre".
- Maria chiese: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?"
- Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco..."
Poniamo attenzione a queste ultime parole, "lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra".
Proviamo a ragionare con i simbolismi intrinsechi nelle lettere ebraiche.
Da quelle sappiamo che la 18a e la 12a di tale alfabeto rispettivamente:
- la 18a, la "tsade"
rappresenta proprio lo scendere e salire, il su e il giù;
- la 12a, la "lamed"
rappresenta la potenza, il Potente.
Ora, in ebraico la parola "ombra" è "tsal"
,
proprio descritta da quelle due lettere che abbiamo visto essere anche nella parola "immagine", "tsalem"
,
con la quale, assieme a "somiglianza", Dio definì l'uomo al momento della creazione.
Con tale definizione di "immagine" abbiamo accennato si può intravedere il potere concesso alle madri degli uomini di dare la vita e che possiamo interpretare come: "scende
dal Potente
la maternità
".
Le madri, in assenza del peccato di ribellione originaria a Dio, per amore, avrebbero dato alla luce figli di Dio, processo però interrotto, anzi sospeso alla radice a causa di quella ribellione della prima coppia di cui al "midrash" raccontato in Genesi 3.
Ora accade che la tradizione popolare, prendendo spunto dalle Sacre Scritture, attribuisce a Dio aspetti e attributi antropologici.
È al riguardo da ricordare ad esempio il seguente passo del libro di Giobbe quando il Signore tra l'altro a sua risposta in quel dramma prese a dirgli in mezzo ad un uragano: "Chi ha chiuso tra due porte il mare ("iam"
),
quando usciva impetuoso dal seno materno
(
"roechoem"), quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde?" (Giobbe 38,8-11)
Dio, così, allora, come avevo accennato, ha proprio un seno materno
"roechoem" da cui sgorgò il mare "iam"
,
sede, quindi, della sua misericordia "rachamim"
,
termine che in forma poetica quel versetto Giobbe 38,8 vuole evocare come risposta agli interrogativi di Giobbe sulla giustizia divina mentre in pratica porta alla mente ed è concorde, come detto, al pensiero del secondo versetto del libro della Genesi "...lo spirito di Dio aleggiava sulle acque."
Quei versetti di Giobbe per due volte parlano di "due porte"
"delataiim" e di un chiavistello "birich"
.
Quel mare "iam"
pare proprio essere "l'esistenza
dei viventi
",
tutti, buoni e cattivi, in cui abita l'orgoglio di cui parlano quei versetti, e che si opposero al proprio Creatore.
Questi hanno davanti a sei due limiti, la morte fisica e la seconda morte, quella in cui finirà il male "Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte." (Apocalisse 2,11)
Quelle due porte ci parlano dell'uscita di due volte in vita, quella della creazione e quella della rinascita di cui parla Gesù a Nicodemo in Giovanni 3.
Quell'utero nel cielo, poiché "come in cielo così in terra", profila profeticamente un corrispondente utero in terra.
Ecco che proprio Gesù, appunto il Figlio di Dio, a opera dello Spirito Santo si incarna nel seno, quindi, nell'utero "roechoem" della vergine Maria, icona della Chiesa.
Questo, di Maria, adombrata dallo Spirito Santo, allora, diviene il seno-specchio di Dio in terra.
Lui, poi, è proprio il chiavistello, il "birich"
,
che "dentro
un corpo
si è
chiuso
"
per il combattimento finale.
Tale combattimento, iniziato dal momento della sua nascita in terra, dopo la sua morte in croce e risurrezione e l'ascensione in cielo, proseguito con l'aiuto della Chiesa ha cui continuamente rinnova il soffio del suo Spirito, sbarra e al suo ritorno glorioso sbaraglierà definitivamente il male.
Perché sua madre non restasse vedova sulla terra, senza figli, sotto la croce prima di morire la consegnò al discepolo che amava in figura di tutti i discepoli e della sua stessa Chiesa di cui lei Maria sarebbe stata madre, come precisa il Vangelo di Giovanni "Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé." (Giovanni 19,26s)
Nel frattempo sulla terra da allora c'è proprio un utero di misericordia cui il Cristo ha dato il potere di perdonare i peccati.
Ai suoi apostoli, il nucleo della sua Chiesa, infatti, nello stesso giorno della sua risurrezione "...soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati." (Giovanni 20,22s)