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RICERCHE DI VERITÀ...
FARSI TROVARE DALLA VERITÀ
di Alessandro Conti Puorger
CERCARE LA VERITÀ
Nel fare una ricerca sul tema della "verità" mi sono imbattuto in questa frase di Primo Levi: "Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro - che purtroppo è privilegio di pochi - costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono".
Mi sono rallegrato per queste giuste parole, perché l'esperienza che presentano coincide con la mia.
Cercare la verità del resto è strettamente connesso al cercare la felicità, perché l'uomo nasce per cercarle e non si può provare un minimo di felicità se non procede in un cammino di verità, senza inganni, che coinvolga completamente l'essere totale, fisico, intelletto e spirito.
È normale però che nell'ambito di questioni spirituali possa capitare che queste superino il mero ragionamento, ciò nonostante non è detto che siano contrarie alla ragione.
È provato che il lavoro, ad esempio, è fatto con piacere e amore se coinvolge l'uomo nella sua interezza, carne, intelletto e spirito e non ci può essere felicità se tutte le componenti dell'uomo non sono soddisfatte.
Non sempre, infatti, si lavora per ritorni materiali, intellettuali o di crescita personale in una carriera, ma accade anche che lo si faccia con amore per contribuire a servire a qualcosa di utile aldilà di ogni ragionamento di entrate e uscite.
Connessa, invece, con l'infelicità è la schiavitù che comporta il lavorare con sudore e fatica come annuncia la profezia del racconto, tipo "midrash", ai versetti 17-19 del capitolo 3 del Genesi, il primo libro della Bibbia.
Nei riguardi dei progenitori dell'umanità quel testo pone in bocca a Dio la seguente profezia sul lavoro: "...maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!"
Questo accadde quando, consapevoli di trasgressione, avendo aderito liberamente a chi li portava a essere schiavi della menzogna, furono cacciati dal Paradiso Terrestre.
Restando però con i piedi per terra, se pur si riesce a trovare un poco di felicità con il lavoro, è pure certo che nessuno è riuscito a fuggire dalla propria umanità che comporta l'inesorabile processo di malattie, invecchiamento e comunque la morte, sì che in molti uomini da tempi atavici è nata la spinta a cercare una via d'uscita.
Sono nate domande su domande sul perché della vita e sulle cause delle vicende umane nel tentativo di trovare nell'ammasso delle idee e delle vicende il bandolo da sgomitolare per vedere se vi fosse una causa del tutto; insomma hanno tentato di avvicinarsi alla verità.
Questa verità, dopo pensieri alti indirizzati a un "Assoluto", con la comparsa della sofistica greca, poi dallo scetticismo antico e moderno e del pragmatismo, negli ultimi secoli, specie dopo l'illuminismo, pare confinata dai più nell'ambito della ricerca delle scienze, onde ogni teoria oltre che essere dimostrata logicamente deve essere verificata sperimentalmente.
Tale approccio, giusto nel campo scientifico, se applicato ad altri ambiti tende a tarpare le ali al mondo dello spirito di cui l'uomo ha assoluta necessità.
Vi sono, peraltro, opinioni personali diffuse di sentimenti d'altruismo e di dedizione che portano ad assolutismo morale e a regole come "non uccidere" come pure a leggi di reciprocità nei riguardi del prossimo che sfuggono all'inquadramento strettamente scientifico e al mero interesse economico e sociale.
Sempre più però in questi ultimi decenni è invalsa la posizione filosofica del "relativismo" che nega l'esistenza di verità assolute o mette in discussione la possibilità di giungere a una loro definizione assoluta e definitiva.
Per il relativismo la verità assoluta, infatti, non esiste, o comunque non è conoscibile e se ne può avere solo un'espressione parziale onde gli individui possono conseguire solo conoscenze relative.
Certo è che un pensiero del genere tende a relativizzare l'esperienza spirituale degli individui e a svalutare quanto relativo alla fede, ritenuta un'astrazione, per il nobile, ma fallace intento, di lasciar spazio solo al settore della pura ragione, negando, di fatto, la spiritualità dell'uomo.
Sul tema del rapporto tra ragione e fede comunque è stato tanto detto e scritto e condivido la conclusione cui giunge Papa Benedetto XVI che ha considerato: "Ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme salveranno l'uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone."
Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi." (Giovanni 8,31s)
Chi crede in Gesù sa che la sua parola è verità.
Di questa Lui ne promette la conoscenza da cui consegue la libertà.
Il cristiano adulto sa bene che la verità non è una teoria da dimostrare con la logica e da provarne l'esistenza con esperimenti, ma è l'incontro con una persona vivente, risorta, che ha vinto la morte.
Tale sentire è comune ai tanti pervasi dallo stesso spirito di ogni popolo e condizione sociale e personalmente io sono certo che la Verità è una persona che vuole incontrami per essere mia amica.
La ricerca di Lui, quindi, sapendo che questo è il modo giusto per lasciarsi incontrare, è mettere in atto quanto da Lui stesso suggerito quando nel "Discorso della Montagna" ebbe a dire: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto" (Matteo 7,7).
L'incontro apre a un percorso di conoscenza che porta alla verità.
Il percorso è giusto se supera ciò che è noto e comunemente provato, come disse San Giovanni della Croce "Per giungere a ciò che non sai devi passare per dove non sai"; del resto il cammino verso di Lui è già un cammino con Lui, perché ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita." (Giovanni 14,6)
Davide nel Salmo 26,3 proclama: "La tua bontà è davanti ai miei occhi, nella tua verità ho camminato" e da Davide secondo la promessa è nato il Messia.
Ciò premesso, promettendomi d'indagare più a fondo quel Salmo, proseguo nei miei pensieri sul tema della verità investigando le antiche Sacre Scritture lasciandomi trasportare, come m'è congeniale, dalle lettere ebraiche.
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