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RICERCHE DI VERITÀ...

 
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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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L'UOMO E LA VERITÀ
È stato evidenziato come dai primi versetti di Genesi 2 si deduce la sequenza numerica 1 + 4 + 40 concretizzata poi nel nome , che in ebraico definisce il concetto di uomo.
C'è una prova nello stesso capitolo di Genesi 2, subito dopo i versetti in cui è detto che Dio plasmò l'uomo, da cui si può comprende che questa sequenza non è un caso, ma era veramente nel pensiero dell'autore: vediamo perché.
Nei versetti immediatamente seguenti a quelli è scritto: "Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi... Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse." (Genesi 2,8-8,15)
Dio fece sgorgare un fiume "1" che lo irrigava e che si divideva in quattro " = 4" capi d'acqua " = 40" per irrigare il giardino in cui pose l'uomo.
Ecco, così, apparire nuovamente la sequenza 1 - 4 - 40.

Abbiamo parlato di Genesi 3 come di scuola che dall'uomo fu interrotta e come il primo precetto che gli fu dato fu disubbidito.
Beh! L'uomo avrebbe dovuto conoscere "la Verità" 1 - 40 - 400.
Quella sequenza 1 - 4 - 40 dal punto di vista logico pare, infatti, attendere uno sviluppo con l'ulteriore passo, 1 - 4 - 40 - 400, coinvolgente le lettere ; cioè da uomo doveva diventare un uomo completo .

Dio, quindi, pose l'uomo in un ambiente protetto.
In tal modo iniziò per l'uomo un tempo d'istruzione, il che implicava essere quella una scuola ove imparare i rudimenti della vita in comunione con Dio e ci fu il primo insegnamento: "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire." (Genesi 2,16s)

In effetti, questo versetto Genesi 2,16 in ebraico inizia con "vatsau" , ossia il Signore Dio a portare fu un precetto .
Secondo la tradizione l'insieme del testo ebraico della Torah ha 613 precetti, ma questi non sarebbero il vero scopo di quel testo che piuttosto è da intendere come atto d'alleanza con Israele e manifestazione di misericordia e della volontà di un'alleanza più generale, inizio di una rivelazione per farsi conoscere da tutti gli uomini.
Un'interpretazione della Qabbala o Tradizione, infatti, è che la Torah con le sue lettere costituisca un nome di Dio, insomma, un suo documento di riconoscimento che è stato spezzato in parole per permettere alle menti umane di comprenderne qualcosa, una "ketubah" il documento scritto comprovante un matrimonio eterno.

Ora a chi segue una scuola, come nel caso che ci siamo prefigurati di Adamo nel Gan Eden, si chiede l'obbedienza e frequentando tale scuola, certamente, ma gradualmente, sarebbe seguita la piena conoscenza del Signore e, implicitamente, l'apprendimento dell'intera Torah?
Il racconto del capitolo successivo, Genesi 3, ci informa di come tale scuola fu, però interrotta e come già quel primo precetto fu disubbidito.
Adamo doveva certamente imparare tante cose e dal punto di vista pratico ad esempio, secondo il pensiero dell'autore del libro della Genesi, pare potersi cogliere che doveva imparare l'uso delle lettere ebraiche.

Di ciò v'è traccia quando il testo di Genesi 2,19s propone: "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici..."

E il linguaggio di Dio con il primo uomo era certamente l'ebraico, la lingua sacra degli angeli di Dio, lingua che si parlava sulla terra fino al momento della dispersione avvenuta con l'episodio della Torre di Babele.
Il "midrash" di Genesi 2 intende così suggerire che Dio insegnava all'uomo e lo faceva partecipare in qualche modo all'opera della creazione.
Gli insegnava certamente l'uso delle lettere, dalla prima all'ultima , cioè l'alfabeto della vita , ossia la verità , in quanto tutta la realtà del vivere, della vita e dei viventi è inquadrabile con i "nomi" come del resto viene dedotto nella pensiero dell'autore visto che Dio col nominare crea come ci insegna sin dall'inizio: "Dio disse: Sia la luce! E la luce fu." (Genesi 1,3)

Come esprimere allora l'idea che Dio da vita al tutto e che le sacre lettere dell'alfabeto divino sono capaci di creare tutto ciò che vive?
A me pare che la sequenza 1- 40 - 400 sia proprio in grado di definire tutto ciò, da cui il tri-letterale .
Tutto tende a confermare che l'uomo nel Gan Eden o Paradiso Terrestre doveva imparare cos'è la Verità: "il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze." (Deuteronomio 6,4s)

Ritengo che un pensiero del genere abbia mosso a Praga nel XVI secolo il rabbino Jehuda Low ben Bezalel col cercare di formare delle creature plasmate con argilla che lo servissero come dei moderni robot che provava ad animare con l'impiego di lettere e parole ebraiche come evidentemente a lui parve suggerisse il testo del Sefer Yetzirah di cui già ho detto.
Cercava di ricreare la situazione di "'Adam" prima che gli fosse infusa l'anima.

Questi aborti d'uomo erano chiamati "golem", parola ricavata dalla parola "informe" del versetto 16 del Salmo 139 che recita "Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno."

Quel "informe mi" è "galemi" ove, essendo il bi-letterale nelle parole come, ruota, cerchio, sfera quel forse sta bene "per vita arrotolata", quindi, "feto", "embrione globulare".

Un aspetto interessante che non si coglie nella sua intera valenza se non si ricorre alle lettere ebraiche della parola, verità, "'emet" , si trova nel libro dell'Apocalisse di Giovanni al capitolo 1 quando riporta la seguente visione "...vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi." (Apocalisse 1,12-18)

Con "Io sono il Primo e l'Ultimo , e il Vivente " in quella teofania l'Essere che parla sta leggendo i segni di "'emet" e sta affermando "io sono la Verità".

Ed ancora nello stesso libro dell'Apocalisse di Giovanni si trova:

  • Giovanni 2,8 - "All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita."
  • Giovanni 22,12-13 - "Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine."

È indubbio, l'autore dell'Apocalisse sta descrivendo la parola "'emet" .
La guerra escatologica contro il male di cui parla l'Apocalisse si concluderà con la vittoria della verità sulla menzogna:
  • Apocalisse 14,5 - i "...redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia."
  • Apocalisse 19,11.16 - "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava "Fedele" e "Verace": egli giudica e combatte con giustizia... Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori."
  • Apocalisse 22,15 - "Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!"
In definitiva la verità "'emet" per l'ebraismo, il "verum" dei romani, in greco è tradotta "a-lètheia" con a privativo, quindi "non nascondimento", "non nascosto" o se si potesse dire "svelatezza", quindi rivelato e rivelazione e perciò è oggettiva e incontestabile!
L'Apocalisse è la rivelazione, ossia la verità degli ultimi tempi.

Lui, Gesù Cristo, è l'"'amen" l'"'emet" "Fedele e Verace" come è sintetizzato anche in Apocalisse 3,14 quando dice "All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone Fedele e Verace, il Principio della creazione di Dio".

In conclusione la fede cristiana si basa sulla verità di una rivelazione.
Il testimone che ci rivela la verità è Gesù Cristo risorto.
Chi la comprova sono i testimoni numerosi della prima ora. L'annuncio è il Kèrigma che presenta il succo della rivelazione.
Nel corso dell'ultima cena, nel discorso che seguì, Gesù avvertì con queste parole gli apostoli che avrebbero ricevuto lo "Spirito di Verità" che chiama anche il Consolatore:
  • Giovanni 14,17 - "...lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi."
  • Giovanni 15,26s - "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio."
  • Giovanni 16,13 - "Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future."
    (Vedi: "Lo Spirito di Verità")
La battaglia finale iniziò con la "passione" del Signore e ne abbiamo riscontro nello stesso Vangelo di Giovanni nel colloquio di Gesù con Pilato: "Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Gli dice Pilato: Che cos'è la verità?" (Giovanni 18,37s)

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