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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
IL CUORE DELL'UOMO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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GESÙ PARLA DEL CUORE
Sul cuore dell'uomo altri importanti tasselli per completare il mosaico che presenta la Bibbia si colgono nei Vangeli canonici da quanto Gesù ha detto direttamente al riguardo.
Mi soffermerò però solo su quanto dice il Signore tralasciando quando la parola cuore si trova inserita in citazioni di Gesù da parte di profeti, come accade in Matteo 13,15 e 15,8 o cita lo "Shema'" come in Matteo 22,36.
In primis è da ricordare che Matteo 11,29 Gesù dice di sé che è "mite e umile di cuore", definizione che pare insolita in una persona "umile", ma è da considerare che tale citazione, invero, serve da presentazione del profetizzato personaggio biblico che Lui impersona.
Gesù tende così a precisare che in definitiva Lui è il Figlio dell'Uomo, quello descritto dal Salmo 45, "il più bello tra i figli dell'uomo"; infatti, li si canta "Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia." (Salmo 45,4s)

Inoltre, è Lui il grande profeta, l'atteso, profetizzato da Mosè, il nuovo e finale condottiero del popolo di Dio, ed è da ricordare che "Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra" (Numeri 12,3) che C.E.I. 1975 propone come "Mosè era molto più mansueto di ogni uomo che è sulla terra."

Nel "discorso della montagna" si trovano:

  • Matteo 5,8 - "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio."
  • Matteo 5,27s - "Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore."
  • Matteo 6,21; Luca 12,34 - "...dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore."
Avere un cuore puro vuol dire che non vi sono mischiate più essenze, ossia non c'è nel cuore il male che Dio non vuole.
Allora solo chi ha il cuore in quel modo, come Dio l'ha creato e pensato all'origine, può vedere Dio.
Solo chi ha la sola essenza che Dio ha posto in lui e non ha commesso adulteri con gli idoli, costui può vederlo.

Quella sesta beatitudine, in definitiva, annuncia che quanto era impossibile ormai all'uomo viziato dall'inclinazione al male, accadrà ai beati, i seguaci del Signore, che accogliendolo, mettendo in pratica le Sue parole grazie allo Spirito Santo che l'accompagna, vedendo Lui, vedono il Padre che nessuno ha mai visto e che Lui solo ha rivelato.
La seconda di quelle citazioni in genere è commentata con la raccomandazione di non indugiare nei pensieri e nelle immaginazioni che possono nascere comunque dal proprio cuore e scacciare subito la tentazione, ma andando al nocciolo fa considerare che purtroppo l'uomo, se presenta come desiderabili d'attuazione pensieri negativi non si può considerare puro, perché anche se non compie peccati palesi di adulterio, sta il fatto che comunque non riesce a comandare i propri pensieri che spontaneamente gli nascono, perché, deve purtroppo concludere, la propria radice è inquinata.
Ed ecco la terza citazione da quel "discorso", quella del tesoro e del cuore, che fa considerare come la concupiscenza per i beni materiali ha invaso l'uomo e ha occupato il centro della sua esistenza, ma su tutto ciò impera l'annuncio della liberazione da parte di Cristo.

Gesù, poi, quando dice: "Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive." (Matteo 12,33-35; 6,43s) di fatto spiega bene il collegamento del tesoro col cuore e richiama l'esempio dell'albero dietro di cui, di certo, c'è il riferimento al biblico albero della conoscenza del bene e del male, albero che invero è atipico, perché da frutti ibridi e questi con il loro seme hanno allignato nel cuore dell'uomo dando frutti malefici.

Più avanti però Gesù assicura avvertendo che "Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata." (Matteo 15,13)

La conclusione purtroppo è che "Nessuno è buono, se non Dio solo" (Marco 10,18), quindi, l'uomo non può trarre altro che cose cattive dal proprio cattivo tesoro perciò, senza la redenzione di Cristo, non gli resta che rimanere nel novero della "razza di vipere" pregando Gesù che acceleri la propria opera di salvezza nei suoi riguardi regalandogli un cuore nuovo.

Nel Vangelo di Matteo proseguendo l'esame, si trova l'episodio del paralitico risanato, ove è presentata la sintesi catechetica del collegamento del peccare con l'impedimento al camminare.
I miracoli di Gesù tendono a far comprendere con i fatti che si sta aprendo un'alba nuova, ossia è sopraggiunto il momento tanto atteso del perdono da parte di Dio nei riguardi dell'umanità tutta intera, ma a ciò non credono molti per la malizia del proprio cuore e non comprendono i segni dei tempi.

Il racconto è il seguente: "Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati. Allora alcuni scribi dissero fra sé: Costui bestemmia. Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire Ti sono perdonati i peccati, oppure dire Alzati e cammina? Ma, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Alzati - disse allora al paralitico - prendi il tuo letto e va a casa tua. Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini." (Matteo 9,2-7; Luca 6,18-26; Marco 2,3-12)

La predicazione del Verbo di Dio reca la parola del Regno, veramente nuova tanto che Gesù stesso esclama: "Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!" (Matteo 13,16s) e prosegue con: "Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada". (Matteo 13,18s; Luca 8,4-15) e continua col seme sulla pietra, tra i rovi e, infine, quello che cade nella terra buona che da frutto, "Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza." (Luca 8,15)

L'annuncio di Gesù è che la parola di Dio, quella resa efficace per lo Spirito Santo che vuole rinnovare se la s'intende accettare ben attecchisce nel cuore dell'uomo ed è capace di riaprire il Regno.
Il seme di cui dice la parabola è a disposizione per tutti, ma non sempre da frutto, perché c'è il maligno che la ruba, quella caduta sulla strada o manca la perseveranza, dove ci sono i sassi e c'è poca terra oppure ci sono i rovi, gli affanni del mondo e le ricchezze che fanno da cortina e rendono i cuori induriti, ma se viene accolta da il frutto fino al centuplo.

Altro momento importante in cui entra in ballo un discorso sul cuore fu quando Gesù affrontò la questione dei cibi immondi e delle usanze delle tradizioni e i farisei gli chiesero: "Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti, quando prendono cibo non si lavano le mani!" (Matteo 15,2)

Alla folla che era presente dichiarò, "Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l'uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l'uomo!" (Matteo 15,10s)
Poi quando fu disparte in compagnia solo in dei discepoli, su richiesta di Pietro chiarì: "Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l'uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l'uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l'uomo." (Matteo 15,17-20)

Con il che in pratica ha confermato ed esplicitato il detto di prima, quando uscì con "razza di vipere" e precisò che "La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda." (Matteo 15,17-20; Marco 7,14-23)

Pure sulla critica del ricercare solo una purità di facciata c'è l'episodio seguente: "Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro." (Luca 11,37-41)

E abbiamo imparato... l'interno, li ripetuto due volte, è il cuore e questi è sporco e va pulito il che è molto più produttivo del pulire l'esterno, perché la sua pulizia comporta la vita eterna.
Il pulire, lavare, purificare il cuore è chiesto a Gerusalemme, cioè a tutto il popolo di Dio, dal profeta Geremia in 4,14 quando dice "Purifica il tuo cuore dalla malvagità, Gerusalemme, perché possa uscirne salva."

L'elemosina è un modo per spazzare dall'interno lo sterco del diavolo, ossia la concupiscenza per il denaro e punire così la propria avarizia causata dal risiedere nel cuore del demonio, d'altronde:
  • Tobia 4,10 - "l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre... l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo."
  • Tobia 12,9 - "L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l'elemosina godranno lunga vita."
  • Siracide 3,29 - "L'acqua spegne un fuoco acceso, l'elemosina espia i peccati."
  • 1Pietro 4,8s: - "Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati."
Pietro poi chiese a Gesù: "quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette" (Matteo 18,21s), quindi racconta la parabola del servo che ha un grande debito col padrone, ma non perdona un altro servo che ha un piccolo debito con lui onde, ciò appreso, il padrone che aveva perdonato il primo servo debitore chiese la restituzione dell'intero grande debito e lo fece carcerare.

Gesù conclude e commenta così il fatto: "Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello." (Matteo 18,35)

Il pensiero che ne consegue è la necessità del perdono tra fratelli... e tutti gli uomini hanno la stessa origine... e il perdono è questione reciproca e non definitiva e non vale una volta per tutte.
Ciascuno può, purtroppo, peccare contro l'altro e se anche si perdona di cuore essendo il cuore dell'uno e dell'altro fallace, occorrerà esercitare il perdono innumerevoli volte senza scoraggiarsi... questa è la momentanea natura dell'uomo e ne va preso atto, ma per far ciò occorre conoscersi e prendere atto della propria condizione di peccatore.

Con riferimento al perdono c'è questo passo nel Vangelo di Marco da cui si comprende che la fede non riesce ad essere ferma in un cuore tendenzialmente doppio e "Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe." (Marco 1,22-25)

C'è poi nel Vangelo da parte di Gesù il richiamo alle origini, quando il cuore dell'uomo non era stato ancora indurito, quando accenna al primo matrimonio quello in Genesi 2 dei progenitori davanti al Signore stesso (Vedi: "Il primo matrimonio col Signore") criticando invero la stessa Torah come se in essa appunto vi fossero state aggiunte norme spurie, infatti, disse: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio." (Matteo 19,8s)

Ancora più puntuale al riguardo delle "origini" è quanto Gesù dice nel Vangelo di Marco, infatti: "Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: Che cosa vi ha ordinato Mosè? Dissero: Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla. Gesù disse loro: Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto. A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio." (Luca 10,2-12)

V'è poi il richiamo a stare vigilanti in attesa della salvezza, cioè alla venuta del Messia, non facendo come un servo infedele che ascolta il proprio cuore malvagio.
Dice, infatti, "...se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti." (Matteo 24,48-51; Luca 12,41-48)

Gesù poi al riguardo ammonisce: "State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso... Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo." (Luca 21,34-36)

L'uomo di fatto è schiavo e non è in grado di servire pienamente Dio e Gesù commenta: "Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole." (Luca 16,13-15)

Il fatto che Dio conosce i nostri cuori ci rende trasparenti ai suoi occhi e rende inutile ogni nostra finzione nei suoi confronti nella quale possono cadere solo gli uomini ai quali si cerca con falsità di manifestarsi giusti.
Il cattivo comportamento conseguente all'ascolto del proprio cuore è, quindi, palese manifestazione di mancanza di fede.
Per due volte nel Vangelo di Giovanni, dopo l'ultima cena, nei capitoli 14 e 16 che fanno parte del testamento di Gesù, il maestro e fratello rincuora i discepoli, tra l'altro con queste parole:
  • Giovanni 14,1s - "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me... Vado a prepararvi un posto."
  • Giovanni 14,27s - "Vi lascio la pace, vi do la mia pace... non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore... Vado e tornerò da voi."
  • Giovanni 16,5-7 - "Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito..."
  • Giovanni 16,21s - "La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia."
Gesù sa bene che la mancanza di fede opera anche tra gli uomini migliori e a dimostrazione della veridicità delle sue parole propone la prova del suo ritorno, non solo del ritorno per il giudizio finale, ma quello in cui lo vedranno risorto e sentiranno l'azione efficace in loro del discernimento e dell'amore che porterà il Paraclito, ossia lo Spirito Santo.
Del resto, senza l'azione diretta di Dio, la nascita nello Spirito non è possibile.
Dice al riguardo cosa dice il profeta Isaia:
  • Isaia 26,17 - "Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a te, Signore."
  • Isaia 37,3 - "Giorno di angoscia, di castigo e di disonore è questo, perché i bimbi stanno per nascere, ma non c'è forza per partorire."
Nell'incontro con i discepoli di Emmaus Gesù tra l'altro ebbe a dir loro "Disse loro: Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!" (Luca 24,25) poi spezzò loro le Scritture dimostrando come quelle parlano di Lui e, passando loro il suo Spirito con lo spezzare del pane, manifestò ai loro occhi la Sua gloria di risorto.

Tornarono questi a Gerusalemme dagli apostoli riuniti e "Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho" (Luca 24,36-39) ...poi come ai discepoli di Emmaus "...aprì loro la mente per comprendere le Scritture... Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso" e portatili a Betania sul monte degli Ulivi ascese al cielo." (Luca 24,45-49)

Parallelo a questo rimprovero agli apostoli è quanto si trova nel Vangelo di Marco, quando praticamente conclude, "Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura." (Marco 16,14s)

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