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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
CONOSCERE IL PADRE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA COLOMBA
L'esegesi rabbinica nei secoli successivi al ritorno dall'esilio babilonese, grazie ai diffusi e frequenti incontri nelle sinagoghe e agli studi nelle annesse scuole "midrashiche", aveva arricchito la tradizione con commenti e chiarimenti sulla Torah e sulla Tenak.
Ritengo che molti di tali risultati, che erano entrati nel pensiero comune religioso al tempo di Gesù, siano citati nei Vangeli come dati per noti, mentre, in effetti, sono poi caduti nel dimenticatoio e ora a noi sembrano sviluppi solo cristiani, mentre hanno radici connesse a sviluppi dalle Scritture, generati nell'ebraismo.
Penso anche che comunque vari di quei pensieri siano stati poi raccolti dal Talmud che i rabbini alcuni secoli dopo, in diaspora a seguito della distruzione nel 70 d.C. del Tempio di Gerusalemme da parte dei Romani, iniziarono a scrivere riportando quella che era detta la Torah orale ormai entrata nel pensiero della nazione giudaica.
Questo ad esempio è il caso della "colomba".

Nel Talmud Babilonese, nella parte "Hagigah 15°", un certo Rabbi Ben Zoma del I-II secolo, nel commentare Genesi 1,2 "La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" propone: "Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, come una colomba aleggia sui propri piccoli senza toccarli", proprio come fa sul suo nido.

Diventa così immediato il senso della scelta della colomba fatta da Noè quando l'invia in avanscoperta dall'arca dopo il diluvio; quell'atto di volteggiare sulle acque del diluvio richiama il lettore del Genesi a riandare con la mente al momento della creazione quando Dio stesso controllava la situazione.

Per il "midrash" del diluvio si è in una situazione analoga, un mondo nuovo aspetta gli uomini e li vuole nuovi.
La colomba, in ebraico "ionah" , come il nome del profeta Giona ha le lettere che in termini profetici dicono "è a recare l'energia (di Dio) nel mondo ", quella energia di cui parlavo al 2° paragrafo.

La Colomba, in effetti, per la prima volta appare nel libro del Genesi in 8,8-12, alla fine del racconto del diluvio, inviata tre volte da Noè dall'arca a esplorare la situazione: "Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui."

In quei 4 versetti la parola colomba è richiamata 5 volte come ad avvisare di stare attenti per capire qualcosa e farci fare delle domande.
Cominciamo con la prima domanda, cui è più facile rispondere; come mai la seconda volta la colomba torna con "una tenera foglia di ulivo".

Evidentemente spuntava dall'acqua un albero che avrebbe poi prodotto olio, ma non era ancora il tempo, ma già si profilava prossimo a venire.

Olio in ebraico è "soemoen" e porta a pensare a "shemonoeh" ossia al numero cardinale "otto", quindi, all'ottavo giorno, alla nuova settimana eterna e alla pace del Signore, quindi la colomba portava un annuncio di pace.
Dove era quell'ulivo?
Certamente in un posto che ricorda la parola "pace" "Shalom".

Il Signore, infatti, poi fece un'alleanza con l'umanità, con l'arco sulle nubi, avviso di future sempre più piene alleanze.
È noto che i colombi sono monogami e fedeli per questo tornano sempre a casa; allora, come mai la colomba di Noè alla terza volta non torna?
Era proprio una colomba o era un essere che aveva preso "forma" di una colomba?
Facciamo un salto indietro, nel racconto del diluvio al momento della salita nell'arca si trova questo versetto strano: "Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro di lui." (Genesi 7,16)

Al proposito in "Battesimo e tentazioni" osservavo che il versetto non dice da quale parte della porta stava il Signore. Il Signore di certo ha accompagnato Noè per proteggerlo chiudendosi anche Lui nell'arca dopo aver comandato il diluvio anche perché se intendeva perseguire veramente un'alleanza con l'umanità, ovviamente in previsione di una guerra nei riguardi di un nemico comune, doveva partecipare in modo attivo agli sforzi e alle sofferenze che comportava; insomma da quel momento il Signore s'impegnò in prima persona in tutte le vicende umane.
D'altronde, nulla è impossibile al Signore, stare nei cieli e nell'arca.

Pur se quella "colomba" non tornò, ecco che si trova il suo nome diffuso e nascosto in due parole molto usate nell'ebraismo che hanno una grande relazione con le vicende bibliche:

  • "altissimo" "Èlion" che si trova in ebraico oltre 50 volte nella Tenak e di cui ben 4 nell'incontro di Abramo con Melchisedek, figura del sacerdote in eterno, ove è ricordato l'Altissimo "creatore del cielo e della terra" forse proprio per accennare che in quel mondo che nella creazione Dio era sopra come una colomba (): "Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Abram gli diede la decima di tutto. Poi il re di Sodoma disse ad Abram: Dammi le persone; i beni prendili per te. Ma Abram disse al re di Sodoma: Alzo la mano davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra..." (Genesi 14,18-22) e ciò avvenne proprio vicino alla città di Salem della pace la futura Gerusalemme.
  • "Sion" "Tzion" parola che compare circa 150 volte nella Bibbia in genere con il significato di "fortificazione" e riguarda proprio la rocca del "nostro Dio" nella città di Davide, appunto Gerusalemme, in quanto Dio l'Altissimo: "Egli ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Cose gloriose son dette di te, o città di Dio! ...l'Altissimo la mantiene salda" (Salmo 87,2.3.5b) e la parola "Sion" dice di sé "vi scese la colomba ()".
Questa è la colomba che tutti i Vangeli in modo concorde menzionano al momento del battesimo di Gesù al fiume Giordano da parte del Battista:
  • Matteo 3,16-17 - "Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".
  • Marco 1,9-11 - "In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto."
  • Luca 3,21-22 - "Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
  • Giovanni 1,32-34 - "Giovanni rese testimonianza dicendo: Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. Io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".
Lo Spirito di Dio era uscito dal Tempio di Gerusalemme per scendere a testimoniare che quegli era il "Figlio" atteso e che il corpo di Cristo era il nuovo vero Tempio di IHWH.
I sinottici poi parlano di una "voce dal cielo", ossia la "Bat kol" ebraica, quella che significa "figlia di una voce".

È questa una "voce celeste" che pur dopo la fine del periodo profetico ha continuato a comunicare i messaggi di Dio all'uomo e che secondo la tradizione dal Sommo Sacerdote veniva alcune volte ascoltata nel Tempio.
Chi voleva conoscere il Padre la sua voce era ora a disposizione col suo Figlio, il Verbo, ed ecco iniziarono a seguirlo i primi discepoli.

Le vicende terrene del Figlio, il servo di IHWH annunciate dal profeta Isaia sono raccontate nei Vangeli; morto in croce, risorto, prima di salire al cielo inviò il suo Spirito sulla Chiesa da lui nascente perché tutti i suoi fratelli annunciassero la buona notizia a tutti gli uomini del mondo e li battezzassero nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

Il Vangelo di Giovanni 21,1-14 però dopo la sua resurrezione ci presenta un evento che apre lo sguardo sulla pesca miracolosa che farà la Chiesa col portare conoscere ai popoli il volto misericordioso di Dio padre e madre di tutti gli uomini che lo vogliano e questo è il racconto di quel Vangelo: "Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: Io vado a pescare. Gli dissero: Veniamo anche noi con te. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: Figlioli, non avete nulla da mangiare? Gli risposero: No. Allora egli disse loro: Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: È il Signore! Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano, infatti, lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: Portate un po' del pesce che avete preso ora. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: Venite a mangiare. E nessuno dei discepoli osava domandargli: Chi sei? perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti."

Di tale evento mi sono interessato in "Carpentieri giusti per l'Arca che entra nell'ottavo giorno" ove tra l'altro misi in evidenza l'intento di manifestare la situazione di un post-diluvio "di grazia", con Gesù e la barca di Pietro, otto persone in tutto come gli otto dell'arca di Noè e l'apertura di un tempo nuovo per la nascita di una nuova umanità.

Gli apostoli sulla barca provengono dal settimo giorno e finalmente arrivano alla sponda su cui c'è Gesù, il risorto, che sta sull'asciutto dell'ottavo giorno.
Li ci fu un banchetto, con un pesce arrostito, figura del banchetto escatologico dopo la vittoria su Gog e Magog in cui con il Messia i risorti, i suoi compagni di vittoria, mangeranno le carni dei mostri bestiali come il Leviatano e il "Behamot" figure dell'incarnazione del male.


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