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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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UN POPOLO DI DURA CERVICE
Ancora un'altra volta oltre a 32,9s nel libro dell'Esodo si trova l'espressione "un popolo di dura cervice" quando continua la perorazione di Mosè in Esodo 34,8s: "Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa' di noi la tua eredità" ove la richiesta è esplicita, Mosè chiede che il Signore, proprio Lui in persona, cammini col popolo e non un delegato e "Il Signore disse: Ecco, io stabilisco un'alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te." (Esodo 34,10)

Dio rinnovò l'alleanza col popolo, diede le nuove tavole, ma il popolo non potrà vedere il Signore, che rimarrà nascosto; comandò, infatti, di costruire l'arca dell'alleanza e la "dimora" "mishkkan" o tenda del convegno ove Lui potrà a Suo piacimento essere presente quando vuole sui Cherubini del coperchio dell'arca che sarà posta nel Santo dei Santi di quella tenda e portata in cammino negli spostamenti, protetta dal sole e dalla pioggia con una coperta di pelli di tasso (alcuni dicono di delfino) e sopra ancora un drappo di porpora viola come dice Numeri 4,5s: "Quando il campo si dovrà muovere, Aronne e i suoi figli verranno a smontare il velo della cortina e copriranno con esso l'arca della testimonianza; poi porranno sull'arca una coperta di pelli di tasso, vi stenderanno sopra un drappo tutto di porpora viola e metteranno a posto le stanghe."
(Vedi: "L'epopea dell'Arca del patto")

Solo Mosè poteva parlare col Signore, ma poi si poneva sul viso un velo e non potevano fissare il volto di Mosè per lo splendore effimero del suo volto, onde San Paolo scrive: "...non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli d'Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Ma le loro menti furono indurite; infatti, fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto." (2Corinzi 3,13-16)
(Vedi: "L'Incarnazione sotto il "velo" di Mosè")

Con la costruzione del primo Tempio di Salomone e poi del secondo, l'arca era inaccessibile a tutti nel Santo dei Santi salvo al Sommo Sacerdote che vi accedeva una volta l'anno nel giorno detto dello "Iom Kippur" e per i 40 anni nel deserto a guida del popolo fu la nube che li precedeva, un segno del Signore.

Il libro dei Numeri 10,33-36 ricorda che: "...l'Arca dell'alleanza del Signore li precedeva durante le tre giornate di cammino, per cercare loro un luogo di sosta. La nube del Signore era sopra di loro durante il giorno da quando erano partiti. Quando l'Arca partiva, Mosè diceva: Sorgi, Signore, e siano dispersi i tuoi nemici e fuggano da te coloro che ti odiano. Quando si posava, diceva: Torna, Signore, alle miriadi di migliaia di Israele."

Il libro di Giosuè riferisce poi che l'arca, sempre alla testa della carovana, fu di grande aiuto nella conquista della terra promessa.

Il libro del Deuteronomio o "Seconda Legge", in ebraico "Devarim" "Parole," per 4 volte riprende l'epiteto della dura cervice nei riguardi del popolo d'Israele.
Il capitolo 9 succintamente ricorda la colpa d'Israele all'Oreb, l'intercessione di Mosè e quel dire appare al versetto 6 e al 13:

  • Deuteronomio 9,6 - "Sappi dunque che non a causa della tua giustizia il Signore, tuo Dio, ti dà il possesso di questa buona terra; anzi, tu sei un popolo di dura cervice."
  • Deuteronomio 9,13s - "Il Signore mi aggiunse: Io ho visto questo popolo; ecco, è un popolo di dura cervice. Lasciami fare: io li distruggerò e cancellerò il loro nome sotto i cieli e farò di te una nazione più potente e più grande di loro."
Al capitolo 10 si conclude il racconto con Dio che accetta la supplica di Mosè, da per la seconda volta le tavole dell'alleanza e, al versetto 16, viene detto da Mosè al popolo "Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra cervice".

Il capitolo 31,24-27, infine, si conclude proprio con l'ordine di Mosè di porre il libro della Torah accanto all'arca, perché faccia da memoriale al popolo della sua dura cervice, con queste parole: "Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore: Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca dell'alleanza del Signore, vostro Dio. Vi rimanga come testimone contro di te, perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte!"

Sinora otto sono state le citazioni rinvenute nei libri dell'Esodo e Deuteronomio riferite alla durezza di cervice del popolo eletto, ma nella Torah c'è un ulteriore collegamento con il il termine "cervice", precisamente nel libro della Genesi.

L'atteggiamento dei popoli pagani che adorano le loro divinità quando sperano d'ottenere dei benefici e poi volgono loro le spalle manifesta che pure loro hanno una dura cervice, perché nonostante il dono della vita e dei beni del creato non hanno fede e volgono le spalle ai loro ritenuti creatori.

Ecco che il libro del Genesi, l'ultimo della Torah come edizione, anche se è il primo nell'ordine espositivo, propone la seguente benedizione di Giacobbe-Israele a Giuda nella quale fa intravedere il Messia con quel "colui al quale": "Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi lo farà alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina, lava nel vino la sua veste e nel sangue dell'uva il suo manto; scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte." (Genesi 49,8-12)

Il Messia, ossia, "colui al quale", porrà la mano sulla cervice dei nemici, cioè li aiuterà a girarsi per convertirsi e tutti i quattro i Vangeli canonici ricordano l'entrata messianica di Gesù a Gerusalemme con l'episodio dell'asinello per far rilevare che proprio Lui è "colui al quale" di cui parla questa profezia.

Nell'Antico Testamento, in definitiva, l'indurimento della cervice del popolo si trova per 18 volte di cui le 9 viste nella Torah e 9 nelle altre parti di cui 7 nella Tenak, precisamente in 2Cronache 30,8 e 36,13; 2Re 17,14; Geremia 7,26; Neemia 9,16-17.29 e altre 2 nei libri deuterocanonici, in Baruk 2,30 e in Siracide 16,11.

Il libro 2Cronache segnala due volte la dura cervice del popolo e dei suoi capi.
Dopo la deportazione di quelli del regno del nord da parte degli Assiri, Ezechia mandò messaggeri per tutto Israele e Giuda con lettere che dicevano: "Israeliti, fate ritorno al Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, ed egli ritornerà a quanti fra voi sono scampati dalla mano dei re d'Assiria. Non siate come i vostri padri e i vostri fratelli, infedeli al Signore, Dio dei loro padri, che perciò li ha abbandonati alla desolazione, come vedete. Ora non siate di dura cervice come i vostri padri, date la mano al Signore, venite nel santuario che egli ha consacrato per sempre. Servite il Signore, vostro Dio, e si allontanerà da voi l'ardore della sua ira. Difatti, se fate ritorno al Signore, i vostri fratelli e i vostri figli troveranno compassione presso coloro che li hanno deportati; ritorneranno in questa terra, poiché il Signore, vostro Dio, è misericordioso e pietoso e non distoglierà lo sguardo da voi, se voi farete ritorno a lui." (2Cronache 30,6-9)

Successivamente: "Quando divenne re, Sedecìa aveva ventun anni; regnò undici anni a Gerusalemme. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, suo Dio. Non si umiliò davanti al profeta Geremia, che gli parlava in nome del Signore. Si ribellò anche al re Nabucodònosor, che gli aveva fatto giurare fedeltà in nome di Dio. Egli indurì la sua cervice e si ostinò in cuor suo a non far ritorno al Signore, Dio d'Israele." (2Cronache 36,11-13)

In 2Re 17 è evidenziato che la dura cervice del popolo ancora una volta porta all'idolatria del vitello d'oro: "...il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: Convertitevi dalle vostre vie malvagie e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo tutta la legge che io ho prescritto ai vostri padri e che ho trasmesso a voi per mezzo dei miei servi, i profeti. Ma essi non ascoltarono, anzi resero dura la loro cervice, come quella dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore, loro Dio. Rigettarono le sue leggi e la sua alleanza, che aveva concluso con i loro padri, e le istruzioni che aveva dato loro; seguirono le vanità e diventarono vani, seguirono le nazioni intorno a loro, pur avendo il Signore proibito di agire come quelle. Abbandonarono tutti i comandi del Signore, loro Dio; si eressero i due vitelli in metallo fuso, si fecero un palo sacro, si prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e servirono Baal." (2Re 17,13-16)

Il profeta Geremia poi sinteticamente per bocca di Dio sintetizza così l'effettivo comportamento del popolo: "Da quando i vostri padri sono usciti dall'Egitto fino ad oggi, io vi ho inviato con assidua premura tutti i miei servi, i profeti; 26ma non mi hanno ascoltato né prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervice, divenendo peggiori dei loro padri." (Geremia 7,25-26)

Egualmente Neemia nel ripercorrere la storia d'Israele fino al ritorno dall'esilio per tre volte 9,16-17; 9,29 ricorda la dura cervice del popolo.
Un'importante profezia legata a questa durezza di cervice si trova nel libro del profeta Baruk che riguarda in particolare anche i nostri tempi e la terra d'Israele.
Per la durezza della loro cervice, dice il Signore, sono stati ridotti a un piccolo popolo, ma la permanenza di quel popolo nella terra promessa che, com'è accaduto, nonostante il loro esiguo numero, è stata loro almeno in parte restituita, è legata al fatto che abbandonino presto la loro ostinazione.

La stessa sorte, però di venire molto ridimensionati può capitare ai cristiani che come numero di fedeli reali pare ridursi notevolmente.
Baruk 2,27-35, infatti, parlando direttamente al popolo, dice: "Tuttavia tu hai agito verso di noi, Signore, nostro Dio, secondo tutta la tua bontà e secondo tutta la tua grande misericordia, come avevi detto per mezzo del tuo servo Mosè, quando gli ordinasti di scrivere la tua legge davanti ai figli d'Israele, dicendo: Se voi non darete ascolto alla mia voce, certo, questa moltitudine grande e numerosa sarà resa piccola tra le nazioni fra le quali io la disperderò; poiché io so che non mi ascolteranno, perché è un popolo di dura cervice. Però nella terra del loro esilio rientreranno in se stessi e riconosceranno che io sono il Signore, loro Dio. Darò loro un cuore e orecchi che ascoltino; nella terra del loro esilio mi loderanno e si ricorderanno del mio nome. E abbandoneranno la loro ostinazione e le loro azioni malvagie, perché ricorderanno il cammino dei loro padri che hanno peccato contro il Signore. Io li ricondurrò nella terra che ho promesso con giuramento ai loro padri, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe; essi la possederanno e io li moltiplicherò e non diminuiranno più. Farò con loro un'alleanza perenne: io sarò Dio per loro, ed essi saranno popolo per me, né scaccerò mai più il mio popolo Israele dal paese che gli ho dato."

L'ultima citazione si trova nel libro del Siracide e prefigura una dura punizione per l'indurimento: "Ci fosse anche un solo uomo di dura cervice, sarebbe inaudito se restasse impunito, poiché in Lui c'è misericordia e ira, potente quando perdona e quando riversa la sua ira." (Siracide 16,11)

Si pensi all'indurimento del cuore del faraone e alla punizione che ricevette.
Il libro dell'Esodo ricorda per ben 14 volte dell'indurimento e dell'ostinazione del cuore del Faraone come addirittura provocata da Dio stesso.
In effetti, quel personaggio è allegoria dell'incarnazione del demonio nel serpente antico e rappresenta l'Anticristo; allora, Dio si mostra come Giudice, lo ripaga con la stessa moneta e non usa misericordia.

Se con le regole di cui ho detto in "Parlano le lettere" si guarda a "ecco un popolo dalla dura cervice (è) lui" "hinneh a'm qesheh o'roef hu'" ossia , tenendo conto che in ebraico il verbo "essere" può essere sottinteso, la frase nasconde anche questo possibile pensiero: "Nel mondo l'angelo (ribelle) entrò in azione , la putredine accese , aperto nemico del Verbo (fu) lui ".

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