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DECRIPTAZIONE BIBBIA...
UOMO, RIVESTITI DELLA TUA DIGNITÀ
di Alessandro Conti Puorger
parti precedenti:
DIGNITÀ, BENE INALIENABILE »
LA NUDITÀ NEL LIBRO DELLA GENESI »
NUDO E NUDITÀ NEGLI ALTRI LIBRI DELLA TORAH »
LA NUDITÀ DEL PROFETA ISAIA »
NUDITÀ DI ISRAELE SECONDO I PROFETI OSEA ED EZECHIELE »
LA QUARTA VISIONE DEL PROFETA ZACCARIA »
ESSERE VESTITI E SOPRAVVESTITI
L'ebraismo spera e attende che Israele sia reintegrato nella dignità perduta, segnata in modo chiaro dalla perdita del Tempio che era segno evidente per il popolo che Dio abitava con lui.
Del pari per la soluzione attende la venuta del Messia.
Fino alla sua venuta, in effetti, ciascun uomo, ebreo o non, resta nella condizione di spoliazione dal proprio corpo dal vestito di grazia e di gloria originario.
Grande attesa c'è perciò dell'ultimo giorno e della risurrezione dei morti.
La risurrezione sarà la prova definitiva di accoglimento nella realtà celeste dell'umanità e che è stata ridata all'uomo la tunica della dignità persa dai progenitori di cui l'umanità attende d'essere rivestita.
Del resto, dice sul Messia il Salmo 2,7s: "Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane."
La volontà del Signore di rivestire la nudità d'Israele che abbiamo letto nei profeti è segno di un più grande e generale desiderio da parte di Dio, quello, appunto, di rivestire della dignità perduta l'uomo.
Abbiamo sentito in Ezechiele 16,8 dire da Dio nei riguardi d'Israele "Io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità" e quanto in grassetto con la lettura lettera per lettera dice
"'oeferosh kenafi": "porterà
dell'origine
il Verbo
ai corpi
con la risurrezione
il lembo del mio mantello
"
ed ecco si compirà la vestizione e l'uomo riceverà la certezza di essere sotto la piena protezione di Dio.
Nel frattempo c'è stato però un evento, rifiutato come storico dall'ebraismo, la risurrezione nel I secolo d.C. di un uomo crocifisso, che apparve a tanti in quel tempo e anche dopo, fatto che ha provocato una rivoluzione si che i tempi sono ormai contati dalla sua nascita.
Questa buona notizia ha provocato il sorgere del cristianesimo che lo ritiene il Messia, cioè il Cristo che era atteso e ha fatto nei secoli tanti proseliti sia nell'ebraismo stesso e soprattutto tra i popoli pagani.
È, allora, in atto un nuovo tempo, l'esodo da questa terra verso il cielo del nuovo popolo di Dio, esodo che si concretizza sin da ora per quanti muoiono in Cristo.
Questi, assunto in cielo, ha inviato lo Spirito Santo, lo stesso amore che lega Cristo al Padre, e tale Spirito donato ai suoi primi discepoli ha contribuito a formare la Chiesa nata dal costato di Cristo, da cui nasce il corpo di Cristo in terra, e Lui, lo stesso sposo, tramite i segni sacramentali dell'acqua e del suo sangue, cammina con lei come a suo tempo camminava con segni col popolo eletto.
Questo nuovo tempo allargato, definibile come "l'ultimo giorno", finirà col ritorno nella gloria del Messia che giudicherà tutti i popoli.
Gesù, secondo Luca 4,16-30, all'inizio della sua predicazione lesse Isaia 61,1-2 che annuncia proprio la venuta del Messia che con queste parole apre il tempo della grazia: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore..."
Iniziava con Lui la lotta finale della luce contro le tenebre del mondo, che cominciò sin dai tempi dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e poi di Mosè, finché Dio si scelse e istruì il popolo da cui sarebbe partita l'illuminazione per tutti i popoli.
Nello stesso capitolo Isaia 61 al versetto 10 si trova questa ulteriore profezia: "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli."
Possiamo, allora, attribuire queste parole proprio al Messia, all'uomo Gesù.
Dio, fattosi uomo in Gesù, infatti, era lo sposo che veniva a rivestire di gloria se stesso come uomo e a prendere la sposa e a rivestirla dell'atteso mantello.
Il testo di quel versetto in ebraico, ricopiato senza l'indicazione delle puntature delle vocali o altro, è il seguente e di questo ho provveduto alla decriptazione che riporto dimostrata.
"Per giovare
()
alla luce
da donna
()
fu
per stare in esilio
()
il Signore
.
Alla prescelta
lo rivelò
()
un angelo
che le parlò
.
Accesa
le fu
dentro
la divinità
.
Fu
la rettitudine
a stare
nel mondo
.
Del Potente
dentro
fu acceso
il frutto
che le scorrerà
dalla porta
;
sarà
Gesù
.
Viva
,
si vide
esistere
del Potente
la giustizia
fu
in azione
per amore
inviato
.
Esiste
così
lo sposo
,
è
un sacerdote
che la corona
porta
della rettitudine
alla sposa
,
scelta
per l'eternità
.
Uscirà
il maligno
dal mondo
."
E tutta di seguito:
"Per giovare alla luce da donna fu per stare in esilio il Signore. Alla prescelta lo rivelò un angelo che le parlò. Accesa le fu dentro la divinità. Fu la rettitudine a stare nel mondo. Del Potente dentro fu acceso il frutto che le scorrerà dalla porta; sarà Gesù. Viva, si vide esistere del Potente la giustizia fu in azione per amore inviato. Esiste così lo sposo, è un sacerdote che la corona porta della rettitudine alla sposa, scelta per l'eternità. Uscirà il maligno dal mondo."
San Paolo in 1Corinzi 15,54-57, vista l'apertura dei cieli annunciata dalla risurrezione del primo uomo, in questo modo esprime l'attesa del pieno compimento delle promesse contenute nelle Sacre Scritture: "Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria (Isaia 25,8). Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? (Osea 13,14). Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!" (1Corinzi 15, 54-57)
Al riguardo della risurrezione lo stesso San Paolo in 2Corinzi 5,1-5 scrive: "Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora non costruita da mani d'uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito." (2Corinzi 5,1-5)
Quel "rivestiti" di 2Corinzi 5,4 che si trova nella traduzione C.E.I. del 2008, in effetti, nella traduzione C.E.I. del 1975 era un "sopravvestiti", infatti, diceva: "sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita".
Il testo greco, del resto, invece del semplice "essere vestito"
usa il composto
"essere sopravvestito".
La risurrezione fornisce il vestito del corpo glorioso finale a quanti sono di Cristo e costituisce un sopravvestito non del nostro corpo mortale, ma una conferma dell'alba bianca del battesimo con cui il cristiano è stato eletto per far parte della vita eterna.
In tal caso, infatti, il Signore non ci troverà nudi quando ci chiamerà invitati al banchetto nuziale con la sua sposa avendo ciascuno di noi il vestito che ha donato col battesimo.
A tale riguardo è da ricordare, appunto, la parabola degli invitati alle nozze "Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti." (Matteo 22,11-14)
Gesù in croce morì nudo, forse coperto solo da un perizoma.
L'usanza romana, tra l'altro, era proprio di crocifiggere le vittime nude, ma forse, essendo ciò contrario alla legge ebraica (Sanhedrin VI - 3) gli ebrei potrebbero aver ottenuto che i condannati indossassero un telo intorno ai fianchi, un "subligaculum" o, appunto, perizoma.
Per flagellarlo comunque lo spogliarono "Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto" (Matteo 22,28), quindi, fu poi presentato al popolo da Pilato con l'esclamazione "Ecce homo" (Giovanni 19,5) vestito del suo prezioso sangue.
Fu così che la sua nudità non fu d'ostacolo al venire poi sopravvestita dal corpo glorioso della risurrezione.
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